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Mimmo Martorelli – Angelo Mottura Presenze Inquiete
La realtà è un fluire ininterrotto di esperienze, un divenire provvisorio, un processo inarrestabile. La vita è un pulsare di energie inafferabili. Gli “splendori crudeli” cui allude Bataille sono accadimenti esistenziali che si susseguono provocando un vortice di sensazioni spesso non codificabili, che finiscono col diventare le nostre ossessioni
Comunicato stampa
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Davanti all’universo composto di stelle innumerevoli, che girano, si perdono e si consumano senza misura, io non scorgo che una successione di splendori crudeli.
( Georges Bataille)
Interpretazione, non spiegazione. Non c’è nessun fatto concreto; tutto è fluido, inafferrabile, cedevole.
(Friedrich
Nietzsche)
La realtà è un fluire ininterrotto di esperienze, un divenire provvisorio, un processo inarrestabile. La vita è un pulsare di energie inafferabili. Gli “splendori crudeli” cui allude Bataille sono accadimenti esistenziali che si susseguono provocando un vortice di sensazioni spesso non codificabili, che finiscono col diventare le nostre ossessioni. Nietzsche sostiene che la spiegazione deve essere sostituita dall’interpretazione: il che significa de-contestualizzare quel che è irrigidito, sclerotizzato, e, di conseguenza, schematico. Quando pensiamo di aver spiegato la realtà, non abbiamo fatto altro che cedere alla falsa e sterile
seduzione di una conoscibilità illimitata.
Un testo critico fondamentale per la comprensione di queste
problematiche e delle loro manifestazioni nei diversi ambiti dell’arte contemporanea, è l’introduzione del gallerista e critico americano Jeffrey Deitch alla mostra Post Human.( Castello di Rivoli, 1990). Vi si parla della trasformazione della struttura del pensiero, dei modelli ideologici diventati sempre meno razionali, dello spazio e del tempo elettronico, della combinazione dei sistemi virtuali.
In questo contesto il corpo assume un ruolo fondamentale, sempre più difficile da decifrare. Corpo come oggetto-feticcio, come simulacro di segni, per dirla con Jean Baudrillard. L’ingegneria genetica ha dimostrato che la manipolazione non conosce limiti: quali sono in questa luce i corretti codici di comportamento interpersonali? Le potenzialità della ricostruzione genetica aprono strade insperate, ma possono sconfinare nell’artificio. Qual è il senso della normalità? La domanda è certamente inquietante.
In questo territorio costantemente al limite si collocano i lavori di Mimmo Martorelli e di Angelo Mottura.
Mimmo Martorelli si esprime attraverso la pittura che diventa per lui una sorta di spettrografia del reale: mappe mentali sono trascritte in mappe fenomenologiche. I suoi percorsi traggono la loro motivazione profonda dall’esigenza di addentrarsi nell’ambito della biologia molecolare, laddove si assiste alla graduale frantumazione
dell’io in un complesso apparato di parti perfettibili. E’ qui che si innesta il profondo dilemma intrinseco
al rapporto tra natura e artificio. Quali sono i limiti dell’indagine genetica? Qual è il rischio di cadere preda di ossessioni dalle quali non esiste ritorno? Le presenze cui dà vita la pittura di Martorelli sono, come egli stesso afferma, “fermo immagine”: difetti molecolari, malattia, difficoltà di distinguere tra vita e morte, necessità e arbitrio sono il registro di indagine, enfatizzato dall’uso di colori fluorescenti, che rendono i lavori inquietanti, capaci di penetrare, al di là della prima, immediata lettura percettiva, nella sfera raziomorfa, laddove si condensano gli elementi dicotomici della struttura dell’io. Schegge di esistenza che si traslano nei dettagli disseminati nei dipinti.
Angelo Mottura è attivo soprattutto nell’ambito scultoreo. Stati metamorfici della materia, perdita e recupero della soggettività, la reinvenzione dell’io, segnano un divenire processuale determinato da leggi non sempre facilmente governabili, se è vero che il rapporto tra fisicità e pensiero è labile e imperfetto.
Interferenze incontrollate mutano le situazioni in modo imprevedibile, impedendo l’assestamento sul piano di un equilibrio statico: arterie, vene, pancreas, stomaco, non sono solo le parti del corpo umano, quanto piuttosto le articolazioni di un tutto che irradia impulsi, che concretizza rapporti di sim-patia, in un alternarsi di peso e levità, assenza e presenza, vuoto e pieno: una inestricabile rete di nessi che si esprime in un ventaglio di “apparenze”. Un cervello costruito con le pagine di una rivista di arte diventa l’emblema di un pensiero; un’arteria di vetro sottile e trasparente, che unisce idealmente pavimento e soffitto, allude alla fragilità del nostro sistema cardiocircolatorio. Mottura sostiene che il corpo è stato quasi annullato dall’idea di statua: possiamo azzardare l’ipotesi che sia diventato una sorta di icona autoreferenziale e, in quanto tale, sclerotico.
Il progetto realizzato dai due artisti per lo spazio espositivo solleva dubbi sulla difficoltà di distinguere tra verità e azzardo, ponendo in primo piano il problema della manipolazione dell’io, e, dunque, evidenziando l’idea espressa da Georges Bataille secondo il quale “se non è libera l’esistenza diventa vuota o neutra”. Laddove l’essere “neutro” equivale all’indifferenza dell’inerzia.
