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Morbo
15 giovani artisti a confronto su un tema comune: la trasformazione, la metamorfosi, l’evoluzione, la contaminazione
Comunicato stampa
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Venerdì 8 Aprile 2005 prende il via un’esposizione collettiva che presenterà al pubblico il lavoro di 15 giovani artisti a confronto su un tema comune: la trasformazione, la metamorfosi, l’evoluzione, la contaminazione, in una parola “MORBO” tutto questo in un ambiente particolare e suggestivo un ex fabbrica di rame in via F.lli Bressan 15, angolo viale Monza, a Milano.
Nell’esposizione si fondono sculture, istallazioni e video; il concetto di Morbo provoca diverse reazioni ed alla domanda che cosa è Morbo, non può esserci una risposta unanime, e in ogni opera, è possibile rintracciare qualcosa che lo incarna, il termine ci suscita sensazioni sgradevoli, richiama una malattia, un’infezione, un intossicamento, una contaminazione.
Sono "Morbo" le sculture di Elena Battaglia che troviamo nella prima sala, forme tentacolari, abissali, rivendicazioni di paure inconsce per troppo tempo represse, che si allargano e si evolvono. E’ mutevole la grande medusa di Marta Baratto, un mostro suburbano nato dai rifiuti della società; sono “Morbo” anche i bozzoli di Cheryl, sacchi organici, forme di vita sotterranee che vengono allo scoperto. Molto suggestivi I giardini volanti di Francesco Chiaro, una composizione che unisce, forme fluttuanti, sospese in tensione costante, come a voler fermare un gesto nella materia, e il Satiro danzante in poliuretano espanso, sintetica celebrazione dionisiaca.
Una particolare visione della mutazione è data dalla spigolosa scultura di Daina Rutili: Sotto i sonetti di Her Bruckenmeiher, Kika Bohr, con due opere che parlano di rapporti umani, ci porta ad una visione del morbo più introspettiva: A & E, due figure, una testa senza orecchio ed un corpo rosso filiforme che si rapportano senza vedersi e Conversazione, un groviglio di fili che spesso si incontrano ma quasi mai si toccano; dissacrante è invece la maschera Chtulhu di Daniele Costardi.
Koji Yoshida mette in scena elementi naturali realizzati con forme e materiali essenziali.
Riflessiva è “L’arma dell’anima” di Yuka Imai; su un campo di battaglia si scontrano due figure, sono le armi che abbiamo dentro, un sistema di autodifesa è l’arma del cuore e dello spirito.
Nella seconda ala della fabbrica ancora opere che parlano di mutazioni: i mostri di Grace, opere funzionali fatte con materiali di recupero, rottami cuciti con filo elettrico.
Poi “Subject 1: Vita” di Stefano Scandella, un grande uovo sostenuto da un filo, emette un brusio che ormai non riesce più nemmeno a darci fastidio, ci chiede di interrogarci sul mondo elettronico, caotico e confuso in cui viviamo. Sul fondo della sala scendono dall’alto del soffitto decadente
Gli Ospiti Ugo Paolacci che si mimetizzano con l’ambiente circostante. Infine una saletta in cui scorreranno tre video, dove il ritmo elettronico scandisce i movimenti di S. Scandella in
21° Last Shower una sorta di pulizia forzata, contro la volontà dell’artista di restare contaminato, di portare con se questo morbo che ormai gli appartiene; confusa ed elettrica è anche Expo Brera 2004 di M. Baratto una performance che rappresenta una condizione chiusa, imprigionata, soffocata.
Surreale, anche la ballerina di Simone Avogadri, che danza in un mondo virtuale ad un ritmo forsennato. Ci sarà spazio anche per alcune tele di Gabriele Cella che parlano di deformazioni e metamorfosi, spesso autoritratti dell’artista che gioca con la sua immagine.
Sarà compito delle performance di altri artisti che accompagneranno l’inaugurazione lasciare nello spettatore la volontà di confrontarsi con la mutazione e perché no, di mutare egli stesso.
