Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Michele Bubacco / Paolo Maggis / Josef Rainer – Essere Corpo
La mostra propone una serie di progetti site-specific ideati da tre artisti – due pittori e uno scultore – tutti con una poetica incentrata sulla corporeità che si ritrovano a dialogare insieme.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Da sempre attenta alla contemporaneità con un lavoro accurato di selezione artistica, la Kunsthalle West inaugura la mostra collettiva “ESSERE CORPO” con le opere di Michele Bubacco, Paolo Maggis e Josef Rainer. L'esposizione riguarda progetti site -specific di tre artisti, due pittori e uno scultore, tutti e tre con una poetica incentrata sulla corporeità che si ritrovano a dialogare insieme.
L'esposizione è a cura di Francesca Baboni e Stefano Taddei ed è realizzata in collaborazione con Alessandro Casciaro art gallery di Bolzano.
Michele Bubacco utilizza come punto di partenza degli ingredienti provenienti da un'altra esperienza, o da un altro medium come quello fotografico o una rielaborazione di un suo vecchio lavoro pittorico o un frammento di creta che viene successivamente modificato, immagini comunque che fanno parte del suo archivio personale. Sono ingredienti che funzionano come cardini su cui si gioca l'improvvisazione pittorica che ha come sua meta la costruzione corporale e non è mai premeditata, intendendo scardinare il linguaggio in corso per trovare una via di fuga o la rimessa in gioco del soggetto. Attraverso la tecnica dell'olio, che serve da collante per tenere insieme le varie tecniche e la fotografia, il corpo diviene la meta partendo da elementi differenti, da cancellazioni, possibilità narrative, intenzione ed intuizione. Il corpo può essere dunque sia punto di partenza che di arrivo, in mezzo al quale avviene un cambiamento di rotta e di direzione rispetto all'origine, una sorta di dirottamento e di modifica di un tracciato, un'isola su cui si va ad approdare ogni volta.
Il lavoro di Paolo Maggis riguarda l'installazione di opere di grandi dimensioni. La ricerca della nuova serie di opere nasce dalla riflessione sul corpo non come contenitore (Io ho un corpo) ma dal corpo come essenza dell'essere “Io sono corpo”. Come i corpi celesti, la materia porta intrinsecamente il proprio significato inscritto nella sua presenza. La corporeità diviene quindi intelligenza suprema che conosce se stessa e assorbe, memorizza e sintetizza l'intero cosmo e la stessa eternità, essere catalizzatore di emozioni e pensieri e coscienza stessa dell'intera umanità. L’arte di Paolo Maggis si situa nell’ambito della ricerca gestuale/astratta che utilizza la realtà come fonte sorgiva per potersi sviluppare. Seppur proveniente da una accademia realista basata sulla fedeltà alla forma del soggetto, in Maggis si nota sin dagli inizi una necessità espressiva che trascende, appunto, la correttezza formale, per trasportarla nel territorio dell’espressione astratta che oscilla tra introversione ed estroversione. L’opera é il risultato di una lotta della materia pittorica che si libera dei limiti imposti dal soggetto. La carica fortemente espressiva, autonoma, spesso ai limiti della violenza é indipendente tanto da sottrarre alla realtà le sue sembianze per poi ritrasmetterle secondo forme nuove. Ogni pennellata, ogni colore gioca un ruolo determinante per la costruzione dell’opera. La comunicazione avviene a livello epidermico prima ancora che concettuale. Il processo costruttivo dell’opera porta spesso il gesto ad un esito crudo che fa dell’energia, tenacia ed intenzione il punto cardine dell’espressione.
Josef Rainer mette al centro delle sue installazioni il corpo umano in tutte le sue forme e rivisitato da vari punti di vista. Talvolta la figura umana si presenta sotto forma di Minotauro, figura mitologica metà umana e metà bestia, accasciato in terra nella sua vulnerabilità, oppure che si tratti di un contorno umano disegnato all'interno di vecchie stampe in cui i continenti vengono mostrati come re e regine come le stampe di Heinrich Büntgens o Sebastian Münsters. Anche nell'opera in gesso che fa riferimento al Petrus Gonsalvus, nobile spagnolo appartenente alla corte di Enrico II di Francia, noto per essere affetto da ipertricosi, il busto sembra prendere vita muovendo gli occhi. Opere dunque che parlano della bellezza anche nell'imperfezione, di un'estetica legata alla corporeità anche intesa in modo differente.
