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Mimmo Rotella Manifesto
L’esposizione, a cura di Germano Celant con Antonella Soldaini, si propone come la più completa ricognizione scientifica sulla produzione di Mimmo Rotella (Catanzaro,1918 – Milano, 2006) nell’anno del centesimo anniversario dalla sua nascita
Comunicato stampa
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La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, la Fondazione Mimmo Rotella e il Mimmo Rotella Institute di Milano, sono lieti di annunciare la prossima apertura il 30 ottobre 2018 della mostra Mimmo Rotella Manifesto.
L’esposizione, a cura di Germano Celant con Antonella Soldaini, si propone come la più completa ricognizione scientifica sulla produzione di Mimmo Rotella (Catanzaro,1918 – Milano, 2006) nell’anno del centesimo anniversario dalla sua nascita. Il progetto di allestimento della mostra scaturisce dalla configurazione del Salone Centrale della Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea e interpreta lo spazio espositivo come una vasta ‘piazza’ interna circondata da pareti o facciate di edifici: “Tale interpretazione urbana ha sollecitato”, come afferma Celant, “un display che non fosse composto da frammenti, i quadri, con strutture espositive centrali, tipiche delle mostre tradizionali, in cui le opere sono presentate per temi e per momenti, in singoli territori parietali, stanze e sale, ma si integrasse con la piazza, entrandone a far parte. Al tempo stesso, la necessità di proporre un’antologia dove i lavori giungessero a fornire – con estrema ricchezza connessa alla qualità e alla diversità – un ampio spettro dell’estetica di Rotella, comporta una loro presenza numerosa. Mettendo insieme tutti questi elementi – l’aspetto urbano del luogo, la spinta a concretare una retrospettiva con un numero elevato di opere – e considerando il caratteristico linguaggio dell’artista focalizzato sul manifesto, è emersa la concezione di ‘tappezzare’ la piazza e i suoi edifici con sei grandi cartelloni o billboards, dal formato in media 3 x 10 metri circa, come se il pubblico si trovasse a camminare e a fruire dell’opera di Rotella in un contesto cittadino”.
Le opere selezionate, oltre centosessanta, vanno a comporre sei grandi insiemi-manifesto, ognuno incentrato su una delle tecniche principali che l’artista ha sperimentato e il cui punto di partenza è sempre la rielaborazione del poster pubblicitario. Durante il suo viaggio è giunto ad avvalersi del recto dei manifesti nei décollages degli anni Cinquanta e Sessanta; a sfruttarne l’aspetto astratto e materico nei retro d’affiches degli stessi anni; a ricorrere ai procedimenti fotomeccanici di produzione seriale nei riporti fotografici su tela emulsionata e negli artypos degli anni Sessanta e Settanta; a celarne il messaggio con
una velina monocroma nei blanks dei primi anni Ottanta, prima di tornare al manifesto strappato con le sovrapitture dove l’artista interviene apponendo un potente segno pittorico e, negli anni Novanta e Duemila, con i décollages di dimensioni monumentali: “I lavori presenti nei sei insiemi-manifesto testimoniano”, come afferma Soldaini, “delle differenti tecniche adottate da Rotella negli anni. Si tratta di uno spostamento linguistico continuo che dimostra il forte gusto per la sperimentazione, tipico della personalità dell’artista. Osservando in maniera sincronica il suo excursus e potendo avere per la prima volta una panoramica totale del suo operato, si riesce a recepire la logica sottostante il fare di Rotella. Come una carrellata in slow motion la successione cronologica degli insiemi-manifesto permette di meglio comprendere le diverse fasi che l’artista ha attraversato durante la sua lunga carriera”.
Nel percorso espositivo testimonianze, documenti, ma anche disegni, piccole opere pittoriche su tela e su carta, oltre a effaçages e frottages, trovano un inedito approfondimento in bacheche organizzate in ordine cronologico e ricche di rimandi ai lavori installati negli insiemi-manifesto. Le fotografie, i cataloghi, le lettere selezionate permettono di contestualizzare e comprendere l’attività dell’artista: dal Manifesto dell’Epistaltismo del 1949 al disco Poemi fonetici del 1975, dalle confessioni contenute nei diari del 1993-1994 all’assegnazione della Medaglia d’Oro alla Carriera da parte di Carlo Azeglio Ciampi nel 2002. Emerge anche l’infinità di rapporti, lavorativi e personali, con i protagonisti del panorama culturale del XXI secolo, da Carla Accardi a Giuseppe Capogrossi e Lucio Fontana, dai Nouveaux Réalistes a Julian Schnabel, da Carlo Cardazzo a Sidney Janis, da Pierre Restany a Tommaso Trini, fino a Giulio Carlo Argan e a Palma Bucarelli che tanto hanno influito sulla diffusione della conoscenza di Rotella. Proprio Bucarelli, durante il periodo della sua direzione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, ha contribuito ad affermare la centralità dell'artista nell’ambito della produzione del Novecento italiano acquisendo per il museo importanti lavori quali i retro d’affiches Composizione astratta (1955-1957), Up Tempo (1957), Spirito di Dharma (1960) e i décollages Mitologia 3 (1962) e Senza titolo (1962).
