Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Misterios
Per la sua prima mostra in galleria Narda Zapata propone un progetto interamente orientato sul rapporto di partecipazione e sulle interferenze costruttive tra modelli culturali diversi, lontani tra loro ma comunque interconnessi.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Kyro Art Gallery di Pietrasanta è lieta di annunciare una importante personale di Narda Zapata dal titolo Misterios che sarà inaugurata sabato 11 febbraio 2023, alle ore 17:00.
Per la sua prima mostra in galleria Narda Zapata propone un progetto interamente orientato sul rapporto di partecipazione e sulle interferenze costruttive tra modelli culturali diversi, lontani tra loro ma comunque interconnessi. «Ponendosi prima di tutto sul piano dell’osservazione e dell’esperienza diretta con fenomeni arcaici (primordiali) annodati a spazi del presente, Zapata propone una riflessione teorica sulla società mediante un’ars combinatoria capace di saldare l’erranza della fantasia con i modi della ratio e di stabilire un nuovo rapporto con la tradizione, tradotta e inevitabilmente (necessariamente, delicatamente, volutamente) tradita, spostata nell’ambito di sfere visive aperte all’aperto di altre cosmogonie, di altri tessuti culturali», avverte Antonello Tolve nel suo testo introduttivo.
Al centro di questo inedito progetto l’artista pone attenzione sul rituale andino della ch’alla che si concentra su una forma di profonda relazione tra il Jache (la persona) e la Pachamama (la madre Terra). Di origini rurali e preispaniche il culto della ch’alla è principalmente quello di ringraziare la terra con dei doni, con delle mesas dulces (mense votive) che contengono al loro interno tutta una serie di elementi – lana bianca o tinteggiata di giallo verde rosso viola, misterios (tavolette di zucchero con rappresentazioni cariche di simboli), wira k’oa (pianta medicinale sacra che cresce sull’Altipiano), un sullu (feto di lama), foglia d’oro, cereali e noci, frutta, pezzetti di palo santo e incenso, alcune foglie di coca, stelle filanti, petali di fiori, alcol, miele – disposti secondo un ordine ben preciso: si mette ad esempio su un foglio di carta il wira k’oa circondato dalla lana, poi si sistemano i dolci, il sullu, la coca e via via tutti gli altri materiali. Quando poi l’offerta è pronta deve essere benedetta con alcol, vino indio o birra e posta su un piccolo braciere perché il fuoco la consumi fino a ridurla in cenere. Tra gli elementi inseriti nella mesa, i misterios (normalmente se ne usano 12, a indicare gli apostoli o i mesi dell’anno) rivestono un ruolo di primaria importanza perché rappresentano richieste o ringraziamenti legati a un buon esito nell’amore, nel matrimonio, nello studio, nell’abbondanza o nella ricchezza.
Defolklorizzati e ricontestualizzati in un ambiente che shakera originario e originale, i vari elementi che compongono la mesa, diventano per l’artista terreno fertile d’un racconto che parte appunto dalla cosmogonia andina e che si riversa energicamente sul presente: alla depurazione del livello più strettamente popolare nell’analisi di Zapata subentra infatti uno di ordine analitico mediante il quale si attua una potente scomposizione della mesa, da cui vengono fuori alcuni suoi elementi interni, spostati nell’ambito di una equilibrata confusione di stilemi linguistici, di climi multiculturali e polifonici.
Accanto a una serie di sculture del 2022 e del 2023, a tre pregiati omaggi a Morandi (2022), a tre arazzi e a una nutrita costellazione di misterios (tra questi Sentado sin tiempo, Post tenebras lux, Los ritos del amor, Copacabana, La espera, Cada tiempo, Santiago), tutti realizzati appositamente per questa sua personale e inseriti in teche che creano veri e propri dispositivi, c’è in mostra una grande installazione – Apacheta (anche questa è del 2023 ed è pensata per l’ambiente della galleria) – dove l’artista non solo smonta radicalmente la mesa e la riqualifica facendola esplodere nello spazio espositivo, ma traccia anche il contorno montagnoso della Waraco Apacheta, sito noto come La Cumbre (sulla strada per la zona subtropicale degli Yungas) che è tra i luoghi privilegiati dove andare a bruciare e poi sotterrare le ceneri per chiedere buona salute, una casa, amore o prosperità alla Pachamama.
Narda Zapata
Narda Zapata (La Paz, 1981) si è laureata in arti plastiche all’Universidad Mayor de San Andrés con un master in storia dell’arte contemporanea all’Universidad Metropolitana de Caracas. Dal 2005 al 2008 ha seguito seminari con Roberto Valcárcel. Nel 2007 ha fondato il collettivo Aschoy e nel 2008 è stata assistente di Jannis Kounellis per un progetto all’ex stazione ferroviaria di La Paz. Il suo lavoro nasce da una riflessione sul corpo, inteso come luogo d’esplorazione, di sperimentazione, di provocazione, d’origine del linguaggio. Accanto al corpo importante è una visione interculturale che coincide con una molteplicità linguistica e che la porta a usare pittura, video, sound, performance, scultura, intervento nello spazio pubblico, installazione. Convinta che ogni cultura sia il risultato di scambi, Narda Zapata parte sempre dalle tradizioni o abitudini del suo popolo per confrontarle con quelle di altre società. Di lei hanno tra l’altro scritto Eddy Camejo, Lorena Gonzales Ineco, Efraín Ortuño, Nicholas Petrus, Antonello Tolve
Per la sua prima mostra in galleria Narda Zapata propone un progetto interamente orientato sul rapporto di partecipazione e sulle interferenze costruttive tra modelli culturali diversi, lontani tra loro ma comunque interconnessi. «Ponendosi prima di tutto sul piano dell’osservazione e dell’esperienza diretta con fenomeni arcaici (primordiali) annodati a spazi del presente, Zapata propone una riflessione teorica sulla società mediante un’ars combinatoria capace di saldare l’erranza della fantasia con i modi della ratio e di stabilire un nuovo rapporto con la tradizione, tradotta e inevitabilmente (necessariamente, delicatamente, volutamente) tradita, spostata nell’ambito di sfere visive aperte all’aperto di altre cosmogonie, di altri tessuti culturali», avverte Antonello Tolve nel suo testo introduttivo.
