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Mont Blanc
In due baite da fiaba lungo la Dora, già esistenti come fienili alla fine dell’800, poi acquistate cinquant’anni fa e ristrutturate con materiali originali da Giuditta Glarey (e fotografate da Giancarlo Gardin per l’editore Taschen) sono esposti fotografie, video installazioni, sculture e pitture murali di una decina di autori di fama internazionale, che hanno voluto dedicare una parte non occasionale del loro lavoro al massiccio più alto d’Europa, montagna sacra o piccolo Tibet, come lo chiamano gli sciamani.
Qui draghi era l’indicazione che spesso le antiche mappe riportavano negli spazi vuoti riferiti alle Alpi. Spaventose eppure affascinanti, erano considerate luoghi popolati da creature mostruose e malvagie. Si dovrà aspettare la fine del XVIII secolo, nell’età dei lumi, perché avvenga il primo tentativo di ascensione al Monte Bianco e altri anni ancora per la conquista della sua vetta, piatta e ventosa, da parte di Balmat e Paccard nel 1786. Poi seguirono le signore, prima la valligiana Marie Paradis e nel 1838 la contessa francese Henriette d’Angeville che, ricordando l’emozione provata in vetta scriverà: «Per un attimo credetti di assistere allo spettacolo della creazione, di vedere qualcosa che sorge dal grembo del caos».
Mont Blanc
Courmayeur, (Aosta)