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Modi per fare arte e altro
collettiva
Comunicato stampa
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CLAUDIA BALLESIO affida a esili figure il suo mondo artistico, a silhouettes di corpi dalla vaga forma umana, ma incompleti, privati della testa, luogo della sfera razionale. Queste figure “mutilate” prendono vita in disegni a pastello, per poi divenire materia concreta, in opere a metà tra la scultura e l’istallazione, attraverso forme di garza bianca, sospese in teche di plexiglass, mentre fili metallici ne sorreggono l’esistenza. Il progetto diventato realtà. Sono corpi allungati, che, con la loro realtà fantasmatica, si fanno rappresentazione dei ricordi, modelli delle cose; essi, secondo la teoria platonica dell’Anamnèsi, permangono assopiti nel nostro animo e possono venire risvegliati dal contatto con la realtà, perché soltanto così possiamo conoscere, ricordando; il sapere nasce da ciò che esiste già nelle nostra memoria, anche se oscuro. Ultima tappa del percorso, il video, dove l’artista, con gesti lenti e ripetitivi, intreccia fili intorno ad una modella: l’atto del cucire come simbolo del gesto procreativo, ma anche percorso di rigenerazione, la ragazza, infatti, alla fine, esce dalla sua “veste-bozzolo”, e si libera, come richiamata a nuova vita.
SILVIA CARDINI si concentra sulla realtà degli oggetti, i quali divengono lo spunto per rinnovare lo sguardo su tutte quelle cose che, consumate dalla quotidianità, sembrano aver perso il loro significato ed essere divenute indifferenziate presenze. La pittura coglie inusuali punti di vista, evidenzia la matericità di ogni elemento, e mentre ne isola la solitaria bellezza, lo fonde, attraverso il colore, con lo spazio circostante: in questo modo tutto è in primo piano, lo sfondo non esiste. Il referente reale non è punto di arrivo, non è oggetto di una semplice contemplazione, ma diventa punto di partenza per una ricerca: l’ingrandimento e l’angolo visuale impongono uno sguardo concentrato e attonito, quasi quello dei bambini che vedono per la prima volta. Per questo la pittura diviene un altro modo di vedere le cose, un nuovo mezzo attraverso il quale dare loro un nome, lontano da canoni imposti e da regole precostruite.
ANGELA DE NOZZA crea paesaggi atemporali e silenziosi, sospesi in totale assenza di movimento, bloccati in un momento che non è né presente, né passato, né futuro, dove anche il vento sembra essersi fermato in un’atmosfera di surreale attesa. Tutto è silenzio, tutto è ridotto all’essenziale, ma i colori si fanno intensi, e le forme sinuose, quasi sensuali, delineano un mondo rivisitato, costruito dalla memoria dell’artista. Uno sguardo nella propria interiorità, una finestra aperta sul proprio inconscio. Sono luoghi interiori, metaforici, eterni, dove manca totalmente la presenza dell’uomo, per questo ci appaiono come un monologo artistico con le proprie sensazioni, con la natura, con la vita, nel tentativo poetico di rendere visibili i propri luoghi silenziosi, prima di affrontare l’imminente viaggio al di fuori di se stessi.
ELISABETTA FALQUI dipinge grandi tele componendole con pochi colori, tra i quali spicca l’intensità del rosso, evocatore di forti passioni, amore e dolore, ma anche di atmosfere lontane, di terreni inesplorati, come può essere il suolo di un pianeta sconosciuto, Marte. Il rifiuto della riproduzione oggettiva della realtà è una delle caratteristiche principali di queste opere, che vivono per mezzo di leggi proprie, diverse, autonome, rispetto a quelle del mondo reale. Il nero, steso con un rullo, spezza la monocromia e scandisce la superficie in modo quasi regolare: le forme astratte divengono, quasi in modo involontario, vertebre. Si può parlare di associazione visiva ottenuta con l’automatismo, ma non solo. La gestualità pittorica, che si manifesta nella ripetitività del rullo, infonde un andamento cadenzato del tutto particolare, un ritmo, che potrebbe essere definito, musicale.
SILVIA CARDINI si concentra sulla realtà degli oggetti, i quali divengono lo spunto per rinnovare lo sguardo su tutte quelle cose che, consumate dalla quotidianità, sembrano aver perso il loro significato ed essere divenute indifferenziate presenze. La pittura coglie inusuali punti di vista, evidenzia la matericità di ogni elemento, e mentre ne isola la solitaria bellezza, lo fonde, attraverso il colore, con lo spazio circostante: in questo modo tutto è in primo piano, lo sfondo non esiste. Il referente reale non è punto di arrivo, non è oggetto di una semplice contemplazione, ma diventa punto di partenza per una ricerca: l’ingrandimento e l’angolo visuale impongono uno sguardo concentrato e attonito, quasi quello dei bambini che vedono per la prima volta. Per questo la pittura diviene un altro modo di vedere le cose, un nuovo mezzo attraverso il quale dare loro un nome, lontano da canoni imposti e da regole precostruite.
ANGELA DE NOZZA crea paesaggi atemporali e silenziosi, sospesi in totale assenza di movimento, bloccati in un momento che non è né presente, né passato, né futuro, dove anche il vento sembra essersi fermato in un’atmosfera di surreale attesa. Tutto è silenzio, tutto è ridotto all’essenziale, ma i colori si fanno intensi, e le forme sinuose, quasi sensuali, delineano un mondo rivisitato, costruito dalla memoria dell’artista. Uno sguardo nella propria interiorità, una finestra aperta sul proprio inconscio. Sono luoghi interiori, metaforici, eterni, dove manca totalmente la presenza dell’uomo, per questo ci appaiono come un monologo artistico con le proprie sensazioni, con la natura, con la vita, nel tentativo poetico di rendere visibili i propri luoghi silenziosi, prima di affrontare l’imminente viaggio al di fuori di se stessi.
ELISABETTA FALQUI dipinge grandi tele componendole con pochi colori, tra i quali spicca l’intensità del rosso, evocatore di forti passioni, amore e dolore, ma anche di atmosfere lontane, di terreni inesplorati, come può essere il suolo di un pianeta sconosciuto, Marte. Il rifiuto della riproduzione oggettiva della realtà è una delle caratteristiche principali di queste opere, che vivono per mezzo di leggi proprie, diverse, autonome, rispetto a quelle del mondo reale. Il nero, steso con un rullo, spezza la monocromia e scandisce la superficie in modo quasi regolare: le forme astratte divengono, quasi in modo involontario, vertebre. Si può parlare di associazione visiva ottenuta con l’automatismo, ma non solo. La gestualità pittorica, che si manifesta nella ripetitività del rullo, infonde un andamento cadenzato del tutto particolare, un ritmo, che potrebbe essere definito, musicale.
08
marzo 2007
Modi per fare arte e altro
Dall'otto marzo all'otto aprile 2007
arte contemporanea
Location
SECONDOPIANO – PALAZZO ANTINORI CORSINI
Firenze, Borgo Santa Croce, 6, (Firenze)
Firenze, Borgo Santa Croce, 6, (Firenze)
Vernissage
8 Marzo 2007, ore 18
Autore
Curatore