L'esposizione è a cura di Francesca Baboni e Stefano Taddei ed è realizzata in collaborazione con Alessandro Casciaro art gallery di Bolzano.
Michele Bubacco utilizza come punto di partenza degli ingredienti provenienti da un'altra esperienza, o da un altro medium come quello fotografico o una rielaborazione di un suo vecchio lavoro pittorico o un frammento di creta che viene successivamente modificato, immagini comunque che fanno parte del suo archivio personale. Sono ingredienti che funzionano come cardini su cui si gioca l'improvvisazione pittorica che ha come sua meta la costruzione corporale e non è mai premeditata, intendendo scardinare il linguaggio in corso per trovare una via di fuga o la rimessa in gioco del soggetto. Attraverso la tecnica dell'olio, che serve da collante per tenere insieme le varie tecniche e la fotografia, il corpo diviene la meta partendo da elementi differenti, da cancellazioni, possibilità narrative, intenzione ed intuizione. Il corpo può essere dunque sia punto di partenza che di arrivo, in mezzo al quale avviene un cambiamento di rotta e di direzione rispetto all'origine, una sorta di dirottamento e di modifica di un tracciato, un'isola su cui si va ad approdare ogni volta.
Il lavoro di Paolo Maggis riguarda l'installazione di opere di grandi dimensioni. La ricerca della nuova serie di opere nasce dalla riflessione sul corpo non come contenitore (Io ho un corpo) ma dal corpo come essenza dell'essere “Io sono corpo”. Come i corpi celesti, la materia porta intrinsecamente il proprio significato inscritto nella sua presenza. La corporeità diviene quindi intelligenza suprema che conosce se stessa e assorbe, memorizza e sintetizza l'intero cosmo e la stessa eternità, essere catalizzatore di emozioni e pensieri e coscienza stessa dell'intera umanità. L’arte di Paolo Maggis si situa nell’ambito della ricerca gestuale/astratta che utilizza la realtà come fonte sorgiva per potersi sviluppare. Seppur proveniente da una accademia realista basata sulla fedeltà alla forma del soggetto, in Maggis si nota sin dagli inizi una necessità espressiva che trascende, appunto, la correttezza formale, per trasportarla nel territorio dell’espressione astratta che oscilla tra introversione ed estroversione. L’opera é il risultato di una lotta della materia pittorica che si libera dei limiti imposti dal soggetto. La carica fortemente espressiva, autonoma, spesso ai limiti della violenza é indipendente tanto da sottrarre alla realtà le sue sembianze per poi ritrasmetterle secondo forme nuove. Ogni pennellata, ogni colore gioca un ruolo determinante per la costruzione dell’opera. La comunicazione avviene a livello epidermico prima ancora che concettuale. Il processo costruttivo dell’opera porta spesso il gesto ad un esito crudo che fa dell’energia, tenacia ed intenzione il punto cardine dell’espressione.
Josef Rainer mette al centro delle sue installazioni il corpo umano in tutte le sue forme e rivisitato da vari punti di vista. Talvolta la figura umana si presenta sotto forma di Minotauro, figura mitologica metà umana e metà bestia, accasciato in terra nella sua vulnerabilità, oppure che si tratti di un contorno umano disegnato all'interno di vecchie stampe in cui i continenti vengono mostrati come re e regine come le stampe di Heinrich Büntgens o Sebastian Münsters. Anche nell'opera in gesso che fa riferimento al Petrus Gonsalvus, nobile spagnolo appartenente alla corte di Enrico II di Francia, noto per essere affetto da ipertricosi, il busto sembra prendere vita muovendo gli occhi. Opere dunque che parlano della bellezza anche nell'imperfezione, di un'estetica legata alla corporeità anche intesa in modo differente.
05
aprile 2019
Michele Bubacco / Paolo Maggis / Josef Rainer – Essere Corpo
Dal 05 al 21 aprile 2019
arte contemporanea
Location
KUNSTHALLE WEST
Lana, Strada Provinciale Zona Industriale Di Lana, 1/5, (Bolzano)
Lana, Strada Provinciale Zona Industriale Di Lana, 1/5, (Bolzano)
Orario di apertura
da venerdì a domenica 17.00 - 20.00.
Vernissage
5 Aprile 2019, ore 19.30
Autore
Curatore