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Mimmo Paladino
La galleria Cardi e la galleria Christian Stain di Milano sono liete di annunciare due mostre di grandi tele e installazioni di Mimmo Paladino che testimoniano un momento particolarmente creativo dell’artista campano
Comunicato stampa
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Da circa trent’anni Mimmo Paladino è considerato uno dei maggiori protagonisti della scena artistica internazionale, le sue mostre non mancano mai di stupire e costituiscono un importante evento culturale. La galleria Cardi e la galleria Christian Stain di Milano sono liete di annunciare due mostre di grandi tele e installazioni di Mimmo Paladino che testimoniano un momento particolarmente creativo dell’artista campano.
Assente dal capoluogo lombardo dalla primavera del 2003, Paladino ha recentemente realizzato come regista “Quijote”, una riscrittura in chiave filmica del Don Chiscotte di Cervantes. Presentato alla Biennale Cinema di Venezia, il film – nel quale recitano anche Alessandro Borgonzoni, Enzo Cucchi, Lucio Dalla, Remo Girone, Enzo Moscato, Edoardo Sanguineti, Peppe Servillo – ha riscosso un ampio consenso di critica.
Ciò che rende particolarmente interessante le due mostre milanesi è il fatto che le opere presentate sono successive alle fasi di lavorazione del film e risentono dell’esperienza cinematografica su cui l’artista ha concentrato oltre un anno di intensa attività.
La galleria Cardi presenta tra l’altro quattro grandi tele, di tre metri per cinque ciascuna, che ripercorrono in chiave meditativa le diverse tematiche affrontate da Paladino sin dagli esordi, prima tra tutte la “poetica del frammento”, assemblaggio apparentemente caotico di elementi segnici – teste umane e di cavalli, braccia, mani, gambe, maschere, elmi, simboli criptici che rimandano a geometrie, numeri... – “rubati” alla storia dell’arte e resi attuali attraverso una cifra stilistica personale. I fondi gialli e rossi di questi dipinti rimandano a Matisse (agli inizi degli anni Ottanta per Paladino si parlò di pittura “neomatissiana”), quelli dorati alle antiche icone bizantine. Altra opera di rilievo presentata alla galleria Cardi è “Fotogrammi / Pitture Armate" un’installazione composta da 34 piccole tele con cornici e inserti di ferro. Le singole tele sono giocate su formati (30 x 40 cm, 19 x 27 cm, 38 x 55 cm) e temi (paesaggi, ritratti e nature morte) che l’artista definisce “canonici” della pittura. Come sottolinea il critico Demetrio Paparoni nel testo in catalogo, le cornici in metallo delimitano il perimetro del quadro con l’intento di evocare lo spazio dello schermo cinematografico, mentre gli inserti in metallo saldati alla cornice stessa traghettano l’opera nella dimensione tridimensionale della scultura, divenendo nel contempo elementi compositivi di matrice astratta. Concependo le tonalità dei colori come l’equivalente di suoni e disponendo le diverse tele che compongono “Fotogrammi/Pitture armate” come note su un pentagramma, Paladino fa esplicito riferimento alle teorie di Vasilij Kandinskij e di Paul Klee. Insofferente ai clichè del modernismo, Paladino ha sempre mischiato elementi e cifre stilistiche una volta considerati in contrapposizione tra di loro, dando l’avvio al Postmoderno in pittura.
Alla Galleria Christian Stain Paladino presenta una grande installazione composta da legni bruciati che rappresentano figure umane e frammenti di corpo. A far da controaltare a quest’installazione è una tela fondo rosso sulla quale ritroviamo le cifre stilistiche tipiche dell’artista: teste, geometrie, criptogrammi. A differenza di quadri presentate alla galleria Cardi, questa tela è però chiusa da una cornice barocca a fasce larghe, sulla quale l’artista è intervenuto pittoricamente.
“Ancora una volta Paladino conferma che la pittura non è mai morta,” afferma Renato Cardi. “Sia per la loro capacità di fuoriuscire dai limiti della bidimensionalità del quadro, sia per il saper guardare a linguaggi quali quelli del cinema e della musica, queste opere,” dice ancora Cardi, “dimostrando che oggi si può ancora pensare al quadro in termini nuovi, senza per questo dover negare i valori della tradizione.”
