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Michele Zaza – Opere / Works 1970-2016
Questa importante esposizione attraversa i passaggi salienti della ricerca espressiva di Zaza, a partire dagli esordi fino al più attuale contributo.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
FM Centro per l’Arte Contemporanea ha invitato la Galleria Giorgio Persano, che
presenta la mostra MICHELE ZAZA. Opere/Works 1970–2016 curata da Elena Re.
Questa importante esposizione attraversa i passaggi salienti della ricerca espressiva di
Zaza, a partire dagli esordi fino al più attuale contributo. L’idea curatoriale è quella di
sottolineare la centralità dell’artista, con un percorso che si proietta nel tempo presente.
Da un’opera all’altra, ciò che si mette in luce è la forza poetica di Zaza: il desiderio di
sovvertire l’opacità del quotidiano, e formulare un mondo in cui l’individuo esprime la sua
libertà attraverso la possibilità di immaginare, di auto-progettarsi, vivendo il proprio corpo
come territorio di scoperta e di continua rigenerazione.
La mostra si propone dunque come un viaggio nell’opera di Michele Zaza. A partire da un
lavoro fotografico storico, Simulazione d’incendio (1970) – il primo realizzato da Zaza. E
quindi dai successivi lavori degli anni ’70, dove la madre, il padre, la propria identità, il
rapporto con la terra e con l’origine, il senso del tempo, sono la base per un’introspezione
vera, rivoluzionaria, come Mimesi (1975) o Neo terrestre (1979) – lavori che segnano tra
l’altro la fortuna internazionale di Zaza, il rapporto con Yvon Lambert e con Leo Castelli.
Proseguendo si incontrano le opere degli anni ’80, in cui la questione del corpo arriva a
essere primaria e la figura della moglie apre a una visione del femminile profondamente
intensa sebbene eterea e sognante, come Cielo abitato (1985) – una sequenza fotografica
ma anche un bellissimo video, il primo realizzato da Zaza. E poi i lavori degli anni ’90,
come Forma sacra (1996) – lavori molto duri e spesso in bianco e nero, dove il corpo è
scultura e il volto raggiunge l’astrazione. Per arrivare agli anni 2000, alle opere più recenti,
in cui il rapporto con la figlia rilancia quella dimensione performativa che in realtà non ha
mai previsto un pubblico e che perciò Zaza stesso definisce anti-teatro, come Ritratto
magico (2005) o Paesaggio magico (2009). In queste opere spesso di grandi dimensioni,
la scena si anima nell’intimo con nuovi toni e nuove presenze, la composizione scandisce
una lettura simbolica, i volti dipinti dichiarano il loro essere icone – figure che superano
una precisa identità, per diventare espressione di un possibile universo. Come nel video
Infinito segreto (2016), un lavoro appena ultimato e che completa il percorso della mostra,
dove Zaza e la sua compagna entrano in relazione con l’idea di infinito.
Come afferma la curatrice Elena Re: «Nel lavoro di Michele Zaza il corpo disegna oggi
una nuova traiettoria e riscopre la possibilità delle sue infinite significazioni, elaborando
un’idea di libertà nell’indissolubile legame tra arte e vita. Per questo i corpi e i volti si
trasfigurano, diventano icone. Non più il padre, non più la famiglia, non più la propria
identità, ma un dialogo tra l’essere e il tempo, un’apertura percettiva verso un possibile
universo. Nella visione cosmica di Michele Zaza c’è il paesaggio dell’uomo postmoderno,
uno sguardo lirico e sospeso che non smette mai di interrogarsi».
Oltre a un ampio numero di opere, la mostra propone anche una ricca selezione di scritti,
progetti e documenti provenienti dall’Archivio dell’artista. Tanto che questa personale di
Michele Zaza è in sostanza un vero e proprio approfondimento – in linea con l’offerta
culturale che la mostra L’Inarchiviabile/The Unarchivable ha messo in moto.
Michele Zaza (Molfetta, 1948) frequenta il corso di scultura di Marino Marini presso
l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove consegue il diploma nel 1971. Si dedica
fin da subito a una ricerca espressiva condotta attraverso il mezzo fotografico e già a
partire dai primi anni ’70 fa parte della scena artistica internazionale. Nel 1972 tiene la sua
prima mostra alla Galleria Diagramma di Milano a cui seguono varie altre esposizioni
personali, tra cui nel 1973 alla Galleria Marilena Bonomo di Bari; nel 1974 alla Galleria
Massimo Minini (Banco) di Brescia; nel 1975 alla Annemarie Verna Galerie di Zurigo; nel
1976 alla Galleria Ugo Ferranti di Roma, alla Galleria Lucio Amelio di Napoli e alla Galerie
Yvon Lambert di Parigi. Nel 1977 è a New York, dove espone con Giulio Paolini al Fine
Arts Building. Nel 1980, sempre a New York, tiene una personale alla Leo Castelli Gallery.
