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Metaforismi
Pilar Dominguez, Erminia Scaglione, Mauro Russo, Giuseppe Pontoriero Luzzaro: quattro artisti, differenti modi di vedere il mondo, le realtà che appartengono a tutti
Comunicato stampa
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Pilar Dominguez, Erminia Scaglione, Mauro Russo, Giuseppe Pontoriero Luzzaro: quattro artisti, differenti modi di vedere il mondo, le realtà che appartengono a tutti. Acquerelli, incisioni, olio, acrilico, gestualità pittorica istintiva o razionale: tecniche differenti per stili di ricerca difficili da spiegare, facendolo senza banalità, arrivando oltre al già detto. Il fruitore è indotto a percorrere storie, mai concluse, presentate con il doppio fondo dove, oltre a ciò che appare, c’è la vera storia da scoprire, la “denuncia” da cogliere. Il titolo “Metaforismi”, non è stato scelto solo per la gradevolezza del suono che nasce dalla crasi delle parole “metafora” e “aforisma”, ma è una scelta che costituisce la con-fusione di contenuti delle opere dei quattro artisti che hanno lo stesso comun denominatore: parlare della realtà che ci circonda che si presenta con i suoi doppi fondi, come scatole cinesi. Dietro la metafora e l’aforisma c’è sempre dell’altro, oltre la censura c’è la vita vera.
La Dominguez crea una sintesi di queste parole e concetti, con una sintesi formale composta da linee geometriche nate e date dal tombino urbano, l’oggetto volgare, perché appartiene al popolo e al di là del ceto, dell’arte e della parte: oggetto di tutti, martoriato e calpestato e poi spesso dimenticato malgrado la sua apertura all’esterno, così visibile. Tombino come varco, soglia tra la realtà quotidiana davanti e sotto agli occhi, realtà che si può vedere solo con grande coraggio: realtà nascosta da metri di terra e cemento, labirinto immaginato, metafora della realtà oscura, tortuosa e complessa. Quello di Pilar Dominguez è un gioco serio di linee e forme, austere ed essenziali, che ci conduce anche ad un ulteriore sospetto erotico: e se il varco ed il labirinto che ne consegue fossero la metafora di una vagina osannata, prostituta di tutti ed al contempo agognata e con forza immaginata? La realtà ha più facce, questo è ciò che ha dimostrato Heinstein con la sua “Teoria della relatività”, Ma quali facce si celano dietro gli occhi e i sorrisi delle persone che incontriamo ogni giorno ce lo spiega Erminia Scaglione. La doppia, tripla, ( e così via ), faccia della realtà ricorda gli incubi di Schiele e Dix. Visi deformi o psichedelici per Erminia Scaglione in sospeso tra la realtà apparente e le realtà che galleggiano in essa. I soggetti aleggiano comunque e sempre in un “oltre”, dove la censura è liberatoriamente rotta. Acquerelli e chine che nascono da una mente ed una mano che senza timori sondano dentro le sensazioni, quelle più forti, della vita. Il suo è un sentire da vegliambula, il sentire di una mente che non si è ancora addormentata e degli occhi che si stanno per lasciare andare in un viaggio verso l’interiorità. La Scaglione spesso usa dei pretesti per raccontare e
raccontarsi, lo fa nel senso letterale del termine, per la sua arte parte da un testo, un romanzo o un saggio di filosofia, parte dalle parole traducendole in un segno artistico. Sono realtà strane le sue, nel senso che procurano uno straniamento, ci seducono e ci portano via nel suo altrove. Mauro Russo, con un gesto istintivo denso di colori vivi si consente, fortunatamente, di buttarsi alle spalle il manierismo accademico, per far irrompere sulla tela quell’acrilico che asciugandosi troppo in fretta, non consente sbagli e si adatta all’artista che deve dire qualcosa di getto. Moti dell’anima di un paesaggio o di un individuo espressi nella grana della tela. Dal colore colti nella loro essenza, senza equilibrio moti e momenti fugaci che solo la forza del disegno non progettato può cogliere in tutta la sua caducità. Pennellate di rossi e di verdi, linee che incessantemente si rompono, omaggio all’Espressionismo in continuo divenire. Dall’impetuosità del gesto Russo passa al segno controllato del suo ultimo periodo pittorico, dove mostra finestre ed oggetti quotidiani, statici dentro le loro solitudini. Giuseppe Pontoriero Luzzaro presenta opere dove sia che si tratti di aeropittura ,di ritrattistica o di paesaggi divisionisti, la protagonista è la vita con il suo fluire tormentato. Una pittura ed un iconografia che pulsa creando paesaggi o figure sezionati, come un chirurgo che taglia interiorità, nella profondità dell’essere e dell’esserci.
