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Mirko Della Bona – Vincolata Libertà
La mostra comprende lo svilupparsi tematico dell’insufficiente condizione umana
rivelata attraverso quattro sculture in legno ed una in marmo bianco.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il 19C Spazio Arte accoglie la prima riassuntiva personale di Mirko
Della Bona (Massa, 1975) giovane scultore emergente.
L’esposizione, dal titolo ‘Vincolata Libertà’ a cura di Sara Bastianini,
comprende lo svilupparsi tematico dell’insufficiente condizione umana
rivelata attraverso quattro sculture in legno ed una in marmo bianco.
Quella di Della Bona è una maniera nuova di affrontare e lavorare la
materia, il legno: addizione di tante piccole unità sole, che se
accorpate, ne fanno una unica, grande, indistruttibile.
La tipologia della lavorazione, tramite l’aggiungere di pezzi di legno,
sinonimo del formarsi delle persone come individui alla ricerca di loro
stessi, di una propria identità ed immagine, si sviluppa inizialmente
con il taglio di questi. Successivamente comincia la danza del togliere
e dell’aggiungere materiale, similmente ad un collage; talvolta
compattato tramite colla vinilica ed acrilico, talvolta con elementi
avvitanti. La modellazione della forma, infine, si potenzia mediante
abrasione a mano, per mezzo di mazzuolo, ed in prevalenza dischi/carte
abrasive.
CENNI BIOGRAFICI
Mirko Della Bona, nasce a Massa nel 1975, frequenta gli studi accademici
nella città di Carrara terminando nell’anno 2004.
Cresce stilisticamente e concettualmente lavorando nel proprio
laboratorio di Carrara.
Partecipa ad alcune collettive, tra cui Castel San Niccolò Arezzo nel
2002, Fiera di Marina di Carrara ‘Giorni d'Arte’ nel 2010 e in ultimo
nel 2010/2011 alla Galleria La Virgola di Castiglioncello.
Vive e lavora tra Massa e Carrara.
CONSAPEVOLEZZA - VOLONTA' – IMPOTENZA
a cura di Sara Bastianini
Tematiche complesse quelle trattate da Della Bona, figure le sue,
modellate e modulate per addizione di molteplici elementi che ne
costituiscono la completezza.
In Attesa 1, le due figure ingabbiate sono bloccate e rinchiuse dalle
proprie costrizioni, dalla vita stessa, intente in essa ed in attesa
dell'inevitabile, la morte.
Uomo che si rivela marionetta, involucro vuoto, automa; la disarmante
consapevolezza del senso dell'uomo esistente soltanto come società, in
caso contrario la sua non risultanza, ne sancisce l'inesistenza, la nonpresenza,
nonostante per definizione, l'una sia imprescindibile
all'altra.
Uomo libero di uscire e svincolarsi da qualsiasi realtà per sentirsi
reale entità, indipendente, autonomo, ma incapace di farlo, come se
perdente in partenza dell’identità di se stesso. In Attesa 2 è tangibile
questo profilo mediante la testa dell’uomo che oscilla, ma che in
realtà, rimane dentro la gabbia.
La volontà viene dunque spazzata via dalla presente consapevolezza
dell'impossibilità.
Incapace l’uomo nel riuscire a spogliarsi di quella veste inevitabile,
per poter trionfare nell’appropriazione del mondo e della propria vita;
di conseguenza la figurazione di un uomo-rinuncia. Nella scultura Uomo-
Rifiuto, infatti, siamo spettatori e protagonisti di un’essere scarno,
mendicante, derelitto all’interno di un bidone di lordura caduto al
suolo.
Sconfinare dal tutto. Da tutto ciò che sino ad adesso è stato. Superare.
Sorpassare. Valicare il confine e rendersi conto che, oltre quella
barriera creata, non si è capaci di sopravvivere.
Questa gabbia, talvolta in legno, talvolta in marmo, rappresenta l'uomo
costretto nel “meccanismo che imprigiona”, sistema da esso stesso
generato, da cui viene catturato e fatto prigioniero anche a vita.
Della Bona collegandosi al Teatro dell'Assurdo ci propone un uomo al di
là di qualsiasi connotazione politica, sociale e storica, la
tragicommedia dell'essere umano costituita intorno alla Condizione
dell'Attesa, il destino, la morte, la fortuna. Il Godot beckettiano è
l'idea di attesa, è l'attesa stessa, la sintesi di tutte le attese e,
allo stesso modo, come in finale di partita, è il pezzo del re messo
continuamente sotto scacco dagli altri personaggi.
