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MIRRORING
La mostra MIRRORING offre una breve panoramica sull’arte femminista contemporanea.
Opere diverse, quanto i modi di essere, la mostra esplora questioni delicate, quali sessualità, razza, classe e genere, mettendo in discussione gli ideali convenzionali di bellezza e identità.
Comunicato stampa
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Galleria Anna Marra è lieta di presentare MIRRORING, mostra collettiva a cura di Donatella Mezzotero che offre una breve panoramica sull’arte femminista contemporanea.
In mostra opere di Rebecca Brodskis, Elena El Asmar, Silvia Giambrone, Martine Gutierrez, Loredana Longo e Helina Metaferia, in un dialogo fra generazioni, ricerche e pratiche differenti, ma tutte impegnate su questioni urgenti di giustizia sociale.
Opere diverse, quanto i modi di essere, la mostra esplora questioni delicate, quali sessualità, razza, classe e genere, mettendo in discussione gli ideali convenzionali di bellezza e identità.
L’intento è ampliare lo sguardo sul variegato universo femminile, restituendone interpretazioni multiple e abbracciando l’idea che il femminismo contemporaneo sia un movimento sempre più inclusivo e sfaccettato. Infatti, il femminismo prende posizione contro il sessismo, ma anche contro ogni forma di discriminazione, razzismo, classismo, violenza, negazione dei diritti, fino ad abbracciare le lotte di stampo ambientalista e antispecista.
Le artiste in mostra riflettono in particolare su cosa significhi essere donna oggi, tra consuetudini, cliché, idealizzazioni e stereotipi di genere.
La trasformazione della forma tradizionale dell’individuo è sotto gli occhi di tutti. Le pratiche delle culture digitali, l'affermazione di identità fluide, il desiderio di essere soggetti performativi anche nel consumo, i processi di ibridazione tra frammenti di culture diverse, tutto questo delinea una transizione in atto verso qualcosa di inedito.
Tale trasformazione si basa sulla moltiplicazione delle informazioni e sulle possibilità di un nuovo soggetto di transitare nelle realtà che si aprono e lì "giocare" con le proprie identità.
Le immagini in continua evoluzione a cui siamo esposti e attraverso cui ci raccontiamo (media, pubblicità, tv, internet, socials) influiscono infatti sui modi in cui l'identità viene costruita, espressa, percepita.
Rebecca Brodskis (Francia, 1988) infonde nei suoi dipinti il proprio vissuto nomade: le sue radici sono infatti condivise tra Francia e Marocco, dove ha trascorso l’infanzia, per poi aver vissuto a Londra, Berlino, Parigi, Tel Aviv, New York e, attualmente, a Marsiglia. I protagonisti dei suoi ritratti, spesso dalle fattezze androgine e con espressioni ambivalenti, riflettono la diversità di culture a cui appartengono, eppure appaiono immersi in campi cromatici neutri, che non offrono nessun riferimento all’osservatore, chiamato così a ricostruire con la propria immaginazione l’identità dei soggetti dipinti.
Elena El Asmar (Firenze, 1978), nata da madre italiana e padre libanese, lavora con oggetti di uso comune in un continuo esercizio di memoria e rappresentazione. La mostra accoglie un’installazione realizzata con sculture della serie L’esercizio del lontano, in cui vasi, bottiglie e altri manufatti in vetro, sono rivestiti con calze in nylon e assemblati a ricreare un paesaggio architettonico ispirato all’urbanistica mediorientale del Libano. Il collant, indumento riconducibile alla sfera tipicamente femminile il cui uso si è diffuso nel mondo occidentale a partire dai primi anni '60, appare qui sia come elemento di protezione quanto di nascondimento e costrizione.
Silvia Giambrone (Agrigento, 1981), attraverso performance, installazioni, sculture e video, indaga da sempre temi legati al femminismo, denunciando la cultura patriarcale, la rape culture, la violenza domestica. In mostra opere della serie Collar, in cui dei colletti all’uncinetto si rivelano simboli di dominazione, e delle serie Mirrors e Frames: le superfici di specchi e cornici, simboli della vanitas, qui appaiono ricoperte da spessi strati di cera da cui fuoriescono delle spine di acacia. Il compiacimento dell’osservarsi è azzerato e sostituito dalla contemplazione di un’immagine che rimanda a sofferenza e dolore.
