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Message out a bottle 2010
33 artisti interpretano le bottiglie della birra AMSTEL PULSE
Comunicato stampa
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Le attività di sponsorizzazione culturale e mecenatismo sono strumenti di marketing efficaci per le aziende che intendono investire sul proprio brand. Il mondo dell’impresa più avanzato ha capito da tempo che il settore della cultura rappresenta un catalizzatore di creatività e uno strumento di crescita individuale e sociale. Michela Bondardo, presidente di Sistema Impresa e Cultura, una associazione non profit che si propone di valorizzare e diffondere l’investimento in cultura come leva competitiva per le imprese italiane, la definisce “una risorsa strategica in grado di agire su quegli asset immateriali che costituiscono la competitività di un sistema economico: il capitale umano d’informazioni e conoscenze, il capitale sociale di relazioni e credibilità, il capitale simbolico di identità e riconoscibilità”.
Tra i vari campi della cultura, l’arte contemporanea è senza dubbio quello che garantisce il più alto ritorno d’immagine, ma è anche quello che richiede competenze specifiche e una maggiore sensibilità.
Fra le varie forme di sponsorizzazione, una delle più diffuse consiste nella “personalizzazione” da parte degli artisti di oggetti o beni di consumo prodotti dall’azienda. È il caso di Amstel, marchio strategico della galassia Heineken, che con questa seconda edizione di Message Out a Bottle continua il rapporto di collaborazione con la galleria Spazioinmostra di Milano e con il mondo dell’arte contemporanea.
Anche in questo caso, il punto di partenza è la bottiglietta della birra Amstel Pulse, premiata con il leone d’oro per il miglior packaging design al festival della Pubblicità di Cannes nel 2008. Con la sua forma ergonomica, il tappo a strappo e la scritta in rilievo con il classico tondo centrale, cuore metaforico della pulsazione (pulse), la bottiglia Amstel Pulse è un esempio di design essenziale e funzionale che ben si presta alle multiformi interpretazioni dell’arte contemporanea.
Ancora una volta sono 33 gli artisti chiamati a cimentarsi con il trasparente profilo sagomato e curvilineo di Amstel Pulse, un supporto inconsueto che stimola la creatività e l’elaborazione di nuove interpretazioni.
Ogni bottiglia è l’espressione del mondo unico e originale dell’artista che l’ha creata, lo specchio del suo stile e del suo pensiero, ma anche la formulazione di una delle infinite manifestazioni che Amstel Pulse può assumere nel fantasioso immaginario della modernità. Message Out a Bottle è un laboratorio vitale di contaminazione tra arte e impresa, in cui è possibile assistere ad un fertile scambio di linguaggi e codici comunicativi, dove il rigore del design può fondersi con le urgenze espressive della creatività contemporanea. Con questo originale progetto, a cui aderiscono sia giovani promesse che artisti affermati, Amstel dimostra, ancora una volta, la sua vocazione modernista e la sua capacità di dialogare con uno dei settori più avanzati e sperimentali della società, quello appunto dell’arte.
I pittori e gli scultori selezionati per Message Out a Bottle 2 rappresentano un vivace spaccato del composito panorama artistico italiano, percorso da tendenze espressioniste, tentazioni concettuali e attitudini pop, che insieme confluiscono in un esplosivo mix di stili e linguaggi diversi. Queste 33 bottiglie sono la fedele trascrizione delle diverse personalità degli artisti che le hanno create.
