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Michele Di Pirro – Nero Adagio
Mostra personale di Michele Di Pirro, presso l’Antica Drogheria Roteglia di Sassuolo ( Mo).
Il giovane artista, studente dell’Accademia di belle arti di Bologna, presenta opere realizzate su carta di recupero con il nero di morchia ed altri materiali di scarto.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Giovedì 17 settembre, alle ore 18.00 inaugura NERO ADAGIO la personale di Michele Di Pirro, presso l’Antica Drogheria Roteglia di Sassuolo, con il Patrocinio del Comune e della Pro Loco.
Il giovane artista, che ha già all’attivo diverse collettive, in NERO ADAGIO si confronta, attraverso materiali di uso quotidiano, con il tema del tempo, delle macchine e il loro deposito, con una narrazione di tipo diaristico, testimonianza attiva di echi e dinamiche passate.
Come si legge nella presentazione di Alessandro Mescoli “la mostra NERO ADAGIO si affianca alla centralità del tema di Festivalfilosofia 2020 sulle macchine, con una proposta espositiva collaterale. L’artista forlivese individua un’intersezione e uno spazio analogico tra il nero di morchia, prodotto residuale della lubrificazione dei macchinari (più o meno pesanti e complessi) e i liquidi linfatico – ematici, propri del corpo umano, che ne governano ogni organo e apparato. Questa linfa nera, che si muove e si forma adagio, con il tempo, è il media elettivo per questo ciclo di opere di Di Pirro”.
Le opere saranno esposte all’interno dell’Antica Drogheria Roteglia, luogo alchemico di di profumi, sedimentazioni e incontri, alle ore 18:00, con la possibilità di degustare drink offerti dalla Drogheria. Le opere rimarranno in esposizione fino a domenica 27 settembre.
Accompagna la mostra un testo critico di Alessandra Gellini.
Testo critico
Nella settimana dedicata al Festivalfilosofia 2020, incentrato sul tema delle macchine, Michele Di Pirro, con Nero Adagio, espone un ciclo di opere all’in¬terno della Drogheria Roteglia, bottega storica di Sassuolo. Luogo familiare per la vendita di generi di consumo quotidiano, si confà con le scelte poeti¬che dell’artista. Michele Di Pirro con voracità e arguzia ricerca nelle cose di uso comune, scontrini, carte, cartoni di recupero, vassoi usa e getta per cibi, locandine del supermercato, cicche di sigarette, nastro adesivo usato, morchia e chissà che altro ancora, materiali finalizzati al riutilizzo, al riciclo, al cambio d’uso per la realizzazione delle sue creazioni.
Adagio, con cura, li esamina, li seleziona, li accumula, limitatamente alla disponibilità dei materiali stessi. In questa ricerca quotidiana c’è molta intimità, emotività, affezione alle cose e agli oggetti che incontra. Dal più piccolo chiodo arrugginito, ai supporti, tutto ciò che farà parte del suo lavoro ha una sua storia, una precedente appartenenza o destinazione d’uso a cui segue, a una nuova lettura, una nuova narrazione. Tutto è in tutto senza inizio né fine. In questo processo circolare le “cose materiali” si elevano a elementi universali di un’etica del curare, non solo la persona, ma anche l’umanità e la natura. Il senso dell’economia, teso alla riduzione o all’an¬nullamento dello scarto, questo senso profondamente ecologico, lo porta a riflettere sulla possibilità effettiva di poter continuare le sue creazioni solo nella misura in cui i materiali stessi siano disponibili.