Martine Gutierrez (Berkeley, California, 1989), artista transgender con origini guatemalteche, intende sovvertire gli stereotipi di genere e razza. La sua pratica è rivolta alla ricerca e alla costruzione della propria identità. Sempre protagonista delle sue opere, dà vita a innumerevoli versioni di se stessa, presentandosi in fotografie, campagne pubblicitarie, riviste di moda, video musicali e performance in cui gioca con la propria identità e su come venga percepita. In mostra fotografie della serie Plastics, in cui il volto dell’artista che ammicca verso la camera è trasfigurato da una pellicola trasparente che lo avvolge. Indossando rossetto, lenti a contatto azzurre e parrucca bionda, l’artista incarna il più classico degli stereotipi di genere e ci invita a riflettere sugli standard di bellezza imposti alle donne dalla società.
Loredana Longo (Catania, 1967) realizza opere ispirate a temi attuali quali la violenza sulle donne, il razzismo, le migrazioni forzate provocate da persecuzioni e guerre. La sua pratica è basata su una logica costruire/distruggere, in quella che l’artista stessa ha codificato come "estetica della distruzione". Per la mostra ha ideato una performance che verrà presentata nel corso della serata inaugurale. Saranno inoltre esposte delle opere della serie Carpets, tappeti orientali su cui l’artista è intervenuta con il fuoco bruciandone in maniera controllata alcune parti del vello, incidendovi citazioni e slogan populisti legati a subculture occidentali.
Helina Metaferia (Washington D.C., USA, 1983) è un’artista etiope-americana fortemente ispirata dalla tradizione artistica africana. Il suo lavoro è politicamente impegnato e volto alla denuncia dell’oppressione istituzionalizzata dell’attuale sistema americano verso le donne e la comunità black. In mostra collage della serie By Way of Revolution, un progetto artistico interdisciplinare che intende mettere in luce l’operato degli attivisti BIPOC (Black, Indigenous and People of Color), risorse storicamente trascurate, ma che svolgono un ruolo fondamentale nell’ambito delle politiche assistenziali, per la giustizia sociale e per il conseguimento dei diritti civili.
La mostra, accompagnata da una pubblicazione edita Gangemi Editore, sarà visibile fino al 20 gennaio 2024.
In mostra opere di Rebecca Brodskis, Elena El Asmar, Silvia Giambrone, Martine Gutierrez, Loredana Longo e Helina Metaferia, in un dialogo fra generazioni, ricerche e pratiche differenti, ma tutte impegnate su questioni urgenti di giustizia sociale.
Opere diverse, quanto i modi di essere, la mostra esplora questioni delicate, quali sessualità, razza, classe e genere, mettendo in discussione gli ideali convenzionali di bellezza e identità.
L’intento è ampliare lo sguardo sul variegato universo femminile, restituendone interpretazioni multiple e abbracciando l’idea che il femminismo contemporaneo sia un movimento sempre più inclusivo e sfaccettato. Infatti, il femminismo prende posizione contro il sessismo, ma anche contro ogni forma di discriminazione, razzismo, classismo, violenza, negazione dei diritti, fino ad abbracciare le lotte di stampo ambientalista e antispecista.
Le artiste in mostra riflettono in particolare su cosa significhi essere donna oggi, tra consuetudini, cliché, idealizzazioni e stereotipi di genere.
La trasformazione della forma tradizionale dell’individuo è sotto gli occhi di tutti. Le pratiche delle culture digitali, l'affermazione di identità fluide, il desiderio di essere soggetti performativi anche nel consumo, i processi di ibridazione tra frammenti di culture diverse, tutto questo delinea una transizione in atto verso qualcosa di inedito.
Tale trasformazione si basa sulla moltiplicazione delle informazioni e sulle possibilità di un nuovo soggetto di transitare nelle realtà che si aprono e lì "giocare" con le proprie identità.
Le immagini in continua evoluzione a cui siamo esposti e attraverso cui ci raccontiamo (media, pubblicità, tv, internet, socials) influiscono infatti sui modi in cui l'identità viene costruita, espressa, percepita.
Rebecca Brodskis (Francia, 1988) infonde nei suoi dipinti il proprio vissuto nomade: le sue radici sono infatti condivise tra Francia e Marocco, dove ha trascorso l’infanzia, per poi aver vissuto a Londra, Berlino, Parigi, Tel Aviv, New York e, attualmente, a Marsiglia. I protagonisti dei suoi ritratti, spesso dalle fattezze androgine e con espressioni ambivalenti, riflettono la diversità di culture a cui appartengono, eppure appaiono immersi in campi cromatici neutri, che non offrono nessun riferimento all’osservatore, chiamato così a ricostruire con la propria immaginazione l’identità dei soggetti dipinti.
