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Moira Ricci / Mario Airò
Doppia personale
Comunicato stampa
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Le teorie scientifiche dell’origine e dell’evoluzione del mondo sono accompagnate da riflessioni filosofiche, pensieri religiosi, racconti mitologici che formano un grande intreccio di storie intorno alla genesi dell’universo.
Similmente, fin dall’infanzia, la vita dell’uomo è costellata da storie, da favole e da racconti ascoltati con rapimento ancor più se la narrazione scaturisce dal ricordo personale di qualcuno e quindi da una storia presumibilmente vera che non inizia con “c’era una volta” ma con “ricordo quella volta in cui”, o “ti dirò di quando quella volta”. La storia tramandata di generazione in generazione assume il fascino di una leggenda che non si è mai stanchi di ascoltare, il narratore si trasforma in un trovatore che intrattiene la propria corte familiare, un auditorio che con insistenza chiede “mi racconti ancora di quella volta in cui…”. Le parole si diffondono come sparse nel vento, passano di casa in casa, di città in città, di regione in regione, di nazione in nazione, generano modi di dire, proverbi, credenze, locali e universali, che entrano in un sapere condiviso e inconsciamente influiscono sull’animo dell’uomo e sul suo comportamento quotidiano. Si forma un sapere di aneddoti e superstizioni avvolti dal fascino del mistero della loro origine antica, enigmi che sembrano sfuggire alla ragione del presente e che assumono un sapore di favola meravigliosa, onirica, talvolta perturbante, temibile e riverenziale. Le storie sono metafore della profondità e della complessità di interrogativi e contraddizioni intorno all’esistenza che l’uomo cerca di esprimerne nella consapevolezza dell’impossibilità di dare una risposta univoca. Le forme e le immagini del linguaggio artistico costituiscono un manuale visivo di composizioni, di storie e memorabilia che si cristallizzano, si evolvono, si intrecciano e concretizzano nel colore, nelle forma, nella materia, nel segno.
Nell’opera “I gemellini” Moira Ricci illustra come in un manuale alchemico e scientifico antico il caso di un bambino molto magro che lamentava sempre dolore alla pancia causato dal suo gemello non nato che gli cresceva dentro. I lavori di Moira Ricci affondano le radici nella propria esperienza personale, nella cultura familiare e mediterranea, rielaborate attraverso immagini di archivio, disegni, fotografie e video, nella costruzione di una memoria collettiva in bilico tra realtà e finzione. Le sue opere sono pervase da una sensazione di realismo magico, le immagini inscenano racconti antropologici che testimoniano la tradizione affabulatoria del mito, del rito e delle profezie.
La narrazione assume una forma essenziale e quasi ermetica nella composizione delle opere di Mario Airò attraverso un immaginario che fonde iconografie della tradizione artistica e della quotidianità incuriosendo e stimolando i sensi dello spettatore. Le sue sculture e le sue installazioni mescolano oggetti di natura organica e artificiale, elementi semplici e comuni, come il petalo, il cucchiaino da té di Paolina che, accostati al ferro e alla resina scolpiti e modellati, assumono forme inusuali al limite del paradosso generando significati e valori nuovi. Anche nella loro immobilità, le opere di Mario Airò sembrano dotate di vita, le loro forme sinuose sembrano sussurrare melodie, pronunciare frasi e sentenze che incantano e risuonano come poesie ed enigmi suscitando in chi osserva stupore e meraviglia.
Similmente, fin dall’infanzia, la vita dell’uomo è costellata da storie, da favole e da racconti ascoltati con rapimento ancor più se la narrazione scaturisce dal ricordo personale di qualcuno e quindi da una storia presumibilmente vera che non inizia con “c’era una volta” ma con “ricordo quella volta in cui”, o “ti dirò di quando quella volta”. La storia tramandata di generazione in generazione assume il fascino di una leggenda che non si è mai stanchi di ascoltare, il narratore si trasforma in un trovatore che intrattiene la propria corte familiare, un auditorio che con insistenza chiede “mi racconti ancora di quella volta in cui…”. Le parole si diffondono come sparse nel vento, passano di casa in casa, di città in città, di regione in regione, di nazione in nazione, generano modi di dire, proverbi, credenze, locali e universali, che entrano in un sapere condiviso e inconsciamente influiscono sull’animo dell’uomo e sul suo comportamento quotidiano. Si forma un sapere di aneddoti e superstizioni avvolti dal fascino del mistero della loro origine antica, enigmi che sembrano sfuggire alla ragione del presente e che assumono un sapore di favola meravigliosa, onirica, talvolta perturbante, temibile e riverenziale. Le storie sono metafore della profondità e della complessità di interrogativi e contraddizioni intorno all’esistenza che l’uomo cerca di esprimerne nella consapevolezza dell’impossibilità di dare una risposta univoca. Le forme e le immagini del linguaggio artistico costituiscono un manuale visivo di composizioni, di storie e memorabilia che si cristallizzano, si evolvono, si intrecciano e concretizzano nel colore, nelle forma, nella materia, nel segno.
Nell’opera “I gemellini” Moira Ricci illustra come in un manuale alchemico e scientifico antico il caso di un bambino molto magro che lamentava sempre dolore alla pancia causato dal suo gemello non nato che gli cresceva dentro. I lavori di Moira Ricci affondano le radici nella propria esperienza personale, nella cultura familiare e mediterranea, rielaborate attraverso immagini di archivio, disegni, fotografie e video, nella costruzione di una memoria collettiva in bilico tra realtà e finzione. Le sue opere sono pervase da una sensazione di realismo magico, le immagini inscenano racconti antropologici che testimoniano la tradizione affabulatoria del mito, del rito e delle profezie.
La narrazione assume una forma essenziale e quasi ermetica nella composizione delle opere di Mario Airò attraverso un immaginario che fonde iconografie della tradizione artistica e della quotidianità incuriosendo e stimolando i sensi dello spettatore. Le sue sculture e le sue installazioni mescolano oggetti di natura organica e artificiale, elementi semplici e comuni, come il petalo, il cucchiaino da té di Paolina che, accostati al ferro e alla resina scolpiti e modellati, assumono forme inusuali al limite del paradosso generando significati e valori nuovi. Anche nella loro immobilità, le opere di Mario Airò sembrano dotate di vita, le loro forme sinuose sembrano sussurrare melodie, pronunciare frasi e sentenze che incantano e risuonano come poesie ed enigmi suscitando in chi osserva stupore e meraviglia.
15
febbraio 2015
Moira Ricci / Mario Airò
Dal 15 febbraio al 15 marzo 2015
arte contemporanea
Location
SALA D’ASPETTO
Milano, Via Vincenzo Bellini, 1, (Milano)
Milano, Via Vincenzo Bellini, 1, (Milano)
Vernissage
15 Febbraio 2015, ore 18
Autore
Curatore