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Michela Marchiotti – Galleria Femminile
quattordici dipinti ad olio, di cui alcuni di grande formato, realizzati dal 2001 ad oggi
Comunicato stampa
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Si inaugura sabato 30 settembre, alle ore 18, nella Sala San Tommaso a Venezia, in Campo SS. Giovanni e Paolo (fianco chiesa) la mostra personale di Michela Marchiotti, “Galleria femminile”, che raccoglie quattordici dipinti ad olio, di cui alcuni di grande formato, realizzati dal 2001 ad oggi.
Il percorso pittorico di Michela Marchiotti partecipa di una condizione e di un’ansia in cui può riconoscersi gran parte della pittura, o dell’arte più in generale,del nostro tempo, e cioè di un’urgenza espressiva che da una parte, sospinta da un empito antinaturalistico, rivendica un ruolo sempre più preminente alla immaginazione come terreno e “ luogo” di ispirazione, dall’altra si apre ecletticamente ad ogni contaminazione capace di mettere in relazione mondi e culture diverse e di creare nuove ed impensabili possibilità comunicative.
Si tratta di due direttici lungo le quali si svolge da vari anni la sua ricerca, che vede in progressione il risolversi della “ rappresentazione” nella “invenzione”insieme ad un arricchimento continuo sia sul piano tematico che stilistico. La figura femminile, sempre al centro dei suoi quadri, perde via via la sua collocazione naturalistica, relativa a spazi e tempi reali, per essere trasferita in una dimensione astorica e mitica; il volto, o anche una mano, oppure soltanto gli occhi, vengono ad assumere sempre più una carica simbolica, ad esprimere una concentrazione di messaggi.
Ciò viene realizzato, specie nella produzione più recente, proiettando l’immagine della donna ( sempre bellissima, misteriosa, dal corpo flessuoso e lo sguardo enigmatico) in un contesto irreale, caratterizzato da elementi immaginati, da un universo segnico mutuato da culture remote e coniugato con le creazioni della fantasia, in una situazione di irriducibile “dissociazione” tra reale ed immaginario, tra vissuto e sognato. Lo sguardo(assorto, sorpreso, sognante) rimane l’unica traccia di una figurazione realistica, che viene a contrapporsi dialetticamente con gli altri elementi del quadro, creando nello stesso tempo un momento di squilibrio e di sintesi – una specie di sistemazione delle forze in campo – nell’unità formale dell’opera.
Con il risultato di generare e trasmettere un senso diffuso di malinconia, che riflette (la specularità degli sguardi suggerisce l’idea di uno “specchiarsi”della pittrice nelle figure che fissa sulla tela) una condizione esistenziale segnata dall’incapacità di tradurre in schianti o in drammi le contraddizioni ed i contrasti e dalla propensione invece a stemperare le angosce nella vaghezza ed in una sorta di ambiguità.
La costante delle immagini create dalla Marchiotti appare quella di una ricerca estetica che lavora sul frammento e sul particolare; ciò vale per le figure femminili così per le nature morte e per gli altri soggetti a cui va aprendo il suo lavoro. La linea curva, sinuosa, elegante, sviluppata in motivi naturalistici e sempre più lontana dal geometrismo freddo delle sue precedenti opere, oltre al gusto per l’arte orientale ed ad un’ostentata raffinatezza, tradiscono una spiccata sensibilità per il Liberty. Ma a ben vedere si tratta di una sintonia che è da ricondurre più ad una scelta che riguarda le valenze estetiche, la ricercatezza grafica, la concezione di una funzione non meramente “ decorativa” della decorazione, piuttosto che un rituffarsi nei temi e nelle motivazioni di una cultura storicamente delimitata. Da un’attenzione per gli stilemi del “floreale”l’artista matura uno stile proprio, acquisendo una mano sicura e capace di dare alle tele una impronta sempre più personale, di rendere essenziale l’elemento decorativo.
I suoi ultimi quadri, ispirati a personaggi dell’antichità, a figure mitologiche e bibliche, a creazioni letterarie o pittoriche, rivelano maggiore ariosità, un senso vivo di movimento, una gamma più articolata di citazioni, una scelta attenta e calibrata del colore. Vi compare l’oro e con l’oro il fascino, la grande forza evocativa di un metallo che è calore, purezza, irresistibile seduzione.
Michela Marchiotti, nata a Londra, si è diplomata al Liceo Artistico di Venezia sotto la guida di Lucio Andrich e Giovanni Barbisan. Ha iniziato giovanissima la sua carriera ottenendo diversi riconoscimenti ed esponendo, fin dagli anni Settanta le sue opere in rassegne collettive (come, nel 1973, al “Salon International de la Peinture, Sculpture, Art Libre” di Parigi) e mostre personali in Italia ed in Europa; tra queste ricordiamo quelle al Casinò Municipale di Sanremo (1974), alla Galleria Cademi di Ascona (1977), alla Galleria La Proiezione didi Verona (1978), al Club Overseasleague di Londra (1978), alla Galleria Palladio di Vicenza (1979), alla Galleria L’Alfiere di Padova (1980), alla Galleria Traghetto 2 di Venezia (1986), alla Galleria Civica di Palazzo Festari a Valdagno (2002). Numerose sue opere si trovano in collezioni private in Italia e all’estero. L’artista vive e lavora tra Valdagno e Venezia.
