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Monocromia. Nelle profondità del colore
La mostra presenta una collettiva di artisti che hanno usato la monocromia nelle loro opere, in un percorso che va dagli anni sessanta ai novanta.
Comunicato stampa
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La monocromia ha avuto, fin dalle avanguardie storiche come il suprematismo e il costruttivismo, un ruolo centrale nel corso dell’arte del novecento. Nella seconda metà del secolo la tendenza ad un superamento dell’informale inserisce l’uso del colore unico all’interno di un nuovo processo artistico che si propone di ridurre, fin quasi all’azzeramento totale, la volontà espressiva dell’artista. Questo si traduce anche in una semplificazione delle forme e dei colori che ha come scopo l’avvicinamento dell’artista, tramite l’opera, a concetti quali l’assoluto e la purezza.
La mostra propone un percorso che va dai lavori di Piene e Fontana degli anni sessanta, a quelli più contemporanei di Aricò e Bonalumi. In questi lavori, la monocromia viene usata da ciascun artista con diversi significati.
In Biro e strappi su carta del 1964 di Lucio Fontana, diventa, insieme ai fori presenti sulla tela, il veicolo verso l’infinità dello spazio. Nell’opera rossa di Otto Piene fa parte di quell’idea di smaterializzazione dell’arte e di liberazione del colore concepite dal Gruppo Zero (Germania 1957), di cui l’artista fu uno dei fondatori insieme a Heinz Mack e Günther Uecker. Appartenente a questo gruppo anche Bernard Aubertin che in Clous n. 315 del 1971 fa emergere dalla tela una serie di chiodi in quella che diventa un’unica opera monocroma rossa. La ripetizione dello stesso elemento che occupa tutta la superficie caratterizza i lavori di Enrico Castellani che, come Agostino Bonalumi e Piero Manzoni, usa la monocromia bianca per esprimere il desiderio di un azzeramento totale di tutta quella che era stata l’esperienza artistica precedente. Nell’opera di Schifano appartenente alla serie Esso, la scritta del marchio pubblicitario emerge dalla monocromia dello sfondo. Questa serie, insieme a quella dedicata alla Coca Cola, è la più importante e conosciuta dell’artista.
I lavori presentati in galleria mostrano diverse concezioni e diversi usi della monocromia, in opere che portano alla contemplazione ed alla riflessione attraverso un’immersione dello sguardo nelle profondità del colore.
Rodolfo Aricò (Milano 1930 - 2002). Il suo percorso creativo va dall’influenza informale degli anni cinquanta ad opere costituite anche da più elementi negli anni sessanta, fino alla ricerca della purezza assoluta nei monocromi del periodo più tardo. Partecipa numerose volte al Salone di Milano.
Bernard Aubertin (Fontenay-aux-Rose, Francia 1934). Partecipa nel 1958 al Gruppo Zero. Fin dagli anni cinquanta fa del rosso il colore più importante nelle sue opere, simbolo del sangue e del fuoco. Successivamente userà anche il nero, il grigio, l’arancione legati anche all’uso di fiammiferi e del fuoco stesso sulle tele.
Agostino Bonalumi (Vimercate 1935). Collabora con la rivista “Azimuth” che proponeva l’azzeramento totale dell’esperienza artistica precedente. Questo viene realizzato insieme a Piero Manzoni ed Enrico Castellani con l’uso di tele monocrome, spesso bianche.
Enrico Castellani (Castelmassa 1939). Collabora con la rivista “Azimuth”. Come Bonalumi e Manzoni anche Castellani si dedica alla monocromia come forma di rinnovamento artistico ed elabora tele esteroflesse creanti particolari giochi luminosi. Importante nel suo lavoro l’uso di una ripetizione di elementi sulla tela.
Lucio Fontana (Rosario di santa Fè Argentina 1899, Comabbio 1968). Fondatore del movimento spazialista. Le sue tele monocrome bucate e tagliate sono famose in tutto il mondo. Si ricordano i Concetti spaziali e le Attese, opere che ricercano il superamento dello spazio della tela verso l’infinito.
Otto Piene (Bad Laasphe Germania 1928). Nel 1957 fonda insieme a Heinz Mack e a Günther Uecker a Düsseldorf il Gruppo Zero. Si dedica allo studio della luce, del movimento e dello spazio.
Arnulf Rainer (Baden nei pressi di Vienna 1929). Interviene con la pittura su fotografie: inizialmente il soggetto è il corpo umano, suo oppure quello di cadaveri, poi userà fotografie di opere di Van Gogh, Leonardo Da Vinci e Goya. I suoi lavori si caratterizzano per i violenti tratti gestuali che in alcuni casi ricoprono completamente la superficie pittorica.
Mario Schifano (Homs 1934 – Roma 1998). Esponente di spicco della pop art italiana. Tra i suoi lavori spiccano i monocromi con uno o due colori su carta da imballaggio incollata su tela e le serie dei marchi pubblicitari come Coca Cola ed Esso.
Turi Simeti (Trapani 1929). Si dedica allo studio del movimento e dello spazio e riduce la gamma cromatica ai soli colori primari. Negli anni novanta la sua opera va configurandosi nella moltiplicazione di elementi volumetrici aggettanti ovali sulla superficie della tela.
