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Morago
S’inaugura venerdì 6 novembre alle ore 19.30 presso l’Associazione Culturale BLUorG di Bari, la mostra personale di Agostino Morandin, in arte Morago. La mostra a cura di Mirella Casamassima, con la direzione artistica di Giuseppe Bellini, è il primo appuntamento del PREMIO BARI INCONTEMPORANEA.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
MORAGO
S’inaugura venerdì 6 novembre alle ore 19.30 presso l’Associazione Culturale BLUorG di Bari, la mostra personale di Agostino Morandin, in arte Morago. La mostra a cura di Mirella Casamassima, con la direzione artistica di Giuseppe Bellini, è il primo appuntamento del PREMIO BARI INCONTEMPORANEA, promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Regione Puglia, in rapporto all’Accordo di Programma Quadro per la diffusione dell’Arte Contemporanea.
L’esposizione vede protagonista l’autore veneziano con un ciclo di opere recenti, dopo un lungo percorso espositivo internazionale nella mostra personale barese presenta una attenta selezione di opere pittoriche, che come osserva la curatrice nel testo di presentazione esalta le sue grandi capacità di comunicatore sfruttando le “… oscure possibilità del colore si contrappongono alla bianca luce della coscienza e Morago, grazie alla sapiente strutturazione della pennellata e grazie anche ai titoli delle opere… fa emergere il suo viaggio underground, negli abissi del colore e del non-io, alla bianca luce della coscienza, rendendo partecipi tutti della sua esperienza.
La mostra di Morago resterà aperta al pubblico sino al 2 dicembre 2009.
MORAGO
Associazione Culturale BLUorG
Via M. Celentano 92/94
Inaugurazione 6 novembre ore 19.30
Dal 6 novembre al 2 dicembre 2009
Direzione e grafica Giuseppe Bellini
Curatrice Mirella Casamassima
Catalogo in Galleria
Stampa , Forma e colore di Roberto Scotto
L’Associazione Culturale Galleria BLUorG
aperta al pubblico dal lunedì al sabato.
Orari 10.00 - 13.30 / 17.00 - 20.30
Domenica su appuntamento.
Per Informazioni:
BLUorG, Via M. Celentano 92/94 70121 Bari.
Tel.: +39 080/9904379
e-mail: info@bluorg.it bluorg@fastwebnet.it
web: www.bluorg.it 70121 Bari.
L’apparizione di questi volti nella folla;
petali su un umido, nero, ramo.( Ezra Pound)
Questa breve poesia di Ezra Pound, In a station of the Metro, quasi un Haiku secondo la critica, può introdurci alla pittura di Morago. L’ “apparizione” come comparsa di una immagine, sacra o profana, come risultato di una esperienza “mistica” che è compito dell’artista trascrivere e far rivivere anche allo spettatore. Il riferimento a Pound non è casuale, una delle opere di Morago (Atteone alla guerra) a lui è dedicata. Il poeta, americano, ma europeo e poi veneziano di adozione, descriveva la propria poetica, “splotches of colour- macchie di colore”: qui il “petalo” è una macchia di colore accanto ad un’altra, il nero. Macchie giustapposte, in rigorosa e sintetica composizione, che emergono da quel “flux of thoughts-flusso di pensieri” di un poeta che procedeva per connessioni logiche tra termini e pensieri, flusso che si compiva nell’”epiphany”, apparizione della verità sulla propria condizione. L’artista rende visibile l’invisibile e trasmette, attraverso i segni della scrittura, l’esperienza della propria caduca condizione di uomo.
Anche la poetica della “reverie” appartiene alla cultura di Morago (una delle ultime sue opere si intitola Con tanta gioia e reverie): reverie come condizione dell’immaginazione, sogno a occhi aperti, stato della coscienza in veglia , secondo le indicazioni di Bachelard.
Infatti Morago ritiene che l’artista è l’eccentrico, colui che vive vicino al limite, ma che suo compito è ritessere i fili che lo legano al centro per ricondurre alle sedi umane la sua esperienza fatta nel “deserto”…Ha viaggiato underground. Poi è emerso.
Ricca l’esperienza di Morago: di vita, di studi, di viaggi. In primo luogo, Venezia e l’esperienza del colore. Dai grandi classici, Tiziano e Tintoretto ai maestri Afro, Santomaso e Vedova, del Gruppo degli Otto, che Lionello Venturi definì, in piena stagione informale, nel 1952, movimento Astratto-Concreto.
