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Moonlight
Quattro giovani artiste under 35, con quattro modus operandi differenti: Nicoletta Candiani, Veronica Green, Marta Mezynska e Rossella Terragnoli sono accomunate da una forte personalità e uno spiccato talento artistico, che si materializza in opere d’arte libere e autentiche.
Comunicato stampa
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La mostra offre uno spaccato dell’arte contemporanea emergente: quattro giovani artiste animate da passione e fede nella pratica artistica, sono paladine di un’arte ricca di nuovi significati, nei colori e nelle forme, e riconducibile ad un essenziale elemento di riferimento: l’istinto. Un atteggiamento intimo, coinvolto e mirato, ma anche freddo e distaccato, nell’intelligenza delle artiste ad analizzare e decifrare l’esterno per poi trasferire sentimenti ed emozioni nella creazione artistica. Ed è proprio qui che s’incontrano le opere in esposizione, in una tempesta di emozioni, da cui emerge la volontà di ripercorrere le sensazioni personali e farle convogliare tutte sull’oggetto, fino a che l’arte diventa espressione dell’interiorità. Moonlight racconta la doppia anima dell’atto creativo, fatta di luci e ombre, di amore e odio, di libertà e catene, di vita reale e vita in atelier alla ricerca perenne della creazione artistica.
La metropoli sancisce per Marta Mezynska (Polonia 1981), il file rouge tra la vita reale e il mondo chiuso della sfera privata: palazzi, negozi, insegne e vetrine si alternano sulla tela a forme e simboli geometrici, diventando vocaboli intercambiabili di un linguaggio pittorico dettagliato e personalissimo. Forme, colori e geometrie s’incastrano come tessere di un mosaico, riflettendo sul dialogo tra storia e natura, sulle architetture in continuo cambiamento, sui rapporti tra la città e le proprie radici e sui processi d’identità urbana.
Veronica Green (Nuova Zelanda 1984) interpreta l’istinto artistico in modo sognante e fantastico: le sue tele ci catapultano in mondi a metà tra il sogno e la realtà, là dove ogni elemento è pregno di significati simbolici e visionari. Le sue opere poetiche e pittoriche sono illuminate dal chiaro di luna attraverso cromie lucide e tenere e da uno sfumato morbido e arioso che delinea una nuova dimensione magica e sospesa. I personaggi delle tele chiacchierano allegramente di giorno e sussurrano di notte, quando si spengono le luci e l’effetto fosforescente risplende, e la foglia d’oro sfavilla in tutta la sua ricchezza.
Il lavoro sotterraneo della coscienza materializza i sogni più profondi di Nicoletta Candiani (Sorengo 1987) che conferisce alla scultura il potere segreto della creazione. Il corpo è il suo soggetto preferito: il nudo in particolare, con i suoi pieni e i suoi vuoti, cattura la luce e offre un’esperienza simultanea d’immobilità e movimento, di tempo immobile e tempo che scorre. Lo scontro tra energie contrastanti è evidente nell’opera in mostra “Gabbia 1”, dove ogni tensione implica una spinta verso l’esterno, dove convivono sentimenti opposti e dove infine troviamo la manipolazione, l’artificio e la creazione dell’artista. Il corpo modellato, imprigionato in una gabbia, diventa la frontiera tra ciò che è interno e privato e ciò che è riconosciuto come pubblico, è il luogo in cui la scultura dell’artista vive e significa.
Rossella Terragnoli (Verona 1981) non contrappone sentimenti e significati diversi nelle proprie tele, bensì li sovrappone: labirinti in bianco e nero sono metafore del vissuto quotidiano: forme geometriche e accostamenti inconsueti danno vita a città fantastiche, scenografie assurde di una messa in scena teatrale onirica. I piani sono dilatati, le prospettive deformate, le linee s’incrociano e si compenetrano. Il punto focale è l’ambiente, le forme si ripetono e si susseguono con dimensioni e ritmi diversi. Ci troviamo smarriti di fronte a queste composizioni di frammenti d’immagini, accostati e combinati senza un ordine logico creando un mondo nuovo, sconosciuto ai nostri occhi, un mondo fantastico, stravagante, una fusione di realtà e sogno altamente emozionante.
La metropoli sancisce per Marta Mezynska (Polonia 1981), il file rouge tra la vita reale e il mondo chiuso della sfera privata: palazzi, negozi, insegne e vetrine si alternano sulla tela a forme e simboli geometrici, diventando vocaboli intercambiabili di un linguaggio pittorico dettagliato e personalissimo. Forme, colori e geometrie s’incastrano come tessere di un mosaico, riflettendo sul dialogo tra storia e natura, sulle architetture in continuo cambiamento, sui rapporti tra la città e le proprie radici e sui processi d’identità urbana.
Veronica Green (Nuova Zelanda 1984) interpreta l’istinto artistico in modo sognante e fantastico: le sue tele ci catapultano in mondi a metà tra il sogno e la realtà, là dove ogni elemento è pregno di significati simbolici e visionari. Le sue opere poetiche e pittoriche sono illuminate dal chiaro di luna attraverso cromie lucide e tenere e da uno sfumato morbido e arioso che delinea una nuova dimensione magica e sospesa. I personaggi delle tele chiacchierano allegramente di giorno e sussurrano di notte, quando si spengono le luci e l’effetto fosforescente risplende, e la foglia d’oro sfavilla in tutta la sua ricchezza.
Il lavoro sotterraneo della coscienza materializza i sogni più profondi di Nicoletta Candiani (Sorengo 1987) che conferisce alla scultura il potere segreto della creazione. Il corpo è il suo soggetto preferito: il nudo in particolare, con i suoi pieni e i suoi vuoti, cattura la luce e offre un’esperienza simultanea d’immobilità e movimento, di tempo immobile e tempo che scorre. Lo scontro tra energie contrastanti è evidente nell’opera in mostra “Gabbia 1”, dove ogni tensione implica una spinta verso l’esterno, dove convivono sentimenti opposti e dove infine troviamo la manipolazione, l’artificio e la creazione dell’artista. Il corpo modellato, imprigionato in una gabbia, diventa la frontiera tra ciò che è interno e privato e ciò che è riconosciuto come pubblico, è il luogo in cui la scultura dell’artista vive e significa.
Rossella Terragnoli (Verona 1981) non contrappone sentimenti e significati diversi nelle proprie tele, bensì li sovrappone: labirinti in bianco e nero sono metafore del vissuto quotidiano: forme geometriche e accostamenti inconsueti danno vita a città fantastiche, scenografie assurde di una messa in scena teatrale onirica. I piani sono dilatati, le prospettive deformate, le linee s’incrociano e si compenetrano. Il punto focale è l’ambiente, le forme si ripetono e si susseguono con dimensioni e ritmi diversi. Ci troviamo smarriti di fronte a queste composizioni di frammenti d’immagini, accostati e combinati senza un ordine logico creando un mondo nuovo, sconosciuto ai nostri occhi, un mondo fantastico, stravagante, una fusione di realtà e sogno altamente emozionante.
02
ottobre 2016
Moonlight
Dal 02 ottobre all'undici novembre 2016
arte contemporanea
Location
ATELIER FEDERICA MORANDI ART PROJECTS
Magenta, Via Orti, S/N, (Milano)
Magenta, Via Orti, S/N, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì dalle 13 alle 19.
Sabato e domenica su appuntamento
Chiuso il lunedì
Vernissage
2 Ottobre 2016, ore 16 - 19
Autore
Curatore