Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Minya Mikic – Transformunicazione
Una sola parola, ma che da sola riesce a descrivere la ricerca fondamentale che caratterizza le opere della giovane artista di origini serbe
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Giovedì 24 Maggio la Galleria Tag Artecontemporanea di Novara, via Rosselli 31, apre le porte alla mostra personale dedicata alla giovane artista Minya Mikic, la quale sarà presente al vernissage che si terrà Sabato 9 Giugno dalle ore 18.00.
“Transformunicazione” è il titolo che Minya Mikic stessa ha voluto dare alla mostra. Una sola parola, ma che da sola riesce a descrivere la ricerca fondamentale che caratterizza le opere della giovane artista di origini serbe. “La trasformazione della comunicazione”, una ricerca antropologica che parte dalle origini dell’uomo, dall’arte detta rupestre, un mezzo di espressione artistica scaturita agli inizi dell’era dell’Homo Sapiens in Europa, approssimativamente 40.000 anni fa, fondamentale per capire la sorprendente dimostrazione del desiderio degli esseri umani di lasciare una testimonianza di sé, di creare e comunicare significati, un desiderio presente fin dalle origini, infatti addirittura prima che fosse inventata la scrittura, l'uomo avvertì la necessità di comunicare con gli altri e lo fece attraverso le immagini.
Fino ad arrivare alla nostra era, al nostro quotidiano, all’epoca delle telecomunicazioni e della tecnologia, in cui l’uso dell’immagine ha forse raggiunto un’importanza ancora più vitale, in un mondo fatto di immagini artificiali, la giovane Minya ironizza e denuncia la nostra visione della realtà ormai approdata alla scansione in pixel, e mette a confronto sulle sue tele ciò che è l’origine primordiale dell’immagine con figure stilizzate tipiche dell’arte rupestre e l’immagine moderna sintetizzata nella suo linguaggio informatico caratterizzato da pixel rappresentati sulla tela.
La mostra alla Galleria Tag Artecontemporanea si concentra sugli ultimi lavori dell’artista, dopo il successo riscontrato dall’esposizione alla fiera d’arte di Bolzano KunStart.
Note Biografiche
Minya Mikic è nata a Novi Sad, Iugoslavia, nel 1975
* 1994 si è diplomata alla scuola media superiore per design “Bogdan Suput” a Novi Sad, Iugoslavia, con il massimo dei voti
* 1998 è una dei fondatori dell’associazione ‘Ex libris’ in Vojvodina, Iugoslavia
* dal 1998 lavora nel proprio studio di graphic design a Novi Sad, Iugoslavia
* contemporaneamente, dal 1998 al 1999, lavora come professore del design grafico nella scuola “Bogdan Suput” a Novi Sad, Iugoslavia
* dal 1999 è membro dell’Associazione degli Artisti della Regione Vojvodina (UPIDIV), Iugoslavia
* 1999 si trasferisce a Roma dove vive attualmente
* dal 1999 lavora con diversi studi di graphic design a Roma e per numerosi clienti in Svizzera e Iugoslavia
* 2000 si laurea all’Accademia di Belle Arti a Novi Sad, Iugoslavia
* dal 2000 è presente nelle gallerie “Il Narciso” e “Tartaruga” a Roma come l’artista della galleria
* 2005 designer responsabile per la celebrazione di 100 anni dalla fondazione della società sportiva “Sokolsko drustvo” a Novi Sad
* 2005 diventa art director per la società di promozione, sponsorizzazioni e organizzazione eventi “Promomax” a Roma
* dal 2006 espone in due gallerie a New York: "Monkdogz Urban Art" e "Remy Toledo"
Claudio Perri
Nei dipinti di Minya Mikic più che i colori volutamente monocromi, sono le superfici, lavorate con perizia, ad imporsi con forza : ruvide e incise con arcaici animali, levigate in trasparenze perlacee con fluttuanti alfabeti egizi, scavate come reperti archeologici, strutturate con trame di linee e pixel da schermo video, narrano la comunicazione dell’uomo, anche lui ridotto a simbolo arcaico.
Superfici che si separano per riunirsi sfalsate e scomporsi di nuovo, dove la magia della luce traduce i simboli in stimoli visivi che interagiscono con la nostra sensibilità moderna e problematica.