In Nero Adagio Michele Di Pirro ci presenta, in una sorta di archivio, di inventario generale nel senso calviniano, una serie di pagine del suo “rac¬conto”. Sulle pagine di cartone poroso, con spatole e mani, con direzionalità scrittografica, Michele ha adagiato la murcia, come una stampante che ottunde di nero la pagina. La murcia, termine del dialetto romagnolo per indicare la mòrchia, sedimento nerastro e grasso, in questo caso è il grasso impiega¬to nella lubrificazione di grossi macchinari. La capacità di sedimentazione della morchia, per le sue proprietà oleose, è pressoché inesauribile. Con il tempo trattiene impurità e si annerisce fino a saturazione trasformandosi in un impasto, sensuale, ricco di intrinseca sensitività, che sembra conservare al suo interno le sonorità gravi e sorde dei macchinari che l’hanno ospitata e la memoria del loro dinamismo. Un dinamismo ora nelle pagine così modellate e disposte fra staticità e movimento. La morchia, contenitore del tempo, in¬globa, trasforma, cancella il limpido lubrificante che fu e Michele ci narra adagio, inteso sia come termine agogico, di andamento e di espressione, sia come modo, con attenzione, con riflessività, memorie e trasformazioni in vista di una nuova sfida. Per ora è come se un manto scuro fosse sceso sul mondo, sull’uomo, sulle macchine. Ma Michele, attraverso questo archivio del tempo, sembra dirci che dobbiamo segnare il passo e adagio con coraggio dare valore alle cose che ci circondano, le cose umili del mondo, perché la ruota gira e la realtà e la narrazione di essa non possono che continuare il proprio corso. Come afferma la Natura in uno dei Dialoghi di Leopardi: “la vita di quest’universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione, collegate ambedue tra sé di maniera che ciascheduna serve continuamente all’altra, ed alla conservazione del mondo”.
Alessandra Gellini
Michele Di Pirro (Forlì 1995)
Si diploma al Liceo Artistico e Musicale statale e nel 2018 consegue il diploma di laurea all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Attualmente frequenta il Bien¬nio di specializzazione in Pittura-Arti Visive. Mostre collettive: PLAYING SCENIC (2017) presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna, progetto di Paolo Chiasera a cura di Carmen Lorenzetti; Che cosa senti? Le cose esistere con me (2019) presso lo spazio PVQ322 a Pievequinta (FC) a cura di Alessandra Gellini.
Il giovane artista, che ha già all’attivo diverse collettive, in NERO ADAGIO si confronta, attraverso materiali di uso quotidiano, con il tema del tempo, delle macchine e il loro deposito, con una narrazione di tipo diaristico, testimonianza attiva di echi e dinamiche passate.
Come si legge nella presentazione di Alessandro Mescoli “la mostra NERO ADAGIO si affianca alla centralità del tema di Festivalfilosofia 2020 sulle macchine, con una proposta espositiva collaterale. L’artista forlivese individua un’intersezione e uno spazio analogico tra il nero di morchia, prodotto residuale della lubrificazione dei macchinari (più o meno pesanti e complessi) e i liquidi linfatico – ematici, propri del corpo umano, che ne governano ogni organo e apparato. Questa linfa nera, che si muove e si forma adagio, con il tempo, è il media elettivo per questo ciclo di opere di Di Pirro”.
Le opere saranno esposte all’interno dell’Antica Drogheria Roteglia, luogo alchemico di di profumi, sedimentazioni e incontri, alle ore 18:00, con la possibilità di degustare drink offerti dalla Drogheria. Le opere rimarranno in esposizione fino a domenica 27 settembre.
Accompagna la mostra un testo critico di Alessandra Gellini.
Testo critico
Nella settimana dedicata al Festivalfilosofia 2020, incentrato sul tema delle macchine, Michele Di Pirro, con Nero Adagio, espone un ciclo di opere all’in¬terno della Drogheria Roteglia, bottega storica di Sassuolo. Luogo familiare per la vendita di generi di consumo quotidiano, si confà con le scelte poeti¬che dell’artista. Michele Di Pirro con voracità e arguzia ricerca nelle cose di uso comune, scontrini, carte, cartoni di recupero, vassoi usa e getta per cibi, locandine del supermercato, cicche di sigarette, nastro adesivo usato, morchia e chissà che altro ancora, materiali finalizzati al riutilizzo, al riciclo, al cambio d’uso per la realizzazione delle sue creazioni.
