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Metamorfosi
Comunicato stampa
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“Gregorio Samsa, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo…………Cosa m’è avvenuto? Pensò” (Kafka racconti Le metamorfosi. p.155. oscar mondatori 2004). È da qui che si riparte, nel gioco delle metamorfosi: una condizione essenziale per la sopravvivenza umana, ma nello stesso tempo terrificante per una mente troppo debole. Anche qui video, musica, performance, quadri e foto digitale si confondono, e magicamente si trasformano. Qui non è niente come sembra, sotto ogni oggetto si nasconde qualcosa. Qui esiste l’alchimia, qui esistono suoni impercettibili di ogni micro cellula vivente, qui non nasce nulla non si crea niente, qui si modifica tutto.
“Storie create da una mente malata, illusioni, le paure che influggono l’uomo per una avvennuta mutazione, di ciò che sarà di ciò che non esisterà mai…. Ecco il nostro doppio nel candore dello sfuocato, del dolore infranto e congelato in un scatto. Immagini di noi dei nostri doppi che mi modificano, che scappano, soli enternamente soli. Il vuoto di tutto ciò che si rapprensenta…. È solo un’eterna apparenza di corpi, di volti, di cadaveri. Luoghi irreali ma reali nella psiche dell’essere umano. È questo il gioco della metamorfi nella ambiguità che sia sessuale o umana non ha importanza, perché tutto si incrocia si bacia si rappresenta, nell’odore e nella visione del fumo che irrompe e sfuoca il supporto fotografico. Persone scomparse sono finite in trappola…….Io? Rimango vivo nella ruotine quotidiana e nel fruscio di un vinile”
Artisti partecipanti
Stefano Taiuti (performance)
Stefano Taiuti, con tutto il bene che ti vuole, amatissimo pubblico, questa volta non ha veramente voglia di mettere parole sul suo lavoro. Anzi sarebbe entusiasta del contrario, e cioè che sia tu a scrivere le tue impressioni su ciò che ti viene presentato, così da ristabilire un’equilibrio e costringere se stesso ad un sano silenzio e te ad una sana partecipazione. Perché in fin dei conti, l’essenza dell’atto performativo è questa, io agisco, e tu ( nel migliore dei casi) ne ricevi una impressione. Il resto sono parole, e se avessi avuto voglia di parole avrei fatto altro che danzare.
Francesco Iacopelli (scultura piu video)
L’opera si presenta come un micro-habitat dove vari elementi si fondono. Una struttura cubica di legno è rivestita esteriormente da fili di piombo intrecciati tra di loro. Il piombo è una materia duttile, resistente, che richiama il principio della trasmutazione alchemica ; largamente utilizzato in grandi opere architettoniche come elemento strutturale, per le sue qualità riporta l’immaginario collettivo alle numerose cupole di Roma, città natia dell’artista , il quale intesse una “ trama”, dove il tessuto è il vissuto, e dove passato e presente, antico e moderno, naturale e artificiale si uniscono in simbiosi.
All’ interno della struttura , “mentre un LED (luce) aritmicamente scandisce il passaggio del tempo”, si trova una piccola teca in plexiglas, dove vive da circa un mese una coltura di bachi da seta. Animale simbolo della metamorfosi , il baco da seta o Bombix Mori, fu scoperto in Cina da un’imperatrice che ne rapì il segreto e arrivò in Italia per mano dei saraceni. La struttura è inoltre dotata di un foro nella parte alta, atto alla fuoriuscita della farfalla, prodotto ultimo della mutazione, una falena bianca con un corpo molto sviluppato e priva di bocca, predisposta unicamente alla deposizione delle uova . Animale affascinante che simboleggia la riconciliazione degli opposti, il “limes” tra un passaggio della vita e un altro , dove il fine ultimo è sempre un eterno ringraziamento alla materia.