Stefano Scandella
Nell’esposizione si fondono sculture, istallazioni e video; il concetto di Morbo provoca diverse reazioni ed alla domanda che cosa è Morbo, non può esserci una risposta unanime, e in ogni opera, è possibile rintracciare qualcosa che lo incarna, il termine ci suscita sensazioni sgradevoli, richiama una malattia, un’infezione, un intossicamento, una contaminazione.
Sono "Morbo" le sculture di Elena Battaglia che troviamo nella prima sala, forme tentacolari, abissali, rivendicazioni di paure inconsce per troppo tempo represse, che si allargano e si evolvono. E’ mutevole la grande medusa di Marta Baratto, un mostro suburbano nato dai rifiuti della società; sono “Morbo” anche i bozzoli di Cheryl, sacchi organici, forme di vita sotterranee che vengono allo scoperto. Molto suggestivi I giardini volanti di Francesco Chiaro, una composizione che unisce, forme fluttuanti, sospese in tensione costante, come a voler fermare un gesto nella materia, e il Satiro danzante in poliuretano espanso, sintetica celebrazione dionisiaca.
Una particolare visione della mutazione è data dalla spigolosa scultura di Daina Rutili: Sotto i sonetti di Her Bruckenmeiher, Kika Bohr, con due opere che parlano di rapporti umani, ci porta ad una visione del morbo più introspettiva: A & E, due figure, una testa senza orecchio ed un corpo rosso filiforme che si rapportano senza vedersi e Conversazione, un groviglio di fili che spesso si incontrano ma quasi mai si toccano; dissacrante è invece la maschera Chtulhu di Daniele Costardi.
Koji Yoshida mette in scena elementi naturali realizzati con forme e materiali essenziali.
Riflessiva è “L’arma dell’anima” di Yuka Imai; su un campo di battaglia si scontrano due figure, sono le armi che abbiamo dentro, un sistema di autodifesa è l’arma del cuore e dello spirito.
Nella seconda ala della fabbrica ancora opere che parlano di mutazioni: i mostri di Grace, opere funzionali fatte con materiali di recupero, rottami cuciti con filo elettrico.
Poi “Subject 1: Vita” di Stefano Scandella, un grande uovo sostenuto da un filo, emette un brusio che ormai non riesce più nemmeno a darci fastidio, ci chiede di interrogarci sul mondo elettronico, caotico e confuso in cui viviamo. Sul fondo della sala scendono dall’alto del soffitto decadente
Gli Ospiti Ugo Paolacci che si mimetizzano con l’ambiente circostante. Infine una saletta in cui scorreranno tre video, dove il ritmo elettronico scandisce i movimenti di S. Scandella in
21° Last Shower una sorta di pulizia forzata, contro la volontà dell’artista di restare contaminato, di portare con se questo morbo che ormai gli appartiene; confusa ed elettrica è anche Expo Brera 2004 di M. Baratto una performance che rappresenta una condizione chiusa, imprigionata, soffocata.
Surreale, anche la ballerina di Simone Avogadri, che danza in un mondo virtuale ad un ritmo forsennato. Ci sarà spazio anche per alcune tele di Gabriele Cella che parlano di deformazioni e metamorfosi, spesso autoritratti dell’artista che gioca con la sua immagine.
Sarà compito delle performance di altri artisti che accompagneranno l’inaugurazione lasciare nello spettatore la volontà di confrontarsi con la mutazione e perché no, di mutare egli stesso.
Stefano Scandella
08
aprile 2005
Morbo
Dall'otto al 15 aprile 2005
arte contemporanea
Location
EX FABBRICA DI RAME
Milano, Via Fratelli Bressan, 15, (Milano)
Milano, Via Fratelli Bressan, 15, (Milano)
Orario di apertura
ore 15-20
Vernissage
8 Aprile 2005, ore 18
Autore
Curatore