La suggestione per le stratificazioni artistiche e culturali dell’area mediterraneaaffiorano nella originale interpretazione di Arcangelo, una sorta di arcaico totem con le sembianze di un aracnide calcificato, feticcio di un ipotetico culto la cui memoria si perde nelle lontananze della storia. Il tempo, con il suo inesorabile trascorrere, è al centro dell’opera di L’orMa, che crea una clessidra di sapore neo-vittoriano, insieme vanitas e memento mori. L’artista sostituisce le tradizionali coppe per la sabbia con due bottiglie di birra Amstel, fabbricando così il più dionisiaco degli orologi. Una vena lirica, memoriale, caratterizza la bottiglia di Marco Demis, sulla quale appaiono disegni fradici e frasi dilavate, come per effetto di una pioggia torrenziale. Posata su un centrino ricamato, l’opera sembra un souvenir gozzaniano, il cimelio crepuscolare di una stagione trascorsa. Eloisa Gobbo trasforma la bottiglia Amstel in una lampada da tavolo, o meglio da comodino, ricoprendola con un tessuto fittamente lavorato ad uncinetto. L’artista, innamorata dei pattern e delle texture, concepisce un paralume che frange la luce con un alternarsi di griglie geometriche. Incentrata sulla ripetizione ritmica di cerchi di varie dimensioni è l’opera di Kyoko Yamazaki, richiamo alla gioiosa estetica lounge che tanto piace ai giapponesi, dall’artista internazionale Yayoi Kusama fino a band pop come Pizzicato Five e Cibo Matto. La bottiglia realizzata da Alice Colombo è la prova che, come sosteneva Aristotele, “la natura rifugge il vuoto”. L’artista milanese, infatti, ricopre la superficie vitrea con una profusione di delicate farfalle, fatte di quella carta gigliata un tempo usata per foderare i cassetti o le copertine dei libri. All’insegna del trionfo dell’horror vacui è, invece, l’interpretazione di Angelo Formica, che dissemina la sua bottiglia di piccoli ritratti. Si tratta di figure estatiche ed eteree prese in prestito da celebri dipinti del passato e poi ridotte alle dimensioni di minuscoli, fragili origami. Una vera e propria miniatura è quella dipinta da Enzo Forese nel tipico tondo centrale della bottiglia Amstel, un richiamo ai suoi piccoli dipinti, vasi di fiori e paesaggi che trasmettono un senso di primaverile freschezza e levità. E quanto a levità, come non menzionare il lavoro di Vanni Cuoghi, che dipinge sulla sua bottiglia una coloratissima mongolfiera che veleggia in un cielo aureo, contrappunto da soffici nuvole. A metà tra una virulenta creatura aliena e un morbido marshmallow, la popolarissima caramella gommosa americana, è la bottiglia di Arianna Piazza, che riflette in pieno il suo interesse per il polimorfismo biologico di strutture cellulari visibili solo al microscopio. Gommose ed elastiche appaiono anche le forme dipinte da Sam Punzina, che ci introduce in un mondo fantastico, dove fluttuano gelatinose creature marine e magici funghi disneyani.
Molte sono le interpretazioni in chiave pop, a cominciare da quella di Arcidiacono, che trasforma la bottiglia in una famelica creatura aliena monoculare, passando per quella di Samuel Sanfilippo, che ispirandosi ai fumetti della casa editrice americana DC Comics, realizza una sua personalissima variante di Krypto The Superdog, il supereroico cane dell’alter ego di Clark Kent. Al mondo fiabesco appartiene l’opera di Alessandra Paglialonga, che crea un vero e proprio set di pupazzi in panno, quasi l’istantanea di un film d’animazione in stop-motion, dove il protagonista scopre, alla luce di un lampione, che il suo amore non è ricambiato. Perfetto esempio di elegante sintesi pop è l’opera di Massimo Caccia, che rappresenta un tarsio, un piccolo primate asiatico, in attesa di aggredire una zanzara. La particolarità della bottiglia consiste nel fatto che l’animale notturno è dipinto in modo che la sua espressione sia visibile attraverso le trasparenze del vetro. Di un rigore quasi minimale è il lavoro di Fulvia Mendini, che guarda al mondo naturale attraverso il filtro di una delicata sensibilità ornamentale. La sua bottiglia bianca veste una deliziosa maschera di pappagallo, tema ricorrente della sua più recente ricerca pittorica. Alieni e mostri extraterrestri sono protagonisti anche dell’opera realizzata da Hackatao, gruppo di artisti formato da Sergio Scalet, Claudia Pegoraro e Nadia Squarci, che opera nell’ambito della Toy culture, con una sensibilità di chiara matrice new pop e lowbrow. Ci riporta in qualche modo all’immaginario fantascientifico anche la realizzazione di Piero Addis, dove la bottiglia Amstel è circondata da biglie di vetro che sembrano sospese, immobilizzate come nel time slice, quel particolare effetto speciale potenziato dai fratelli Wachowski nel film Matrix e poi ribattezzato con il nome di bullet time, in riferimento alla celebre scena di Neo che schiva i proiettili. Legato alla fantascienza steampunk, che mescola tecnologia e ambientazioni vittoriane, è l’opera dello street artista El Gato Chimney, che raffigura un personaggio ibrido, una sorta di polifemo distopico, in cui si fondono elementi organici e meccanici. Di gusto squisitamente illustrativo è l’opera di Shanti Ranchetti, che dipinge un mondo in bilico tra quello delle big eye dolls, divenuto oggi un vero e proprio filone pittorico, e quello dei freak da circo. Connotata da fluorescenze che rimandano all’estetica degli anni Ottanta è la bottiglia di Andy, artista che mescola musica, arte, design e spettacolo, dando luogo ad una originale sintesi pop con venature nostalgiche.