Il colore di Morago è steso con velocità, sovrapposto a velature, mai mischiato, mai gestuale e materico, ma strutturato e organizzato, con uno studio preciso di equilibrio delle masse e delle relazioni tra zone geometricamente riconoscibili, architettura del colore.
L’immersione completa nel caos organico e materico, la perdita del centro, dell’Informale europeo e americano, non appartiene a Morago, come anche a molti artisti italiani di quella generazione, Ultimi naturalisti, definiti da Arcangeli: coscienza etica e rigore storico-artistico impediscono di aderire a pieno all’orizzontalità, al basso materialismo, alla pulsazione e all’entropia di Bataille e alla poetica della “nausea” sartriana. L’arte, per Morago, è esperienza , ma anche progetto; le immagini sono “strutture della coscienza operante”, secondo i principi dell’impegno civile e politico sartriano.
Dunque l’esperienza e il progetto: Morago stratifica esperienze, viaggi, visioni, umori e sensazioni allarmate, di questa società allucinata.. Frammenti stratificati di colore si affollano sulla tela come in una vorticosa discesa nel fondo degli inferi (Une saison all’enfer-Rimbaud è il titolo di una sua opera del ’97) ma , nello stesso tempo, strutturati, organizzati, riemersi alla coscienza , come segni visibili e tracce di un viaggio interiore che l’osservatore può ripercorrere e sperimentare ..il segno è una frattura che non si apre che sul volto di un altro segno..(R.Barthes).
Nelle sue tele, costanti sono il nero, il rosso, il bianco. Il nero, nella più antica tradizione di Rembrandt e Goya, è l’ombra , l’ombra delle zone più oscure della nostra psiche, quelle del non-io , dell’altro, del doppio. Ma nero è anche il silenzio, il punto finale…E come un nulla senza possibilità , come un nulla morto dopo l’estinguersi del sole, come un silenzio eterno senza avvenire e senza speranza, risuona interiormente il nero..( W.Kandinskij). Accanto al nero , nella grammatica dei segni, qualsiasi altro colore, anche il meno sonoro, risuona con maggior forza e precisione. E quale suono carico di energia e intensità se non quello del rosso ? I rossi di Morago risuonano con forza positiva e coinvolgente, raffinati e quasi sacrali, memori dei fasti della Venezia cinquecentesca, carichi del sapere pittorico di Tiziano e del suo Amore sacro e profano, che al rosso aveva affidato la simbologia del piacere e della carne, al bianco quella della purezza e sacralità.
..La carne fu la ragione per cui la pittura ad olio fu inventata…diceva De Kooning, l’artista dell’espressionismo astratto americano con cui le opere di Morago sembrano avere qualche affinità: per quella voglia di scavare , per quella volontà di affondare i colpi nel corpo della pittura, per raggiungere “l‘idea straordinaria”, il cuore vivo della creazione, con quei movimenti pittorici meno rapidi, che si attardano in una serie di giustapposizioni da cui emerge il flusso spezzato, tradendo l’élan vital.
Infine i bianchi, pagine bianche di un diario fitto, compulsivo, frammentato. La cancellazione come nascita della pittura contemporanea: dalla sindrome di Frenhofer, dalla figurazione all’astratto, dalla mimesi all’impronta, alla traccia dell’esperienza dell’io. Bianchi, come silenzi, pause, per dirla ancora con Kandinskij, ma carichi di possibilità,...un nulla che sta prima del principio, prima della nascita…, strutture del tempo e dello spazio. Così Morago , …come un sismografo e una stella cometa scende dal piedistallo della forma ed entra nella vita, strutturando, ovvero agendo, scuotendo il tempo, costringendolo a misurarsi con la carne viva del presente.