Al centro di questo inedito progetto l’artista pone attenzione sul rituale andino della ch’alla che si concentra su una forma di profonda relazione tra il Jache (la persona) e la Pachamama (la madre Terra). Di origini rurali e preispaniche il culto della ch’alla è principalmente quello di ringraziare la terra con dei doni, con delle mesas dulces (mense votive) che contengono al loro interno tutta una serie di elementi – lana bianca o tinteggiata di giallo verde rosso viola, misterios (tavolette di zucchero con rappresentazioni cariche di simboli), wira k’oa (pianta medicinale sacra che cresce sull’Altipiano), un sullu (feto di lama), foglia d’oro, cereali e noci, frutta, pezzetti di palo santo e incenso, alcune foglie di coca, stelle filanti, petali di fiori, alcol, miele – disposti secondo un ordine ben preciso: si mette ad esempio su un foglio di carta il wira k’oa circondato dalla lana, poi si sistemano i dolci, il sullu, la coca e via via tutti gli altri materiali. Quando poi l’offerta è pronta deve essere benedetta con alcol, vino indio o birra e posta su un piccolo braciere perché il fuoco la consumi fino a ridurla in cenere. Tra gli elementi inseriti nella mesa, i misterios (normalmente se ne usano 12, a indicare gli apostoli o i mesi dell’anno) rivestono un ruolo di primaria importanza perché rappresentano richieste o ringraziamenti legati a un buon esito nell’amore, nel matrimonio, nello studio, nell’abbondanza o nella ricchezza.
Defolklorizzati e ricontestualizzati in un ambiente che shakera originario e originale, i vari elementi che compongono la mesa, diventano per l’artista terreno fertile d’un racconto che parte appunto dalla cosmogonia andina e che si riversa energicamente sul presente: alla depurazione del livello più strettamente popolare nell’analisi di Zapata subentra infatti uno di ordine analitico mediante il quale si attua una potente scomposizione della mesa, da cui vengono fuori alcuni suoi elementi interni, spostati nell’ambito di una equilibrata confusione di stilemi linguistici, di climi multiculturali e polifonici.
Accanto a una serie di sculture del 2022 e del 2023, a tre pregiati omaggi a Morandi (2022), a tre arazzi e a una nutrita costellazione di misterios (tra questi Sentado sin tiempo, Post tenebras lux, Los ritos del amor, Copacabana, La espera, Cada tiempo, Santiago), tutti realizzati appositamente per questa sua personale e inseriti in teche che creano veri e propri dispositivi, c’è in mostra una grande installazione – Apacheta (anche questa è del 2023 ed è pensata per l’ambiente della galleria) – dove l’artista non solo smonta radicalmente la mesa e la riqualifica facendola esplodere nello spazio espositivo, ma traccia anche il contorno montagnoso della Waraco Apacheta, sito noto come La Cumbre (sulla strada per la zona subtropicale degli Yungas) che è tra i luoghi privilegiati dove andare a bruciare e poi sotterrare le ceneri per chiedere buona salute, una casa, amore o prosperità alla Pachamama.
Narda Zapata
Narda Zapata (La Paz, 1981) si è laureata in arti plastiche all’Universidad Mayor de San Andrés con un master in storia dell’arte contemporanea all’Universidad Metropolitana de Caracas. Dal 2005 al 2008 ha seguito seminari con Roberto Valcárcel. Nel 2007 ha fondato il collettivo Aschoy e nel 2008 è stata assistente di Jannis Kounellis per un progetto all’ex stazione ferroviaria di La Paz. Il suo lavoro nasce da una riflessione sul corpo, inteso come luogo d’esplorazione, di sperimentazione, di provocazione, d’origine del linguaggio. Accanto al corpo importante è una visione interculturale che coincide con una molteplicità linguistica e che la porta a usare pittura, video, sound, performance, scultura, intervento nello spazio pubblico, installazione. Convinta che ogni cultura sia il risultato di scambi, Narda Zapata parte sempre dalle tradizioni o abitudini del suo popolo per confrontarle con quelle di altre società. Di lei hanno tra l’altro scritto Eddy Camejo, Lorena Gonzales Ineco, Efraín Ortuño, Nicholas Petrus, Antonello Tolve
11
febbraio 2023
Misterios
Dall'undici febbraio al 20 marzo 2023
personale
Location
KYRO ART GALLERY
Pietrasanta, Via Padre Eugenio Barsanti, 29, (Lucca)
Pietrasanta, Via Padre Eugenio Barsanti, 29, (Lucca)
Orario di apertura
11-13 e 16-20
Vernissage
11 Febbraio 2023, 18-21
Sito web
Editore
Kyro Art Gallery
Autore
Curatore
Autore testo critico