Mentre Mirka Pretelli trasforma la bottiglia Amstel in un feticcio da vecchi lupi di mare, con simboli come ancore e timoni in puro navy style, Tiziano Soro costruisce una deliziosa giostra giocattolo dove i classici cavallini sono sostituiti da gabbiani e i colori sono quelli tipici dell’estetica surf. Diversa è, invece, l’atmosfera della giostra realizzata da Cristina Pancini, che con le sue creature ibride si avvicina allo spirito del baraccone dei fenomeni, lo spettacolo circense in cui un tempo venivano esibiti esseri mostruosi e deformi.
Francesco De Molfetta immagina la bottiglia della birra Amstel come un gigantesco blocco di pietra, a cui lo scultore si dedica con infaticabile lena. Un tributo alla figura dell’artista, qui interpretato da come un eroe prometeico. Tra gli artisti che hanno prediletto un approccio pop è da segnalare Fidia Falaschetti, che imprigiona una Barbie in un blocco di cemento, lasciando sul fondo della bottiglia una perentoria richiesta di aiuto. Se Laura Giardino trasforma la bottiglia di birra in un flacone di eau de toilette pour famme fatale sulla cui etichetta campeggia il ritratto di una bellezza esistenzialista alla Jeanne Moreau, Angelo Jelmini compie un’operazione duchampiana, lasciando la bottiglia integra e mettendola a confronto con altre due bottiglie, per evidenziarne l’originalità. Un ready made, ma incrociato con le logiche dell’advertising. Nel dipingere la sua bottiglia, Marco Pariani si affida a un segno sporco, di chiara matrice espressionista, in cui riverberano echi di sapore underground, mentre Mirko Baricchi predilige un approccio pittorico elegante ed evocativo, in cui l’afflato lirico e poetico ci conduce in un regno di improvvise apparizioni e fugaci visioni.
Ispirandosi al famoso “gioco della bottiglia” e alla tavoletta Ouija usata nel XVIII secolo, il duo denominato Halfred costruisce uno strumento di divinazione quotidiana, una specie di I Ching da tavolo da consultare con gli amici.
Con il suo stile sospeso tra espressionismo ed esistenzialismo, Mimmo Di Marzio dipinge uno dei suoi tipici paesaggi urbani in bianco e nero, un piccolo landscape notturno dipinto ad olio. Per finire, Marco Fantini costruisce una specie di totem segnato da arcani segni, un monolite che, come quello di 2001 Odissea nello spazio, cambierà le sorti del pianeta delle scimmie.
Tra i vari campi della cultura, l’arte contemporanea è senza dubbio quello che garantisce il più alto ritorno d’immagine, ma è anche quello che richiede competenze specifiche e una maggiore sensibilità.
Fra le varie forme di sponsorizzazione, una delle più diffuse consiste nella “personalizzazione” da parte degli artisti di oggetti o beni di consumo prodotti dall’azienda. È il caso di Amstel, marchio strategico della galassia Heineken, che con questa seconda edizione di Message Out a Bottle continua il rapporto di collaborazione con la galleria Spazioinmostra di Milano e con il mondo dell’arte contemporanea.
Anche in questo caso, il punto di partenza è la bottiglietta della birra Amstel Pulse, premiata con il leone d’oro per il miglior packaging design al festival della Pubblicità di Cannes nel 2008. Con la sua forma ergonomica, il tappo a strappo e la scritta in rilievo con il classico tondo centrale, cuore metaforico della pulsazione (pulse), la bottiglia Amstel Pulse è un esempio di design essenziale e funzionale che ben si presta alle multiformi interpretazioni dell’arte contemporanea.
Ancora una volta sono 33 gli artisti chiamati a cimentarsi con il trasparente profilo sagomato e curvilineo di Amstel Pulse, un supporto inconsueto che stimola la creatività e l’elaborazione di nuove interpretazioni.
Ogni bottiglia è l’espressione del mondo unico e originale dell’artista che l’ha creata, lo specchio del suo stile e del suo pensiero, ma anche la formulazione di una delle infinite manifestazioni che Amstel Pulse può assumere nel fantasioso immaginario della modernità. Message Out a Bottle è un laboratorio vitale di contaminazione tra arte e impresa, in cui è possibile assistere ad un fertile scambio di linguaggi e codici comunicativi, dove il rigore del design può fondersi con le urgenze espressive della creatività contemporanea. Con questo originale progetto, a cui aderiscono sia giovani promesse che artisti affermati, Amstel dimostra, ancora una volta, la sua vocazione modernista e la sua capacità di dialogare con uno dei settori più avanzati e sperimentali della società, quello appunto dell’arte.
