La mostra vuole rappresentare la spiritualità che la grande metropoli esprime nelle sue linee essenziali.
Un’identità culturale che si snoda nei riquadri semplici di un’intimismo sensuale (G. Durini), di un modernismo espressivo (M. Previtali) oltre che dalle geometrie alchemiche e passionali
(L. Fornasieri) e da esperienze di periferia della memoria (A. Busci). Il pathos tutto romantico di Ugo Riva si apre alla quotidianità pubblica (Yoon Si-Young) e alle atmosfere metafisiche
(M. Reggio) e completa la geografia dei sentimenti, che la città esprime nei suoi aspetti meno visibili, con lo spaesamento della forma nell’ambientalità urbana (A. Venditti), con un vitalismo
giovanile (L. Conca) e un fatalismo melanconico (F. Robboni).