Assente dal capoluogo lombardo dalla primavera del 2003, Paladino ha recentemente realizzato come regista “Quijote”, una riscrittura in chiave filmica del Don Chiscotte di Cervantes. Presentato alla Biennale Cinema di Venezia, il film – nel quale recitano anche Alessandro Borgonzoni, Enzo Cucchi, Lucio Dalla, Remo Girone, Enzo Moscato, Edoardo Sanguineti, Peppe Servillo – ha riscosso un ampio consenso di critica.
Ciò che rende particolarmente interessante le due mostre milanesi è il fatto che le opere presentate sono successive alle fasi di lavorazione del film e risentono dell’esperienza cinematografica su cui l’artista ha concentrato oltre un anno di intensa attività.
La galleria Cardi presenta tra l’altro quattro grandi tele, di tre metri per cinque ciascuna, che ripercorrono in chiave meditativa le diverse tematiche affrontate da Paladino sin dagli esordi, prima tra tutte la “poetica del frammento”, assemblaggio apparentemente caotico di elementi segnici – teste umane e di cavalli, braccia, mani, gambe, maschere, elmi, simboli criptici che rimandano a geometrie, numeri... – “rubati” alla storia dell’arte e resi attuali attraverso una cifra stilistica personale. I fondi gialli e rossi di questi dipinti rimandano a Matisse (agli inizi degli anni Ottanta per Paladino si parlò di pittura “neomatissiana”), quelli dorati alle antiche icone bizantine. Altra opera di rilievo presentata alla galleria Cardi è “Fotogrammi / Pitture Armate" un’installazione composta da 34 piccole tele con cornici e inserti di ferro. Le singole tele sono giocate su formati (30 x 40 cm, 19 x 27 cm, 38 x 55 cm) e temi (paesaggi, ritratti e nature morte) che l’artista definisce “canonici” della pittura. Come sottolinea il critico Demetrio Paparoni nel testo in catalogo, le cornici in metallo delimitano il perimetro del quadro con l’intento di evocare lo spazio dello schermo cinematografico, mentre gli inserti in metallo saldati alla cornice stessa traghettano l’opera nella dimensione tridimensionale della scultura, divenendo nel contempo elementi compositivi di matrice astratta. Concependo le tonalità dei colori come l’equivalente di suoni e disponendo le diverse tele che compongono “Fotogrammi/Pitture armate” come note su un pentagramma, Paladino fa esplicito riferimento alle teorie di Vasilij Kandinskij e di Paul Klee. Insofferente ai clichè del modernismo, Paladino ha sempre mischiato elementi e cifre stilistiche una volta considerati in contrapposizione tra di loro, dando l’avvio al Postmoderno in pittura.
Alla Galleria Christian Stain Paladino presenta una grande installazione composta da legni bruciati che rappresentano figure umane e frammenti di corpo. A far da controaltare a quest’installazione è una tela fondo rosso sulla quale ritroviamo le cifre stilistiche tipiche dell’artista: teste, geometrie, criptogrammi. A differenza di quadri presentate alla galleria Cardi, questa tela è però chiusa da una cornice barocca a fasce larghe, sulla quale l’artista è intervenuto pittoricamente.
“Ancora una volta Paladino conferma che la pittura non è mai morta,” afferma Renato Cardi. “Sia per la loro capacità di fuoriuscire dai limiti della bidimensionalità del quadro, sia per il saper guardare a linguaggi quali quelli del cinema e della musica, queste opere,” dice ancora Cardi, “dimostrando che oggi si può ancora pensare al quadro in termini nuovi, senza per questo dover negare i valori della tradizione.”
28
settembre 2006
Mimmo Paladino
Dal 28 settembre al 25 novembre 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA CARDI & CO
Milano, Corso Di Porta Nuova, 38, (Milano)
Milano, Corso Di Porta Nuova, 38, (Milano)
Orario di apertura
10,30-13,30 e 15,30-19,30
Chiuso lunedì mattina e festivi
Vernissage
28 Settembre 2006, ore 20
Autore