La Dominguez crea una sintesi di queste parole e concetti, con una sintesi formale composta da linee geometriche nate e date dal tombino urbano, l’oggetto volgare, perché appartiene al popolo e al di là del ceto, dell’arte e della parte: oggetto di tutti, martoriato e calpestato e poi spesso dimenticato malgrado la sua apertura all’esterno, così visibile. Tombino come varco, soglia tra la realtà quotidiana davanti e sotto agli occhi, realtà che si può vedere solo con grande coraggio: realtà nascosta da metri di terra e cemento, labirinto immaginato, metafora della realtà oscura, tortuosa e complessa. Quello di Pilar Dominguez è un gioco serio di linee e forme, austere ed essenziali, che ci conduce anche ad un ulteriore sospetto erotico: e se il varco ed il labirinto che ne consegue fossero la metafora di una vagina osannata, prostituta di tutti ed al contempo agognata e con forza immaginata? La realtà ha più facce, questo è ciò che ha dimostrato Heinstein con la sua “Teoria della relatività”, Ma quali facce si celano dietro gli occhi e i sorrisi delle persone che incontriamo ogni giorno ce lo spiega Erminia Scaglione. La doppia, tripla, ( e così via ), faccia della realtà ricorda gli incubi di Schiele e Dix. Visi deformi o psichedelici per Erminia Scaglione in sospeso tra la realtà apparente e le realtà che galleggiano in essa. I soggetti aleggiano comunque e sempre in un “oltre”, dove la censura è liberatoriamente rotta. Acquerelli e chine che nascono da una mente ed una mano che senza timori sondano dentro le sensazioni, quelle più forti, della vita. Il suo è un sentire da vegliambula, il sentire di una mente che non si è ancora addormentata e degli occhi che si stanno per lasciare andare in un viaggio verso l’interiorità. La Scaglione spesso usa dei pretesti per raccontare e
raccontarsi, lo fa nel senso letterale del termine, per la sua arte parte da un testo, un romanzo o un saggio di filosofia, parte dalle parole traducendole in un segno artistico. Sono realtà strane le sue, nel senso che procurano uno straniamento, ci seducono e ci portano via nel suo altrove. Mauro Russo, con un gesto istintivo denso di colori vivi si consente, fortunatamente, di buttarsi alle spalle il manierismo accademico, per far irrompere sulla tela quell’acrilico che asciugandosi troppo in fretta, non consente sbagli e si adatta all’artista che deve dire qualcosa di getto. Moti dell’anima di un paesaggio o di un individuo espressi nella grana della tela. Dal colore colti nella loro essenza, senza equilibrio moti e momenti fugaci che solo la forza del disegno non progettato può cogliere in tutta la sua caducità. Pennellate di rossi e di verdi, linee che incessantemente si rompono, omaggio all’Espressionismo in continuo divenire. Dall’impetuosità del gesto Russo passa al segno controllato del suo ultimo periodo pittorico, dove mostra finestre ed oggetti quotidiani, statici dentro le loro solitudini. Giuseppe Pontoriero Luzzaro presenta opere dove sia che si tratti di aeropittura ,di ritrattistica o di paesaggi divisionisti, la protagonista è la vita con il suo fluire tormentato. Una pittura ed un iconografia che pulsa creando paesaggi o figure sezionati, come un chirurgo che taglia interiorità, nella profondità dell’essere e dell’esserci.
15
giugno 2005
Metaforismi
Dal 15 al 27 giugno 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA GARD
Roma, Via Dei Conciatori, 3/I, (Roma)
Roma, Via Dei Conciatori, 3/I, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 20
Vernissage
15 Giugno 2005, ore 18,30
Autore