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Milano verso la Cina
un centinaio di pezzi: monete e ceramiche, mappe e manoscritti, e soprattutto libri cinesi antichi custoditi da secoli dalla Biblioteca Braidense e dall’Ambrosiana, ma anche dal Museo popoli e culture del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) e da collezioni private
Comunicato stampa
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La Mostra si volge a radici molto remote. Oltre 4000 anni fa nell’area asiatica tra l’oceano Pacifico ad oriente, le steppe mongoliche a nord, il deserto di Gobi ad ovest, il Tibet e l’Indocina, si è sviluppata una cultura e una civiltà, quella cinese, che ha proseguito il suo continuo sviluppo senza brusche interruzioni fino ai nostri giorni. Tra il 221 e il 206 a. C. il primo vero impero cinese – che durerà 22 secoli fino al 1911 – sorge per l’azione del principe Qin, che darà il nome alla Cina, con capitale Xianyang presso Xi’an. La fama della dinastia Han (206 a. C.–220 d. C.) lungo la «Via della seta» raggiunge Roma; nel periodo aureo della dinastia Tang (618-907), nella capitale Chang’an (poi Xi’an) dall’India si introduce il buddhismo, mentre anche gruppi di ebrei, di cristiani nestoriani e di musulmani si insediano nell’impero; sotto i Song (960-1127) l’impero si consolida e si struttura a Hangzhou nel sud. La dinastia tatara Yuan (1279-1368) attua la massima espansione di un «Impero emisferico» (R. Lopez) nella storia umana, ristruttura Pechino, instaura il dalailamato tibetano, apre la cultura all’arte occidentale ed accoglie Marco Polo veneziano (Sezione I). Con l’avvento della dinastia Ming (1368-1644) l’intensificarsi degli scambi commerciali apre la strada alle missioni. Il primo ad insediarsi in terra cinese, con il nome di Li Madou, è Matteo Ricci (1552-1610), che si fa promotore di scambi culturali tra Cina ed Europa. L’opera geografica ricciana sarà sviluppata dai successori, quali Giulio Aleni, Martino Martini autore del “Novus Atlas Sinensis”, Ferdinand Verbiest, fino a culminare nella composizione dell’esauriente atlante dell’impero commissionato ai gesuiti francesi dall’imperatore Kangxi (r. 1662-1722) realizzato tra il 1708 e il 1718. Nel vivace scenario di scambi internazionali e intercontinentali apertosi con le scoperte geografiche nel Cinquecento, risultano in un primo tempo favoriti anche i rapporti con l’Italia, centro dell’antico impero romano, del cristianesimo e del Rinascimento. Milano in quell’epoca trasse vantaggio dal suo collegamento con Madrid e il Portogallo, due protagonisti indiscussi nella rotta verso le Indie aperta dai grandi navigatori lusitani, prima che inglesi e olandesi entrassero in concorrenza e in conflitto con gli ispano-portoghesi. Oltre che da Roma, Firenze e Venezia, anche per Milano passano i primi ambasciatori asiatici nel 1585, e i missionari Nicolas Trigault e Ioannes Terrentius (Johann Schreck) nel 1615-1616 visitano l’Ambrosiana prima di continuare a Pechino l’opera del Ricci. La Biblioteca Nazionale Braidense, erede della Biblioteca dell’antico Collegio dei Gesuiti, custodisce una ricca collezione di libri cinesi antichi, recentemente catalogati dal professor Zhou Jiaxiang. Sono in totale 31 opere, in 137 volumi, che comprendono scritti d’introduzione al cattolicesimo, enciclopedie scientifiche cinesi, testi che gli europei al principio degli studi sinologici hanno usato per imparare il cinese, e alcuni documenti sparsi. I libri più antichi risalgono all’anno 1614 e agli ultimi anni della dinastia Ming, i più recenti vanno fino al 1846, verso la fine della dinastia Qing. Questi libri hanno un grande valore non solo per la loro antichità, ma anche perché dimostrano il rapporto della Cina del periodo Ming e Qing con l’Europa, e soprattutto il rapporto e gli scambi con l’Italia (Sezioni II-III). Le «Tre Dottrine» (Sān jiào) taoista, confuciana e buddhista contribuiscono ciascuna a modo proprio in misura determinante a disegnare l’orizzonte culturale e spirituale cinese. Su di esse tenta di innestarsi a più riprese il cristianesimo, dapprima in epoca Tang a Chang’an, quindi in epoca Yuan a Caracorum e Cambaluc, infine in epoca Ming a Pechino. Nei campi artistico e letterario, medico scientifico e tecnico, nell’organizzazione sociale politica e militare, le conoscenze cinesi rappresentano una novità per l’Europa moderna, che a partire dal Seicento si apre avidamente a questo “Nuovo Mondo”, il cui sapere enciclopedico stupisce gli eruditi e prepara la fioritura dell’Encyclopédie. La «Via» cinese – Dào – che simbolicamente costituisce il filo conduttore delle sezioni centrali della Mostra, appare per secoli agli europei come un’alternativa straordinariamente feconda nella realizzazione di valori universali (Sezioni IV-VII). L’Italia e Milano oggi in Cina suscitano un rinnovato interesse per molteplici motivi e in un’ampia serie di settori, tra i quali eccellono i campi dell’arte, della moda, del diritto, del commercio, della letteratura, della cucina, dello sport. Anche i flussi migratori tra Cina e Italia stanno progressivamente integrandosi e invertendo di direzione, mentre le tensioni tra integrazione e disintegrazione fra le minoranze degli immigrati si rivelano ricche di potenziali sviluppi positivi, aperti a un futuro promettente per le nuove generazioni in Asia ed Europa. La ricerca di armonia e di nuovi equilibri globali fra i valori della tradizione e del rinnovamento, della coscienza e della persona, del diritto e della democrazia apre ad una sfida promettente di risultati positivi per l’insieme delle società nel mondo contemporaneo (Sezione VIII).
02
ottobre 2006
Milano verso la Cina
Dal 02 al 31 ottobre 2006
arti decorative e industriali
Location
BIBLIOTECA NAZIONALE BRAIDENSE
Milano, Via Brera, 28, (Milano)
Milano, Via Brera, 28, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 9.30- 17.30, sabato 9.30 – 13.00
Vernissage
2 Ottobre 2006, ore 18