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micro & MACRO
25 artisti contemporanei, ciascuno con due opere, una di piccole ed una di grandi dimensioni
Comunicato stampa
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Ritorna Soqquadro. Fermate della metropolitana, Autobus, Carceri, le possibilità di spazi espositivi non hanno confini. Questa volta siamo presenti con una grande mostra collettiva d’arte al Museo Storico della Fanteria. L’attenzione dell’esposizione è centrata sul tema della dimensione nell’arte; abbiamo chiesto ad un eterogeneo gruppo di artisti, disuniti tra loro per stile e ricerca, di partorire delle opere con una ben definita spazialità, con misure all’interno delle quali agire. La mostra vuole evidenziare il ruolo giocato dalle misure micro & MACRO nella realizzazione di un lavoro artistico. La decisione di esporre stili diversi (astratto, informale, figurativo…) sottolinea la forza esplorativa della ricerca e crea un percorso visuale stimolante. Il Museo, rinnovato nei suoi spazi esterni, accogliendo nel suo interno ottocentesco un flusso di energia artistica contemporanea, incoraggia lo spettatore a riflessioni stimolanti sulla funzione dell’elemento spaziale e ambientale.
Marco Antonio Abbagnara: il suo lavoro si evolve intorno ad una ricerca informale/figurativa che tocca i temi dell’attualità. In quest’esposizione espone un grande lavoro in tela dorata con filo spinato elaborato come denuncia alla schiavitù delle guerre ed un opera ricavata da radiografie di crani umani.
Marina Baciocchi: persegue la linea di una ricerca astratto-informale di alta qualità. I suoi lavori vengono realizzati attraverso un sapiente uso della materia che esplora con elaborazioni tecniche inusuali per la pittura.
Andrea Bartolucci: artista giovanissimo esplora i diversi universi della materia passando da sculture realizzate in ceramica, alle atmosfere del pastello, fino quadri che, con micro disegni ripetuti in forma ossessiva, invadono lo spazio della tela.
Marco Barucco: crea percorsi maniacali sia nella realizzazione iperrealista ed estremamente curata del dettaglio che viene reso esplicativo all’ennesima potenza, sia nelle tematiche narrate che nelle evocazioni che richiamano i percorsi dell’inconscio.
Mariachiara Bianchi: i lavori, spesso monocromi, della Bianchi indagano sull’utilizzo di una materia densa, che spesso deborda dallo spazio dimensionale dell’opera attraverso interventi di sostanze aggiunte (sassi, legni…)
Daria Calvelli: il regista Marco Bellocchio di lei dice: “Sono quadri che mi piacciono molto… dirò che sono belli per una facilità-felicità naturale che si riconosce soprattutto nel colore. Nella forma del colore, nell’accostamento dei colori, nella vivezza, nella densità; Nel colorare d’istinto e senza pensarci un momento…”
Laura Candy attraverso un utilizzo del dripping o delle tamponature sulla tela racconta un astrattismo potente fatto di segni che rappresentano l’esplorazione-espressione del ritmo dell’anima dell’artista, alla ricerca di un ordine creato attraverso il contenimento del caos.
Valentino Carboni: sfrutta le potenzialità espressive dei materiali più diversi come sacchi di iuta, ritagli di giornali, ferri industriali, su cui sono ben evidenti le sedimentazioni del tempo. Nelle sue opere sono inglobati questi ed altri elementi che forzano i limiti della tela per trasformarla tridimensionalmente.
Angelo De Boni: usa lo spazio della tela ragionando al di là della sua dimensione, invadendo l’esterno con piccoli segni, quasi delle orme lasciate da pezzi di cose su campi monocromatici. L’effetto è altamente concettuale, crea un racconto denso, che emerge da esplodenti rossi o luminosissimi bianchi.
Stefano Demuro: le sue sculture hanno un segno informale; sono possenti nella loro lotta con lo spazio, anche nelle piccole dimensioni e, sebbene divaghino tra diverse materie, ruotano costantemente nella dimensione della pietra e dei suoi derivati.
Gigliola Granella: le sue opere, improntate su una figurazione espressionista, esplodono nello spazio della tela con segni di colore veloce, forte, determinato, che rapiscono lo spettatore trascinandolo verso un universo di empatia con i sentimenti dell’artista.
Giovanni Mangiacapra: lavora sulla gestualità astratta; la sua tecnica è collegata alla sapienza del colore e delle sue possibili espressioni; il senso impresso dalla mano dell’artista sottolinea la forza dei contrasti tonali utilizzati da Mangiacapra con l’energia e la dinamica proprie del ritmo musicale.
