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Miriam Vargas
trentunensima mostra fotografica della galleria
Comunicato stampa
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Dato un quadrato, si traccino due assi perpendicolari fra loro, passanti per il punto medio dei lati, in modo da ottenere quattro quadrati uguali inscritti. Si ponga all’interno di uno qualsiasi di questi un disegno geometrico costituito da linee parallele verticali o orizzontali, con valori chiaroscurali policromi perturbati in modo variabile da un’interferenza ortogonale.
Si ottengono, per specularità consecutiva rotazionale, senza imposizione del verso rotativo, le immagini conseguenti.
Indipendentemente quindi dalla modalità prescelta, al termine della generazione dei quattro quadranti, si ottiene la composizione finale. Spesso al centro dell’opera compare una figura dotata di particolare attrazione estetica dovuta alla convergenza delle linee, dei toni e dei colori, come, in altri casi, essa si rivela lungo una linea centrale orizzontale o verticale.
Questa procedura artistica che impiega la macrofotografia e le riflessioni secondo prestabiliti assi di simmetria, ottiene un effetto grafico di interessante impatto, ma il “quadro” è ben più in profondità della piatta superficie della carta fotografica.
Il “design” di Miriam Vargas non è una ricerca solo di “bellezza” fine a se stessa, ma induce l’osservatore a superare gli aspetti percettivi del complesso dispositivo estetico, per giungere a svelarne i suoi codici costruttivi e poi ancora a riconoscere in ogni “stilema” compositivo un elemento originario appartenente al più grande disegno inscritto in ognuno di noi.
Questo modulo, origine dei multipli, altro non è, in realtà, che l’immagine di un tratto di lungolago notturno, con le case, le insegne, le vie, i pontili illuminati con vari colori ed intensità, che si riflette sull’acqua che fa da specchio tremulo.
Ecco allora, dalla ingegnosa fantasia di Miriam, l’intuizione che un procedimento di riflessioni bilaterali radiali del tipo caleidoscopico avrebbe sortito una “figura” che poteva leggersi in molti modi: come un codice a barre, o una lastra spettroscopica stellare; o ancora come un’artistica “interfaccia” dove ognuno poteva, attraverso il proprio filtro decodificatore, cogliere le radici ancestrali di appartenenza. Ed ecco allora oscillazioni cromatiche come corde vibranti, stringhe, filamenti di DNA, bolle consecutive spiralizzanti che ci riportano a probabili, molteplici universi paralleli; ma anche il richiamo spirituale attraverso una sorta di impronta della Sacra Sindone, o nel combinarsi di sorprendenti tasselli, come nelle vetrate gotiche.
Una cosa è certa: Miriam Vargas vuole amare ed essere amata condividendo le sue passioni per l’arte con ognuno di noi.
Francesco Danesin
Si ottengono, per specularità consecutiva rotazionale, senza imposizione del verso rotativo, le immagini conseguenti.
Indipendentemente quindi dalla modalità prescelta, al termine della generazione dei quattro quadranti, si ottiene la composizione finale. Spesso al centro dell’opera compare una figura dotata di particolare attrazione estetica dovuta alla convergenza delle linee, dei toni e dei colori, come, in altri casi, essa si rivela lungo una linea centrale orizzontale o verticale.
Questa procedura artistica che impiega la macrofotografia e le riflessioni secondo prestabiliti assi di simmetria, ottiene un effetto grafico di interessante impatto, ma il “quadro” è ben più in profondità della piatta superficie della carta fotografica.
Il “design” di Miriam Vargas non è una ricerca solo di “bellezza” fine a se stessa, ma induce l’osservatore a superare gli aspetti percettivi del complesso dispositivo estetico, per giungere a svelarne i suoi codici costruttivi e poi ancora a riconoscere in ogni “stilema” compositivo un elemento originario appartenente al più grande disegno inscritto in ognuno di noi.
Questo modulo, origine dei multipli, altro non è, in realtà, che l’immagine di un tratto di lungolago notturno, con le case, le insegne, le vie, i pontili illuminati con vari colori ed intensità, che si riflette sull’acqua che fa da specchio tremulo.
Ecco allora, dalla ingegnosa fantasia di Miriam, l’intuizione che un procedimento di riflessioni bilaterali radiali del tipo caleidoscopico avrebbe sortito una “figura” che poteva leggersi in molti modi: come un codice a barre, o una lastra spettroscopica stellare; o ancora come un’artistica “interfaccia” dove ognuno poteva, attraverso il proprio filtro decodificatore, cogliere le radici ancestrali di appartenenza. Ed ecco allora oscillazioni cromatiche come corde vibranti, stringhe, filamenti di DNA, bolle consecutive spiralizzanti che ci riportano a probabili, molteplici universi paralleli; ma anche il richiamo spirituale attraverso una sorta di impronta della Sacra Sindone, o nel combinarsi di sorprendenti tasselli, come nelle vetrate gotiche.
Una cosa è certa: Miriam Vargas vuole amare ed essere amata condividendo le sue passioni per l’arte con ognuno di noi.
Francesco Danesin
06
novembre 2008
Miriam Vargas
Dal 06 al 29 novembre 2008
fotografia
Location
GODENDA PHOTO GALLERY
Padova, Via Francesco Squarcione, 4/6, (Padova)
Padova, Via Francesco Squarcione, 4/6, (Padova)
Orario di apertura
da lunedì al sabato 11.00/14.00 e 18.30/22.30
Vernissage
6 Novembre 2008, h 18.30
Autore