I pittori e gli scultori selezionati per Message Out a Bottle 2 rappresentano un vivace spaccato del composito panorama artistico italiano, percorso da tendenze espressioniste, tentazioni concettuali e attitudini pop, che insieme confluiscono in un esplosivo mix di stili e linguaggi diversi. Queste 33 bottiglie sono la fedele trascrizione delle diverse personalità degli artisti che le hanno create.
La suggestione per le stratificazioni artistiche e culturali dell’area mediterraneaaffiorano nella originale interpretazione di Arcangelo, una sorta di arcaico totem con le sembianze di un aracnide calcificato, feticcio di un ipotetico culto la cui memoria si perde nelle lontananze della storia. Il tempo, con il suo inesorabile trascorrere, è al centro dell’opera di L’orMa, che crea una clessidra di sapore neo-vittoriano, insieme vanitas e memento mori. L’artista sostituisce le tradizionali coppe per la sabbia con due bottiglie di birra Amstel, fabbricando così il più dionisiaco degli orologi. Una vena lirica, memoriale, caratterizza la bottiglia di Marco Demis, sulla quale appaiono disegni fradici e frasi dilavate, come per effetto di una pioggia torrenziale. Posata su un centrino ricamato, l’opera sembra un souvenir gozzaniano, il cimelio crepuscolare di una stagione trascorsa. Eloisa Gobbo trasforma la bottiglia Amstel in una lampada da tavolo, o meglio da comodino, ricoprendola con un tessuto fittamente lavorato ad uncinetto. L’artista, innamorata dei pattern e delle texture, concepisce un paralume che frange la luce con un alternarsi di griglie geometriche. Incentrata sulla ripetizione ritmica di cerchi di varie dimensioni è l’opera di Kyoko Yamazaki, richiamo alla gioiosa estetica lounge che tanto piace ai giapponesi, dall’artista internazionale Yayoi Kusama fino a band pop come Pizzicato Five e Cibo Matto. La bottiglia realizzata da Alice Colombo è la prova che, come sosteneva Aristotele, “la natura rifugge il vuoto”. L’artista milanese, infatti, ricopre la superficie vitrea con una profusione di delicate farfalle, fatte di quella carta gigliata un tempo usata per foderare i cassetti o le copertine dei libri. All’insegna del trionfo dell’horror vacui è, invece, l’interpretazione di Angelo Formica, che dissemina la sua bottiglia di piccoli ritratti. Si tratta di figure estatiche ed eteree prese in prestito da celebri dipinti del passato e poi ridotte alle dimensioni di minuscoli, fragili origami. Una vera e propria miniatura è quella dipinta da Enzo Forese nel tipico tondo centrale della bottiglia Amstel, un richiamo ai suoi piccoli dipinti, vasi di fiori e paesaggi che trasmettono un senso di primaverile freschezza e levità. E quanto a levità, come non menzionare il lavoro di Vanni Cuoghi, che dipinge sulla sua bottiglia una coloratissima mongolfiera che veleggia in un cielo aureo, contrappunto da soffici nuvole. A metà tra una virulenta creatura aliena e un morbido marshmallow, la popolarissima caramella gommosa americana, è la bottiglia di Arianna Piazza, che riflette in pieno il suo interesse per il polimorfismo biologico di strutture cellulari visibili solo al microscopio. Gommose ed elastiche appaiono anche le forme dipinte da Sam Punzina, che ci introduce in un mondo fantastico, dove fluttuano gelatinose creature marine e magici funghi disneyani.