Sara Dragani ci racconta Caterina Morelli: “Una finestra dalle lunghe tende. Una sedia a dondolo, e l’armadio accanto ad essa. Oggetti e arredamenti, rapiti dagli interni delle mura domestiche. Ma nessun ordine gerarchico intende imporsi all’occhio: filo, segno a matita, vernice e pittura ad olio intraprendono una convivenza serena e scevra da intenti prevaricatori.
Marisa Muzi: le opere della Muzi nascono vincolate alla materia; la pittrice ha esplorato interventi di sostanze anomale che si mescolano al colore, fino ad arrivare al bianco assoluto per lasciar esprimere in totale libertà l’energia materica ed un segno figurativo che arriva a sfiorare l’astratto.
Saro Puma: ci immerge in una vera e propria dimensione informale; materie dense e pastose, colori che dominano la scena dello spazio circostante. Puma ci trasmette con le sue tele una sensazione di mondo rurale, arcaico, antropomorfo, che richiama i nostri sensi a rivivere qualcosa di remoto che è dentro di noi, seppellito nell’inconscio collettivo dell’umanità.
Gerardo Russo: partendo dalle grandi esperienze modulari dell’arte astratta, Russo ha creato un suo segno-modulo, legato ad una visione antropomorfa ed al contempo evoluta della pittura. Un’astrazione che cerca nel geroglifico la sua essenza, nelle radici arcaiche dell’uomo la sua attualità.
Anna Salvati: il ritmo ad onda è espresso negli ultimi lavori attraverso la monocromia. Le pennellate ad olio divengono segni circolari, curvilinei, riccioli dalle leggere risonanze decò, fino a riempire la tela raccontando, con un segno astratto, paesaggi ed atmosfere immaginifici.
Angela Scappaticci: per lei una sola parola: “Materia”. Di materia solida e invadente dello spazio, contrapposta a parti più impalpabili della tela, sono fatti i suoi lavori. La maestria dell’artista riesce ad “ammucchiare” in un angolo della tela un insieme di spessori che si contrappongono al resto lasciato quasi senza rilievi in una ricerca di affinità contrastanti.
Pietro Spadafina: unico tra gli espositori ad aver elaborato le sue opere sul tema dei soldati, dedicando il suo lavoro al museo che ospita l’evento. Dietro il suo lavoro pittorico fatto di spazi uniformi di colore, si coniugano alcuni segni geometrico/astratti con paesaggi da cui traspare un interesse per il surreale ed il sogno.
Giada Tarroni: la forza di corpi femminili che invadono la tela, pensati in una visione espressiva drammatica alla Egon Schiele, caratterizza il lavoro della Tarroni; con colori forti dai netti contrasti, che raggiungono anche il bianco e nero, la pittrice sottolinea l’energia emanata dalle sue creature.
Marcello Trabucco: le sue opere si fondano sulla contrapposizione tra le due e le tre ridimensioni dello spazio. Con opere fatte di legno colorato, Trabucco realizza lavori esposti come superfici piane, ma che hanno in se fin dalla loro origine la forza invadente della tridimensionalità.
Gloria Tranchida: il suo lavoro si evolve nelle tematiche legate all'ambiente e all'ecosostenibilità attraverso una tecnica materica che utilizza carta e cartone riciclati. Questi materiali, salvati dalla morte, trovano nei suoi quadri nuova vita e nuova dignità; i colori metallici e l’oro usati nelle creazioni enfatizzano questa preziosità dimenticata che si vuol far riemergere ed evidenziare.
Lavinia Tucciarelli: tutto il suo lavoro è esprimibile in una sola espressione: Informale. La sua visione del mondo è fantastica, il suo sguardo meravigliato, assetato di novità e curiosità. Di tutto il sommovimento della sua anima Lavinia, quando dipinge non trattiene nulla, lascia che il suo sentire esploda sulle tele, con ampi movimenti di catarsi liberatoria.
Chiara Venturini: il suo figurativo è pensato in una visione personalizzata attraverso cui l’artista si appropria totalmente della sua ricerca poetica. Sfiora il surrealismo, ma solo nella misura in cui esplora paesaggi fiabeschi elaborati alla ricerca di segni simbolici.