Dunque, si tratta di voler rappresentare, la necessità di passare il
tempo, ma anche il protendersi oltre di esso; l'assoluta mancanza di
senso e l'altrettanta necessità di trovarlo.
Questo è l'uomo, il giocatore di una partita a scacchi persa fin
dall'inizio, che nel finale fa mosse senza senso soltanto per rinviare
l’inesorabile destino. Essere mutevole in continua evoluzione e
decadenza, che si dimena nel tempo che scorre irrefrenabile nella sua
vita, cercando di adattarsi alla miserevole condizione umana.
Questo Uomo/Automa crea dunque argomentazione analoga nel rapporto
Soggetto/Oggetto; l'oggetto inanimato che prende vita per assorbimento
vitale di chi lo ha creato.
Materia priva di vita, vuota.
Spento oggetto che giustifica la propria funzione, a cui l'uomo
procaccia vita, rendendolo come lui è. Vivo.
L’oggetto inanimato rispecchia l’uomo, è creato dall’uomo, per l’uomo.
Quando l’uomo finisce l’oggetto continua, privo della funzione datagli
fino a quel momento, rimane.
Rimane il futile, il leggero e ciò che non ha importanza. L’effimero
diventa duraturo. Adesso ciò che non conta e che non è, vede tramontare
ciò che in realtà è ed esiste. L’oggetto prende il posto dell’essenza,
il manichino duchampiano prende il posto di colui da cui è venuto, che
lo ha creato a propria immagine e somiglianza.
L'immensità della vita è che essa scorra tra cose inanimate, tra
futilità, e che sia proprio lei, a scomparire, per prima, per sempre;
mentre tutte queste piccole entità fondamentali che l’uomo crea per
esprimersi e realizzarsi rimangono.
L’Arte.
Tutto è effimero, la vita è effimera, noi siamo effimeri
Della Bona (Massa, 1975) giovane scultore emergente.
L’esposizione, dal titolo ‘Vincolata Libertà’ a cura di Sara Bastianini,
comprende lo svilupparsi tematico dell’insufficiente condizione umana
rivelata attraverso quattro sculture in legno ed una in marmo bianco.
Quella di Della Bona è una maniera nuova di affrontare e lavorare la
materia, il legno: addizione di tante piccole unità sole, che se
accorpate, ne fanno una unica, grande, indistruttibile.
La tipologia della lavorazione, tramite l’aggiungere di pezzi di legno,
sinonimo del formarsi delle persone come individui alla ricerca di loro
stessi, di una propria identità ed immagine, si sviluppa inizialmente
con il taglio di questi. Successivamente comincia la danza del togliere
e dell’aggiungere materiale, similmente ad un collage; talvolta
compattato tramite colla vinilica ed acrilico, talvolta con elementi
avvitanti. La modellazione della forma, infine, si potenzia mediante
abrasione a mano, per mezzo di mazzuolo, ed in prevalenza dischi/carte
abrasive.
CENNI BIOGRAFICI
Mirko Della Bona, nasce a Massa nel 1975, frequenta gli studi accademici
nella città di Carrara terminando nell’anno 2004.
Cresce stilisticamente e concettualmente lavorando nel proprio
laboratorio di Carrara.
Partecipa ad alcune collettive, tra cui Castel San Niccolò Arezzo nel
2002, Fiera di Marina di Carrara ‘Giorni d'Arte’ nel 2010 e in ultimo
nel 2010/2011 alla Galleria La Virgola di Castiglioncello.
Vive e lavora tra Massa e Carrara.
CONSAPEVOLEZZA - VOLONTA' – IMPOTENZA
a cura di Sara Bastianini
Tematiche complesse quelle trattate da Della Bona, figure le sue,
modellate e modulate per addizione di molteplici elementi che ne
costituiscono la completezza.
In Attesa 1, le due figure ingabbiate sono bloccate e rinchiuse dalle
proprie costrizioni, dalla vita stessa, intente in essa ed in attesa
dell'inevitabile, la morte.