Gianfranco Zappettini (Genova 1939). I suoi lavori insieme ai contributi scritti costituiscono la base della pittura analitica. Le pitture sono astratte e monocrome spesso di colore blu.
La mostra propone un percorso che va dai lavori di Piene e Fontana degli anni sessanta, a quelli più contemporanei di Aricò e Bonalumi. In questi lavori, la monocromia viene usata da ciascun artista con diversi significati.
In Biro e strappi su carta del 1964 di Lucio Fontana, diventa, insieme ai fori presenti sulla tela, il veicolo verso l’infinità dello spazio. Nell’opera rossa di Otto Piene fa parte di quell’idea di smaterializzazione dell’arte e di liberazione del colore concepite dal Gruppo Zero (Germania 1957), di cui l’artista fu uno dei fondatori insieme a Heinz Mack e Günther Uecker. Appartenente a questo gruppo anche Bernard Aubertin che in Clous n. 315 del 1971 fa emergere dalla tela una serie di chiodi in quella che diventa un’unica opera monocroma rossa. La ripetizione dello stesso elemento che occupa tutta la superficie caratterizza i lavori di Enrico Castellani che, come Agostino Bonalumi e Piero Manzoni, usa la monocromia bianca per esprimere il desiderio di un azzeramento totale di tutta quella che era stata l’esperienza artistica precedente. Nell’opera di Schifano appartenente alla serie Esso, la scritta del marchio pubblicitario emerge dalla monocromia dello sfondo. Questa serie, insieme a quella dedicata alla Coca Cola, è la più importante e conosciuta dell’artista.
I lavori presentati in galleria mostrano diverse concezioni e diversi usi della monocromia, in opere che portano alla contemplazione ed alla riflessione attraverso un’immersione dello sguardo nelle profondità del colore.
Rodolfo Aricò (Milano 1930 - 2002). Il suo percorso creativo va dall’influenza informale degli anni cinquanta ad opere costituite anche da più elementi negli anni sessanta, fino alla ricerca della purezza assoluta nei monocromi del periodo più tardo. Partecipa numerose volte al Salone di Milano.
Bernard Aubertin (Fontenay-aux-Rose, Francia 1934). Partecipa nel 1958 al Gruppo Zero. Fin dagli anni cinquanta fa del rosso il colore più importante nelle sue opere, simbolo del sangue e del fuoco. Successivamente userà anche il nero, il grigio, l’arancione legati anche all’uso di fiammiferi e del fuoco stesso sulle tele.
Agostino Bonalumi (Vimercate 1935). Collabora con la rivista “Azimuth” che proponeva l’azzeramento totale dell’esperienza artistica precedente. Questo viene realizzato insieme a Piero Manzoni ed Enrico Castellani con l’uso di tele monocrome, spesso bianche.
Enrico Castellani (Castelmassa 1939). Collabora con la rivista “Azimuth”. Come Bonalumi e Manzoni anche Castellani si dedica alla monocromia come forma di rinnovamento artistico ed elabora tele esteroflesse creanti particolari giochi luminosi. Importante nel suo lavoro l’uso di una ripetizione di elementi sulla tela.
Lucio Fontana (Rosario di santa Fè Argentina 1899, Comabbio 1968). Fondatore del movimento spazialista. Le sue tele monocrome bucate e tagliate sono famose in tutto il mondo. Si ricordano i Concetti spaziali e le Attese, opere che ricercano il superamento dello spazio della tela verso l’infinito.
Otto Piene (Bad Laasphe Germania 1928). Nel 1957 fonda insieme a Heinz Mack e a Günther Uecker a Düsseldorf il Gruppo Zero. Si dedica allo studio della luce, del movimento e dello spazio.
Arnulf Rainer (Baden nei pressi di Vienna 1929). Interviene con la pittura su fotografie: inizialmente il soggetto è il corpo umano, suo oppure quello di cadaveri, poi userà fotografie di opere di Van Gogh, Leonardo Da Vinci e Goya. I suoi lavori si caratterizzano per i violenti tratti gestuali che in alcuni casi ricoprono completamente la superficie pittorica.
Mario Schifano (Homs 1934 – Roma 1998). Esponente di spicco della pop art italiana. Tra i suoi lavori spiccano i monocromi con uno o due colori su carta da imballaggio incollata su tela e le serie dei marchi pubblicitari come Coca Cola ed Esso.
Turi Simeti (Trapani 1929). Si dedica allo studio del movimento e dello spazio e riduce la gamma cromatica ai soli colori primari. Negli anni novanta la sua opera va configurandosi nella moltiplicazione di elementi volumetrici aggettanti ovali sulla superficie della tela.
Gianfranco Zappettini (Genova 1939). I suoi lavori insieme ai contributi scritti costituiscono la base della pittura analitica. Le pitture sono astratte e monocrome spesso di colore blu.
11
gennaio 2010
Monocromia. Nelle profondità del colore
Dall'undici gennaio 2010 al 10 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
GALLERIA ANTI
Venezia, Via Mestrina, 58, (Venezia)
Venezia, Via Mestrina, 58, (Venezia)
Orario di apertura
Lunedì 15,30 – 19,30
da martedì a sabato 10,00 – 12,30 / 15,30 – 19,30
Vernissage
11 Gennaio 2010, No Vernissage
Autore
Curatore