Elena El Asmar (Firenze, 1978), nata da madre italiana e padre libanese, lavora con oggetti di uso comune in un continuo esercizio di memoria e rappresentazione. La mostra accoglie un’installazione realizzata con sculture della serie L’esercizio del lontano, in cui vasi, bottiglie e altri manufatti in vetro, sono rivestiti con calze in nylon e assemblati a ricreare un paesaggio architettonico ispirato all’urbanistica mediorientale del Libano. Il collant, indumento riconducibile alla sfera tipicamente femminile il cui uso si è diffuso nel mondo occidentale a partire dai primi anni '60, appare qui sia come elemento di protezione quanto di nascondimento e costrizione.
Silvia Giambrone (Agrigento, 1981), attraverso performance, installazioni, sculture e video, indaga da sempre temi legati al femminismo, denunciando la cultura patriarcale, la rape culture, la violenza domestica. In mostra opere della serie Collar, in cui dei colletti all’uncinetto si rivelano simboli di dominazione, e delle serie Mirrors e Frames: le superfici di specchi e cornici, simboli della vanitas, qui appaiono ricoperte da spessi strati di cera da cui fuoriescono delle spine di acacia. Il compiacimento dell’osservarsi è azzerato e sostituito dalla contemplazione di un’immagine che rimanda a sofferenza e dolore.
Martine Gutierrez (Berkeley, California, 1989), artista transgender con origini guatemalteche, intende sovvertire gli stereotipi di genere e razza. La sua pratica è rivolta alla ricerca e alla costruzione della propria identità. Sempre protagonista delle sue opere, dà vita a innumerevoli versioni di se stessa, presentandosi in fotografie, campagne pubblicitarie, riviste di moda, video musicali e performance in cui gioca con la propria identità e su come venga percepita. In mostra fotografie della serie Plastics, in cui il volto dell’artista che ammicca verso la camera è trasfigurato da una pellicola trasparente che lo avvolge. Indossando rossetto, lenti a contatto azzurre e parrucca bionda, l’artista incarna il più classico degli stereotipi di genere e ci invita a riflettere sugli standard di bellezza imposti alle donne dalla società.
Loredana Longo (Catania, 1967) realizza opere ispirate a temi attuali quali la violenza sulle donne, il razzismo, le migrazioni forzate provocate da persecuzioni e guerre. La sua pratica è basata su una logica costruire/distruggere, in quella che l’artista stessa ha codificato come "estetica della distruzione". Per la mostra ha ideato una performance che verrà presentata nel corso della serata inaugurale. Saranno inoltre esposte delle opere della serie Carpets, tappeti orientali su cui l’artista è intervenuta con il fuoco bruciandone in maniera controllata alcune parti del vello, incidendovi citazioni e slogan populisti legati a subculture occidentali.
Helina Metaferia (Washington D.C., USA, 1983) è un’artista etiope-americana fortemente ispirata dalla tradizione artistica africana. Il suo lavoro è politicamente impegnato e volto alla denuncia dell’oppressione istituzionalizzata dell’attuale sistema americano verso le donne e la comunità black. In mostra collage della serie By Way of Revolution, un progetto artistico interdisciplinare che intende mettere in luce l’operato degli attivisti BIPOC (Black, Indigenous and People of Color), risorse storicamente trascurate, ma che svolgono un ruolo fondamentale nell’ambito delle politiche assistenziali, per la giustizia sociale e per il conseguimento dei diritti civili.
La mostra, accompagnata da una pubblicazione edita Gangemi Editore, sarà visibile fino al 20 gennaio 2024.
22
novembre 2023
MIRRORING
Dal 22 novembre 2023 al 20 gennaio 2024
arte contemporanea
Location
Galleria Anna Marra
Roma, Via di S. Angelo in Pescheria, 32, (RM)
Roma, Via di S. Angelo in Pescheria, 32, (RM)
Orario di apertura
lunedì - venerdì, ore 15.30 - 19.30 | sabato ore 10.00 - 14.00
Vernissage
22 Novembre 2023, ore 19.00 - 21.00
Sito web
Editore
Gangemi Editore
Autore
Curatore
Autore testo critico