Antonio Verdone: il lavoro di Verdone assembla materie trovate, “objet trouve” che creano un unicum di atmosfere magiche, rituali, ancestrali, tese a rivelare l’enigmatico del mondo. Lo stesso artista nel suo manifesto teoretico parla di un “Neo – infantilismo” e di “Testamento etno-dadaista di un vagabondo” puntando nel suo rapporto con lo spettatore sulla simultaneità del racconto delle sue opere.
Marco Antonio Abbagnara: il suo lavoro si evolve intorno ad una ricerca informale/figurativa che tocca i temi dell’attualità. In quest’esposizione espone un grande lavoro in tela dorata con filo spinato elaborato come denuncia alla schiavitù delle guerre ed un opera ricavata da radiografie di crani umani.
Marina Baciocchi: persegue la linea di una ricerca astratto-informale di alta qualità. I suoi lavori vengono realizzati attraverso un sapiente uso della materia che esplora con elaborazioni tecniche inusuali per la pittura.
Andrea Bartolucci: artista giovanissimo esplora i diversi universi della materia passando da sculture realizzate in ceramica, alle atmosfere del pastello, fino quadri che, con micro disegni ripetuti in forma ossessiva, invadono lo spazio della tela.
Marco Barucco: crea percorsi maniacali sia nella realizzazione iperrealista ed estremamente curata del dettaglio che viene reso esplicativo all’ennesima potenza, sia nelle tematiche narrate che nelle evocazioni che richiamano i percorsi dell’inconscio.
Mariachiara Bianchi: i lavori, spesso monocromi, della Bianchi indagano sull’utilizzo di una materia densa, che spesso deborda dallo spazio dimensionale dell’opera attraverso interventi di sostanze aggiunte (sassi, legni…)
Daria Calvelli: il regista Marco Bellocchio di lei dice: “Sono quadri che mi piacciono molto… dirò che sono belli per una facilità-felicità naturale che si riconosce soprattutto nel colore. Nella forma del colore, nell’accostamento dei colori, nella vivezza, nella densità; Nel colorare d’istinto e senza pensarci un momento…”
Laura Candy attraverso un utilizzo del dripping o delle tamponature sulla tela racconta un astrattismo potente fatto di segni che rappresentano l’esplorazione-espressione del ritmo dell’anima dell’artista, alla ricerca di un ordine creato attraverso il contenimento del caos.
Valentino Carboni: sfrutta le potenzialità espressive dei materiali più diversi come sacchi di iuta, ritagli di giornali, ferri industriali, su cui sono ben evidenti le sedimentazioni del tempo. Nelle sue opere sono inglobati questi ed altri elementi che forzano i limiti della tela per trasformarla tridimensionalmente.
Angelo De Boni: usa lo spazio della tela ragionando al di là della sua dimensione, invadendo l’esterno con piccoli segni, quasi delle orme lasciate da pezzi di cose su campi monocromatici. L’effetto è altamente concettuale, crea un racconto denso, che emerge da esplodenti rossi o luminosissimi bianchi.
Stefano Demuro: le sue sculture hanno un segno informale; sono possenti nella loro lotta con lo spazio, anche nelle piccole dimensioni e, sebbene divaghino tra diverse materie, ruotano costantemente nella dimensione della pietra e dei suoi derivati.
Gigliola Granella: le sue opere, improntate su una figurazione espressionista, esplodono nello spazio della tela con segni di colore veloce, forte, determinato, che rapiscono lo spettatore trascinandolo verso un universo di empatia con i sentimenti dell’artista.
Giovanni Mangiacapra: lavora sulla gestualità astratta; la sua tecnica è collegata alla sapienza del colore e delle sue possibili espressioni; il senso impresso dalla mano dell’artista sottolinea la forza dei contrasti tonali utilizzati da Mangiacapra con l’energia e la dinamica proprie del ritmo musicale.
Sara Dragani ci racconta Caterina Morelli: “Una finestra dalle lunghe tende. Una sedia a dondolo, e l’armadio accanto ad essa. Oggetti e arredamenti, rapiti dagli interni delle mura domestiche. Ma nessun ordine gerarchico intende imporsi all’occhio: filo, segno a matita, vernice e pittura ad olio intraprendono una convivenza serena e scevra da intenti prevaricatori.
Marisa Muzi: le opere della Muzi nascono vincolate alla materia; la pittrice ha esplorato interventi di sostanze anomale che si mescolano al colore, fino ad arrivare al bianco assoluto per lasciar esprimere in totale libertà l’energia materica ed un segno figurativo che arriva a sfiorare l’astratto.
