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Miriam Austin – Andraste
Prima mostra personale in Italia dell’artista originaria della Nuova Zelanda che lavora con una molteplicità di discipline artistiche, utilizzando scultura, lavori su carta, video e performance
Comunicato stampa
Segnala l'evento
ALMA ZEVI presenta la prima mostra personale di Miriam Austin in Italia, Andraste, titolo che si ispira alla dea
celtica della guerra. Originaria della Nuova Zelanda, e stabilitasi a Londra, Austin lavora con una molteplicità di
discipline artistiche. Per questa mostra ha realizzato una serie di nuovi collage su seta e di sculture in metallo,
opere che esplorano le relazioni che intercorrono tra il rituale, il mito, la fragilità ecologica, il corpo umano.
Traendo ispirazione dalle figure femminili dell’iconografia mitologica, la ricerca di Austin indaga l’intricato legame tra la
condizione privilegiata dello sguardo occidentale e le sue conseguenze, come l’oppressione e gli stereotipi verso le religioni
dette ‘indigene’ o ‘pagane’. Per la mostra a Venezia l’artista ha sviluppato alcune delle sculture in alluminio e ferro della sua
serie Tools, in passato anche utilizzate in performance da lei coreografate. I lavori sono accuratamente disposti nello spazio
della galleria in una installazione site-specific e, attraverso i rimandi all’interesse dell’artista per la mitologia e i rituali magici,
essi sono anche intrinsecamente legati allo scenario storico britannico per mezzo del titolo della mostra, Andraste. Questo è
un omaggio all’omonima dea della guerra invocata da Boudica durante la sua rivolta contro l’occupazione dei Romani del 60
d.C. nell’odierna Inghilterra.
I Tools di Austin sono sculture curve, voluttuose, affilate come lame di rasoio. Con la loro superficie al contempo scintillante
e opaca, risultano estremamente invitanti per l’osservatore, fissati alla parete seducenti e silenziosi ma pieni di potenzialità,
come in attesa di essere usati. Le forme si ispirano ai simboli di antichi sistemi alfabetici, e per il loro aspetto quasi calligrafico
si potrebbe dire che queste sculture sembrano delicati disegni. Gli oggetti, enigmatici, ci portano a riconsiderare la nostra
percezione di bellezza, violenza e precisione, e hanno un ritmo quasi musicale nel modo in cui le forme fluiscono e si
oppongono le une alle altre. Questi lavori fuori dal tempo si mostrano come una manifestazione contemporanea di
riferimenti ancestrali, che pongono una serie di interrogativi: quanti cambiamenti sono avvenuti dall’epoca preistorica a
quella attuale? L’istinto umano si è mantenuto invariato nel tempo? È possibile separare nell’uomo la natura dalla cultura?
Oltre a Tools, per la mostra Austin ha creato una serie di nuovi collage che vengono in questa occasione stampati per la
prima volta su seta. Intitolati Ritual for the Sterile Seed e Lotus, essi introducono un’altra sfaccettatura del suo lavoro. Usando
alcuni programmi informatici in maniera volutamente rudimentale, Austin crea una mescolanza di simboli antichi e odierni;
tra questi si vedono interagire, governati da misteriose formule, calici stilizzati, oggetti che ricordano i Tools e gesti manuali, in
una stratificazione di diversi livelli visivi e semantici che sono strettamente vincolati tra di loro. Lo sfondo dei collage ricorda
la trama di una superficie epiteliale ma deriva in realtà da fotografie aeree di atolli e barriere coralline, e crea in questo modo
una dicotomia tra micro e macro, una traccia dell’eterna ripetizione in natura, tutti concetti che ricorrono nel lavoro
dell’artista. Analogamente alle sue sculture, la sensazione trasmessa dai collage è nuovamente quella della combinazione tra
antico e moderno, ma senza che ci sia un vero e proprio collegamento tra i due aspetti. In tutte le opere esposte in mostra,
Austin offre un nuovo punto di vista sulla dualità tra naturale e innaturale, sacro e profano, ponendola nell’ambito
contemporaneo. Venezia, con la sua complessa situazione sociopolitica ed ecologica, appare come un luogo assolutamente
appropriato per sviluppare l’analisi dell’artista sulla relazione umana con la storia, l’industria e l’artificio.
Miriam Austin vive e lavora a Londra. Nella sua pratica artistica utilizza scultura, lavori su carta, video e performance. Ha
studiato al Royal College of Art a Londra e University of Brighton, Regno Unito. I suoi lavori sono stati inclusi in mostre recenti
presso Yorkshire Sculpture Park (2017); ALMA ZEVI, Venezia (2016); Bosse and Baum, Londra (2016) (mostra personale);
Chisenhale Studios, Londra (2016); ICA, Londra; Herbert Read Gallery, University of the Creative Arts, Canterbury, Regno
Unito (2016); New Art Center, Roche Court, Salisbury, Regno Unito (2015); Zabludowicz Collection, Londra (2014); Bold
Tendencies, Londra (2013); Vitrine Gallery, Londra (2013).
celtica della guerra. Originaria della Nuova Zelanda, e stabilitasi a Londra, Austin lavora con una molteplicità di
discipline artistiche. Per questa mostra ha realizzato una serie di nuovi collage su seta e di sculture in metallo,
opere che esplorano le relazioni che intercorrono tra il rituale, il mito, la fragilità ecologica, il corpo umano.