Tiziana Conti
( Georges Bataille)
Interpretazione, non spiegazione. Non c’è nessun fatto concreto; tutto è fluido, inafferrabile, cedevole.
(Friedrich
Nietzsche)
La realtà è un fluire ininterrotto di esperienze, un divenire provvisorio, un processo inarrestabile. La vita è un pulsare di energie inafferabili. Gli “splendori crudeli” cui allude Bataille sono accadimenti esistenziali che si susseguono provocando un vortice di sensazioni spesso non codificabili, che finiscono col diventare le nostre ossessioni. Nietzsche sostiene che la spiegazione deve essere sostituita dall’interpretazione: il che significa de-contestualizzare quel che è irrigidito, sclerotizzato, e, di conseguenza, schematico. Quando pensiamo di aver spiegato la realtà, non abbiamo fatto altro che cedere alla falsa e sterile
seduzione di una conoscibilità illimitata.
Un testo critico fondamentale per la comprensione di queste
problematiche e delle loro manifestazioni nei diversi ambiti dell’arte contemporanea, è l’introduzione del gallerista e critico americano Jeffrey Deitch alla mostra Post Human.( Castello di Rivoli, 1990). Vi si parla della trasformazione della struttura del pensiero, dei modelli ideologici diventati sempre meno razionali, dello spazio e del tempo elettronico, della combinazione dei sistemi virtuali.
In questo contesto il corpo assume un ruolo fondamentale, sempre più difficile da decifrare. Corpo come oggetto-feticcio, come simulacro di segni, per dirla con Jean Baudrillard. L’ingegneria genetica ha dimostrato che la manipolazione non conosce limiti: quali sono in questa luce i corretti codici di comportamento interpersonali? Le potenzialità della ricostruzione genetica aprono strade insperate, ma possono sconfinare nell’artificio. Qual è il senso della normalità? La domanda è certamente inquietante.
In questo territorio costantemente al limite si collocano i lavori di Mimmo Martorelli e di Angelo Mottura.
Mimmo Martorelli si esprime attraverso la pittura che diventa per lui una sorta di spettrografia del reale: mappe mentali sono trascritte in mappe fenomenologiche. I suoi percorsi traggono la loro motivazione profonda dall’esigenza di addentrarsi nell’ambito della biologia molecolare, laddove si assiste alla graduale frantumazione
dell’io in un complesso apparato di parti perfettibili. E’ qui che si innesta il profondo dilemma intrinseco
al rapporto tra natura e artificio. Quali sono i limiti dell’indagine genetica? Qual è il rischio di cadere preda di ossessioni dalle quali non esiste ritorno? Le presenze cui dà vita la pittura di Martorelli sono, come egli stesso afferma, “fermo immagine”: difetti molecolari, malattia, difficoltà di distinguere tra vita e morte, necessità e arbitrio sono il registro di indagine, enfatizzato dall’uso di colori fluorescenti, che rendono i lavori inquietanti, capaci di penetrare, al di là della prima, immediata lettura percettiva, nella sfera raziomorfa, laddove si condensano gli elementi dicotomici della struttura dell’io. Schegge di esistenza che si traslano nei dettagli disseminati nei dipinti.
Angelo Mottura è attivo soprattutto nell’ambito scultoreo. Stati metamorfici della materia, perdita e recupero della soggettività, la reinvenzione dell’io, segnano un divenire processuale determinato da leggi non sempre facilmente governabili, se è vero che il rapporto tra fisicità e pensiero è labile e imperfetto.
Interferenze incontrollate mutano le situazioni in modo imprevedibile, impedendo l’assestamento sul piano di un equilibrio statico: arterie, vene, pancreas, stomaco, non sono solo le parti del corpo umano, quanto piuttosto le articolazioni di un tutto che irradia impulsi, che concretizza rapporti di sim-patia, in un alternarsi di peso e levità, assenza e presenza, vuoto e pieno: una inestricabile rete di nessi che si esprime in un ventaglio di “apparenze”. Un cervello costruito con le pagine di una rivista di arte diventa l’emblema di un pensiero; un’arteria di vetro sottile e trasparente, che unisce idealmente pavimento e soffitto, allude alla fragilità del nostro sistema cardiocircolatorio. Mottura sostiene che il corpo è stato quasi annullato dall’idea di statua: possiamo azzardare l’ipotesi che sia diventato una sorta di icona autoreferenziale e, in quanto tale, sclerotico.
Il progetto realizzato dai due artisti per lo spazio espositivo solleva dubbi sulla difficoltà di distinguere tra verità e azzardo, ponendo in primo piano il problema della manipolazione dell’io, e, dunque, evidenziando l’idea espressa da Georges Bataille secondo il quale “se non è libera l’esistenza diventa vuota o neutra”. Laddove l’essere “neutro” equivale all’indifferenza dell’inerzia.
Tiziana Conti
15
gennaio 2004
Mimmo Martorelli – Angelo Mottura Presenze Inquiete
Dal 15 al 30 gennaio 2004
arte contemporanea
Location
MACHE’
Torino, Via Della Consolata, 9/G, (Torino)
Torino, Via Della Consolata, 9/G, (Torino)
Vernissage
15 Gennaio 2004, ore 21