Saro Puma: ci immerge in una vera e propria dimensione informale; materie dense e pastose, colori che dominano la scena dello spazio circostante. Puma ci trasmette con le sue tele una sensazione di mondo rurale, arcaico, antropomorfo, che richiama i nostri sensi a rivivere qualcosa di remoto che è dentro di noi, seppellito nell’inconscio collettivo dell’umanità.
Gerardo Russo: partendo dalle grandi esperienze modulari dell’arte astratta, Russo ha creato un suo segno-modulo, legato ad una visione antropomorfa ed al contempo evoluta della pittura. Un’astrazione che cerca nel geroglifico la sua essenza, nelle radici arcaiche dell’uomo la sua attualità.
Anna Salvati: il ritmo ad onda è espresso negli ultimi lavori attraverso la monocromia. Le pennellate ad olio divengono segni circolari, curvilinei, riccioli dalle leggere risonanze decò, fino a riempire la tela raccontando, con un segno astratto, paesaggi ed atmosfere immaginifici.
Angela Scappaticci: per lei una sola parola: “Materia”. Di materia solida e invadente dello spazio, contrapposta a parti più impalpabili della tela, sono fatti i suoi lavori. La maestria dell’artista riesce ad “ammucchiare” in un angolo della tela un insieme di spessori che si contrappongono al resto lasciato quasi senza rilievi in una ricerca di affinità contrastanti.
Pietro Spadafina: unico tra gli espositori ad aver elaborato le sue opere sul tema dei soldati, dedicando il suo lavoro al museo che ospita l’evento. Dietro il suo lavoro pittorico fatto di spazi uniformi di colore, si coniugano alcuni segni geometrico/astratti con paesaggi da cui traspare un interesse per il surreale ed il sogno.
Giada Tarroni: la forza di corpi femminili che invadono la tela, pensati in una visione espressiva drammatica alla Egon Schiele, caratterizza il lavoro della Tarroni; con colori forti dai netti contrasti, che raggiungono anche il bianco e nero, la pittrice sottolinea l’energia emanata dalle sue creature.
Marcello Trabucco: le sue opere si fondano sulla contrapposizione tra le due e le tre ridimensioni dello spazio. Con opere fatte di legno colorato, Trabucco realizza lavori esposti come superfici piane, ma che hanno in se fin dalla loro origine la forza invadente della tridimensionalità.
Gloria Tranchida: il suo lavoro si evolve nelle tematiche legate all'ambiente e all'ecosostenibilità attraverso una tecnica materica che utilizza carta e cartone riciclati. Questi materiali, salvati dalla morte, trovano nei suoi quadri nuova vita e nuova dignità; i colori metallici e l’oro usati nelle creazioni enfatizzano questa preziosità dimenticata che si vuol far riemergere ed evidenziare.
Lavinia Tucciarelli: tutto il suo lavoro è esprimibile in una sola espressione: Informale. La sua visione del mondo è fantastica, il suo sguardo meravigliato, assetato di novità e curiosità. Di tutto il sommovimento della sua anima Lavinia, quando dipinge non trattiene nulla, lascia che il suo sentire esploda sulle tele, con ampi movimenti di catarsi liberatoria.
Chiara Venturini: il suo figurativo è pensato in una visione personalizzata attraverso cui l’artista si appropria totalmente della sua ricerca poetica. Sfiora il surrealismo, ma solo nella misura in cui esplora paesaggi fiabeschi elaborati alla ricerca di segni simbolici.
Antonio Verdone: il lavoro di Verdone assembla materie trovate, “objet trouve” che creano un unicum di atmosfere magiche, rituali, ancestrali, tese a rivelare l’enigmatico del mondo. Lo stesso artista nel suo manifesto teoretico parla di un “Neo – infantilismo” e di “Testamento etno-dadaista di un vagabondo” puntando nel suo rapporto con lo spettatore sulla simultaneità del racconto delle sue opere.
10
novembre 2006
micro & MACRO
Dal 10 al 24 novembre 2006
arte contemporanea
Location
MUSEO STORICO DELLA FANTERIA
Roma, Piazza Di Santa Croce In Gerusalemme, 9, (Roma)
Roma, Piazza Di Santa Croce In Gerusalemme, 9, (Roma)
Orario di apertura
DAL LUNEDI’ AL VENERDI’ 9.00/16.00 CHIUSO SABATO E DOMENICA SABATO 11 NOVEMBRE APERTURA STRAORDINARIA DALLE 9.00 ALLE 13.00
Vernissage
10 Novembre 2006, ore 18.30
Autore
Curatore