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Monochromes
Il tratto di unione che unisce il lavoro degli artisti della mostra “Monochromes” presso la Galleria Mario Iannelli è una attitudine visuale che nel monocromo declina le possibilità del vedere e del “lasciar vedere” nello stesso tempo questa esperienza, la sua durata e l’idea che il procedimento materiale sottostante costituisca l’oggetto del lavoro stesso.
Comunicato stampa
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Il tratto di unione che unisce il lavoro degli artisti della mostra “Monochromes” presso la Galleria Mario Iannelli è una attitudine visuale che nel monocromo declina le possibilità del vedere e del "lasciar vedere" nello stesso tempo questa esperienza, la sua durata e l’idea che il procedimento materiale sottostante costituisca l’oggetto del lavoro stesso.
Il titolo funziona da parola iniziale rispetto a un ricerca che gli artisti evolvono e pongono in dialogo fra di loro nella mostra in cui la pittura su tela di Daniel Lergon, Yorgos Stamkopoulos, Tyra Tingleff e Stanislao Di Giugno si interseca con gli interventi ambientali di Schirin Kretschmann e Simon Mullan.
Daniel Lergon, sin dai suoi inizi quando ha dipinto campiture di colore monocrome su supporti semi trasparenti, pone l’osservatore in un punto di vista mobile, così nei monocromomi cangianti su tela riflettente, di zinco o rame su tela o alluminio e nei più recenti quadri con ftalo verde e poi rosso cremisi su giallo fosforescente, in cui il colore è capace di evocare distanze siderali e fenomeni naturali ai limiti della percezione dell’occhio umano. Attraverso il monocromo Lergon filtra la capacità di vedere, la possibilità di definire un oggetto, e la sua resa è quindi surreale, in bilico fra la luce e l’ombra, la realtà e il sogno.
Yorgos Stamkopoulos seminando letteralmente delle tracce sulla tela che poi rimuove con un decollage implementa un processo di definizione dello spazio che si compone di frammenti monocromatici. Nei suoi ultimi lavori la pittura si fa ancora più deflagrante arricchendosi di interventi posteriori, come fossero correzioni a secco di un affresco, che fungono da disturbi alla percezione della monocromaticità dell’impianto.
Nei quadri di Stanislao Di Giugno i processi di pittura e di osservazione sono oggettivamente rappresentati nell'ampia gamma dei toni monocromi ripetuti in sequenze, variazioni di luminosità che stabiliscono una presenza spaziale di tipo scultoreo e tuttavia evanescente come uno schermo o una cornice spostata.
I grandi formati di Tyra Tingleff sono in realtà un’anti-veduta, visualizzazioni di processi di trasformazione. La forma sembra implodere in scricchiolii a tutti i gradi di temperatura. Differentemente dagli altri artisti della mostra, non realizza solitamente quadri monocromi.
Gli interventi pittorici site-specific di Schirin Kretschmann sottopongono lo spazio ad un cambiamento, superfici dipinte al muro e su vetro che si dissolvono nel corso del tempo, pigmenti che definiscono spazi che sono pieni e vuoti nello stesso tempo, che hanno una propria fisicità grazie all’utilizzo di materiali non tradizionali.
Nelle opere di Simon Mullan il monocromo ha luogo per l’influenza del lavoro industriale nella creazione dell’opera d’arte. Materiali poveri come jeans, tessuti di giacche bomber e piastrelle sono usati come moduli di una griglia modernista che costruiscono movimenti interni, punti di fuga, ritmo. Per la mostra realizzerà un’opera sulla struttura della facciata della galleria modificandone il disegno della griglia preesistente.
Il titolo funziona da parola iniziale rispetto a un ricerca che gli artisti evolvono e pongono in dialogo fra di loro nella mostra in cui la pittura su tela di Daniel Lergon, Yorgos Stamkopoulos, Tyra Tingleff e Stanislao Di Giugno si interseca con gli interventi ambientali di Schirin Kretschmann e Simon Mullan.
Daniel Lergon, sin dai suoi inizi quando ha dipinto campiture di colore monocrome su supporti semi trasparenti, pone l’osservatore in un punto di vista mobile, così nei monocromomi cangianti su tela riflettente, di zinco o rame su tela o alluminio e nei più recenti quadri con ftalo verde e poi rosso cremisi su giallo fosforescente, in cui il colore è capace di evocare distanze siderali e fenomeni naturali ai limiti della percezione dell’occhio umano. Attraverso il monocromo Lergon filtra la capacità di vedere, la possibilità di definire un oggetto, e la sua resa è quindi surreale, in bilico fra la luce e l’ombra, la realtà e il sogno.
Yorgos Stamkopoulos seminando letteralmente delle tracce sulla tela che poi rimuove con un decollage implementa un processo di definizione dello spazio che si compone di frammenti monocromatici. Nei suoi ultimi lavori la pittura si fa ancora più deflagrante arricchendosi di interventi posteriori, come fossero correzioni a secco di un affresco, che fungono da disturbi alla percezione della monocromaticità dell’impianto.
Nei quadri di Stanislao Di Giugno i processi di pittura e di osservazione sono oggettivamente rappresentati nell'ampia gamma dei toni monocromi ripetuti in sequenze, variazioni di luminosità che stabiliscono una presenza spaziale di tipo scultoreo e tuttavia evanescente come uno schermo o una cornice spostata.
I grandi formati di Tyra Tingleff sono in realtà un’anti-veduta, visualizzazioni di processi di trasformazione. La forma sembra implodere in scricchiolii a tutti i gradi di temperatura. Differentemente dagli altri artisti della mostra, non realizza solitamente quadri monocromi.
Gli interventi pittorici site-specific di Schirin Kretschmann sottopongono lo spazio ad un cambiamento, superfici dipinte al muro e su vetro che si dissolvono nel corso del tempo, pigmenti che definiscono spazi che sono pieni e vuoti nello stesso tempo, che hanno una propria fisicità grazie all’utilizzo di materiali non tradizionali.
Nelle opere di Simon Mullan il monocromo ha luogo per l’influenza del lavoro industriale nella creazione dell’opera d’arte. Materiali poveri come jeans, tessuti di giacche bomber e piastrelle sono usati come moduli di una griglia modernista che costruiscono movimenti interni, punti di fuga, ritmo. Per la mostra realizzerà un’opera sulla struttura della facciata della galleria modificandone il disegno della griglia preesistente.
29
novembre 2019
Monochromes
Dal 29 novembre 2019 al 28 febbraio 2020
arte contemporanea
Location
GALLERIA MARIO IANNELLI
Roma, Via Flaminia, 380, (Roma)
Roma, Via Flaminia, 380, (Roma)
Orario di apertura
da giovedì a sabato ore 15-19
Vernissage
29 Novembre 2019, ore 18
Autore