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micro & Macro
Con questa mostra, composta da opere di grandi e piccole dimensioni, Soqquadro vuole esplorare il ruolo che lo spazio ha nella creazione dell’opera d’arte
Comunicato stampa
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Sabato 13 Novembre 2010 si inaugura alle ore 18.30 presso lo spazio Vista Arte e Comunicazione, in Via Ostilia 41 (zona Colosseo) a Roma, la mostra micro & MACRO degli artisti Angela Caso, Rinaldo Cirillo Giuliano Della Rovere, Silvia Infranco, Maria Carla Mancinelli, Andrea Paganini, Christian Riminucci, Irene Sanna, Andrea Zordan.
La mostra è centrata sul ruolo giocato dalla dimensione spaziale nella creazione artistica.
Soqquadro & Vista
Presentano
micro & MACRO
Mostra collettiva
DURATA: 13-26 Novembre 2010
INAUGURAZIONE: sabato 13 Novembre ore 18.30
ORARI: dal lunedì al venerdì 14.00-19.30 sabato 17.00-19.30
LUOGO: VISTA Arte e Comunicazione, Via Ostilia 41, Roma (zona Colosseo)
CURATRICE: Marina Zatta
COLLABORAZIONI: Gloria Ceschin, Gemma Guirado Robles, Yasmin Mohamed Samir,
Alessandra Parrella, Mara Valente
INFO: tel. 06.45449756, cell. 333.7330045, 349.6309004
info@vistatv.it soqquadro@interfree.it
www.soqquadro.eu
“Vista” è un centro dedicato all’arte e alla comunicazione che nasce dall’esperienza di alcuni giornalisti da sempre impegnati nell’organizzazione di eventi d’arte e cultura. Una project gallery che si rivolge ai giovani talenti esordienti, ma accoglie anche esperienze confermate all’ombra della splendida cornice del Colosseo. In questo luogo Soqquadro espone la collettiva micro & MACRO, un progetto di Marina Zatta sul ruolo dello spazio nel determinare la narrazione di un’opera d’arte.
Che cosa sarebbe la Gioconda se fosse enorme? E i quadri di Pollock se fossero minuscoli? La dimensione dell’opera è uno dei fattori importanti nella concezione narrativa dell’opera d’arte..
Sul tema ha scritto per Soqquadro un testo di riflessione Carla Melandri:
Nessuno potrebbe innamorarsi di Raskolnikov se Delitto e Castigo fosse un libello di poche pagine e, allo stesso modo, la dolcezza minimalista ed eterea di un Haiku sarebbe nulla se si trattasse di un’opera in due volumi. Le opere programmatiche della modernità, poi, si sono sempre fondate sulle loro dimensioni: Il Quarto Stato, ad esempio, ha la grandezza di un’idea rivoluzionaria che avanza, quasi a dimensione reale, a sconvolgere la quieta esistenza borghese degli osservatori; Le Demoiselle d’Avignon, invece, con la loro vastità proclamano con impertinenza e a gran voce il loro ruolo di passaggio dall’antico al moderno; le opere di Pollock sono grandi come il mondo che vi si nasconde dentro; le ultime ninfee di Monet non sono ninfee, ma disegni di una immensità vaga e indefinita. D’altro canto Impression, soleil levant di Monet o il Blaue Reiter di Kandinsky, nella loro piccolezza fisica, racchiudono una carica creativa e rivoluzionaria di violenta tensione deformante, che li ha portati a sconvolgere tutti i canoni precostituiti di pittura dando vita- e nome- ai rispettivi movimenti artistici. Guernica è di una dimensione direttamente proporzionale all’orrore che denuncia, uno spazio immenso in cui l’esplosione è portata dentro la forma, ripetendola all’infinito sulla tela. Ma succede a volte che infinitamente piccolo e infinitamente grande si possano incontrare in opere come La Grand-Jatte di Seurat i cui i puntini, rappresentanti di un infinito microscopico, si uniscono a creare un universo iconografico macroscopico. Micro e macro come dichiarazioni di poetica, dunque, come politica, come rivoluzione, come due componenti dello stesso universo.”
Il critico Fulvio Masciangioli è stato testimone della nascita di Angela Caso come pittrice e ha maturato la convinzione che i suoi quadri andrebbero visti in sequenza, sia per chiarire lo sviluppo della sua arte sia perché vi è in essi una unità nel racconto formale e una linearità di ispirazione. Questo linguaggio essenziale, ma sapiente e raffinato, sembra voler trovare il modo di uscire dal chiuso della coscienza per manifestarsi in una sintesi formale e poetica. Angela trova nel suo linguaggio un senso che evidenzia una forma interna e una semplificazione dell'immagine e del colore.