All’esterno del salone-piazza, in una posizione simmetrica, due piccole ‘piazzette’, sono ambienti che integrano in mostra gli aspetti performativi e gli esempi scultorei di Rotella. Spazi complementari che propongono da una parte filmati dagli anni Cinquanta e dall’altra, in parallelo, la sua attività in ambito plastico tramite la serie dei Replicanti del 1990: dieci elementi in porcellana che con il loro titolo e aspetto – tra il pop e il surreale – alludono a un’umanità ridotta a replicante di se stessa e senza più sentimenti, come quella segnata dalle guerre in corso nel mondo.
Un ampio e dettagliato catalogo edito da Silvana Editoriale con testi inediti di studiosi nazionali e internazionali contribuisce ad approfondire la lettura critica proposta in mostra funzionando come ‘viaggio’ analitico all’interno degli insiemi-manifesto documentati con sei grandi pieghevoli, i leporelli. Rispetto all’esposizione le singole opere sono isolate e riprodotte nella loro autonomia, così da permettere al visitatore e al lettore una visione non solo d’insieme, ma anche particolare e specifica.
Mimmo Rotella Manifesto è parte delle iniziative per il centenario dalla nascita di Mimmo Rotella, promosse dalla Fondazione Mimo Rotella e dal Mimmo Rotella Institute con il supporto della Regione Calabria.
La Fondazione Mimmo Rotella nasce nel 2000 per volontà dell’artista. Tutela, promuove, valorizza e registra in Archivio le opere di Mimmo Rotella. È presieduta da Aghnessa Rotella.
Il Mimmo Rotella Institute è un’associazione culturale fondata nel 2012 per volere di Inna e Aghnessa Rotella al fine di promuovere a livello nazionale e internazionale la conoscenza e la tutela della figura e dell’arte di Mimmo Rotella. Si avvale della consulenza scientifica di Germano Celant ed è diretta da Antonella Soldaini.
L’esposizione, a cura di Germano Celant con Antonella Soldaini, si propone come la più completa ricognizione scientifica sulla produzione di Mimmo Rotella (Catanzaro,1918 – Milano, 2006) nell’anno del centesimo anniversario dalla sua nascita. Il progetto di allestimento della mostra scaturisce dalla configurazione del Salone Centrale della Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea e interpreta lo spazio espositivo come una vasta ‘piazza’ interna circondata da pareti o facciate di edifici: “Tale interpretazione urbana ha sollecitato”, come afferma Celant, “un display che non fosse composto da frammenti, i quadri, con strutture espositive centrali, tipiche delle mostre tradizionali, in cui le opere sono presentate per temi e per momenti, in singoli territori parietali, stanze e sale, ma si integrasse con la piazza, entrandone a far parte. Al tempo stesso, la necessità di proporre un’antologia dove i lavori giungessero a fornire – con estrema ricchezza connessa alla qualità e alla diversità – un ampio spettro dell’estetica di Rotella, comporta una loro presenza numerosa. Mettendo insieme tutti questi elementi – l’aspetto urbano del luogo, la spinta a concretare una retrospettiva con un numero elevato di opere – e considerando il caratteristico linguaggio dell’artista focalizzato sul manifesto, è emersa la concezione di ‘tappezzare’ la piazza e i suoi edifici con sei grandi cartelloni o billboards, dal formato in media 3 x 10 metri circa, come se il pubblico si trovasse a camminare e a fruire dell’opera di Rotella in un contesto cittadino”.
Le opere selezionate, oltre centosessanta, vanno a comporre sei grandi insiemi-manifesto, ognuno incentrato su una delle tecniche principali che l’artista ha sperimentato e il cui punto di partenza è sempre la rielaborazione del poster pubblicitario. Durante il suo viaggio è giunto ad avvalersi del recto dei manifesti nei décollages degli anni Cinquanta e Sessanta; a sfruttarne l’aspetto astratto e materico nei retro d’affiches degli stessi anni; a ricorrere ai procedimenti fotomeccanici di produzione seriale nei riporti fotografici su tela emulsionata e negli artypos degli anni Sessanta e Settanta; a celarne il messaggio con
una velina monocroma nei blanks dei primi anni Ottanta, prima di tornare al manifesto strappato con le sovrapitture dove l’artista interviene apponendo un potente segno pittorico e, negli anni Novanta e Duemila, con i décollages di dimensioni monumentali: “I lavori presenti nei sei insiemi-manifesto testimoniano”, come afferma Soldaini, “delle differenti tecniche adottate da Rotella negli anni. Si tratta di uno spostamento linguistico continuo che dimostra il forte gusto per la sperimentazione, tipico della personalità dell’artista. Osservando in maniera sincronica il suo excursus e potendo avere per la prima volta una panoramica totale del suo operato, si riesce a recepire la logica sottostante il fare di Rotella. Come una carrellata in slow motion la successione cronologica degli insiemi-manifesto permette di meglio comprendere le diverse fasi che l’artista ha attraversato durante la sua lunga carriera”.