Superfici immerse in un silenzio meditativo che contempla l’eterno presente di quei messaggi, segnali della nostra precarietà esistenziale
Ida Mitrano: I segni ritrovati di Minya Mikic
Superare la parcellizzazione dello spazio e la linearità del tempo, recuperandole nella sincronia spazio-temporale dell’opera, è il quid che connota l’arte di Minya Mikic. Una chiave di lettura, che consente di individuare immediatamente il nucleo poetico di una ricerca verso cui confluiscono le diverse esperienze dell’artista, condotte in vari ambiti creativi. Il suo interesse verso la comunicazione e la necessità di ricongiungere parti di sé, riconoscendole non come fenomeno esterno, ma riconoscendone invece le motivazioni profonde, sono le ragioni che hanno determinato la scelta tematica, che caratterizza l’attuale produzione. Una lettura, questa, sufficiente a fornire facili spiegazioni, ma che si rivelerebbe superficiale e riduttiva, se non si avvertissero i fermenti vitali e nascosti, che costituiscono l’humus stesso del fare artistico di Mikic e che si rivelano, di fatto, i veri contenuti dell’opera.
La logica che orienta l’intervento dell’artista sulla tela, meditato e sperimentato, in un primo momento, attraverso studi preparatori, non a caso, si rivela in qualche modo apparente, non rigorosa, incapace di controllare, fino in fondo, nella sua complessità il processo creativo. Non congelato da una progettualità totale dell’opera, il gesto dell’artista incontra input inaspettati, che consentono nuovi accessi ad un immaginario archetipico, indagato e ricontestualizzato con grande sensibilità dall’artista.
Non è neanche casuale, che la superficie pittorica divenga uno schermo su cui si addensano figure, segni, tracce significative di una memoria quasi genetica, che sembrano riaffiorare sulla tela come luogo di quella possibile sincronia spazio-temporale, che l’artista ricerca. Un luogo che diviene magico, carico di simboli remoti, di ritualità, dove tutto dialoga, dove tutto è in movimento, dove tutto è brulicante di vita. E, infatti, le opere di Mikic non solo affrontano il tema della comunicazione in termini di evoluzione del linguaggio, ma comunicano di per sé, presentando una sedimentazione d’immagini che si svelano solo ad un occhio attento, curioso, pronto a relazionarsi con una scrittura misteriosa, antica. A contenuti più espliciti, cui si deve la realizzazione di questi lavori, si sottendono contenuti ignoti, che sono da rintracciare, da scoprire attraverso un diverso modo di osservare le cose.
Con quelle citazioni d’arte rupestre, con quegli animali o quelle figure umane stilizzate, semplificate in una forma scattante, efficace, immediata, immerse in un magma di segni altri e ricontestualizzate attraverso la sovrapposizione di linee disposte secondo un certo ordine o di tasselli puntiformi, a simboleggiare le trasformazioni storiche della comunicazione umana fino all’avvento delle tecnologie digitali, l’artista sperimenta non solo diverse possibilità di comunicazione, ma soprattutto propone differenti letture del reale. Dare visibilità a questa diversità, significa creare i presupposti per uno scambio vero, per una trasversalità anche sotterranea che consentano di ritrovare la complessità dell’individuo. Mikic lo fa, ricorrendo proprio a modalità espressive specifiche dei media informatici, il cui linguaggio è sinteticamente suggerito dai tasselli-pixel sulla tela. In tal senso, anche la serialità dell’immagine o la scelta di un suo particolare all’interno dello spazio pittorico si possono interpretare come input per sperimentare altri possibili percorsi visivi e, al contempo, mentali.
Se i modi della comunicazione, così intesa, sono molteplici, ancor più, lo sono i vissuti che si determinano in rapporto ad essi. Ed è, ogni volta, una nuova esperienza, un evento coinvolgente. La magia di quest’accadimento impregna le superfici materiche, caratterizzate da spessori e da graffiti che spesso si rivelano solo, se visti con una determinata luce, altro elemento fondamentale nel processo creativo dell’artista. La luce esterna, mai diretta sul quadro, diviene parte integrante dell’opera, ne svela i contenuti nascosti, ma crea, soprattutto, un gioco d’ombre sulla tela, che modifica continuamente la fruizione e il significato dell’opera stessa.
L’arte di Mikic, costruita sull’incessante trasformazione della visione pittorica, si connota dunque come metafora della comunicazione e dei suoi mutamenti nel corso della storia, ma essenzialmente accoglie in sé il mistero della vita e, con esso, l’uomo.