Negli anni si aggiungono i blu, gli arancio, quasi a imprimere sulla tela squarci di ricordi, di sensazioni.. i blu luminosissimi, quasi accecanti come quelli delle cupole di Santorini sotto il sole greco o barlumi di sole aranciati nel biancore della neve…
Ma ..Che cos’è il colore?, si chiedeva Roland Barthes, ..Un godimento…come una palpebra che si chiude, uno svanire leggero… Uno svanire leggero, una discesa , perdita di coscienza, perdita di sé , caduta in uno stato di grazia, non-io, altro… Il poeta Joachim Gasquet così riporta i consigli all’osservatore del suo amico Cézanne ..Chiudi gli occhi, aspetta, non pensare a niente. Ora aprili…Non vedi altro che una grande ondulazione colorata. Che cos’è? Un’irradiazione e gloria di colore. Questo è ciò che un quadro ci dà…un abisso in cui l’occhio si perde, una segreta germinazione, un colorato stato di grazia…Perdi coscienza. Scendi con il pittore nelle nascoste aggrovigliate radici delle cose, e ritorna poi da esse nei colori, lasciati inondare dalla loro luce…
Dunque le oscure possibilità del colore si contrappongono alla bianca luce della coscienza e Morago, grazie alla sapiente strutturazione della pennellata e grazie anche ai titoli delle opere (inscindibili da esse) fa emergere il suo viaggio underground, negli abissi del colore e del non-io, alla bianca luce della coscienza, rendendo partecipi tutti della sua esperienza.
Mirella Casamassima
MORAGO - biografia
Morago (acronimo di Morandin Agostino) nato a Fontanelle di Oderzo nel 1947 frequenta l’Accademia di Belle Arti a Venezia dove studia i grandi Maestri del passato ed i contemporanei che la città da sempre ospita alla Biennale e nei Musei e gallerie.
Nella sua ricerca artistica, che inizialmente muove verso il figurativo e successivamente si sviluppa in un post-informale ricco di suggestioni coloristiche, tipiche della matrice veneziana, Morago stratifica esperienze, viaggi, visioni, umori e sensazioni, sperimentando molte tecniche: l’affresco, la grafica, la gouache e l’ olio su tela, che usa abitualmente da molti anni. È conosciuto in Italia e all’estero e recentemente il Ministero degli Esteri l’ha scelto insieme ad un ristretto gruppo di artisti – come Paladino, Vistosi,Pistoletto, Pomodoro, Savinio..ecc - a presentare una sua opera di grandi dimensioni, nel Padiglione Italia dell’Expo Universale di Aichi/Tokyo.
Nel 1994 ha preso parte con vari bozzetti al concorso per l’inserimento di opere d’arte nel nuovo palazzo del Consiglio d’Europa a Bruxelles. In quell’occasione tra oltre mille e cinquecento artisti italiani, Morago viene scelto dai critici dei Paesi della Comunità Europea, quale “ unico pittore a rappresentare il suo Paese” ed eccezionalmente gli sono state commissionate opere di grandi dimensioni - una di metri 2x22 - ove ha rivelato il suo grande talento.
Ha già esposto in prestigiose sedi internazionali come alla Fondazione Cini a Venezia in occasione della mostra-seminario Art: Tolerance and Intolerance con gli artisti Cesar, Vedova e Kabakov, organizzata dall’ UNESCO nel 1995, all’ Herbert von Karajan Centrum di Vienna nel 1998, alla Fondazione Prince Pierre di Montecarlo nel 1998 –ospite della Principessa Carolina di Monaco -, al Museo di Santa Apollonia nel 2002, al Musèe d’Art Moderne/ Réfectoire des Jacobins a Toulouse nel 2000 e a Villa Merkel/ Galerie der Stadt in Esslingen, nel 2000, al Centre d’Art et de Culture de Marne a Paris nel 2003, e alla Fondazione Giambattista Cima da Conegliano, all’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo e, l’anno dopo, all’Istituto di Cultura di Londra. Numerose poi le mostre personali nelle gallerie e le presenze alle principali fiere d’arte contemporanea. Negli ultimi vent’anni, Morago ha esposto a : Roma , Vienna, Francoforte, Trento, Atlanta, Stoccarda, Hannover, Bologna, Milano, Colonia, Esslingen, Firenze, Toronto, Udine, Lione,Wuppertal, Gand, Trieste, Parigi, Miami, Venezia, Salisburgo, Berlino, Westport, NYNY, Ginevra, Verona, Reggio Emilia, Tokyo, Madrid, Bari, Londra, Genova ecc.
Morago , nato in una povera, vecchia casa di legno in riva al fiume, bassa, tra il verde intenso della terra trevigiana, continua ad amare la natura, a viverci in mezzo e lavorarci.