Il percorso pittorico di Michela Marchiotti partecipa di una condizione e di un’ansia in cui può riconoscersi gran parte della pittura, o dell’arte più in generale,del nostro tempo, e cioè di un’urgenza espressiva che da una parte, sospinta da un empito antinaturalistico, rivendica un ruolo sempre più preminente alla immaginazione come terreno e “ luogo” di ispirazione, dall’altra si apre ecletticamente ad ogni contaminazione capace di mettere in relazione mondi e culture diverse e di creare nuove ed impensabili possibilità comunicative.
Si tratta di due direttici lungo le quali si svolge da vari anni la sua ricerca, che vede in progressione il risolversi della “ rappresentazione” nella “invenzione”insieme ad un arricchimento continuo sia sul piano tematico che stilistico. La figura femminile, sempre al centro dei suoi quadri, perde via via la sua collocazione naturalistica, relativa a spazi e tempi reali, per essere trasferita in una dimensione astorica e mitica; il volto, o anche una mano, oppure soltanto gli occhi, vengono ad assumere sempre più una carica simbolica, ad esprimere una concentrazione di messaggi.
Ciò viene realizzato, specie nella produzione più recente, proiettando l’immagine della donna ( sempre bellissima, misteriosa, dal corpo flessuoso e lo sguardo enigmatico) in un contesto irreale, caratterizzato da elementi immaginati, da un universo segnico mutuato da culture remote e coniugato con le creazioni della fantasia, in una situazione di irriducibile “dissociazione” tra reale ed immaginario, tra vissuto e sognato. Lo sguardo(assorto, sorpreso, sognante) rimane l’unica traccia di una figurazione realistica, che viene a contrapporsi dialetticamente con gli altri elementi del quadro, creando nello stesso tempo un momento di squilibrio e di sintesi – una specie di sistemazione delle forze in campo – nell’unità formale dell’opera.
Con il risultato di generare e trasmettere un senso diffuso di malinconia, che riflette (la specularità degli sguardi suggerisce l’idea di uno “specchiarsi”della pittrice nelle figure che fissa sulla tela) una condizione esistenziale segnata dall’incapacità di tradurre in schianti o in drammi le contraddizioni ed i contrasti e dalla propensione invece a stemperare le angosce nella vaghezza ed in una sorta di ambiguità.
La costante delle immagini create dalla Marchiotti appare quella di una ricerca estetica che lavora sul frammento e sul particolare; ciò vale per le figure femminili così per le nature morte e per gli altri soggetti a cui va aprendo il suo lavoro. La linea curva, sinuosa, elegante, sviluppata in motivi naturalistici e sempre più lontana dal geometrismo freddo delle sue precedenti opere, oltre al gusto per l’arte orientale ed ad un’ostentata raffinatezza, tradiscono una spiccata sensibilità per il Liberty. Ma a ben vedere si tratta di una sintonia che è da ricondurre più ad una scelta che riguarda le valenze estetiche, la ricercatezza grafica, la concezione di una funzione non meramente “ decorativa” della decorazione, piuttosto che un rituffarsi nei temi e nelle motivazioni di una cultura storicamente delimitata. Da un’attenzione per gli stilemi del “floreale”l’artista matura uno stile proprio, acquisendo una mano sicura e capace di dare alle tele una impronta sempre più personale, di rendere essenziale l’elemento decorativo.
I suoi ultimi quadri, ispirati a personaggi dell’antichità, a figure mitologiche e bibliche, a creazioni letterarie o pittoriche, rivelano maggiore ariosità, un senso vivo di movimento, una gamma più articolata di citazioni, una scelta attenta e calibrata del colore. Vi compare l’oro e con l’oro il fascino, la grande forza evocativa di un metallo che è calore, purezza, irresistibile seduzione.
Michela Marchiotti, nata a Londra, si è diplomata al Liceo Artistico di Venezia sotto la guida di Lucio Andrich e Giovanni Barbisan. Ha iniziato giovanissima la sua carriera ottenendo diversi riconoscimenti ed esponendo, fin dagli anni Settanta le sue opere in rassegne collettive (come, nel 1973, al “Salon International de la Peinture, Sculpture, Art Libre” di Parigi) e mostre personali in Italia ed in Europa; tra queste ricordiamo quelle al Casinò Municipale di Sanremo (1974), alla Galleria Cademi di Ascona (1977), alla Galleria La Proiezione didi Verona (1978), al Club Overseasleague di Londra (1978), alla Galleria Palladio di Vicenza (1979), alla Galleria L’Alfiere di Padova (1980), alla Galleria Traghetto 2 di Venezia (1986), alla Galleria Civica di Palazzo Festari a Valdagno (2002). Numerose sue opere si trovano in collezioni private in Italia e all’estero. L’artista vive e lavora tra Valdagno e Venezia.
30
settembre 2006
Michela Marchiotti – Galleria Femminile
Dal 30 settembre al 15 ottobre 2006
arte contemporanea
Location
SALA SAN TOMMASO
Venezia, Campo Santi Giovanni E Paolo, (Venezia)
Venezia, Campo Santi Giovanni E Paolo, (Venezia)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì, 15,30 / 18 – sabato e domenica, 11 / 12,30 – 15,30 / 19
Vernissage
30 Settembre 2006, ore 18
Ufficio stampa
DE LUCA
Autore