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Michel Frère
Galleria Gentili inaugura la nuova stagione espositiva con una mostra personale di Michel Frère, artista belga nato a Bruxelles nel 1961 e morto prematuramente nel 1999.
Comunicato stampa
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This is one of the reasons the paintings are so thick. They are an unending accumulation of errors and disillusionments. But, I guess, always done with a certain kind of Utopian spirit.
Michel Frère
La ricerca di Michel Frère sembra essersi interrotta troppo presto, e in un momento in cui riceveva ancora poco spazio e poca attenzione per il tipo di pittura praticata.
Per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerla, è quindi impossibile non restare ossessionati dalla certezza che questa meritasse uno spazio molto più importante di quello che ha poi effettivamente occupato.
Michel Frère ha dipinto per quindici anni circa, a partire dalla metà degli anni 80.
Prende parte ad un momento storico in cui, ai due lati della costa atlantica, si assiste a un ritorno della pittura.
Se in un primo momento, Michel Frère si è confrontato con opere figurative emblematiche di quel decennio – tra la transavanguardia e il neo-espressionismo, è nella materia pittorica stessa che trova una strada che non abbandonerà più.
Grande estimatore di Poussin e di Constable, Frère elabora delle opere in cui l’astrazione si trasforma in paesaggio.
Tratta la pittura ad olio attraverso un’applicazione sequenziale di spessi strati di materia, animati da un movimento pulito che genera una sovrapposizione delle direzioni del gesto.
Michel Frère ha poi l’abitudine di inquadrare sotto vetro le sue grandi composizioni come per porre una distanza all’intensità del gesto pittorico.
Ogni sua opera necessita di un impegno ‘’furioso’’, duraturo e fisico. Il colore si imprime di tonalità dominanti che si risvegliano nella moltitudine di dettagli.
Ogni opera è un mondo, allo stesso tempo fisico e temporale : l’incarnazione di un coinvolgimento totale.
Paragoniamo spesso le sue opere a quelle di Eugène Leroy, che Frère ha molto ammirato e con il quale ha condiviso questo singolare interesse per la pittura di ‘’spessore’’.
Leroy però non ha mai abbandonato il soggetto e le sue opere non hanno la qualità lirica di quelle di Michel Frère.
Rivedere le opere di Michel Frère in Toscana acquista tutto il suo senso quando si viene a conoscenza del lungo periodo che passò a Montecatini, luogo in cui amava dipingere.
Le tonalità che caratterizzano questo periodo testimoniano il modo in cui l’astrazione di Michel Frère è collegata al paesaggio fisico e mentale in cui era immerso.
È in questa serie eccezionale che la sua capacità di catturare la materialità del mondo e le sue vibrazioni è maggiormente visibile e lo spirito d’utopia - che non l’ha mai abbandonato - risuona qui con maggior potenza.
Michel Frère
La ricerca di Michel Frère sembra essersi interrotta troppo presto, e in un momento in cui riceveva ancora poco spazio e poca attenzione per il tipo di pittura praticata.
Per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerla, è quindi impossibile non restare ossessionati dalla certezza che questa meritasse uno spazio molto più importante di quello che ha poi effettivamente occupato.
Michel Frère ha dipinto per quindici anni circa, a partire dalla metà degli anni 80.
Prende parte ad un momento storico in cui, ai due lati della costa atlantica, si assiste a un ritorno della pittura.
Se in un primo momento, Michel Frère si è confrontato con opere figurative emblematiche di quel decennio – tra la transavanguardia e il neo-espressionismo, è nella materia pittorica stessa che trova una strada che non abbandonerà più.
Grande estimatore di Poussin e di Constable, Frère elabora delle opere in cui l’astrazione si trasforma in paesaggio.
Tratta la pittura ad olio attraverso un’applicazione sequenziale di spessi strati di materia, animati da un movimento pulito che genera una sovrapposizione delle direzioni del gesto.
Michel Frère ha poi l’abitudine di inquadrare sotto vetro le sue grandi composizioni come per porre una distanza all’intensità del gesto pittorico.
Ogni sua opera necessita di un impegno ‘’furioso’’, duraturo e fisico. Il colore si imprime di tonalità dominanti che si risvegliano nella moltitudine di dettagli.
Ogni opera è un mondo, allo stesso tempo fisico e temporale : l’incarnazione di un coinvolgimento totale.
Paragoniamo spesso le sue opere a quelle di Eugène Leroy, che Frère ha molto ammirato e con il quale ha condiviso questo singolare interesse per la pittura di ‘’spessore’’.
Leroy però non ha mai abbandonato il soggetto e le sue opere non hanno la qualità lirica di quelle di Michel Frère.
Rivedere le opere di Michel Frère in Toscana acquista tutto il suo senso quando si viene a conoscenza del lungo periodo che passò a Montecatini, luogo in cui amava dipingere.
Le tonalità che caratterizzano questo periodo testimoniano il modo in cui l’astrazione di Michel Frère è collegata al paesaggio fisico e mentale in cui era immerso.
È in questa serie eccezionale che la sua capacità di catturare la materialità del mondo e le sue vibrazioni è maggiormente visibile e lo spirito d’utopia - che non l’ha mai abbandonato - risuona qui con maggior potenza.
27
settembre 2019
Michel Frère
Dal 27 settembre al 30 novembre 2019
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA GENTILI
Firenze, Borgo Pinti, 80r, (Firenze)
Firenze, Borgo Pinti, 80r, (Firenze)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10-13 e 15-19
Vernissage
27 Settembre 2019, ore 18.30
Sito web
Autore
Autore testo critico