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Milano ’64. Ferruccio Malandrini, fotografo a Milano
In mostra a Follonica 70 scatti inediti del fotografo toscano Ferruccio Malandrini, realizzati a Milano dall’aprile al dicembre del 1964: la città vista nei volti dei milanesi e degli immigrati, la “città che sale” delle periferie, il boom economico, l’anima nascosta delle strade.
Comunicato stampa
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L'esposizione, curata da Michele Fucich e Sandro Petri per Textus Associazione Culturale con il contributo del Comune di Follonica, consolida l'interesse della città e della Pinacoteca civica per la fotografia e svela al pubblico il primo, inedito nucleo di un reportage più ampio che il suo autore, fra i protagonisti della cultura fotografica italiana a vari livelli, ha realizzato a Milano nel 1964.
Ferruccio Malandrini, nato a Colle val d'Elsa nel 1930, “migra” a Milano nel cuore di un decennio chiave del secondo dopoguerra italiano, lavorando per nove mesi come fotografo “free lance” presso l'agenzia fotografica de “L'Unità”. Dopo quest'esperienza farà ritorno nella sua natia Toscana, per lavorare nei decenni seguenti come fotografo, curatore di mostre e pubblicazioni fotografiche fra Siena e Firenze, dove dal 1979 inizierà una lunga collaborazione con la Fratelli Alinari e si affermerà come uno dei principali collezionisti italiani di fotografia.
Già mito collettivo, epicentro di trasformazioni repentine, rinnovamenti artistici e grandi contrasti sociali negli anni centrali del boom economico, Milano è colta dall'obiettivo di Malandrini attimo per attimo e senza idee preconcette: uno guardo su aspetti umani ed antropologici, architettonici e urbanistici che ne svela il volto già allora composito e stratificato, anticamera delle trasformazioni a venire nei decenni seguenti.
È il ritratto della Milano che in quegli anni contava 25 musei, 35 biblioteche, 60 gallerie d'arte, 80 case editrici, la città dei teatri, delle neoavanguardie, del "made in Italy", la "capitale culturale" che attirò intellettuali ed artisti da tutta Italia, insieme a tantissimi operai in cerca di lavoro.
Muovendo dalla mostra e dalle sue suggestioni, il programma di “Milano '64” prevede alcuni approfondimenti tematici multidisciplinari in forma di “talk” che convocheranno voci diverse dall'ambito letterario, artistico e dell'impresa culturale, creando un percorso tra le dinamiche di “migrazione intellettuale” in Italia dagli anni Sessanta ad oggi e le diverse narrazioni urbane che ne sono scaturite.
Milano “capitale culturale” del secondo dopoguerra italiano, luogo di sperimentazione in campo intellettuale e artistico, editoriale, architettonico e del design, all'insegna della mescolanza fra talenti locali e “immigrati culturali” di primo piano.
Milano realtà urbana complessa, oggetto di sguardi intrecciati, esperienze biografiche e narrazioni trasversali alle arti che hanno fatto da sfondo al rapporto fra i “centri” e le “periferie” d'Italia dagli anni '60 ad oggi.
Milano centro attrattivo di un'immigrazione composita, che ha fatto, fa ancora da specchio ai “vuoti” lasciati nei territori d'origine, ma la cui realtà è tutt'oggi quella di un cuore pulsante.
Fotografia, cinema, documentario, letteratura, altre testimonianze: quali narrazioni da “dentro” - anche di chi si è radicato venendo da “fuori” - appaiono le più adatte a penetrare e restituire la Milano di oggi al cospetto di quelle dei cinque decenni scorsi?
Quali narrazioni “storiche” riprendere criticamente e porre a confronto con nuove letture del presente milanese?
Come far dialogare gli sguardi di “emigrati culturali” di ieri e di oggi in modo da stimolare un’elaborazione collettiva del “fenomeno Milano” che sembra non essersi ancora compiuta?
Come rinnovare, alla luce di ciò, lo sguardo sulle cosiddette “periferie” o “provincie” italiane, anche a partire da aree toscane generalmente annoverate come tali?
A queste domande proveranno a rispondere gli incontri in programma, con voci di generazioni diverse che guarderanno al capoluogo lombardo come realtà sospesa fra sguardi da “dentro” e da “fuori”, costruzioni e smascheramenti di un “mito”; oggetto di narrazioni dalla concretezza dirompente che, specie negli ultimi quindici anni, hanno provato a oltrepassare gli stereotipi radicati, a gettare ponti tra fenomeni di disagio e realtà creative, a produrre sguardi non scontati sul concentrato di contraddizioni e vivacità insospettate che rende ancor oggi Milano l’oggetto di un discorso aperto da più angolature.
I quattro incontri offriranno uno sguardo storico sui linguaggi artistici della città, con Christian Caliandro, saggista; una testimonianza sul presente che si intreccia con i temi dell'innovazione culturale, con Beniamino Saibene dell'impresa culturale milanese Esterni e Fabrizio Vatieri, artista, curatore del progetto Pelagica; i percorsi della migrazione culturale – negli anni '60 e oggi – "letti" dallo scrittore Alberto Prunetti, e infine il racconto biografico di un maremmano sui generis, il collezionista e antiquario Giancarlo Luzzetti.