La ricerca pittorica dell’artista Rinaldo Cirillo si basa sul valore energetico del segno-colore, che attraverso una forte gestualità vuole comunicare emozioni cromatiche sensazioni, anche violente e drammatiche,in opposizione ad un mondo troppo spesso sterile e razionale. La mente e il ragionamento accompagnano il suo sentire e i suoi personaggi dell'inconscio,costruiscono loro la strada per dare via libera al gesto e all'idea, in una reciproca conjunctio.
L’artista Giuliano Della Rovere spiega il pensiero delle sue opere in questo modo: “Sgretolamento molecolare..questo è quello che avviene oggi a livello fisico e psichico, dunque la perdita di qual si voglia etica..e da qui nasce il mio interesse per il “patologico”.. forse l’unica vera visione stimolante che merita questo millennio..”
Silvia Infranco, attraverso l’opera “Lunazione”, parla di una realtà alternativa, ovattata che pervade silenziosamente la memoria. L’identità di una carta consunta, isolata racconta un vissuto ancora emotivo, ma ormai fluttuante verso una dimensione di calma profondità. Si tratteggia una soffusa e armonica compenetrazione di forme. L’opera “Antigone”, al contrario, suscita meraviglia ed eleganza. L’artista, in tutti i suoi quadri, possiede la capacità di attualizzare il pensiero di un evento con linee che, seguendo ritmi musicali, si scompongono e si affiancano portando le nostre sensazioni verso un universo in cui l’uomo è assente.
Per Maria Carla Mancinelli il senso della sua arte è quello dell’astrazione, della distanza, della diversità, ma anche della rinascita. Tutto rinasce dalle proprie ceneri e i corpi stilizzati degli uomini sopravvissuti, come terminali nervosi di una sensibilità estrema, si muovono verso il cielo, alla ricerca di sensazioni che superano il comune sentire. I corpi e le cose sono proiettati verso l’alto, alla ricerca di una condizione “ulteriore” che oltrepassa la natura terrena. E’ un’umanità essenziale, di cui rimangono l’anima e il cuore.
Andrea Paganini cifra le sue memorie con un’economia di elementi che diventa crittogramma blindato, inespugnabile senza il suo intervento. Comunica con un segno primitivo, spoglio, oscuro. Fra la materia amorfa affiorano simboli ricorrenti. Il caos, la sporcatura, l’assenza di struttura. L’informe. La materia allo stato primario, sovrapposta, graffiata, miscelata in una gamma di colori ed impressioni fra l’organico e l’aleatorio.
La capacità di osservare, scomporre e rielaborare textures naturali è parte integrante del percorso evolutivo di Christian Riminucci. Cortecce, foglie e pietre ricostruite su tela attraverso tessuti inamidati mescolati a smalti e colori naturali fanno di MATERIA una collezione con un passato ed un presente molto forte e, automaticamente, in continuo divenire. Fortemente influenzato dall’informalità dell’artista Alberto Burri e dal significato più intimo di questa corrente artistica, Christian si immedesima nei suoi bassorilievi con tutto il suo essere ponendo l’accento sulle diverse fasi di lavorazione quasi prescindendo dal significato specifico dell’opera. L’arte di Christian va osservata, ascoltata e toccata se si vuol cogliere il senso più intimo di essa. “La pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto”. P. Picasso.
Irene Sanna, attraverso le sue opere, vuole farci capire che Dio non si sente o si vede solo in una chiesa, Dio si vede anche nella natura. L’artista crede negli aspetti più semplici della vita umana, nei rapporti tra uomo e natura. Le tinte accese e vibranti stese sulla tela con forza fanno nascere un giardino di colori che cambiano in continuazione tonalità e vogliono raccontare l'infinito e l'eterno. La sua avventura pittorica è parallela al suo stato emotivo. Quando dipinge, spiega Irene, le emozioni guidano la sua mano, i tocchi e le gestualità diventano sempre più spontanei, gli accostamenti di colore si fanno sempre più contrastanti e l'emozione si tramuta in pittura!
Infine Andrea Zordan attraverso la sua “Illusione” vuole mettere in evidenza come le eccessive aspettative che ci vengono caricate cozzino a volte con la vita reale, causandoci conseguentemente uno stato di continua insicurezza e sfiducia. Con l’opera “L’Idea”, invece, ha voluto rappresentare come le esperienze di vita e la società che ci circonda fanno fluttuare e modificare il pensiero dell’uomo rendendolo sempre unico e imprevedibile. L’unicità e l’imprevedibilità sono secondo l’artista il carburante del vivere libero.
