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Michelangelo Tallone – Sculture in bucchero
In mostra circa trentacinque sculture contemporanee in bucchero e altri materiali, di formato dal medio al monumentale, che valorizzano con chiarezza la conquistata terza dimensione della scultura.
Comunicato stampa
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IL MONDO DI MICHELANGELO TALLONE
IL TEMPO NELL’ETERNITÀ
La ricerca di Michelangelo Tallone si basa sulla capacità di unire la perizia tecnica – accresciuta
da una continua analisi e bisogno di sperimentalismo – con l’attenzione al valore semantico,
ideologico ed intellettuale delle opere realizzate. La ceramica, o meglio il bucchero, per Tallone
diventa un materiale in grado di unire attorno a sé, non soltanto l’armoniosa accuratezza di forme
atte a soddisfare necessità di carattere estetico, ma anche l’intensità stessa di un percorso culturale e
spirituale che fa parte della Storia e della Natura.
Scolpire significa collaborare con la natura o meglio infondere se stessi nella materia che rimarrà
modificata per sempre: queste poche parole sintetizzano, a mio avviso, la poetica o meglio la magia
di Michelangelo Tallone, la prassi del suo fare scultura non monumentale, e soprattutto l’idea che la
governa.
E’ forse per tale motivo che conferire una forma plastica ad un concetto, ad un oggetto per Tallone
diventa un vero e proprio procedimento etico, con un sottinteso e volontario segno della misura
morale legato ad ogni gesto creativo nutrito dalla presenza forte del pensiero.
E proprio il legame con la ceramica, con il bucchero chiarisce tale nozione: il maestro ceramico si
esprime infatti lavorando un materiale “da cui tutto ha origine”: la terra, nel suo ancestrale ruolo di
Mater. Tallone ha quindi dedicato non poche energie a questa arte, non solo perché si tratta di una
tecnica nobile ma anche perché è una possibile via per comprendere e rappresentare nel migliore dei
modi il nostro essere nel mondo.
Ma entriamo un po’ di più nello specifico. Indubbiamente non esiste nell’arte contemporanea un
solo artista che sia riuscito a sfuggire completamente al fascino della ceramica; essa permette di
realizzare opere artistiche con un metodo antichissimo. Quello scelto da Tallone è il bucchero,
ovvero una tipica ceramica di origine etrusca che si distingue per il colore nero e brillante delle
superfici, che non è dovuto a una vernice, ma al particolare procedimento di realizzazione. Viene
infatti cotto in assenza d’aria: l’atmosfera che si crea nel forno permette la “riduzione” degli ossidi
di ferro, che si trasformano in magnetite di colore nero provocando la colorazione nera dell’opera
conferendogli un aspetto molto simile al metallo.
La tecnica è antica ma lo stile è personalissimo: questo perché la materia appare nettamente
sottomessa alla forma, caratterizzata da una forza a tratti primitiva che la spinge verso immagini
definite, inequivocabili, in cui il dato naturale è chiarissimo, evidente, tanto evidente che rimanda
immediatamente al valore simbolico. Tallone non compone figure, ma simboli in forma di figure.
Ne sono esempio concreto le opere legate al tema della danza, alla maternità e alla donna.
E’ opportuno spiegare meglio tale concetto per permettere all’osservatore di “vedere oltre
l’immagine”. Le recentissime donne possono essere definite ectoplasmatiche (che “provocano” cioè
l’occhio al limite della percettibilità visiva); l’immagine tridimensionale per Tallone è quindi un
concetto da indagare con lucidità, intelletto e proiezione; pare quasi che il maestro vada oltre l’idea
di un prodotto intellettuale puro e di osservazione per raggiungere un’immagine visionaria. Da qui
un’idea di modernità che genera una figurazione ai limiti dell’astrazione e dell’essenzialità in cui
l’artista libera un intelletto sempre lucido, presente, attento e vivace.