“Transformunicazione” è il titolo che Minya Mikic stessa ha voluto dare alla mostra. Una sola parola, ma che da sola riesce a descrivere la ricerca fondamentale che caratterizza le opere della giovane artista di origini serbe. “La trasformazione della comunicazione”, una ricerca antropologica che parte dalle origini dell’uomo, dall’arte detta rupestre, un mezzo di espressione artistica scaturita agli inizi dell’era dell’Homo Sapiens in Europa, approssimativamente 40.000 anni fa, fondamentale per capire la sorprendente dimostrazione del desiderio degli esseri umani di lasciare una testimonianza di sé, di creare e comunicare significati, un desiderio presente fin dalle origini, infatti addirittura prima che fosse inventata la scrittura, l'uomo avvertì la necessità di comunicare con gli altri e lo fece attraverso le immagini.
Fino ad arrivare alla nostra era, al nostro quotidiano, all’epoca delle telecomunicazioni e della tecnologia, in cui l’uso dell’immagine ha forse raggiunto un’importanza ancora più vitale, in un mondo fatto di immagini artificiali, la giovane Minya ironizza e denuncia la nostra visione della realtà ormai approdata alla scansione in pixel, e mette a confronto sulle sue tele ciò che è l’origine primordiale dell’immagine con figure stilizzate tipiche dell’arte rupestre e l’immagine moderna sintetizzata nella suo linguaggio informatico caratterizzato da pixel rappresentati sulla tela.
La mostra alla Galleria Tag Artecontemporanea si concentra sugli ultimi lavori dell’artista, dopo il successo riscontrato dall’esposizione alla fiera d’arte di Bolzano KunStart.
Note Biografiche
Minya Mikic è nata a Novi Sad, Iugoslavia, nel 1975
* 1994 si è diplomata alla scuola media superiore per design “Bogdan Suput” a Novi Sad, Iugoslavia, con il massimo dei voti
* 1998 è una dei fondatori dell’associazione ‘Ex libris’ in Vojvodina, Iugoslavia
* dal 1998 lavora nel proprio studio di graphic design a Novi Sad, Iugoslavia
* contemporaneamente, dal 1998 al 1999, lavora come professore del design grafico nella scuola “Bogdan Suput” a Novi Sad, Iugoslavia
* dal 1999 è membro dell’Associazione degli Artisti della Regione Vojvodina (UPIDIV), Iugoslavia
* 1999 si trasferisce a Roma dove vive attualmente
* dal 1999 lavora con diversi studi di graphic design a Roma e per numerosi clienti in Svizzera e Iugoslavia
* 2000 si laurea all’Accademia di Belle Arti a Novi Sad, Iugoslavia
* dal 2000 è presente nelle gallerie “Il Narciso” e “Tartaruga” a Roma come l’artista della galleria
* 2005 designer responsabile per la celebrazione di 100 anni dalla fondazione della società sportiva “Sokolsko drustvo” a Novi Sad
* 2005 diventa art director per la società di promozione, sponsorizzazioni e organizzazione eventi “Promomax” a Roma
* dal 2006 espone in due gallerie a New York: "Monkdogz Urban Art" e "Remy Toledo"
Claudio Perri
Nei dipinti di Minya Mikic più che i colori volutamente monocromi, sono le superfici, lavorate con perizia, ad imporsi con forza : ruvide e incise con arcaici animali, levigate in trasparenze perlacee con fluttuanti alfabeti egizi, scavate come reperti archeologici, strutturate con trame di linee e pixel da schermo video, narrano la comunicazione dell’uomo, anche lui ridotto a simbolo arcaico.
Superfici che si separano per riunirsi sfalsate e scomporsi di nuovo, dove la magia della luce traduce i simboli in stimoli visivi che interagiscono con la nostra sensibilità moderna e problematica.
Superfici immerse in un silenzio meditativo che contempla l’eterno presente di quei messaggi, segnali della nostra precarietà esistenziale
Ida Mitrano: I segni ritrovati di Minya Mikic
Superare la parcellizzazione dello spazio e la linearità del tempo, recuperandole nella sincronia spazio-temporale dell’opera, è il quid che connota l’arte di Minya Mikic. Una chiave di lettura, che consente di individuare immediatamente il nucleo poetico di una ricerca verso cui confluiscono le diverse esperienze dell’artista, condotte in vari ambiti creativi. Il suo interesse verso la comunicazione e la necessità di ricongiungere parti di sé, riconoscendole non come fenomeno esterno, ma riconoscendone invece le motivazioni profonde, sono le ragioni che hanno determinato la scelta tematica, che caratterizza l’attuale produzione. Una lettura, questa, sufficiente a fornire facili spiegazioni, ma che si rivelerebbe superficiale e riduttiva, se non si avvertissero i fermenti vitali e nascosti, che costituiscono l’humus stesso del fare artistico di Mikic e che si rivelano, di fatto, i veri contenuti dell’opera.