Nello stesso anno è presente alla Biennale di Venezia con una sala personale. Nel 1981 è
invece a Parigi con una personale al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris. Tra le
collettive, nel 1977 e nel 1982 partecipa a Documenta di Kassel. Negli anni Ottanta e
Novanta espone a Parigi, al Centre Pompidou, e alla Nationalgalerie di Berlino. Nel 2000
presenta il suo lavoro al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e nel 2004 al
Cabinet des Estampes di Ginevra. Nel 2010 è nuovamente in mostra a Roma con una
personale alla Fondazione Volume! ed è esposto alla Galleria Giorgio Persano di Torino
nella collettiva Geografia senza punti cardinali. Nel 2011 è a Martina Franca alla
Fondazione Noesi e a Prato al Museo Pecci. Nel 2013 la Galleria Giorgio Persano di
Torino gli dedica una personale. Nel 2014 è in mostra alla Galleria Nazionale d’Arte
Moderna e Contemporanea di Roma. Nel 2016 FM Centro per l’Arte Contemporanea di
Milano lo espone nella collettiva L’Inarchiviabile/The Unarchivable. Le sue opere sono
conservate presso varie collezioni pubbliche, tra cui: Emanuel Hoffmann Foundation,
Öffentliche Kunstsammlung (Basilea); Pinacoteca Provinciale Corrado Giaquinto (Bari);
Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart, Collezione Egidio Marzona (Berlino);
Cabinet des Estampes du Musée d’Art et d’Histoire (Ginevra); Musée de Grenoble
(Grenoble); Museo Cantonale d’Arte (Lugano); Walker Art Center (Minneapolis); Centre
Georges Pompidou – Musée National d’Art Moderne (Parigi); Musée d’Art Moderne de la
Ville de Paris (Parigi); Fonds National d’Art Contemporain (Parigi); Fonds Régional d’Art
Contemporain Champagne-Ardenne (Reims); Galleria Nazionale d’Arte Moderna e
Contemporanea (Roma); Musée d’Art Moderne (Saint-Etienne); Graphische Sammlung –
Staatsgalerie, Collezione Rolf H. Krauss (Stoccarda); Tehran Museum of Contemporary
Art (Teheran); Musée d’Art (Toulon); Kunsthaus Zürich (Zurigo).
presenta la mostra MICHELE ZAZA. Opere/Works 1970–2016 curata da Elena Re.
Questa importante esposizione attraversa i passaggi salienti della ricerca espressiva di
Zaza, a partire dagli esordi fino al più attuale contributo. L’idea curatoriale è quella di
sottolineare la centralità dell’artista, con un percorso che si proietta nel tempo presente.
Da un’opera all’altra, ciò che si mette in luce è la forza poetica di Zaza: il desiderio di
sovvertire l’opacità del quotidiano, e formulare un mondo in cui l’individuo esprime la sua
libertà attraverso la possibilità di immaginare, di auto-progettarsi, vivendo il proprio corpo
come territorio di scoperta e di continua rigenerazione.
La mostra si propone dunque come un viaggio nell’opera di Michele Zaza. A partire da un
lavoro fotografico storico, Simulazione d’incendio (1970) – il primo realizzato da Zaza. E
quindi dai successivi lavori degli anni ’70, dove la madre, il padre, la propria identità, il
rapporto con la terra e con l’origine, il senso del tempo, sono la base per un’introspezione
vera, rivoluzionaria, come Mimesi (1975) o Neo terrestre (1979) – lavori che segnano tra
l’altro la fortuna internazionale di Zaza, il rapporto con Yvon Lambert e con Leo Castelli.
Proseguendo si incontrano le opere degli anni ’80, in cui la questione del corpo arriva a
essere primaria e la figura della moglie apre a una visione del femminile profondamente
intensa sebbene eterea e sognante, come Cielo abitato (1985) – una sequenza fotografica
ma anche un bellissimo video, il primo realizzato da Zaza. E poi i lavori degli anni ’90,
come Forma sacra (1996) – lavori molto duri e spesso in bianco e nero, dove il corpo è
scultura e il volto raggiunge l’astrazione. Per arrivare agli anni 2000, alle opere più recenti,
in cui il rapporto con la figlia rilancia quella dimensione performativa che in realtà non ha
mai previsto un pubblico e che perciò Zaza stesso definisce anti-teatro, come Ritratto
magico (2005) o Paesaggio magico (2009). In queste opere spesso di grandi dimensioni,
la scena si anima nell’intimo con nuovi toni e nuove presenze, la composizione scandisce
una lettura simbolica, i volti dipinti dichiarano il loro essere icone – figure che superano
una precisa identità, per diventare espressione di un possibile universo. Come nel video
Infinito segreto (2016), un lavoro appena ultimato e che completa il percorso della mostra,
dove Zaza e la sua compagna entrano in relazione con l’idea di infinito.