Non mancano però lavori in cui Tallone sembra dialogare tra la razionalità e il caos. Mi riferisco
ad opere quali “Caos”,“Tentativo di libertà” oppure “Filari” in cui l’incontro di materiali diversi,
gli “squarci”, “le ferite” che ne derivano sembrano penetrare nell’involucro materiale. Le alte
temperature producono sui materiali effetti rugginosi, sgretolamenti e talvolta perfino incisioni; pare
esserci un legame con l’arte informale e astratta; queste opere assurgono a quell’estrazione che il
Maestro realizza da anni attraverso i pannelli e i (non) colori con forme che si confondono con la
materia stessa, la terra, accentuando la precarietà dell’icona, attraverso una fragile con-fusione.
Arturo Martini asseriva che “La scultura parte dall’interno. La struttura ha una forza in sé che
la spinge verso lo spazio...” Spinte che provengono dal materiale che Tallone usa: la terra “del
passato”, testimone di un lento rimescolarsi che ancora dura. Le pressioni, le spaccature, le orme
che rimangono come segni nell’eternità dopo “la cottura” delle opere sembrano scritture che
documentano fatti accaduti milioni di anni fa. Eppure sono così contemporanee ....
Il simbolismo alchemico ha curiosamente paragonato le pietre al corpo umano; posso affermare,
senza ombra di dubbio, che Michelangelo Tallone segna ogni sua opera con un simbolo alchemico,
quello della terra.
Entrando un po’ di più nello specifico posso asserire che l’opera di Tallone sta a metà tra la mimesi
sensuale e l’invenzione visionaria dell’intelletto, sulla scia di una sconfinata fede nell’umano e
nell’umanità (così tipica in tutta la scultura italiana dall’Antelami e Wiligelmo ad oggi). In Tallone
la tragedia è bandita, il dolore è assente per assurgere ad un’idealità sensuale e ideale.
L’abbandono ai sensi, all’estasi estatica ed estetica nasce da un’idea del bello che non si imbarazza
né si compiace di citare l’antico. Lo scultore illumina il presente con i valori che la sua, la nostra
storia hanno significato e che attraverso di lui si ravvivano e rinnovano oggi e domani.
Cinzia Tesio
IL TEMPO NELL’ETERNITÀ
La ricerca di Michelangelo Tallone si basa sulla capacità di unire la perizia tecnica – accresciuta
da una continua analisi e bisogno di sperimentalismo – con l’attenzione al valore semantico,
ideologico ed intellettuale delle opere realizzate. La ceramica, o meglio il bucchero, per Tallone
diventa un materiale in grado di unire attorno a sé, non soltanto l’armoniosa accuratezza di forme
atte a soddisfare necessità di carattere estetico, ma anche l’intensità stessa di un percorso culturale e
spirituale che fa parte della Storia e della Natura.
Scolpire significa collaborare con la natura o meglio infondere se stessi nella materia che rimarrà
modificata per sempre: queste poche parole sintetizzano, a mio avviso, la poetica o meglio la magia
di Michelangelo Tallone, la prassi del suo fare scultura non monumentale, e soprattutto l’idea che la
governa.
E’ forse per tale motivo che conferire una forma plastica ad un concetto, ad un oggetto per Tallone
diventa un vero e proprio procedimento etico, con un sottinteso e volontario segno della misura
morale legato ad ogni gesto creativo nutrito dalla presenza forte del pensiero.
E proprio il legame con la ceramica, con il bucchero chiarisce tale nozione: il maestro ceramico si
esprime infatti lavorando un materiale “da cui tutto ha origine”: la terra, nel suo ancestrale ruolo di
Mater. Tallone ha quindi dedicato non poche energie a questa arte, non solo perché si tratta di una
tecnica nobile ma anche perché è una possibile via per comprendere e rappresentare nel migliore dei
modi il nostro essere nel mondo.
Ma entriamo un po’ di più nello specifico. Indubbiamente non esiste nell’arte contemporanea un
solo artista che sia riuscito a sfuggire completamente al fascino della ceramica; essa permette di
realizzare opere artistiche con un metodo antichissimo. Quello scelto da Tallone è il bucchero,
ovvero una tipica ceramica di origine etrusca che si distingue per il colore nero e brillante delle
superfici, che non è dovuto a una vernice, ma al particolare procedimento di realizzazione. Viene
infatti cotto in assenza d’aria: l’atmosfera che si crea nel forno permette la “riduzione” degli ossidi
di ferro, che si trasformano in magnetite di colore nero provocando la colorazione nera dell’opera
conferendogli un aspetto molto simile al metallo.
