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Milena Rossignoli – Limiti di Curvatura
Il limite di curvatura è l’istante prima della rottura, una tensione in bilico tra il massimo potenziale e la lacerazione, fisica ed emotiva. Il processo di Milena Rossignoli è fortemente legato all’intuizione, come atto di resistenza ai filtri della logica durante l’apprendimento.
Comunicato stampa
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Milena Rossignoli
Limiti di Curvatura
Il limite di curvatura è l’istante prima della rottura, una tensione in bilico tra il massimo potenziale e la lacerazione, fisica ed emotiva.
Il processo di Milena Rossignoli è fortemente legato all’intuizione, come atto di resistenza ai filtri della logica durante l’apprendimento.
Indaga la dilatazione e la contrazione dello spazio attraverso il rapporto con la luce, il vuoto e la sua stessa presenza nell’ambiente.
Dopo aver costruito una relazione personale con il luogo ne porta via delle tracce utilizzando la tecnica dello strappo su pavimenti, pareti o finestre, dando vita a tele dalle geometrie instabili in cui è impresso il pattern della superficie.
Ogni calco è uno strato di pelle in cemento, un frammento di territorio che contiene il dna dell’intero organismo.
Un archivio di impronte digitali di stanze anonime, piani bidimensionali che possono essere scomposti e assemblati altrove in un inconsapevole tentativo di ricostruire un nido.
La cifra installativa di Milena ricerca l’altezza, la sospensione e il non finito, come simboli di un cerchio concettuale che non può mai chiudersi.
La forma quindi anticipa e diventa l’esperienza, un catalogo di variazioni di identità in cui cambiando l’ordine dei fattori il risultato non è mai lo stesso.
Non solo tela e cemento, ma carte traslucide, legno e materiali da costruzione sono spinti all’estremo delle loro potenzialità di torsione e piegamento attraverso il vapore, il tempo, l’usura e la gravità. Svincolati dalla loro funzione originale diventano la base di un linguaggio compositivo privo di regole prefissate, che parla allo spettatore nel suo essere qui e ora, variando significato e significante a seconda delle condizioni ambientali.
Un paradosso linguistico dovuto alla necessità di instaurare un legame intimo e paraverbale tra il contenitore fisico ed il contenuto umano.
Le stoffe ed i materiali sono dei moduli universali, pesanti come un saio, fragili o diafani, che si trasformano di volta in volta in sculture o installazioni, in un decostruttivismo architettonico estremo e incapace per scelta di arrivare ad una forma fissa e definitiva.
Una sintesi che si spinge fino al simbolismo arcaico, in cui l’inconscio e l’istinto sono le unità di misura dello spazio.
In Limiti di curvatura i tre ambienti della galleria saranno un percorso verso l’alto, un processo di resistenza all’aria. Nel primo una curva diafana modificherà l’architettura interna attraverso la luce. Nella seconda sala grosse tele – in origine pavimenti – si alzeranno dal suolo inarcandosi, in opposizione alla gravità. Infine l’altezza: “Resistenza I”: una struttura ispirata agli aquiloni del periodo Edo, considerati oggetti sacri e punto di contatto fra Terra e Cosmo. Nella cultura giapponese la forma stessa del Tako esprime un concetto, la mano dell’uomo lo guida attraverso il vento, unica forza in grado di governare tutti gli altri elementi. In questa costruzione, la potenza estetica del filo impercettibile che congiunge le due estremità è forse la sintesi più forte della ricerca di Milena Rossignoli.
Le sue opere sono luoghi di passaggio in cui l’accettazione dell’incompiutezza è la vera forza evolutiva.
Limiti di Curvatura
Il limite di curvatura è l’istante prima della rottura, una tensione in bilico tra il massimo potenziale e la lacerazione, fisica ed emotiva.
Il processo di Milena Rossignoli è fortemente legato all’intuizione, come atto di resistenza ai filtri della logica durante l’apprendimento.
Indaga la dilatazione e la contrazione dello spazio attraverso il rapporto con la luce, il vuoto e la sua stessa presenza nell’ambiente.
Dopo aver costruito una relazione personale con il luogo ne porta via delle tracce utilizzando la tecnica dello strappo su pavimenti, pareti o finestre, dando vita a tele dalle geometrie instabili in cui è impresso il pattern della superficie.
Ogni calco è uno strato di pelle in cemento, un frammento di territorio che contiene il dna dell’intero organismo.
Un archivio di impronte digitali di stanze anonime, piani bidimensionali che possono essere scomposti e assemblati altrove in un inconsapevole tentativo di ricostruire un nido.
La cifra installativa di Milena ricerca l’altezza, la sospensione e il non finito, come simboli di un cerchio concettuale che non può mai chiudersi.
La forma quindi anticipa e diventa l’esperienza, un catalogo di variazioni di identità in cui cambiando l’ordine dei fattori il risultato non è mai lo stesso.
Non solo tela e cemento, ma carte traslucide, legno e materiali da costruzione sono spinti all’estremo delle loro potenzialità di torsione e piegamento attraverso il vapore, il tempo, l’usura e la gravità. Svincolati dalla loro funzione originale diventano la base di un linguaggio compositivo privo di regole prefissate, che parla allo spettatore nel suo essere qui e ora, variando significato e significante a seconda delle condizioni ambientali.
Un paradosso linguistico dovuto alla necessità di instaurare un legame intimo e paraverbale tra il contenitore fisico ed il contenuto umano.
Le stoffe ed i materiali sono dei moduli universali, pesanti come un saio, fragili o diafani, che si trasformano di volta in volta in sculture o installazioni, in un decostruttivismo architettonico estremo e incapace per scelta di arrivare ad una forma fissa e definitiva.
Una sintesi che si spinge fino al simbolismo arcaico, in cui l’inconscio e l’istinto sono le unità di misura dello spazio.
In Limiti di curvatura i tre ambienti della galleria saranno un percorso verso l’alto, un processo di resistenza all’aria. Nel primo una curva diafana modificherà l’architettura interna attraverso la luce. Nella seconda sala grosse tele – in origine pavimenti – si alzeranno dal suolo inarcandosi, in opposizione alla gravità. Infine l’altezza: “Resistenza I”: una struttura ispirata agli aquiloni del periodo Edo, considerati oggetti sacri e punto di contatto fra Terra e Cosmo. Nella cultura giapponese la forma stessa del Tako esprime un concetto, la mano dell’uomo lo guida attraverso il vento, unica forza in grado di governare tutti gli altri elementi. In questa costruzione, la potenza estetica del filo impercettibile che congiunge le due estremità è forse la sintesi più forte della ricerca di Milena Rossignoli.
Le sue opere sono luoghi di passaggio in cui l’accettazione dell’incompiutezza è la vera forza evolutiva.
23
marzo 2019
Milena Rossignoli – Limiti di Curvatura
Dal 23 marzo al 25 maggio 2019
arte contemporanea
Location
WHITE NOISE GALLERY
Roma, Via della Seggiola, 9, (Roma)
Roma, Via della Seggiola, 9, (Roma)
Orario di apertura
martedì-venerdì ore 11.00-19.00
sabato ore 16.00-20.00
Vernissage
23 Marzo 2019, ore 18.30
Autore
Curatore