Come afferma la curatrice Elena Re: «Nel lavoro di Michele Zaza il corpo disegna oggi
una nuova traiettoria e riscopre la possibilità delle sue infinite significazioni, elaborando
un’idea di libertà nell’indissolubile legame tra arte e vita. Per questo i corpi e i volti si
trasfigurano, diventano icone. Non più il padre, non più la famiglia, non più la propria
identità, ma un dialogo tra l’essere e il tempo, un’apertura percettiva verso un possibile
universo. Nella visione cosmica di Michele Zaza c’è il paesaggio dell’uomo postmoderno,
uno sguardo lirico e sospeso che non smette mai di interrogarsi».
Oltre a un ampio numero di opere, la mostra propone anche una ricca selezione di scritti,
progetti e documenti provenienti dall’Archivio dell’artista. Tanto che questa personale di
Michele Zaza è in sostanza un vero e proprio approfondimento – in linea con l’offerta
culturale che la mostra L’Inarchiviabile/The Unarchivable ha messo in moto.
Michele Zaza (Molfetta, 1948) frequenta il corso di scultura di Marino Marini presso
l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove consegue il diploma nel 1971. Si dedica
fin da subito a una ricerca espressiva condotta attraverso il mezzo fotografico e già a
partire dai primi anni ’70 fa parte della scena artistica internazionale. Nel 1972 tiene la sua
prima mostra alla Galleria Diagramma di Milano a cui seguono varie altre esposizioni
personali, tra cui nel 1973 alla Galleria Marilena Bonomo di Bari; nel 1974 alla Galleria
Massimo Minini (Banco) di Brescia; nel 1975 alla Annemarie Verna Galerie di Zurigo; nel
1976 alla Galleria Ugo Ferranti di Roma, alla Galleria Lucio Amelio di Napoli e alla Galerie
Yvon Lambert di Parigi. Nel 1977 è a New York, dove espone con Giulio Paolini al Fine
Arts Building. Nel 1980, sempre a New York, tiene una personale alla Leo Castelli Gallery.
Nello stesso anno è presente alla Biennale di Venezia con una sala personale. Nel 1981 è
invece a Parigi con una personale al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris. Tra le
collettive, nel 1977 e nel 1982 partecipa a Documenta di Kassel. Negli anni Ottanta e
Novanta espone a Parigi, al Centre Pompidou, e alla Nationalgalerie di Berlino. Nel 2000
presenta il suo lavoro al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e nel 2004 al
Cabinet des Estampes di Ginevra. Nel 2010 è nuovamente in mostra a Roma con una
personale alla Fondazione Volume! ed è esposto alla Galleria Giorgio Persano di Torino
nella collettiva Geografia senza punti cardinali. Nel 2011 è a Martina Franca alla
Fondazione Noesi e a Prato al Museo Pecci. Nel 2013 la Galleria Giorgio Persano di
Torino gli dedica una personale. Nel 2014 è in mostra alla Galleria Nazionale d’Arte
Moderna e Contemporanea di Roma. Nel 2016 FM Centro per l’Arte Contemporanea di
Milano lo espone nella collettiva L’Inarchiviabile/The Unarchivable. Le sue opere sono
conservate presso varie collezioni pubbliche, tra cui: Emanuel Hoffmann Foundation,
Öffentliche Kunstsammlung (Basilea); Pinacoteca Provinciale Corrado Giaquinto (Bari);
Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart, Collezione Egidio Marzona (Berlino);
Cabinet des Estampes du Musée d’Art et d’Histoire (Ginevra); Musée de Grenoble
(Grenoble); Museo Cantonale d’Arte (Lugano); Walker Art Center (Minneapolis); Centre
Georges Pompidou – Musée National d’Art Moderne (Parigi); Musée d’Art Moderne de la
Ville de Paris (Parigi); Fonds National d’Art Contemporain (Parigi); Fonds Régional d’Art
Contemporain Champagne-Ardenne (Reims); Galleria Nazionale d’Arte Moderna e
Contemporanea (Roma); Musée d’Art Moderne (Saint-Etienne); Graphische Sammlung –
Staatsgalerie, Collezione Rolf H. Krauss (Stoccarda); Tehran Museum of Contemporary
Art (Teheran); Musée d’Art (Toulon); Kunsthaus Zürich (Zurigo).
26
ottobre 2016
Michele Zaza – Opere / Works 1970-2016
Dal 26 ottobre al 23 dicembre 2016
arte contemporanea
Location
FRIGORIFERI MILANESI – CENTRO PER L’ARTE CONTEMPORANEA
Milano, Via Giovanni Battista Piranesi, 10, (Milano)
Milano, Via Giovanni Battista Piranesi, 10, (Milano)
Orario di apertura
da mercoledì a sabato 14-19.30 e su appuntamento
Vernissage
26 Ottobre 2016, h 18
Autore
Curatore