La logica che orienta l’intervento dell’artista sulla tela, meditato e sperimentato, in un primo momento, attraverso studi preparatori, non a caso, si rivela in qualche modo apparente, non rigorosa, incapace di controllare, fino in fondo, nella sua complessità il processo creativo. Non congelato da una progettualità totale dell’opera, il gesto dell’artista incontra input inaspettati, che consentono nuovi accessi ad un immaginario archetipico, indagato e ricontestualizzato con grande sensibilità dall’artista.
Non è neanche casuale, che la superficie pittorica divenga uno schermo su cui si addensano figure, segni, tracce significative di una memoria quasi genetica, che sembrano riaffiorare sulla tela come luogo di quella possibile sincronia spazio-temporale, che l’artista ricerca. Un luogo che diviene magico, carico di simboli remoti, di ritualità, dove tutto dialoga, dove tutto è in movimento, dove tutto è brulicante di vita. E, infatti, le opere di Mikic non solo affrontano il tema della comunicazione in termini di evoluzione del linguaggio, ma comunicano di per sé, presentando una sedimentazione d’immagini che si svelano solo ad un occhio attento, curioso, pronto a relazionarsi con una scrittura misteriosa, antica. A contenuti più espliciti, cui si deve la realizzazione di questi lavori, si sottendono contenuti ignoti, che sono da rintracciare, da scoprire attraverso un diverso modo di osservare le cose.
Con quelle citazioni d’arte rupestre, con quegli animali o quelle figure umane stilizzate, semplificate in una forma scattante, efficace, immediata, immerse in un magma di segni altri e ricontestualizzate attraverso la sovrapposizione di linee disposte secondo un certo ordine o di tasselli puntiformi, a simboleggiare le trasformazioni storiche della comunicazione umana fino all’avvento delle tecnologie digitali, l’artista sperimenta non solo diverse possibilità di comunicazione, ma soprattutto propone differenti letture del reale. Dare visibilità a questa diversità, significa creare i presupposti per uno scambio vero, per una trasversalità anche sotterranea che consentano di ritrovare la complessità dell’individuo. Mikic lo fa, ricorrendo proprio a modalità espressive specifiche dei media informatici, il cui linguaggio è sinteticamente suggerito dai tasselli-pixel sulla tela. In tal senso, anche la serialità dell’immagine o la scelta di un suo particolare all’interno dello spazio pittorico si possono interpretare come input per sperimentare altri possibili percorsi visivi e, al contempo, mentali.
Se i modi della comunicazione, così intesa, sono molteplici, ancor più, lo sono i vissuti che si determinano in rapporto ad essi. Ed è, ogni volta, una nuova esperienza, un evento coinvolgente. La magia di quest’accadimento impregna le superfici materiche, caratterizzate da spessori e da graffiti che spesso si rivelano solo, se visti con una determinata luce, altro elemento fondamentale nel processo creativo dell’artista. La luce esterna, mai diretta sul quadro, diviene parte integrante dell’opera, ne svela i contenuti nascosti, ma crea, soprattutto, un gioco d’ombre sulla tela, che modifica continuamente la fruizione e il significato dell’opera stessa.
L’arte di Mikic, costruita sull’incessante trasformazione della visione pittorica, si connota dunque come metafora della comunicazione e dei suoi mutamenti nel corso della storia, ma essenzialmente accoglie in sé il mistero della vita e, con esso, l’uomo.
08
giugno 2007
Minya Mikic – Transformunicazione
Dall'otto giugno al 02 luglio 2007
arte contemporanea
Location
TAG ARTE CONTEMPORANEA
Novara, Via Fratelli Rosselli, 31, (Novara)
Novara, Via Fratelli Rosselli, 31, (Novara)
Orario di apertura
da Martedì a Sabato 10-12,30 e 15.30-19.30
Vernissage
8 Giugno 2007, ore 18
Autore