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Monteverdi e Caravaggio. Sonar strumenti e figurar la musica
Quest’anno ricorre il 450° anno della nascita di Claudio Monteverdi e la sua città ha organizzato un anno di manifestazioni musicali e artistiche. Tra esse alcune importanti mostre: la prima ad aprire sarà Monteverdi e Caravaggio sonar strumenti e figurar la musica al Museo del Violino, dove sarà ricostruita l’orchestra dell’Orfeo attraverso l’esposizione degli strumenti originali dell’epoca, selezionati secondo le indicazioni annotate nelle prime edizioni a stampa dell’opera, eseguita la prima volta esattamente 410 anni fa. Protagonista pittorico il Suonatore di Liuto di Caravaggio, nota versione del celebre quadro proveniente da collezione privata e attribuita al grande maestro da importanti studiosi come Sir Denis Mahon, Mina Gregori e Claudio Strinati
Monteverdi, il compositore cinquecentesco che nella città lombarda ebbe i natali. Per festeggiare
l’anniversario, Cremona ha organizzato un anno di celebrazioni musicali e artistiche. Un flusso di
proposte che vedrà nuove produzioni, concerti unici, mostre e la crociera musicale lungo le terre amate
da Monteverdi: Cremona, Mantova, Venezia. Il tutto organizzato dal Comitato promotore, nato nel
2015 e composto dal Comune di Cremona, dalla Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli, dalla
Fondazione Museo del Violino, dal Dipartimento di musicologia e beni culturali dell’Università degli
Studi di Pavia, dall’Istituto Superiore di Studi Musicali Claudio Monteverdi, dalla Fondazione Stauffer
e dall’Archivio di Stato. Fanno parte inoltre del Comitato il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali
e del Turismo, Regione Lombardia e il Comune di Mantova. Ne è scaturito un ricco programma di
eventi che abbraccia numerosi filoni, ognuno dei quali ha il proprio punto di riferimento nelle
istituzioni che partecipano al Comitato. L’intera città sarà coinvolta: musica negli spazi pubblici, nei
palazzi storici anche privati, nelle chiese barocche, giardini e cortili “nascosti”, musica per tutti e in
ogni luogo.
Il 2017 vedrà il Festival Monteverdi al suo massimo: il 5 maggio inaugura con l’Orfeo dell’Accademia
Bizantina poi, per dare solo un assaggio, si prosegue il 20 dello stesso mese con Jordi Savall che si
esibirà in un concerto intitolato Istanbul, il 27 uno spettacolo unico nel suo genere, le marionette della
Compagnia Carlo Colla accompagnate dalla musica de Il ballo delle ingrate e Il combattimento di
Tancredi e Clorinda e John Gardiner, il 24 giugno, dirigerà il Vespro della Beata Vergine nella
cornice unica del Duomo di Cremona.
Un capitolo a parte meritano le mostre, pensate per rendere omaggio a Claudio Monteverdi e anche
alla cultura musicale e figurativa di quel periodo.
Preceduta dal concerto inaugurale il 7 aprile all'Auditorium Giovanni Arvedi, con La bella più bella
con Roberta Invernizzi, soprano, Franco Pavan, liuto e torba, la prima mostra ad aprire sarà Monteverdi
e Caravaggio, sonar stromenti e figurar la musica ospitata al Museo del Violino di Cremona, dall’8
aprile al 23 luglio 2017 dove sarà ricostruita l’orchestra dell’Orfeo attraverso l’esposizione degli
strumenti originali dell’epoca, selezionati seguendo le indicazioni annotate nelle prime edizioni a
stampa dell’opera, eseguita la prima volta esattamente 410 anni fa.
La partitura prevede infatti un organico ben definito:“duoi gravicembali, duoi contrabassi de viola,
dieci viole da brazzo, un’arpa doppia, duoi violini piccoli alla francese, duoi chitaroni, duoi organi di
legno, tre bassi da gamba, quattro tromboni, un regale, duoi cornetti, un flautino alla vigesima
seconda, un clarino con tre trombe sordine”. L’elenco non solo testimonia le consuetudini musicali
dell’epoca, ma anticipa le tendenze del barocco in Italia, con l’affermazione delle viole da braccio su
quelle da gamba.