La mostra è centrata sul ruolo giocato dalla dimensione spaziale nella creazione artistica.
Soqquadro & Vista
Presentano
micro & MACRO
Mostra collettiva
DURATA: 13-26 Novembre 2010
INAUGURAZIONE: sabato 13 Novembre ore 18.30
ORARI: dal lunedì al venerdì 14.00-19.30 sabato 17.00-19.30
LUOGO: VISTA Arte e Comunicazione, Via Ostilia 41, Roma (zona Colosseo)
CURATRICE: Marina Zatta
COLLABORAZIONI: Gloria Ceschin, Gemma Guirado Robles, Yasmin Mohamed Samir,
Alessandra Parrella, Mara Valente
INFO: tel. 06.45449756, cell. 333.7330045, 349.6309004
info@vistatv.it soqquadro@interfree.it
www.soqquadro.eu
“Vista” è un centro dedicato all’arte e alla comunicazione che nasce dall’esperienza di alcuni giornalisti da sempre impegnati nell’organizzazione di eventi d’arte e cultura. Una project gallery che si rivolge ai giovani talenti esordienti, ma accoglie anche esperienze confermate all’ombra della splendida cornice del Colosseo. In questo luogo Soqquadro espone la collettiva micro & MACRO, un progetto di Marina Zatta sul ruolo dello spazio nel determinare la narrazione di un’opera d’arte.
Che cosa sarebbe la Gioconda se fosse enorme? E i quadri di Pollock se fossero minuscoli? La dimensione dell’opera è uno dei fattori importanti nella concezione narrativa dell’opera d’arte..
Sul tema ha scritto per Soqquadro un testo di riflessione Carla Melandri:
Nessuno potrebbe innamorarsi di Raskolnikov se Delitto e Castigo fosse un libello di poche pagine e, allo stesso modo, la dolcezza minimalista ed eterea di un Haiku sarebbe nulla se si trattasse di un’opera in due volumi. Le opere programmatiche della modernità, poi, si sono sempre fondate sulle loro dimensioni: Il Quarto Stato, ad esempio, ha la grandezza di un’idea rivoluzionaria che avanza, quasi a dimensione reale, a sconvolgere la quieta esistenza borghese degli osservatori; Le Demoiselle d’Avignon, invece, con la loro vastità proclamano con impertinenza e a gran voce il loro ruolo di passaggio dall’antico al moderno; le opere di Pollock sono grandi come il mondo che vi si nasconde dentro; le ultime ninfee di Monet non sono ninfee, ma disegni di una immensità vaga e indefinita. D’altro canto Impression, soleil levant di Monet o il Blaue Reiter di Kandinsky, nella loro piccolezza fisica, racchiudono una carica creativa e rivoluzionaria di violenta tensione deformante, che li ha portati a sconvolgere tutti i canoni precostituiti di pittura dando vita- e nome- ai rispettivi movimenti artistici. Guernica è di una dimensione direttamente proporzionale all’orrore che denuncia, uno spazio immenso in cui l’esplosione è portata dentro la forma, ripetendola all’infinito sulla tela. Ma succede a volte che infinitamente piccolo e infinitamente grande si possano incontrare in opere come La Grand-Jatte di Seurat i cui i puntini, rappresentanti di un infinito microscopico, si uniscono a creare un universo iconografico macroscopico. Micro e macro come dichiarazioni di poetica, dunque, come politica, come rivoluzione, come due componenti dello stesso universo.”
Il critico Fulvio Masciangioli è stato testimone della nascita di Angela Caso come pittrice e ha maturato la convinzione che i suoi quadri andrebbero visti in sequenza, sia per chiarire lo sviluppo della sua arte sia perché vi è in essi una unità nel racconto formale e una linearità di ispirazione. Questo linguaggio essenziale, ma sapiente e raffinato, sembra voler trovare il modo di uscire dal chiuso della coscienza per manifestarsi in una sintesi formale e poetica. Angela trova nel suo linguaggio un senso che evidenzia una forma interna e una semplificazione dell'immagine e del colore.
La ricerca pittorica dell’artista Rinaldo Cirillo si basa sul valore energetico del segno-colore, che attraverso una forte gestualità vuole comunicare emozioni cromatiche sensazioni, anche violente e drammatiche,in opposizione ad un mondo troppo spesso sterile e razionale. La mente e il ragionamento accompagnano il suo sentire e i suoi personaggi dell'inconscio,costruiscono loro la strada per dare via libera al gesto e all'idea, in una reciproca conjunctio.
