Mimmo Fusco nasce ad Angri (SA) nel 1947 e studia pittura con il maestro Domenico Spinosa all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 1980, terminati gli studi, viene invitato a partecipare in una collettiva presso l’Istituto Italiano di Cultura a Stoccarda. Sarà l’esordio di una lunga carriera che lo porterà ad esporre in numerose altre collettive e mostre personali in Italia, tra cui nel 1982 e 1989 nella sua città natale Angri, nel 2000 all’Arte Fiera di Parma, nel 2004 a Palazzo S. Agostino di Caserta e nelle personali “Nero di Oro” a S. Maria del Rifugio a Cava De’ Tirreni e nel 2008 “Nero e altro” a Ravello.


Alla Galleria Monty & Company, saranno protagoniste una decina di creazioni inedite su tela, realizzate appositamente per l’evento.

Se gli esordi dell’artista sono indirizzati verso una pittura informale e materica, in cui le tinte rapprese della pece, dei colori bruni, dell’oro, si addensano sulla tela, in cui l’unico disegno è dato dalla trama del craquelè, quasi fosse la terra arida che si spacca sotto effetto della siccità, ora cominciano invece ad emergere colori squillanti, come gli azzurri, il verde smeraldo, il giallo che spesso predominano nella gamma cromatica. Inoltre il segno trova un suo primo percorso figurativo. -Un mondo dell’inorganico, in cui l’uomo é assente, ma il pittore capta e cattura forze per rendere non l’invisibile, ma il visibile. Sembra per l’appunto che la domanda che sottenga a questo nuovo sforzo pittorico dell’autore sia proprio “come rendere visibili forze invisibili”, come la celebre formula di Paul Klee- (Luigi Toni).

L’arte di Mimmo Fusco è caratterizzata da una certa libertà espressiva che non abbandona tuttavia il legame figurale con la realtà naturalistica, che gli deriva dalla sua formazione accademica.


Monty & Company, la galleria si trova a metà di via della Madonna dei Monti, odierno civico 69. Un luogo antico, ricco di fascino e storia nel cuore di quello che fu un tempo l’Argiletum che portava dalla Subura ai Fori. Restano visibili, sia in facciata che all’interno dello spazio, tre colonne di marmo cipollino memoria dei perduti portici, e pareti medievali che fanno da cornice ad opere d’arte contemporanea.