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Monica Sarandrea – Ritorno alla fonte
Nel cuore delle opere di Monica Sarandrea che sposano la natura e il mito ,risiede un’intima danza tra tangibile e l’effimero ,tra la concretezza degli elementi naturali e la sfumatura delle leggende che li circondano.
Comunicato stampa
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La galleria Triphè, sabato 25 maggio, inaugura “Ritorno alla fonte”, la mostra personale di Monica Sarandrea a cura di Federica Fabrizi
Nel cuore delle opere di Monica Sarandrea che sposano la natura e il mito, risiede un’intima danza tra tangibile e l’effimero, tra la concretezza degli elementi naturali e la sfumatura delle leggende che li circondano. Guardate oltre la tela o la scultura e troverete un viaggio attraverso mondi antichi e immaginari, dove le foglie danzano con gli dèi e rami s’intrecciano con le storie tramandate dal tempo. Le opere, come frammenti di un sogno antico, ci invitano a immergerci in un’atmosfera di mistero e meraviglia, dove la natura stessa diventa un palcoscenico multisensoriale. Ogni elemento naturale originario racconta una storia e ci ricorda la nostra connessione intrinseca con il mondo naturale. Così, l’osservatore si troverà ad attraversare confini sottili tra il reale e l’immaginario tra ciò che è e ciò che potrebbe essere, trovando nel mezzo la bellezza e una verità che risiedono nell’essenza stessa dell’arte. I lavori di Sarandrea, come frammenti di un antico rito, ci conducono lungo sentieri nascosti, risvegliando un’antica consapevolezza della femminilità come custode della vita e della rinascita. Ogni pennellata, ogni scolpito, racconta una storia di creazione e di connessione profonda con la terra madre e le acque primordiali. Nelle opere che intrecciano il femminile con gli elementi della terra e dell’acqua, ritroviamo l’essenza della divinità femminile, incarnata nella dea della natura, nelle ninfe dei ruscelli e nei guardiani dei boschi. Sarandrea ci ricorda di onorare la ciclicità della vita, di celebrare la fertilità della terra e di rispettare il potere trasformativo delle acque che fluiscono. Così, nell’abbraccio sinuoso della terra e nel fluire incessante delle acque, ritroviamo una saggezza ancestrale che ci parla di una connessione profonda con la natura e con il femminile. Le opere ci invitano a contemplare la bellezza e la potenza di questa unione sacra, riportandoci a un tempo in cui la terra e l’acqua erano viste come divinità da onorare e venerare. La sensualità femminile si manifesta attraverso la fusione di forme organiche e sinuosi panneggi bianchi di gesso, creando un’esperienza visiva che invita l’osservatore a esplorare il proprio rapporto con la natura e con la propria intimità. È una femminilità sia delicata che potente, sia vulnerabile che resiliente. È una femminilità che trasmette una potente aura di forza interiore della nostra amata Madre Natura.
Nel cuore delle opere di Monica Sarandrea che sposano la natura e il mito, risiede un’intima danza tra tangibile e l’effimero, tra la concretezza degli elementi naturali e la sfumatura delle leggende che li circondano. Guardate oltre la tela o la scultura e troverete un viaggio attraverso mondi antichi e immaginari, dove le foglie danzano con gli dèi e rami s’intrecciano con le storie tramandate dal tempo. Le opere, come frammenti di un sogno antico, ci invitano a immergerci in un’atmosfera di mistero e meraviglia, dove la natura stessa diventa un palcoscenico multisensoriale. Ogni elemento naturale originario racconta una storia e ci ricorda la nostra connessione intrinseca con il mondo naturale. Così, l’osservatore si troverà ad attraversare confini sottili tra il reale e l’immaginario tra ciò che è e ciò che potrebbe essere, trovando nel mezzo la bellezza e una verità che risiedono nell’essenza stessa dell’arte. I lavori di Sarandrea, come frammenti di un antico rito, ci conducono lungo sentieri nascosti, risvegliando un’antica consapevolezza della femminilità come custode della vita e della rinascita. Ogni pennellata, ogni scolpito, racconta una storia di creazione e di connessione profonda con la terra madre e le acque primordiali. Nelle opere che intrecciano il femminile con gli elementi della terra e dell’acqua, ritroviamo l’essenza della divinità femminile, incarnata nella dea della natura, nelle ninfe dei ruscelli e nei guardiani dei boschi. Sarandrea ci ricorda di onorare la ciclicità della vita, di celebrare la fertilità della terra e di rispettare il potere trasformativo delle acque che fluiscono. Così, nell’abbraccio sinuoso della terra e nel fluire incessante delle acque, ritroviamo una saggezza ancestrale che ci parla di una connessione profonda con la natura e con il femminile. Le opere ci invitano a contemplare la bellezza e la potenza di questa unione sacra, riportandoci a un tempo in cui la terra e l’acqua erano viste come divinità da onorare e venerare. La sensualità femminile si manifesta attraverso la fusione di forme organiche e sinuosi panneggi bianchi di gesso, creando un’esperienza visiva che invita l’osservatore a esplorare il proprio rapporto con la natura e con la propria intimità. È una femminilità sia delicata che potente, sia vulnerabile che resiliente. È una femminilità che trasmette una potente aura di forza interiore della nostra amata Madre Natura.
25
maggio 2024
Monica Sarandrea – Ritorno alla fonte
Dal 25 maggio al 15 giugno 2024
arte contemporanea
Location
Galleria Triphè
Roma, Via delle Fosse di Castello, 2, (RM)
Roma, Via delle Fosse di Castello, 2, (RM)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 10-13 e 16-19
sabato 10-13
Vernissage
25 Maggio 2024, Ore 19:00
Autore
Curatore
Autore testo critico