Adagio, con cura, li esamina, li seleziona, li accumula, limitatamente alla disponibilità dei materiali stessi. In questa ricerca quotidiana c’è molta intimità, emotività, affezione alle cose e agli oggetti che incontra. Dal più piccolo chiodo arrugginito, ai supporti, tutto ciò che farà parte del suo lavoro ha una sua storia, una precedente appartenenza o destinazione d’uso a cui segue, a una nuova lettura, una nuova narrazione. Tutto è in tutto senza inizio né fine. In questo processo circolare le “cose materiali” si elevano a elementi universali di un’etica del curare, non solo la persona, ma anche l’umanità e la natura. Il senso dell’economia, teso alla riduzione o all’an¬nullamento dello scarto, questo senso profondamente ecologico, lo porta a riflettere sulla possibilità effettiva di poter continuare le sue creazioni solo nella misura in cui i materiali stessi siano disponibili.
In Nero Adagio Michele Di Pirro ci presenta, in una sorta di archivio, di inventario generale nel senso calviniano, una serie di pagine del suo “rac¬conto”. Sulle pagine di cartone poroso, con spatole e mani, con direzionalità scrittografica, Michele ha adagiato la murcia, come una stampante che ottunde di nero la pagina. La murcia, termine del dialetto romagnolo per indicare la mòrchia, sedimento nerastro e grasso, in questo caso è il grasso impiega¬to nella lubrificazione di grossi macchinari. La capacità di sedimentazione della morchia, per le sue proprietà oleose, è pressoché inesauribile. Con il tempo trattiene impurità e si annerisce fino a saturazione trasformandosi in un impasto, sensuale, ricco di intrinseca sensitività, che sembra conservare al suo interno le sonorità gravi e sorde dei macchinari che l’hanno ospitata e la memoria del loro dinamismo. Un dinamismo ora nelle pagine così modellate e disposte fra staticità e movimento. La morchia, contenitore del tempo, in¬globa, trasforma, cancella il limpido lubrificante che fu e Michele ci narra adagio, inteso sia come termine agogico, di andamento e di espressione, sia come modo, con attenzione, con riflessività, memorie e trasformazioni in vista di una nuova sfida. Per ora è come se un manto scuro fosse sceso sul mondo, sull’uomo, sulle macchine. Ma Michele, attraverso questo archivio del tempo, sembra dirci che dobbiamo segnare il passo e adagio con coraggio dare valore alle cose che ci circondano, le cose umili del mondo, perché la ruota gira e la realtà e la narrazione di essa non possono che continuare il proprio corso. Come afferma la Natura in uno dei Dialoghi di Leopardi: “la vita di quest’universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione, collegate ambedue tra sé di maniera che ciascheduna serve continuamente all’altra, ed alla conservazione del mondo”.
Alessandra Gellini
Michele Di Pirro (Forlì 1995)
Si diploma al Liceo Artistico e Musicale statale e nel 2018 consegue il diploma di laurea all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Attualmente frequenta il Bien¬nio di specializzazione in Pittura-Arti Visive. Mostre collettive: PLAYING SCENIC (2017) presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna, progetto di Paolo Chiasera a cura di Carmen Lorenzetti; Che cosa senti? Le cose esistere con me (2019) presso lo spazio PVQ322 a Pievequinta (FC) a cura di Alessandra Gellini.
17
settembre 2020
Michele Di Pirro – Nero Adagio
Dal 17 al 27 settembre 2020
arte contemporanea
Location
ANTICA DROGHERIA ROTEGLIA
Sassuolo, Piazza Giuseppe Garibaldi, 16, (MO)
Sassuolo, Piazza Giuseppe Garibaldi, 16, (MO)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 09 -12 e 15 -19
Vernissage
17 Settembre 2020, h 18.00
Sito web
Ufficio stampa
ufficio cultura comune di Sassuolo
Autore
Curatore
Autore testo critico
Progetto grafico
Produzione organizzazione
Patrocini