Alessandro Pintus (performance)
L’Essere viene da ciò che si sente, ed il sentire è il processo della mia danza. Non sono un Danzatore, voglio essere la Danza. Per 25 anni della mia vita ho corso, corso senza curarmi del traguardo, solo la strada, il paesaggio attorno, il momento, il processo. Indosserò quel paesaggio come un costume, sotto la pelle. Lo cucirò attentamente, punto per punto, attimo per attimo. Sono un artigiano, così come lo era mia nonna sarta, quando aveva la mia età. Voglio avere delle ali, un guscio, una scorza, una proboscide, soffiare fumo, attorcigliarmi, scompormi, essere ogni cosa, esalarmi con gli odori, svilupparmi come le piante, scorrere come l’acqua, vibrare come il suono, brillare come la luce, acquattarmi sotto ogni forma, penetrare in ogni atomo, scendere fino al fondo della materia, essere la materia, un corpo vero, autentico, necessariamente presente e consapevole. La danza non appartiene come esclusiva all’uomo, egli non può possederla, semmai la danza è propria dell’universo e l’uomo è solo il canale attraverso il quale il creato si manifesta. L’uomo, seppur un frammento di stella, non è un sole al centro di un sistema spaziale di movimento; bensì un semplice passeggero su un fragile “veicolo”, sperduto nel caos cosmico. L’uomo è quindi danzato, il corpo è il mezzo, diviene cibo per l’universo. Danzando il firmamento si “nutre” della mia carne. La danza che mi attraversa, diviene lucida donazione del sé all’infinito. Un occasione per pagare il debito di gratitudine con l’energia vitale primordiale, una danza Sacra, memoria di genesi ed evocatrice di consapevolezza.
AKR collettivo libero multimediale (musica dal vivo)
Abbiamo inteso per la nostra musica le metamorfosi come trasformazione e passaggio. Nell'arco di mezzora la nostra trasformazione, avviene nella radice del suono, che più tecnicamente, si traduce nei continui salti tra rumoristica e strumenti, tra suoni digitali e corde. Il tutto si mischia e si scinde, per ritornare a silenzio che l'aveva creato, dal nulla si ritorna sul nulla. l'importante è il percorso, a volte comodo e dolce in accordi di chitarra, a volte freddo e spigoloso, come una lastra di ferro. abbiamo oltretutto pensato di accompagnare questa nostra performance con delle proiezioni. Ora stiamo lavorando proprio a questo. Pensavamo di proiettarci addosso, per confermare per confermare la fisicità del suono. Le immagini che ci stanno accompagnando parlano anch'esse di trasformazione. Dal più profondo dei dettagli (le cellule, ma più precisamente a qualcosa che le rappresenta) fino ad arrivere al corpo.
Claudia Papini (fotografia)
La metamorfosi è il cambiamento del corpo col passare del tempo, è la bellezza che scolora fino alla morte.
Ho voluto rappresentare proprio il momento in cui avviene questo cambiamento: partendo da un groviglio di corpo che si trasforma via via in un immagine più definita, fino diventare impercettibile e visibile appena, come un corpo che si dematerializza...
questo corpo obbligato in una scatola chiusa esplicita il suo bisogno di liberazione dall’immobilità, il suo sfrenato desiderio di riconquistare autonomia, capacità, intenzione.
Chris Rain (fotografia)
Un passaggio nella sfera opposta alla dimensione sociale dell' individuo, aggirarsi in quel piccolo limbo che nasce alla fine della giornata e muore la mattina dopo l' alba. Si susseguono atti così semplici ma alla stesso tempo splendidi, allungati spasmodicamente da una connotazione di spazio e tempo che svanisce rapida, e libera l' individuo dal suo peso e i suoi rintocchi.
Aspettare, cercare, inseguire, perdere per sempre, aspettare di nuovo e poi cancellare la parola 'sempre'.
Durante questa notte qualunque, l' uomo si rende conto che la strada risulta sempre diretta da qualche parte e che la cosa principale non è dove essa vada, ma che abbia una direzione. Egli cerca tanto la distruzione e il caos in quanto istintivamente teme di raggiungere la meta e ultimare il suo edificio in costruzione: ecco il suo lato nascosto, amore per il processo attraverso il quale raggiunge il fine, non il fine stesso.
Il vento smussa gli angoli di ogni vetta raggiunta, ancora poco tempo e quella vetta non sarà neppure abbastanza alta per permettere alla neve di ghiacciarsi. D’un tratto sono le onde della nebbia del mattino a soppiantare i residui della città, è dicembre, e si sentono i primi cinguettii degli uccelli che hanno perso l’ ultimo vagone dello stormo migratorio, forse domani moriranno cadendo dall’ albero, oppure è proprio li che si sentono più sicuri, e nell’ incertezza, cantano.