Morago – San Polo di Piave (Treviso)
painter@morago.net
www.morago.net
S’inaugura venerdì 6 novembre alle ore 19.30 presso l’Associazione Culturale BLUorG di Bari, la mostra personale di Agostino Morandin, in arte Morago. La mostra a cura di Mirella Casamassima, con la direzione artistica di Giuseppe Bellini, è il primo appuntamento del PREMIO BARI INCONTEMPORANEA, promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Regione Puglia, in rapporto all’Accordo di Programma Quadro per la diffusione dell’Arte Contemporanea.
L’esposizione vede protagonista l’autore veneziano con un ciclo di opere recenti, dopo un lungo percorso espositivo internazionale nella mostra personale barese presenta una attenta selezione di opere pittoriche, che come osserva la curatrice nel testo di presentazione esalta le sue grandi capacità di comunicatore sfruttando le “… oscure possibilità del colore si contrappongono alla bianca luce della coscienza e Morago, grazie alla sapiente strutturazione della pennellata e grazie anche ai titoli delle opere… fa emergere il suo viaggio underground, negli abissi del colore e del non-io, alla bianca luce della coscienza, rendendo partecipi tutti della sua esperienza.
La mostra di Morago resterà aperta al pubblico sino al 2 dicembre 2009.
MORAGO
Associazione Culturale BLUorG
Via M. Celentano 92/94
Inaugurazione 6 novembre ore 19.30
Dal 6 novembre al 2 dicembre 2009
Direzione e grafica Giuseppe Bellini
Curatrice Mirella Casamassima
Catalogo in Galleria
Stampa , Forma e colore di Roberto Scotto
L’Associazione Culturale Galleria BLUorG
aperta al pubblico dal lunedì al sabato.
Orari 10.00 - 13.30 / 17.00 - 20.30
Domenica su appuntamento.
Per Informazioni:
BLUorG, Via M. Celentano 92/94 70121 Bari.
Tel.: +39 080/9904379
e-mail: info@bluorg.it bluorg@fastwebnet.it
web: www.bluorg.it 70121 Bari.
L’apparizione di questi volti nella folla;
petali su un umido, nero, ramo.( Ezra Pound)
Questa breve poesia di Ezra Pound, In a station of the Metro, quasi un Haiku secondo la critica, può introdurci alla pittura di Morago. L’ “apparizione” come comparsa di una immagine, sacra o profana, come risultato di una esperienza “mistica” che è compito dell’artista trascrivere e far rivivere anche allo spettatore. Il riferimento a Pound non è casuale, una delle opere di Morago (Atteone alla guerra) a lui è dedicata. Il poeta, americano, ma europeo e poi veneziano di adozione, descriveva la propria poetica, “splotches of colour- macchie di colore”: qui il “petalo” è una macchia di colore accanto ad un’altra, il nero. Macchie giustapposte, in rigorosa e sintetica composizione, che emergono da quel “flux of thoughts-flusso di pensieri” di un poeta che procedeva per connessioni logiche tra termini e pensieri, flusso che si compiva nell’”epiphany”, apparizione della verità sulla propria condizione. L’artista rende visibile l’invisibile e trasmette, attraverso i segni della scrittura, l’esperienza della propria caduca condizione di uomo.
Anche la poetica della “reverie” appartiene alla cultura di Morago (una delle ultime sue opere si intitola Con tanta gioia e reverie): reverie come condizione dell’immaginazione, sogno a occhi aperti, stato della coscienza in veglia , secondo le indicazioni di Bachelard.
Infatti Morago ritiene che l’artista è l’eccentrico, colui che vive vicino al limite, ma che suo compito è ritessere i fili che lo legano al centro per ricondurre alle sedi umane la sua esperienza fatta nel “deserto”…Ha viaggiato underground. Poi è emerso.
Ricca l’esperienza di Morago: di vita, di studi, di viaggi. In primo luogo, Venezia e l’esperienza del colore. Dai grandi classici, Tiziano e Tintoretto ai maestri Afro, Santomaso e Vedova, del Gruppo degli Otto, che Lionello Venturi definì, in piena stagione informale, nel 1952, movimento Astratto-Concreto.
Il colore di Morago è steso con velocità, sovrapposto a velature, mai mischiato, mai gestuale e materico, ma strutturato e organizzato, con uno studio preciso di equilibrio delle masse e delle relazioni tra zone geometricamente riconoscibili, architettura del colore.
