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Mladen Music-Ozmo – Per non dimenticare Sarajevo
Costituita da una serie di 43 tele di grande formato, rigorosamente dipinte in bianco e nero, la mostra di Mladen Music-Ozmo parla di una generazione che inerme e impotente ha dovuto assistere al più selvaggio trionfo della brutalità ed essere testimone dell’inconcepibile ricaduta dell’umanità in una barbarie che si riteneva da tempo obliata.
Comunicato stampa
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“Che mani sono queste qui? Ah! esse mi strappano gli occhi! Tutto l’oceano del grande
Nettuno potrà lavar via, interamente, questo sangue dalla mia mano? No, piuttosto,
questa mia mano tingerà d’incarnato i mari innumerevoli, facendo del verde un unico
rosso!” (Macbeth, Shakespeare)
La mostra di Mladen Music-Ozmo Per non dimenticare Sarajevo alla Fondazione
Mudima parla di una generazione che inerme e impotente ha dovuto assistere al
più selvaggio trionfo della brutalità ed essere testimone dell’inconcepibile ricaduta
dell’umanità in una barbarie che si riteneva da tempo obliata. Una generazione alla
quale è stato concesso di vedere guerre senza dichiarazione di guerra, campi di con-
centramento, assedi, torture, saccheggi e bombardamenti sulle città inermi.
Essendo nato e cresciuto a Sarajevo, Mladen Ozmo-Music non poteva rimanere
indifferente di fronte a quegli orrori e si è sentito in dovere di raccontare all’umanità
ciò di cui è stato testimone. Ma le tele e il pennello non potevano farsi carico di
tutta quella sofferenza e di tutto quel dolore. È dovuto ricorrere alla proprie mani
per esprimere il proprio coinvolgimento e per enfatizzare l’orrore e le atrocità ge-
nerate dal sonno della ragione.
La mostra presentata alla Fondazione Mudima è costituita da una serie di 43 tele
di grande formato, rigorosamente dipinte in bianco e nero, quasi volesse togliere
fronzoli inutili che ne disturbino la lettura. Il bianco e nero mette in risalto, fero-
cemente, la forma, la sua plasticità, rendendo ancora più drammatica la scena tra-
gica. La tensione tra luce e oscurità, profondità e superficie, assenza e presenza ci
attanaglia e ci afferra, come scrive lo stesso artista “con quelle mani completamente
abbandonate a se stesse, orfane di ogni minima connessione biochimica con l’umanità,
come se fossero state tranciate di netto e continuassero a muoversi per il solo effetto delle
convulsioni dei nervi, seminando ovunque amore e morte, profanando tutto ciò che
toccano con la loro disumana gestualità”.
Mladen Music-Ozmo è nato a Olovo (Sarajevo) nel 1930. Il suo vero nome è Boris Ozmo, ebreo.
Nel 1941 dovette cambiare nome e farsi battezzare per sfuggire alle persecuzioni del fascismo croato.
Studia a Zagabria dove frequenta l’accademia di Belle Arti e la Facoltà di Filosofia (Etnologia). Nel
1953 si trasferisce in Italia, a Milano dove studia grafica e design, lavorando poi in pubblicità, nel-
l’editoria, nel cinema e per la televisione come art-director e designer.
Nettuno potrà lavar via, interamente, questo sangue dalla mia mano? No, piuttosto,
questa mia mano tingerà d’incarnato i mari innumerevoli, facendo del verde un unico
rosso!” (Macbeth, Shakespeare)
La mostra di Mladen Music-Ozmo Per non dimenticare Sarajevo alla Fondazione
Mudima parla di una generazione che inerme e impotente ha dovuto assistere al
più selvaggio trionfo della brutalità ed essere testimone dell’inconcepibile ricaduta
dell’umanità in una barbarie che si riteneva da tempo obliata. Una generazione alla
quale è stato concesso di vedere guerre senza dichiarazione di guerra, campi di con-
centramento, assedi, torture, saccheggi e bombardamenti sulle città inermi.
Essendo nato e cresciuto a Sarajevo, Mladen Ozmo-Music non poteva rimanere
indifferente di fronte a quegli orrori e si è sentito in dovere di raccontare all’umanità
ciò di cui è stato testimone. Ma le tele e il pennello non potevano farsi carico di
tutta quella sofferenza e di tutto quel dolore. È dovuto ricorrere alla proprie mani
per esprimere il proprio coinvolgimento e per enfatizzare l’orrore e le atrocità ge-
nerate dal sonno della ragione.
La mostra presentata alla Fondazione Mudima è costituita da una serie di 43 tele
di grande formato, rigorosamente dipinte in bianco e nero, quasi volesse togliere
fronzoli inutili che ne disturbino la lettura. Il bianco e nero mette in risalto, fero-
cemente, la forma, la sua plasticità, rendendo ancora più drammatica la scena tra-
gica. La tensione tra luce e oscurità, profondità e superficie, assenza e presenza ci
attanaglia e ci afferra, come scrive lo stesso artista “con quelle mani completamente
abbandonate a se stesse, orfane di ogni minima connessione biochimica con l’umanità,
come se fossero state tranciate di netto e continuassero a muoversi per il solo effetto delle
convulsioni dei nervi, seminando ovunque amore e morte, profanando tutto ciò che
toccano con la loro disumana gestualità”.
Mladen Music-Ozmo è nato a Olovo (Sarajevo) nel 1930. Il suo vero nome è Boris Ozmo, ebreo.
Nel 1941 dovette cambiare nome e farsi battezzare per sfuggire alle persecuzioni del fascismo croato.
Studia a Zagabria dove frequenta l’accademia di Belle Arti e la Facoltà di Filosofia (Etnologia). Nel
1953 si trasferisce in Italia, a Milano dove studia grafica e design, lavorando poi in pubblicità, nel-
l’editoria, nel cinema e per la televisione come art-director e designer.
21
novembre 2019
Mladen Music-Ozmo – Per non dimenticare Sarajevo
Dal 21 novembre al 20 dicembre 2019
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE MUDIMA
Milano, Via Alessandro Tadino, 26, (Milano)
Milano, Via Alessandro Tadino, 26, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì
ore 11-13, 15-19
Vernissage
21 Novembre 2019, ore 18
Autore
Curatore