“Storie create da una mente malata, illusioni, le paure che influggono l’uomo per una avvennuta mutazione, di ciò che sarà di ciò che non esisterà mai…. Ecco il nostro doppio nel candore dello sfuocato, del dolore infranto e congelato in un scatto. Immagini di noi dei nostri doppi che mi modificano, che scappano, soli enternamente soli. Il vuoto di tutto ciò che si rapprensenta…. È solo un’eterna apparenza di corpi, di volti, di cadaveri. Luoghi irreali ma reali nella psiche dell’essere umano. È questo il gioco della metamorfi nella ambiguità che sia sessuale o umana non ha importanza, perché tutto si incrocia si bacia si rappresenta, nell’odore e nella visione del fumo che irrompe e sfuoca il supporto fotografico. Persone scomparse sono finite in trappola…….Io? Rimango vivo nella ruotine quotidiana e nel fruscio di un vinile”
Artisti partecipanti
Stefano Taiuti (performance)
Stefano Taiuti, con tutto il bene che ti vuole, amatissimo pubblico, questa volta non ha veramente voglia di mettere parole sul suo lavoro. Anzi sarebbe entusiasta del contrario, e cioè che sia tu a scrivere le tue impressioni su ciò che ti viene presentato, così da ristabilire un’equilibrio e costringere se stesso ad un sano silenzio e te ad una sana partecipazione. Perché in fin dei conti, l’essenza dell’atto performativo è questa, io agisco, e tu ( nel migliore dei casi) ne ricevi una impressione. Il resto sono parole, e se avessi avuto voglia di parole avrei fatto altro che danzare.
Francesco Iacopelli (scultura piu video)
L’opera si presenta come un micro-habitat dove vari elementi si fondono. Una struttura cubica di legno è rivestita esteriormente da fili di piombo intrecciati tra di loro. Il piombo è una materia duttile, resistente, che richiama il principio della trasmutazione alchemica ; largamente utilizzato in grandi opere architettoniche come elemento strutturale, per le sue qualità riporta l’immaginario collettivo alle numerose cupole di Roma, città natia dell’artista , il quale intesse una “ trama”, dove il tessuto è il vissuto, e dove passato e presente, antico e moderno, naturale e artificiale si uniscono in simbiosi.
All’ interno della struttura , “mentre un LED (luce) aritmicamente scandisce il passaggio del tempo”, si trova una piccola teca in plexiglas, dove vive da circa un mese una coltura di bachi da seta. Animale simbolo della metamorfosi , il baco da seta o Bombix Mori, fu scoperto in Cina da un’imperatrice che ne rapì il segreto e arrivò in Italia per mano dei saraceni. La struttura è inoltre dotata di un foro nella parte alta, atto alla fuoriuscita della farfalla, prodotto ultimo della mutazione, una falena bianca con un corpo molto sviluppato e priva di bocca, predisposta unicamente alla deposizione delle uova . Animale affascinante che simboleggia la riconciliazione degli opposti, il “limes” tra un passaggio della vita e un altro , dove il fine ultimo è sempre un eterno ringraziamento alla materia.
Alessandro Pintus (performance)
L’Essere viene da ciò che si sente, ed il sentire è il processo della mia danza. Non sono un Danzatore, voglio essere la Danza. Per 25 anni della mia vita ho corso, corso senza curarmi del traguardo, solo la strada, il paesaggio attorno, il momento, il processo. Indosserò quel paesaggio come un costume, sotto la pelle. Lo cucirò attentamente, punto per punto, attimo per attimo. Sono un artigiano, così come lo era mia nonna sarta, quando aveva la mia età. Voglio avere delle ali, un guscio, una scorza, una proboscide, soffiare fumo, attorcigliarmi, scompormi, essere ogni cosa, esalarmi con gli odori, svilupparmi come le piante, scorrere come l’acqua, vibrare come il suono, brillare come la luce, acquattarmi sotto ogni forma, penetrare in ogni atomo, scendere fino al fondo della materia, essere la materia, un corpo vero, autentico, necessariamente presente e consapevole. La danza non appartiene come esclusiva all’uomo, egli non può possederla, semmai la danza è propria dell’universo e l’uomo è solo il canale attraverso il quale il creato si manifesta. L’uomo, seppur un frammento di stella, non è un sole al centro di un sistema spaziale di movimento; bensì un semplice passeggero su un fragile “veicolo”, sperduto nel caos cosmico. L’uomo è quindi danzato, il corpo è il mezzo, diviene cibo per l’universo. Danzando il firmamento si “nutre” della mia carne. La danza che mi attraversa, diviene lucida donazione del sé all’infinito. Un occasione per pagare il debito di gratitudine con l’energia vitale primordiale, una danza Sacra, memoria di genesi ed evocatrice di consapevolezza.