Uomo che si rivela marionetta, involucro vuoto, automa; la disarmante
consapevolezza del senso dell'uomo esistente soltanto come società, in
caso contrario la sua non risultanza, ne sancisce l'inesistenza, la nonpresenza,
nonostante per definizione, l'una sia imprescindibile
all'altra.
Uomo libero di uscire e svincolarsi da qualsiasi realtà per sentirsi
reale entità, indipendente, autonomo, ma incapace di farlo, come se
perdente in partenza dell’identità di se stesso. In Attesa 2 è tangibile
questo profilo mediante la testa dell’uomo che oscilla, ma che in
realtà, rimane dentro la gabbia.
La volontà viene dunque spazzata via dalla presente consapevolezza
dell'impossibilità.
Incapace l’uomo nel riuscire a spogliarsi di quella veste inevitabile,
per poter trionfare nell’appropriazione del mondo e della propria vita;
di conseguenza la figurazione di un uomo-rinuncia. Nella scultura Uomo-
Rifiuto, infatti, siamo spettatori e protagonisti di un’essere scarno,
mendicante, derelitto all’interno di un bidone di lordura caduto al
suolo.
Sconfinare dal tutto. Da tutto ciò che sino ad adesso è stato. Superare.
Sorpassare. Valicare il confine e rendersi conto che, oltre quella
barriera creata, non si è capaci di sopravvivere.
Questa gabbia, talvolta in legno, talvolta in marmo, rappresenta l'uomo
costretto nel “meccanismo che imprigiona”, sistema da esso stesso
generato, da cui viene catturato e fatto prigioniero anche a vita.
Della Bona collegandosi al Teatro dell'Assurdo ci propone un uomo al di
là di qualsiasi connotazione politica, sociale e storica, la
tragicommedia dell'essere umano costituita intorno alla Condizione
dell'Attesa, il destino, la morte, la fortuna. Il Godot beckettiano è
l'idea di attesa, è l'attesa stessa, la sintesi di tutte le attese e,
allo stesso modo, come in finale di partita, è il pezzo del re messo
continuamente sotto scacco dagli altri personaggi.
Dunque, si tratta di voler rappresentare, la necessità di passare il
tempo, ma anche il protendersi oltre di esso; l'assoluta mancanza di
senso e l'altrettanta necessità di trovarlo.
Questo è l'uomo, il giocatore di una partita a scacchi persa fin
dall'inizio, che nel finale fa mosse senza senso soltanto per rinviare
l’inesorabile destino. Essere mutevole in continua evoluzione e
decadenza, che si dimena nel tempo che scorre irrefrenabile nella sua
vita, cercando di adattarsi alla miserevole condizione umana.
Questo Uomo/Automa crea dunque argomentazione analoga nel rapporto
Soggetto/Oggetto; l'oggetto inanimato che prende vita per assorbimento
vitale di chi lo ha creato.
Materia priva di vita, vuota.
Spento oggetto che giustifica la propria funzione, a cui l'uomo
procaccia vita, rendendolo come lui è. Vivo.
L’oggetto inanimato rispecchia l’uomo, è creato dall’uomo, per l’uomo.
Quando l’uomo finisce l’oggetto continua, privo della funzione datagli
fino a quel momento, rimane.
Rimane il futile, il leggero e ciò che non ha importanza. L’effimero
diventa duraturo. Adesso ciò che non conta e che non è, vede tramontare
ciò che in realtà è ed esiste. L’oggetto prende il posto dell’essenza,
il manichino duchampiano prende il posto di colui da cui è venuto, che
lo ha creato a propria immagine e somiglianza.
L'immensità della vita è che essa scorra tra cose inanimate, tra
futilità, e che sia proprio lei, a scomparire, per prima, per sempre;
mentre tutte queste piccole entità fondamentali che l’uomo crea per
esprimersi e realizzarsi rimangono.
L’Arte.
Tutto è effimero, la vita è effimera, noi siamo effimeri
30
aprile 2011
Mirko Della Bona – Vincolata Libertà
Dal 30 aprile al 15 maggio 2011
arte contemporanea
Location
19C SPAZIO ARTE
Carrara, Via Vezzala, 19c, (Massa-carrara)
Carrara, Via Vezzala, 19c, (Massa-carrara)
Orario di apertura
mer h. 10.00/ 18.00 gio-ven-sab-dom h. 16.00/ 21.00
Vernissage
30 Aprile 2011, ore 18
Autore
Curatore