Nel percorso espositivo testimonianze, documenti, ma anche disegni, piccole opere pittoriche su tela e su carta, oltre a effaçages e frottages, trovano un inedito approfondimento in bacheche organizzate in ordine cronologico e ricche di rimandi ai lavori installati negli insiemi-manifesto. Le fotografie, i cataloghi, le lettere selezionate permettono di contestualizzare e comprendere l’attività dell’artista: dal Manifesto dell’Epistaltismo del 1949 al disco Poemi fonetici del 1975, dalle confessioni contenute nei diari del 1993-1994 all’assegnazione della Medaglia d’Oro alla Carriera da parte di Carlo Azeglio Ciampi nel 2002. Emerge anche l’infinità di rapporti, lavorativi e personali, con i protagonisti del panorama culturale del XXI secolo, da Carla Accardi a Giuseppe Capogrossi e Lucio Fontana, dai Nouveaux Réalistes a Julian Schnabel, da Carlo Cardazzo a Sidney Janis, da Pierre Restany a Tommaso Trini, fino a Giulio Carlo Argan e a Palma Bucarelli che tanto hanno influito sulla diffusione della conoscenza di Rotella. Proprio Bucarelli, durante il periodo della sua direzione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, ha contribuito ad affermare la centralità dell'artista nell’ambito della produzione del Novecento italiano acquisendo per il museo importanti lavori quali i retro d’affiches Composizione astratta (1955-1957), Up Tempo (1957), Spirito di Dharma (1960) e i décollages Mitologia 3 (1962) e Senza titolo (1962).
All’esterno del salone-piazza, in una posizione simmetrica, due piccole ‘piazzette’, sono ambienti che integrano in mostra gli aspetti performativi e gli esempi scultorei di Rotella. Spazi complementari che propongono da una parte filmati dagli anni Cinquanta e dall’altra, in parallelo, la sua attività in ambito plastico tramite la serie dei Replicanti del 1990: dieci elementi in porcellana che con il loro titolo e aspetto – tra il pop e il surreale – alludono a un’umanità ridotta a replicante di se stessa e senza più sentimenti, come quella segnata dalle guerre in corso nel mondo.
Un ampio e dettagliato catalogo edito da Silvana Editoriale con testi inediti di studiosi nazionali e internazionali contribuisce ad approfondire la lettura critica proposta in mostra funzionando come ‘viaggio’ analitico all’interno degli insiemi-manifesto documentati con sei grandi pieghevoli, i leporelli. Rispetto all’esposizione le singole opere sono isolate e riprodotte nella loro autonomia, così da permettere al visitatore e al lettore una visione non solo d’insieme, ma anche particolare e specifica.
Mimmo Rotella Manifesto è parte delle iniziative per il centenario dalla nascita di Mimmo Rotella, promosse dalla Fondazione Mimo Rotella e dal Mimmo Rotella Institute con il supporto della Regione Calabria.
La Fondazione Mimmo Rotella nasce nel 2000 per volontà dell’artista. Tutela, promuove, valorizza e registra in Archivio le opere di Mimmo Rotella. È presieduta da Aghnessa Rotella.
Il Mimmo Rotella Institute è un’associazione culturale fondata nel 2012 per volere di Inna e Aghnessa Rotella al fine di promuovere a livello nazionale e internazionale la conoscenza e la tutela della figura e dell’arte di Mimmo Rotella. Si avvale della consulenza scientifica di Germano Celant ed è diretta da Antonella Soldaini.
29
ottobre 2018
Mimmo Rotella Manifesto
Dal 29 ottobre 2018 al 10 febbraio 2019
arte contemporanea
Location
Biglietti
intero: € 10,00
ridotto: € 5,00
Orario di apertura
dal martedì alla domenica: 8.30 – 19.30
ultimo ingresso 45 minuti prima della chiusura
Vernissage
29 Ottobre 2018, ore 19
Editore
SILVANA EDITORIALE
Autore
Curatore