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Michele Ardu – In Re Quieta
Il ‘pianeta’ MArte Sabato 29 Ottobre 2016, alle 19.30, presso lo Spazio MCasa, in via Cagliari 275/277, ad Oristano, presenta l’appuntamento del mese di Ottobre dal titolo ‘In Re Quieta’, con la Personale Fotografica dell’artista Michele Ardu, e in esclusiva i prodotti dell’azienda Arketipo Firenze.
Comunicato stampa
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Il progetto MArte presenta il Nono evento dal titolo ‘In Re Quieta’
Nel mese di ottobre sarà un Fotografo di eccezione il protagonista della Mostra, con “In Re Quieta”, Michele Ardu presenta il primo capitolo del suo progetto fotografico “Caddos e Cadderis”, iniziato in Sardegna nel Luglio 2014, con un racconto di immagini che gli valse il primo premio nella categoria “Eventi competitivi” al concorso Internazionale di fotografia “IPA 2015”.
Incantato ed incuriosito dalla magia del rapporto tra l'uomo ed il cavallo, decide di approfondire i suoi studi a riguardo. Negli anni a seguire, fotografa e racconta uno spaccato di questo mondo, in un singolare ed insolito percorso a ritroso, dai riflettori delle corse ippiche leggendarie dei grandi ippodromi internazionali agli eventi tradizionali e religiosi, fino alle piste polverose dei palii dell'entroterra sardo, angoli diversi dello stesso mondo dove regnano imperiosi “Caddos e Cadderis”.
Michele Ardu Testo Critico
L'evento espositivo di Novembre dello spazio MArte di Oristano è la mostra del fotografo Michele Ardu intitolata “In Re Quieta” primo capitolo del progetto “Caddos e Cadderis”, (Cavalli e Cavalieri). La loro descrizione, lucida e partecipata, va oltre i confini del doppio ritratto e individua in questo stretto rapporto un legame millenario di collaborazione che spesso arriva a definire un'unità inscindibile. Come nelle competizioni belliche del passato o nella loro sublimazione agonistica, infatti, cavallo e cavaliere formano un tutt'uno che trova soluzione simbolica nella figura mitologica del centauro, metà animale, metà uomo: la forza e l'irruenza delle pulsioni sono mitigate dalla briglia razionale, la libertà fiera è domata dalla sovranità dell'intelletto. Nelle fotografie in mostra rimane solo qualche traccia di quell'atavica subordinazione, ad esempio nella stretta possessiva delle redini che, mentre guida l'animale nella corsa, gli trasmette anche un senso di protezione oppure nelle sfide di abilità in cui è sottesa una logica di guadagno che us(ur)a strumentalmente il cavallo, ma lo può rendere oggetto di una vera e propria venerazione. La sottomissione, reale o presunta, sembra superata negli scatti di Michele Ardu e l'attenzione è focalizzata sul rapporto che lui stesso definisce "romantico", cioè su quel legame affettivo, basato sulla fiducia, che si crea tra cavallo e cavaliere. Il loro linguaggio non è solo fatto di interpretazioni, di gesti e di suoni, di intuizioni e sguardi, ma consiste soprattutto nella fisicità dei contatti e delle carezze. Una dolcezza che non contrasta col senso di forza che emana dal gruppo equestre, perché lo caratterizza nella sua specificità. È difficile guardare le opere di Michele senza che affiorino ricordi artistici del passato. Pensiamo alle variazioni sul tema di Aligi Sassu, a La sfilata di Edgar Degas che precede la competizione, alle verticali delle lance della Battaglia di San Romano, dipinta da Paolo Uccello nel '400, che diventano l'ombra dei fucili nell'Ardia di Sedilo. Michele Ardu fotografa la sua realtà con spontaneità e freschezza non scontata, da oristanese che è cresciuto con la tradizione della Sartiglia rivista e rivissuta nella nuova veste inglese e internazionale; non vuole ispirarsi ad un artista in particolare e a movimenti artistici o d'avanguardia che hanno inneggiato alla velocità, alla forza e alla vittoria creando alcuni miti dell'età contemporanea. Eppure questi sono presenti nella sua Arte, ma per assimilazione indiretta attraverso la cultura e la comunicazione visiva del Secondo Novecento, di cui Michele è figlio. E noi li riconosciamo per lo stesso motivo. Spesso le consonanze si creano anche per effetto di una personale ricerca antropologica. La ritualità della Sartiglia o del Palio di Siena, tra tradizione e superstizione, dialoga bene con i presupposti magici delle prime raffigurazioni di cavalli delle Grotte di Lascaux. Ma, in realtà, l'analisi antropologica è finalizzata alla scoperta di radici comuni del sentire, del saper fare, del vivere nella giusta prospettiva naturale, che non fa solo da cornice al ritratto del gruppo scultorio del cavallo e del cavaliere, ma gli infonde il giusto ritmo esistenziale in re quieta.