Gli strumenti in mostra sono stati scelti secondi criteri di valore filologico ed estetico e
provengono dalle maggiori collezioni italiane e internazionali. Particolare attenzione è stata posta
nella ricerca di esemplari conservati o riportati, grazie al restauro, senza gli interventi che, nei secoli
successivi, si sono rivelati necessari per affrontare i repertori sette e ottocenteschi. Laddove questo non
sia stato possibile, a fianco dello strumento ammodernato, sarà presentata una copia con montatura
barocca. Applicazioni multimediali permetteranno di ascoltare il suono di ognuno di essi per
conoscerne il timbro e identificarne il ruolo nella trama musicale e simbolica dell’Orfeo.
L’esposizione troverà posto all’interno del percorso museale, per sottolineare le affinità che già tra XVI
e XVII secolo legano liuteria e musica. Si potrà anche ripercorrere la nascita del violino grazie alla
famiglia cremonese Amati e rileggere il contributo della scuola bresciana, testimoniata dall’opera di
Gasparo da Salò, la cui viola tenore con montatura barocca arriva con altri preziosi prestiti
dall’Ashmolean Museum di Oxford e di Giovanni Paolo Maggini di cui sarà esposto un magnifico
contrabbasso del 1610, con altri preziosi strumenti di scuola veneziana, terzo straordinario centro di
produzione di strumenti musicali dell’epoca.
L’Orfeo di Monteverdi ha un lieto fine: il suo eroe diventa simbolo dell’amore che supera la morte.
Il ruolo apollineo e salvifico della musica ha ispirato diverse rappresentazioni pittoriche. Tra le più
famose è certamente Il Suonatore di Liuto di Caravaggio. Questa meravigliosa opera, presentata a
Cremona come introduzione agli strumenti musicali e proveniente da una collezione privata, ha una
storia affascinante: il dipinto realizzato nel 1597 dal grande pittore per il Cardinal del Monte, comprato
dal Duca di Beaufort nel 1726-1737, portato a Badminton House nel Gloucestershire, dove è rimasto
per due secoli e mezzo, venduto nel 1969 come una copia e infine nuovamente a New York nel 2011.
Si tratta di un quadro meno famoso rispetto alla versione conservata all’Hermitage e alla altrettanto
celebre versione Wildenstein già esposta al Metropolitan Museum di New York, tuttavia riscoperto e
attribuito con certezza a Caravaggio da grandi studiosi come Sir Denis Mahon, Mina Gregori e Claudio
Strinati.
La natura morta qui raffigurata è simile a quella utilizzata da Caravaggio per il Ragazzo morso da un
ramarro e rivela una brillante osservazione degli effetti della luce sul vetro e attraverso l’acqua; tutto
viene rappresentato con una eccezionale accuratezza, al punto da poter determinare non solo l’età del
liuto e del violino, ma anche seguire ciascun dettaglio delle corde, della scatola dei piroli, del
ponticello, della cassa, della tastiera, della rosetta così come questi elementi erano nella realtà. Gli
strumenti fanno parte della estesa collezione del Cardinale Del Monte e la musica, incipit di quattro
madrigali di Jacques Arcadelt, era scritta probabilmente su uno spartito. Caravaggio vede e studia
quegli strumenti dal 1595 quando prende servizio presso il Cardinale a Roma e dimostra di possedere
una discreta formazione musicale, tanto da rappresentare diversi strumenti e partiture in altre sue
importanti opere come i Musici (1595 circa), Riposo durante la fuga in Egitto (1594-1595), Amor vincit
omnia (1601-1602).
Durante il periodo della mostra, in collaborazione con le altre istituzioni cittadine, verranno organizzate
conferenze e incontri su temi di carattere organologico e di prassi esecutiva ai tempi di Monteverdi.