Un programma di visite dialogiche e laboratori tematici, rivolto a studenti e ad adulti, insieme ad un ciclo di proiezioni e ad un apparato di testi tematici consultabili in mostra, completa la proposta complessiva di “Milano '64”.
Ferruccio Malandrini, nato a Colle val d'Elsa nel 1930, “migra” a Milano nel cuore di un decennio chiave del secondo dopoguerra italiano, lavorando per nove mesi come fotografo “free lance” presso l'agenzia fotografica de “L'Unità”. Dopo quest'esperienza farà ritorno nella sua natia Toscana, per lavorare nei decenni seguenti come fotografo, curatore di mostre e pubblicazioni fotografiche fra Siena e Firenze, dove dal 1979 inizierà una lunga collaborazione con la Fratelli Alinari e si affermerà come uno dei principali collezionisti italiani di fotografia.
Già mito collettivo, epicentro di trasformazioni repentine, rinnovamenti artistici e grandi contrasti sociali negli anni centrali del boom economico, Milano è colta dall'obiettivo di Malandrini attimo per attimo e senza idee preconcette: uno guardo su aspetti umani ed antropologici, architettonici e urbanistici che ne svela il volto già allora composito e stratificato, anticamera delle trasformazioni a venire nei decenni seguenti.
È il ritratto della Milano che in quegli anni contava 25 musei, 35 biblioteche, 60 gallerie d'arte, 80 case editrici, la città dei teatri, delle neoavanguardie, del "made in Italy", la "capitale culturale" che attirò intellettuali ed artisti da tutta Italia, insieme a tantissimi operai in cerca di lavoro.
Muovendo dalla mostra e dalle sue suggestioni, il programma di “Milano '64” prevede alcuni approfondimenti tematici multidisciplinari in forma di “talk” che convocheranno voci diverse dall'ambito letterario, artistico e dell'impresa culturale, creando un percorso tra le dinamiche di “migrazione intellettuale” in Italia dagli anni Sessanta ad oggi e le diverse narrazioni urbane che ne sono scaturite.
Milano “capitale culturale” del secondo dopoguerra italiano, luogo di sperimentazione in campo intellettuale e artistico, editoriale, architettonico e del design, all'insegna della mescolanza fra talenti locali e “immigrati culturali” di primo piano.
Milano realtà urbana complessa, oggetto di sguardi intrecciati, esperienze biografiche e narrazioni trasversali alle arti che hanno fatto da sfondo al rapporto fra i “centri” e le “periferie” d'Italia dagli anni '60 ad oggi.
Milano centro attrattivo di un'immigrazione composita, che ha fatto, fa ancora da specchio ai “vuoti” lasciati nei territori d'origine, ma la cui realtà è tutt'oggi quella di un cuore pulsante.
Fotografia, cinema, documentario, letteratura, altre testimonianze: quali narrazioni da “dentro” - anche di chi si è radicato venendo da “fuori” - appaiono le più adatte a penetrare e restituire la Milano di oggi al cospetto di quelle dei cinque decenni scorsi?
Quali narrazioni “storiche” riprendere criticamente e porre a confronto con nuove letture del presente milanese?
Come far dialogare gli sguardi di “emigrati culturali” di ieri e di oggi in modo da stimolare un’elaborazione collettiva del “fenomeno Milano” che sembra non essersi ancora compiuta?
Come rinnovare, alla luce di ciò, lo sguardo sulle cosiddette “periferie” o “provincie” italiane, anche a partire da aree toscane generalmente annoverate come tali?
A queste domande proveranno a rispondere gli incontri in programma, con voci di generazioni diverse che guarderanno al capoluogo lombardo come realtà sospesa fra sguardi da “dentro” e da “fuori”, costruzioni e smascheramenti di un “mito”; oggetto di narrazioni dalla concretezza dirompente che, specie negli ultimi quindici anni, hanno provato a oltrepassare gli stereotipi radicati, a gettare ponti tra fenomeni di disagio e realtà creative, a produrre sguardi non scontati sul concentrato di contraddizioni e vivacità insospettate che rende ancor oggi Milano l’oggetto di un discorso aperto da più angolature.
I quattro incontri offriranno uno sguardo storico sui linguaggi artistici della città, con Christian Caliandro, saggista; una testimonianza sul presente che si intreccia con i temi dell'innovazione culturale, con Beniamino Saibene dell'impresa culturale milanese Esterni e Fabrizio Vatieri, artista, curatore del progetto Pelagica; i percorsi della migrazione culturale – negli anni '60 e oggi – "letti" dallo scrittore Alberto Prunetti, e infine il racconto biografico di un maremmano sui generis, il collezionista e antiquario Giancarlo Luzzetti.
Un programma di visite dialogiche e laboratori tematici, rivolto a studenti e ad adulti, insieme ad un ciclo di proiezioni e ad un apparato di testi tematici consultabili in mostra, completa la proposta complessiva di “Milano '64”.
05
marzo 2016
Milano ’64. Ferruccio Malandrini, fotografo a Milano
Dal 05 marzo al 10 aprile 2016
fotografia
Location
PINACOTECA CIVICA
Follonica, Piazza Del Popolo, 1, (Grosseto)
Follonica, Piazza Del Popolo, 1, (Grosseto)
Orario di apertura
Da martedì a domenica, ore 15.30-19.30
Vernissage
5 Marzo 2016, Ore 17
Autore
Curatore