Flaminia Fanari
Nel mese di ottobre sarà un Fotografo di eccezione il protagonista della Mostra, con “In Re Quieta”, Michele Ardu presenta il primo capitolo del suo progetto fotografico “Caddos e Cadderis”, iniziato in Sardegna nel Luglio 2014, con un racconto di immagini che gli valse il primo premio nella categoria “Eventi competitivi” al concorso Internazionale di fotografia “IPA 2015”.
Incantato ed incuriosito dalla magia del rapporto tra l'uomo ed il cavallo, decide di approfondire i suoi studi a riguardo. Negli anni a seguire, fotografa e racconta uno spaccato di questo mondo, in un singolare ed insolito percorso a ritroso, dai riflettori delle corse ippiche leggendarie dei grandi ippodromi internazionali agli eventi tradizionali e religiosi, fino alle piste polverose dei palii dell'entroterra sardo, angoli diversi dello stesso mondo dove regnano imperiosi “Caddos e Cadderis”.
Michele Ardu Testo Critico
L'evento espositivo di Novembre dello spazio MArte di Oristano è la mostra del fotografo Michele Ardu intitolata “In Re Quieta” primo capitolo del progetto “Caddos e Cadderis”, (Cavalli e Cavalieri). La loro descrizione, lucida e partecipata, va oltre i confini del doppio ritratto e individua in questo stretto rapporto un legame millenario di collaborazione che spesso arriva a definire un'unità inscindibile. Come nelle competizioni belliche del passato o nella loro sublimazione agonistica, infatti, cavallo e cavaliere formano un tutt'uno che trova soluzione simbolica nella figura mitologica del centauro, metà animale, metà uomo: la forza e l'irruenza delle pulsioni sono mitigate dalla briglia razionale, la libertà fiera è domata dalla sovranità dell'intelletto. Nelle fotografie in mostra rimane solo qualche traccia di quell'atavica subordinazione, ad esempio nella stretta possessiva delle redini che, mentre guida l'animale nella corsa, gli trasmette anche un senso di protezione oppure nelle sfide di abilità in cui è sottesa una logica di guadagno che us(ur)a strumentalmente il cavallo, ma lo può rendere oggetto di una vera e propria venerazione. La sottomissione, reale o presunta, sembra superata negli scatti di Michele Ardu e l'attenzione è focalizzata sul rapporto che lui stesso definisce "romantico", cioè su quel legame affettivo, basato sulla fiducia, che si crea tra cavallo e cavaliere. Il loro linguaggio non è solo fatto di interpretazioni, di gesti e di suoni, di intuizioni e sguardi, ma consiste soprattutto nella fisicità dei contatti e delle carezze. Una dolcezza che non contrasta col senso di forza che emana dal gruppo equestre, perché lo caratterizza nella sua specificità. È difficile guardare le opere di Michele senza che affiorino ricordi artistici del passato. Pensiamo alle variazioni sul tema di Aligi Sassu, a La sfilata di Edgar Degas che precede la competizione, alle verticali delle lance della Battaglia di San Romano, dipinta da Paolo Uccello nel '400, che diventano l'ombra dei fucili nell'Ardia di Sedilo. Michele Ardu fotografa la sua realtà con spontaneità e freschezza non scontata, da oristanese che è cresciuto con la tradizione della Sartiglia rivista e rivissuta nella nuova veste inglese e internazionale; non vuole ispirarsi ad un artista in particolare e a movimenti artistici o d'avanguardia che hanno inneggiato alla velocità, alla forza e alla vittoria creando alcuni miti dell'età contemporanea. Eppure questi sono presenti nella sua Arte, ma per assimilazione indiretta attraverso la cultura e la comunicazione visiva del Secondo Novecento, di cui Michele è figlio. E noi li riconosciamo per lo stesso motivo. Spesso le consonanze si creano anche per effetto di una personale ricerca antropologica. La ritualità della Sartiglia o del Palio di Siena, tra tradizione e superstizione, dialoga bene con i presupposti magici delle prime raffigurazioni di cavalli delle Grotte di Lascaux. Ma, in realtà, l'analisi antropologica è finalizzata alla scoperta di radici comuni del sentire, del saper fare, del vivere nella giusta prospettiva naturale, che non fa solo da cornice al ritratto del gruppo scultorio del cavallo e del cavaliere, ma gli infonde il giusto ritmo esistenziale in re quieta.
Flaminia Fanari
29
ottobre 2016
Michele Ardu – In Re Quieta
Dal 29 ottobre al 24 novembre 2016
fotografia
Location
ATELIER M.O.
Oristano, Via Cagliari, 275/277, (Oristano)
Oristano, Via Cagliari, 275/277, (Oristano)
Orario di apertura
da lunedì a martedì ore 10-13 e 15-19
Vernissage
29 Ottobre 2016, h 19.30
Autore
Curatore