“Così la mostra allestita negli straordinari spazi del Museo del Violino, partendo dall’opera di
Monteverdi, dai suoi strumenti e dalla luce di Caravaggio – afferma Fausto Cacciatori, conservatore
delle collezioni del Museo del Violino - ripercorre il clima di cambiamento e novità di un periodo
denso di significati per la storia della musica e degli strumenti musicali, e per l’arte del dipingere: sono
gli anni in cui il violino si rivela, per timbro e sonorità, più adatto degli altri strumenti a interpretare i
toni del melodramma, ad accompagnare in musica il “recitar cantando”; sono gli anni in cui il
naturalismo di Caravaggio conferisce a ogni corpo una forma tridimensionale evidenziata dalla
particolare illuminazione, lasciando in eredità uno stile proprio, oggi noto non a caso come
“caravaggismo”.
La mostra è realizzata con il sostegno di Granarolo e Museo del Violino friends.
“Il Gruppo Granarolo, in occasione del suo Sessantesimo anno, - ha dichiarato Gianpiero Calzolari,
Presidente del Gruppo - ha deciso di sostenere la mostra Monteverdi e Caravaggio, sonar stromenti e
figurar la musica, nell'ambito delle celebrazioni 450° Cremona per Monteverdi, promosse da
un’Amministrazione attenta ed espressione di tanti soci della nostra realtà cooperativa. Un modo per
essere vicino a un territorio e alla sua ricchezza multiforme, di fronte al mondo”.
Dal 20 aprile al 31 dicembre 2017 nella Sacrestia della Chiesa S. Abbondio a Cremona sarà inoltre
allestita la mostra Monteverdi tra Cremona, Mantova e Venezia a cura dell’Archivio di stato di
Cremona con la collaborazione dell’Archivio di Stato di Mantova e dell’Archivio Diocesano di
Cremona. Si tratta di una esposizione documentaria dedicata alla figura di Claudio Monteverdi,
ricostruita tramite un’ampia scelta di documenti appartenenti all’Archivio di Stato di Cremona per
quanto attiene ai primi anni di vita del Maestro e alla sua famiglia e agli Archivi di Stato di Mantova e
Venezia per le successive vicende biografiche e artistiche. Sono ripercorse le vicende private di
Monteverdi e della sua famiglia dalla nascita nella parrocchia dei SS. Nazario e Celso, fino allo
sviluppo della sua carriera prima alla corte dei Gonzaga quindi presso la Repubblica Serenissima.
Nella seconda parte dell’anno le celebrazioni monteverdiane proseguiranno con una mostra alla
Pinacoteca, dal 6 ottobre al 6 gennaio 2018, dedicata ad una delle figure di eccellenza del panorama
figurativo del barocco nell'Italia settentrionale: Genovesino tra le eleganze del barocco e il
naturalismo del Caravaggio.
L’esigenza di una mostra monografica su Luigi Miradori detto il Genovesino è avvertita a Cremona
ormai da molti anni, in quanto l’artista di origine ligure è il principale protagonista della pittura nella
città lombarda dalla metà degli anni Trenta del Seicento per circa un ventennio, fino alla morte,
avvenuta nel 1656, e non ha ancora goduto a livello espositivo della fortuna adeguata al suo ruolo di
eccellenza nel panorama figurativo del barocco nell’Italia settentrionale.
La mostra si configura come un’esposizione monografica tradizionale che rende conto delle varie tappe
del percorso stilistico del pittore riunendo per la prima volta un numero elevato di dipinti autografi; ma
vuole comunque aprirsi con un panorama dei masterpieces del primo Seicento cremonese e di alcune
opere che, a Genova e nel ducato farnesiano, hanno potuto colpire l’immaginario in formazione del
giovane Miradori.
Con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, di Regione Lombardia e il Patrocinio del
Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo.
Monteverdi e Caravaggio. Sonar strumenti e figurar la musica
Cremona, Piazza Guglielmo Marconi, 5, (Cremona)