La tecnica è antica ma lo stile è personalissimo: questo perché la materia appare nettamente
sottomessa alla forma, caratterizzata da una forza a tratti primitiva che la spinge verso immagini
definite, inequivocabili, in cui il dato naturale è chiarissimo, evidente, tanto evidente che rimanda
immediatamente al valore simbolico. Tallone non compone figure, ma simboli in forma di figure.
Ne sono esempio concreto le opere legate al tema della danza, alla maternità e alla donna.
E’ opportuno spiegare meglio tale concetto per permettere all’osservatore di “vedere oltre
l’immagine”. Le recentissime donne possono essere definite ectoplasmatiche (che “provocano” cioè
l’occhio al limite della percettibilità visiva); l’immagine tridimensionale per Tallone è quindi un
concetto da indagare con lucidità, intelletto e proiezione; pare quasi che il maestro vada oltre l’idea
di un prodotto intellettuale puro e di osservazione per raggiungere un’immagine visionaria. Da qui
un’idea di modernità che genera una figurazione ai limiti dell’astrazione e dell’essenzialità in cui
l’artista libera un intelletto sempre lucido, presente, attento e vivace.
Non mancano però lavori in cui Tallone sembra dialogare tra la razionalità e il caos. Mi riferisco
ad opere quali “Caos”,“Tentativo di libertà” oppure “Filari” in cui l’incontro di materiali diversi,
gli “squarci”, “le ferite” che ne derivano sembrano penetrare nell’involucro materiale. Le alte
temperature producono sui materiali effetti rugginosi, sgretolamenti e talvolta perfino incisioni; pare
esserci un legame con l’arte informale e astratta; queste opere assurgono a quell’estrazione che il
Maestro realizza da anni attraverso i pannelli e i (non) colori con forme che si confondono con la
materia stessa, la terra, accentuando la precarietà dell’icona, attraverso una fragile con-fusione.
Arturo Martini asseriva che “La scultura parte dall’interno. La struttura ha una forza in sé che
la spinge verso lo spazio...” Spinte che provengono dal materiale che Tallone usa: la terra “del
passato”, testimone di un lento rimescolarsi che ancora dura. Le pressioni, le spaccature, le orme
che rimangono come segni nell’eternità dopo “la cottura” delle opere sembrano scritture che
documentano fatti accaduti milioni di anni fa. Eppure sono così contemporanee ....
Il simbolismo alchemico ha curiosamente paragonato le pietre al corpo umano; posso affermare,
senza ombra di dubbio, che Michelangelo Tallone segna ogni sua opera con un simbolo alchemico,
quello della terra.
Entrando un po’ di più nello specifico posso asserire che l’opera di Tallone sta a metà tra la mimesi
sensuale e l’invenzione visionaria dell’intelletto, sulla scia di una sconfinata fede nell’umano e
nell’umanità (così tipica in tutta la scultura italiana dall’Antelami e Wiligelmo ad oggi). In Tallone
la tragedia è bandita, il dolore è assente per assurgere ad un’idealità sensuale e ideale.
L’abbandono ai sensi, all’estasi estatica ed estetica nasce da un’idea del bello che non si imbarazza
né si compiace di citare l’antico. Lo scultore illumina il presente con i valori che la sua, la nostra
storia hanno significato e che attraverso di lui si ravvivano e rinnovano oggi e domani.
Cinzia Tesio
06
settembre 2014
Michelangelo Tallone – Sculture in bucchero
Dal 06 settembre al 12 ottobre 2014
arte contemporanea
Location
PALAZZO CIVICO MARIA CALLAS
Sirmione, Piazza Giosuè Carducci, (Brescia)
Sirmione, Piazza Giosuè Carducci, (Brescia)
Orario di apertura
giovedì e venerdì ore 10.30-12.30 e 16-19, sabato e domenica ore 10.30-13 e 15-19.30.
Vernissage
6 Settembre 2014, H 17.30
Autore
Curatore