Molte sono le interpretazioni in chiave pop, a cominciare da quella di Arcidiacono, che trasforma la bottiglia in una famelica creatura aliena monoculare, passando per quella di Samuel Sanfilippo, che ispirandosi ai fumetti della casa editrice americana DC Comics, realizza una sua personalissima variante di Krypto The Superdog, il supereroico cane dell’alter ego di Clark Kent. Al mondo fiabesco appartiene l’opera di Alessandra Paglialonga, che crea un vero e proprio set di pupazzi in panno, quasi l’istantanea di un film d’animazione in stop-motion, dove il protagonista scopre, alla luce di un lampione, che il suo amore non è ricambiato. Perfetto esempio di elegante sintesi pop è l’opera di Massimo Caccia, che rappresenta un tarsio, un piccolo primate asiatico, in attesa di aggredire una zanzara. La particolarità della bottiglia consiste nel fatto che l’animale notturno è dipinto in modo che la sua espressione sia visibile attraverso le trasparenze del vetro. Di un rigore quasi minimale è il lavoro di Fulvia Mendini, che guarda al mondo naturale attraverso il filtro di una delicata sensibilità ornamentale. La sua bottiglia bianca veste una deliziosa maschera di pappagallo, tema ricorrente della sua più recente ricerca pittorica. Alieni e mostri extraterrestri sono protagonisti anche dell’opera realizzata da Hackatao, gruppo di artisti formato da Sergio Scalet, Claudia Pegoraro e Nadia Squarci, che opera nell’ambito della Toy culture, con una sensibilità di chiara matrice new pop e lowbrow. Ci riporta in qualche modo all’immaginario fantascientifico anche la realizzazione di Piero Addis, dove la bottiglia Amstel è circondata da biglie di vetro che sembrano sospese, immobilizzate come nel time slice, quel particolare effetto speciale potenziato dai fratelli Wachowski nel film Matrix e poi ribattezzato con il nome di bullet time, in riferimento alla celebre scena di Neo che schiva i proiettili. Legato alla fantascienza steampunk, che mescola tecnologia e ambientazioni vittoriane, è l’opera dello street artista El Gato Chimney, che raffigura un personaggio ibrido, una sorta di polifemo distopico, in cui si fondono elementi organici e meccanici. Di gusto squisitamente illustrativo è l’opera di Shanti Ranchetti, che dipinge un mondo in bilico tra quello delle big eye dolls, divenuto oggi un vero e proprio filone pittorico, e quello dei freak da circo. Connotata da fluorescenze che rimandano all’estetica degli anni Ottanta è la bottiglia di Andy, artista che mescola musica, arte, design e spettacolo, dando luogo ad una originale sintesi pop con venature nostalgiche.
Mentre Mirka Pretelli trasforma la bottiglia Amstel in un feticcio da vecchi lupi di mare, con simboli come ancore e timoni in puro navy style, Tiziano Soro costruisce una deliziosa giostra giocattolo dove i classici cavallini sono sostituiti da gabbiani e i colori sono quelli tipici dell’estetica surf. Diversa è, invece, l’atmosfera della giostra realizzata da Cristina Pancini, che con le sue creature ibride si avvicina allo spirito del baraccone dei fenomeni, lo spettacolo circense in cui un tempo venivano esibiti esseri mostruosi e deformi.
Francesco De Molfetta immagina la bottiglia della birra Amstel come un gigantesco blocco di pietra, a cui lo scultore si dedica con infaticabile lena. Un tributo alla figura dell’artista, qui interpretato da come un eroe prometeico. Tra gli artisti che hanno prediletto un approccio pop è da segnalare Fidia Falaschetti, che imprigiona una Barbie in un blocco di cemento, lasciando sul fondo della bottiglia una perentoria richiesta di aiuto. Se Laura Giardino trasforma la bottiglia di birra in un flacone di eau de toilette pour famme fatale sulla cui etichetta campeggia il ritratto di una bellezza esistenzialista alla Jeanne Moreau, Angelo Jelmini compie un’operazione duchampiana, lasciando la bottiglia integra e mettendola a confronto con altre due bottiglie, per evidenziarne l’originalità. Un ready made, ma incrociato con le logiche dell’advertising. Nel dipingere la sua bottiglia, Marco Pariani si affida a un segno sporco, di chiara matrice espressionista, in cui riverberano echi di sapore underground, mentre Mirko Baricchi predilige un approccio pittorico elegante ed evocativo, in cui l’afflato lirico e poetico ci conduce in un regno di improvvise apparizioni e fugaci visioni.
Ispirandosi al famoso “gioco della bottiglia” e alla tavoletta Ouija usata nel XVIII secolo, il duo denominato Halfred costruisce uno strumento di divinazione quotidiana, una specie di I Ching da tavolo da consultare con gli amici.
Con il suo stile sospeso tra espressionismo ed esistenzialismo, Mimmo Di Marzio dipinge uno dei suoi tipici paesaggi urbani in bianco e nero, un piccolo landscape notturno dipinto ad olio. Per finire, Marco Fantini costruisce una specie di totem segnato da arcani segni, un monolite che, come quello di 2001 Odissea nello spazio, cambierà le sorti del pianeta delle scimmie.
10
giugno 2010
Message out a bottle 2010
Dal 10 al 24 giugno 2010
arte contemporanea
Location
SPAZIOINMOSTRA
Milano, Via Luigi Cagnola, 26, (Milano)
Milano, Via Luigi Cagnola, 26, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a sabato 15.30-19.30 fuori orario su appuntamento
Vernissage
10 Giugno 2010, ore 19
Autore
Curatore