AKR collettivo libero multimediale (musica dal vivo)
Abbiamo inteso per la nostra musica le metamorfosi come trasformazione e passaggio. Nell'arco di mezzora la nostra trasformazione, avviene nella radice del suono, che più tecnicamente, si traduce nei continui salti tra rumoristica e strumenti, tra suoni digitali e corde. Il tutto si mischia e si scinde, per ritornare a silenzio che l'aveva creato, dal nulla si ritorna sul nulla. l'importante è il percorso, a volte comodo e dolce in accordi di chitarra, a volte freddo e spigoloso, come una lastra di ferro. abbiamo oltretutto pensato di accompagnare questa nostra performance con delle proiezioni. Ora stiamo lavorando proprio a questo. Pensavamo di proiettarci addosso, per confermare per confermare la fisicità del suono. Le immagini che ci stanno accompagnando parlano anch'esse di trasformazione. Dal più profondo dei dettagli (le cellule, ma più precisamente a qualcosa che le rappresenta) fino ad arrivere al corpo.
Claudia Papini (fotografia)
La metamorfosi è il cambiamento del corpo col passare del tempo, è la bellezza che scolora fino alla morte.
Ho voluto rappresentare proprio il momento in cui avviene questo cambiamento: partendo da un groviglio di corpo che si trasforma via via in un immagine più definita, fino diventare impercettibile e visibile appena, come un corpo che si dematerializza...
questo corpo obbligato in una scatola chiusa esplicita il suo bisogno di liberazione dall’immobilità, il suo sfrenato desiderio di riconquistare autonomia, capacità, intenzione.
Chris Rain (fotografia)
Un passaggio nella sfera opposta alla dimensione sociale dell' individuo, aggirarsi in quel piccolo limbo che nasce alla fine della giornata e muore la mattina dopo l' alba. Si susseguono atti così semplici ma alla stesso tempo splendidi, allungati spasmodicamente da una connotazione di spazio e tempo che svanisce rapida, e libera l' individuo dal suo peso e i suoi rintocchi.
Aspettare, cercare, inseguire, perdere per sempre, aspettare di nuovo e poi cancellare la parola 'sempre'.
Durante questa notte qualunque, l' uomo si rende conto che la strada risulta sempre diretta da qualche parte e che la cosa principale non è dove essa vada, ma che abbia una direzione. Egli cerca tanto la distruzione e il caos in quanto istintivamente teme di raggiungere la meta e ultimare il suo edificio in costruzione: ecco il suo lato nascosto, amore per il processo attraverso il quale raggiunge il fine, non il fine stesso.
Il vento smussa gli angoli di ogni vetta raggiunta, ancora poco tempo e quella vetta non sarà neppure abbastanza alta per permettere alla neve di ghiacciarsi. D’un tratto sono le onde della nebbia del mattino a soppiantare i residui della città, è dicembre, e si sentono i primi cinguettii degli uccelli che hanno perso l’ ultimo vagone dello stormo migratorio, forse domani moriranno cadendo dall’ albero, oppure è proprio li che si sentono più sicuri, e nell’ incertezza, cantano.
10
maggio 2008
Metamorfosi
Dal 10 all'undici maggio 2008
arte contemporanea
Location
DUNCAN 3.0
Roma, Via Anassimandro, 15, (ROMA)
Roma, Via Anassimandro, 15, (ROMA)
Biglietti
5 euro per chi è iscritto ai corsi; 8 euro per i soci;
10 euro comprensivo di tessera associativa valida la stagione per gli esterni
Orario di apertura
Domenica 11 Maggio ore 20
Vernissage
10 Maggio 2008, ore 21
Autore