L’artista Giuliano Della Rovere spiega il pensiero delle sue opere in questo modo: “Sgretolamento molecolare..questo è quello che avviene oggi a livello fisico e psichico, dunque la perdita di qual si voglia etica..e da qui nasce il mio interesse per il “patologico”.. forse l’unica vera visione stimolante che merita questo millennio..”
Silvia Infranco, attraverso l’opera “Lunazione”, parla di una realtà alternativa, ovattata che pervade silenziosamente la memoria. L’identità di una carta consunta, isolata racconta un vissuto ancora emotivo, ma ormai fluttuante verso una dimensione di calma profondità. Si tratteggia una soffusa e armonica compenetrazione di forme. L’opera “Antigone”, al contrario, suscita meraviglia ed eleganza. L’artista, in tutti i suoi quadri, possiede la capacità di attualizzare il pensiero di un evento con linee che, seguendo ritmi musicali, si scompongono e si affiancano portando le nostre sensazioni verso un universo in cui l’uomo è assente.
Per Maria Carla Mancinelli il senso della sua arte è quello dell’astrazione, della distanza, della diversità, ma anche della rinascita. Tutto rinasce dalle proprie ceneri e i corpi stilizzati degli uomini sopravvissuti, come terminali nervosi di una sensibilità estrema, si muovono verso il cielo, alla ricerca di sensazioni che superano il comune sentire. I corpi e le cose sono proiettati verso l’alto, alla ricerca di una condizione “ulteriore” che oltrepassa la natura terrena. E’ un’umanità essenziale, di cui rimangono l’anima e il cuore.
Andrea Paganini cifra le sue memorie con un’economia di elementi che diventa crittogramma blindato, inespugnabile senza il suo intervento. Comunica con un segno primitivo, spoglio, oscuro. Fra la materia amorfa affiorano simboli ricorrenti. Il caos, la sporcatura, l’assenza di struttura. L’informe. La materia allo stato primario, sovrapposta, graffiata, miscelata in una gamma di colori ed impressioni fra l’organico e l’aleatorio.
La capacità di osservare, scomporre e rielaborare textures naturali è parte integrante del percorso evolutivo di Christian Riminucci. Cortecce, foglie e pietre ricostruite su tela attraverso tessuti inamidati mescolati a smalti e colori naturali fanno di MATERIA una collezione con un passato ed un presente molto forte e, automaticamente, in continuo divenire. Fortemente influenzato dall’informalità dell’artista Alberto Burri e dal significato più intimo di questa corrente artistica, Christian si immedesima nei suoi bassorilievi con tutto il suo essere ponendo l’accento sulle diverse fasi di lavorazione quasi prescindendo dal significato specifico dell’opera. L’arte di Christian va osservata, ascoltata e toccata se si vuol cogliere il senso più intimo di essa. “La pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto”. P. Picasso.
Irene Sanna, attraverso le sue opere, vuole farci capire che Dio non si sente o si vede solo in una chiesa, Dio si vede anche nella natura. L’artista crede negli aspetti più semplici della vita umana, nei rapporti tra uomo e natura. Le tinte accese e vibranti stese sulla tela con forza fanno nascere un giardino di colori che cambiano in continuazione tonalità e vogliono raccontare l'infinito e l'eterno. La sua avventura pittorica è parallela al suo stato emotivo. Quando dipinge, spiega Irene, le emozioni guidano la sua mano, i tocchi e le gestualità diventano sempre più spontanei, gli accostamenti di colore si fanno sempre più contrastanti e l'emozione si tramuta in pittura!
Infine Andrea Zordan attraverso la sua “Illusione” vuole mettere in evidenza come le eccessive aspettative che ci vengono caricate cozzino a volte con la vita reale, causandoci conseguentemente uno stato di continua insicurezza e sfiducia. Con l’opera “L’Idea”, invece, ha voluto rappresentare come le esperienze di vita e la società che ci circonda fanno fluttuare e modificare il pensiero dell’uomo rendendolo sempre unico e imprevedibile. L’unicità e l’imprevedibilità sono secondo l’artista il carburante del vivere libero.
13
novembre 2010
micro & Macro
Dal 13 al 26 novembre 2010
arte contemporanea
Location
VISTA CENTRO D’ARTE
Roma, Via Ostilia, 41, (Roma)
Roma, Via Ostilia, 41, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 14.00/19.30 - sabato 17.00/19.30
Vernissage
13 Novembre 2010, ore 18.30
Autore
Curatore