Traendo ispirazione dalle figure femminili dell’iconografia mitologica, la ricerca di Austin indaga l’intricato legame tra la
condizione privilegiata dello sguardo occidentale e le sue conseguenze, come l’oppressione e gli stereotipi verso le religioni
dette ‘indigene’ o ‘pagane’. Per la mostra a Venezia l’artista ha sviluppato alcune delle sculture in alluminio e ferro della sua
serie Tools, in passato anche utilizzate in performance da lei coreografate. I lavori sono accuratamente disposti nello spazio
della galleria in una installazione site-specific e, attraverso i rimandi all’interesse dell’artista per la mitologia e i rituali magici,
essi sono anche intrinsecamente legati allo scenario storico britannico per mezzo del titolo della mostra, Andraste. Questo è
un omaggio all’omonima dea della guerra invocata da Boudica durante la sua rivolta contro l’occupazione dei Romani del 60
d.C. nell’odierna Inghilterra.
I Tools di Austin sono sculture curve, voluttuose, affilate come lame di rasoio. Con la loro superficie al contempo scintillante
e opaca, risultano estremamente invitanti per l’osservatore, fissati alla parete seducenti e silenziosi ma pieni di potenzialità,
come in attesa di essere usati. Le forme si ispirano ai simboli di antichi sistemi alfabetici, e per il loro aspetto quasi calligrafico
si potrebbe dire che queste sculture sembrano delicati disegni. Gli oggetti, enigmatici, ci portano a riconsiderare la nostra
percezione di bellezza, violenza e precisione, e hanno un ritmo quasi musicale nel modo in cui le forme fluiscono e si
oppongono le une alle altre. Questi lavori fuori dal tempo si mostrano come una manifestazione contemporanea di
riferimenti ancestrali, che pongono una serie di interrogativi: quanti cambiamenti sono avvenuti dall’epoca preistorica a
quella attuale? L’istinto umano si è mantenuto invariato nel tempo? È possibile separare nell’uomo la natura dalla cultura?
Oltre a Tools, per la mostra Austin ha creato una serie di nuovi collage che vengono in questa occasione stampati per la
prima volta su seta. Intitolati Ritual for the Sterile Seed e Lotus, essi introducono un’altra sfaccettatura del suo lavoro. Usando
alcuni programmi informatici in maniera volutamente rudimentale, Austin crea una mescolanza di simboli antichi e odierni;
tra questi si vedono interagire, governati da misteriose formule, calici stilizzati, oggetti che ricordano i Tools e gesti manuali, in
una stratificazione di diversi livelli visivi e semantici che sono strettamente vincolati tra di loro. Lo sfondo dei collage ricorda
la trama di una superficie epiteliale ma deriva in realtà da fotografie aeree di atolli e barriere coralline, e crea in questo modo
una dicotomia tra micro e macro, una traccia dell’eterna ripetizione in natura, tutti concetti che ricorrono nel lavoro
dell’artista. Analogamente alle sue sculture, la sensazione trasmessa dai collage è nuovamente quella della combinazione tra
antico e moderno, ma senza che ci sia un vero e proprio collegamento tra i due aspetti. In tutte le opere esposte in mostra,
Austin offre un nuovo punto di vista sulla dualità tra naturale e innaturale, sacro e profano, ponendola nell’ambito
contemporaneo. Venezia, con la sua complessa situazione sociopolitica ed ecologica, appare come un luogo assolutamente
appropriato per sviluppare l’analisi dell’artista sulla relazione umana con la storia, l’industria e l’artificio.
Miriam Austin vive e lavora a Londra. Nella sua pratica artistica utilizza scultura, lavori su carta, video e performance. Ha
studiato al Royal College of Art a Londra e University of Brighton, Regno Unito. I suoi lavori sono stati inclusi in mostre recenti
presso Yorkshire Sculpture Park (2017); ALMA ZEVI, Venezia (2016); Bosse and Baum, Londra (2016) (mostra personale);
Chisenhale Studios, Londra (2016); ICA, Londra; Herbert Read Gallery, University of the Creative Arts, Canterbury, Regno
Unito (2016); New Art Center, Roche Court, Salisbury, Regno Unito (2015); Zabludowicz Collection, Londra (2014); Bold
Tendencies, Londra (2013); Vitrine Gallery, Londra (2013).
08
marzo 2018
Miriam Austin – Andraste
Dall'otto marzo al 28 aprile 2018
arte contemporanea
Location
ALMA ZEVI
Venezia, San Marco, 3357, (Venezia)
Venezia, San Marco, 3357, (Venezia)
Vernissage
8 Marzo 2018, ore 18
Autore