L’immersione completa nel caos organico e materico, la perdita del centro, dell’Informale europeo e americano, non appartiene a Morago, come anche a molti artisti italiani di quella generazione, Ultimi naturalisti, definiti da Arcangeli: coscienza etica e rigore storico-artistico impediscono di aderire a pieno all’orizzontalità, al basso materialismo, alla pulsazione e all’entropia di Bataille e alla poetica della “nausea” sartriana. L’arte, per Morago, è esperienza , ma anche progetto; le immagini sono “strutture della coscienza operante”, secondo i principi dell’impegno civile e politico sartriano.
Dunque l’esperienza e il progetto: Morago stratifica esperienze, viaggi, visioni, umori e sensazioni allarmate, di questa società allucinata.. Frammenti stratificati di colore si affollano sulla tela come in una vorticosa discesa nel fondo degli inferi (Une saison all’enfer-Rimbaud è il titolo di una sua opera del ’97) ma , nello stesso tempo, strutturati, organizzati, riemersi alla coscienza , come segni visibili e tracce di un viaggio interiore che l’osservatore può ripercorrere e sperimentare ..il segno è una frattura che non si apre che sul volto di un altro segno..(R.Barthes).
Nelle sue tele, costanti sono il nero, il rosso, il bianco. Il nero, nella più antica tradizione di Rembrandt e Goya, è l’ombra , l’ombra delle zone più oscure della nostra psiche, quelle del non-io , dell’altro, del doppio. Ma nero è anche il silenzio, il punto finale…E come un nulla senza possibilità , come un nulla morto dopo l’estinguersi del sole, come un silenzio eterno senza avvenire e senza speranza, risuona interiormente il nero..( W.Kandinskij). Accanto al nero , nella grammatica dei segni, qualsiasi altro colore, anche il meno sonoro, risuona con maggior forza e precisione. E quale suono carico di energia e intensità se non quello del rosso ? I rossi di Morago risuonano con forza positiva e coinvolgente, raffinati e quasi sacrali, memori dei fasti della Venezia cinquecentesca, carichi del sapere pittorico di Tiziano e del suo Amore sacro e profano, che al rosso aveva affidato la simbologia del piacere e della carne, al bianco quella della purezza e sacralità.
..La carne fu la ragione per cui la pittura ad olio fu inventata…diceva De Kooning, l’artista dell’espressionismo astratto americano con cui le opere di Morago sembrano avere qualche affinità: per quella voglia di scavare , per quella volontà di affondare i colpi nel corpo della pittura, per raggiungere “l‘idea straordinaria”, il cuore vivo della creazione, con quei movimenti pittorici meno rapidi, che si attardano in una serie di giustapposizioni da cui emerge il flusso spezzato, tradendo l’élan vital.
Infine i bianchi, pagine bianche di un diario fitto, compulsivo, frammentato. La cancellazione come nascita della pittura contemporanea: dalla sindrome di Frenhofer, dalla figurazione all’astratto, dalla mimesi all’impronta, alla traccia dell’esperienza dell’io. Bianchi, come silenzi, pause, per dirla ancora con Kandinskij, ma carichi di possibilità,...un nulla che sta prima del principio, prima della nascita…, strutture del tempo e dello spazio. Così Morago , …come un sismografo e una stella cometa scende dal piedistallo della forma ed entra nella vita, strutturando, ovvero agendo, scuotendo il tempo, costringendolo a misurarsi con la carne viva del presente.
Negli anni si aggiungono i blu, gli arancio, quasi a imprimere sulla tela squarci di ricordi, di sensazioni.. i blu luminosissimi, quasi accecanti come quelli delle cupole di Santorini sotto il sole greco o barlumi di sole aranciati nel biancore della neve…
Ma ..Che cos’è il colore?, si chiedeva Roland Barthes, ..Un godimento…come una palpebra che si chiude, uno svanire leggero… Uno svanire leggero, una discesa , perdita di coscienza, perdita di sé , caduta in uno stato di grazia, non-io, altro… Il poeta Joachim Gasquet così riporta i consigli all’osservatore del suo amico Cézanne ..Chiudi gli occhi, aspetta, non pensare a niente. Ora aprili…Non vedi altro che una grande ondulazione colorata. Che cos’è? Un’irradiazione e gloria di colore. Questo è ciò che un quadro ci dà…un abisso in cui l’occhio si perde, una segreta germinazione, un colorato stato di grazia…Perdi coscienza. Scendi con il pittore nelle nascoste aggrovigliate radici delle cose, e ritorna poi da esse nei colori, lasciati inondare dalla loro luce…
Dunque le oscure possibilità del colore si contrappongono alla bianca luce della coscienza e Morago, grazie alla sapiente strutturazione della pennellata e grazie anche ai titoli delle opere (inscindibili da esse) fa emergere il suo viaggio underground, negli abissi del colore e del non-io, alla bianca luce della coscienza, rendendo partecipi tutti della sua esperienza.
Mirella Casamassima
MORAGO - biografia
Morago (acronimo di Morandin Agostino) nato a Fontanelle di Oderzo nel 1947 frequenta l’Accademia di Belle Arti a Venezia dove studia i grandi Maestri del passato ed i contemporanei che la città da sempre ospita alla Biennale e nei Musei e gallerie.
Nella sua ricerca artistica, che inizialmente muove verso il figurativo e successivamente si sviluppa in un post-informale ricco di suggestioni coloristiche, tipiche della matrice veneziana, Morago stratifica esperienze, viaggi, visioni, umori e sensazioni, sperimentando molte tecniche: l’affresco, la grafica, la gouache e l’ olio su tela, che usa abitualmente da molti anni. È conosciuto in Italia e all’estero e recentemente il Ministero degli Esteri l’ha scelto insieme ad un ristretto gruppo di artisti – come Paladino, Vistosi,Pistoletto, Pomodoro, Savinio..ecc - a presentare una sua opera di grandi dimensioni, nel Padiglione Italia dell’Expo Universale di Aichi/Tokyo.
Nel 1994 ha preso parte con vari bozzetti al concorso per l’inserimento di opere d’arte nel nuovo palazzo del Consiglio d’Europa a Bruxelles. In quell’occasione tra oltre mille e cinquecento artisti italiani, Morago viene scelto dai critici dei Paesi della Comunità Europea, quale “ unico pittore a rappresentare il suo Paese” ed eccezionalmente gli sono state commissionate opere di grandi dimensioni - una di metri 2x22 - ove ha rivelato il suo grande talento.
Ha già esposto in prestigiose sedi internazionali come alla Fondazione Cini a Venezia in occasione della mostra-seminario Art: Tolerance and Intolerance con gli artisti Cesar, Vedova e Kabakov, organizzata dall’ UNESCO nel 1995, all’ Herbert von Karajan Centrum di Vienna nel 1998, alla Fondazione Prince Pierre di Montecarlo nel 1998 –ospite della Principessa Carolina di Monaco -, al Museo di Santa Apollonia nel 2002, al Musèe d’Art Moderne/ Réfectoire des Jacobins a Toulouse nel 2000 e a Villa Merkel/ Galerie der Stadt in Esslingen, nel 2000, al Centre d’Art et de Culture de Marne a Paris nel 2003, e alla Fondazione Giambattista Cima da Conegliano, all’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo e, l’anno dopo, all’Istituto di Cultura di Londra. Numerose poi le mostre personali nelle gallerie e le presenze alle principali fiere d’arte contemporanea. Negli ultimi vent’anni, Morago ha esposto a : Roma , Vienna, Francoforte, Trento, Atlanta, Stoccarda, Hannover, Bologna, Milano, Colonia, Esslingen, Firenze, Toronto, Udine, Lione,Wuppertal, Gand, Trieste, Parigi, Miami, Venezia, Salisburgo, Berlino, Westport, NYNY, Ginevra, Verona, Reggio Emilia, Tokyo, Madrid, Bari, Londra, Genova ecc.
Morago , nato in una povera, vecchia casa di legno in riva al fiume, bassa, tra il verde intenso della terra trevigiana, continua ad amare la natura, a viverci in mezzo e lavorarci.
Morago – San Polo di Piave (Treviso)
painter@morago.net
www.morago.net
06
novembre 2009
Morago
Dal 06 novembre al 02 dicembre 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA BLUORG
Bari, Via Marcello Celentano, 92, (Bari)
Bari, Via Marcello Celentano, 92, (Bari)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato ore 10.00 - 13.30 e 17.00 - 20.30 festivi su appuntamento
Vernissage
6 Novembre 2009, ore 19.30
Autore
Curatore