Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Mostra dei 5 finalisti della 3° ed. del Mario Merz Prize settore arte
Il percorso espositivo allestito presso la sede della Fondazione include linguaggi e soluzioni formali molto diversi tra loro, ma accomunati da una potente tensione interrogatoria nei confronti del presente
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Fondazione Merz presenta, da lunedì 3 giugno a domenica 6 ottobre 2019, la mostra collettiva dei 5 finalisti della 3° edizione del Mario Merz Prize per il settore arte.
Gli artisti protagonisti della collettiva sono Bertille Bak (Francia, 1983), Mircea Cantor (Romania, 1977), David Maljkovic (Croazia, 1973), Maria Papadimitriou (Greta, 1957) e Unknown Friend, duo composto da Stephen G. Rhodes (USA, 1977) e Barry Johnston (USA, 1980).
Il percorso espositivo allestito presso la sede della Fondazione include linguaggi e soluzioni formali molto diversi tra loro, ma accomunati da una potente tensione interrogatoria nei confronti del presente. Molteplici storie, traiettorie individuali che si mescolano alla collettività e vicende generazionali distinte convergono nel tentativo di costruire un nuovo linguaggio per catturare il tempo contingente.
Cinque processi diversi di iconizzazione del presente che trasformano il reale in altrettanti racconti: la vita della comunità di appartenenza per Bertille Bak, le rovine che evocano tragedie collettive nelle opere di Mircea Cantor, la memoria e la sua organizzazione in archivio in David Malijkovic, l’indagine sul legame sociale nella ricerca di Maria Papadimitrou, una narrazione tragicomica che ribalta il normale equilibrio tra realtà e finzione nell’attitudine ironica di Unknown Friend.
Proclamati nel corso del mese di dicembre 2018, i finalisti sono stati selezionati da una giuria composta da Samuel Gross (responsabile artistico Istituto Svizzero), Claudia Gioia (curatrice indipendente) e Beatrice Merz (presidente Fondazione Merz), curatori della collettiva presso la Fondazione Merz.
Al termine dell’esposizione, la giuria finale composta da curatori e direttori di istituzioni museali internazionali, Manuel Borja-Villel (direttore Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid), Lawrence Weiner (artista), Massimiliano Gioni (direttore Artistico New Museum, New York - direttore artistico Fondazione Trussardi, Milano) e Beatrice Merz, sceglierà il vincitore di questa terza edizione, che succede a Petrit Halilaj.
A partire dall’inaugurazione, anche il pubblico potrà partecipare attivamente alle selezioni, esprimendo la propria preferenza sul sito mariomerzprize.org.
L’annuncio dell’esito del premio avrà luogo a Madrid, in occasione dell’apertura della mostra monografica dedicata a Mario Merz presso il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia. Il vincitore avrà la possibilità di dare forma a un progetto espositivo personale a novembre 2020, commissionato e prodotto da Fondazione Merz.
Il Mario Merz Prize è l’unico premio internazionale a essere dedicato anche alla musica, i finalisti della terza edizione per questa sezione sono: Annachiara Gedda (Italia, 1986), Mauro Lanza (Francia, 1975), Filippo Perocco (Italia, 1972), Robert HP Platz (Germania, 1958) e Jay Schwartz (Germania, 1965).
Bertille Bak (Arras, Francia, 1983) è diretta. La sua scelta è politica e immersiva. Sceglie di confondersi nella vita delle comunità che ogni volta coinvolge nella realizzazione dei suoi lavori, per iconizzare il presente, fatto di opposte marginalità, privazioni ed eccessi ma anche di tradizione e senso di appartenenza, per raccontare con immagini condivise condizioni che accomunano tutti anche quando sembrano distanti. Dallo sperdimento dei minatori che suggerisce anche l’eclisse del soggetto produttivo come lo si è conosciuto nel 900, al nomadismo dei gipsy che è anche del pensiero contemporaneo. Un presente che cerca un nuovo linguaggio per i diritti, le regole della convivenza, il cambiamento sociale. Dal passato prossimo passando per il presente in cerca di un nuovo da declinare.
Mircea Cantor (Oradea, Romania, 1977). Unpredictable Futur e Les Mondes sono le parole prime del suo manifesto creativo dove alla certezza preferisce il dubbio della ricerca e il dialogo tra le culture. Un’arte responsabile perché capace di attraversare la storia, riconoscere la condizione umana, attingere all’arcaicità, alla bipolarità dei significati e a tutti i temi maggiori e poi tracciare in un tempo breve quello che si è imparato del mondo. E’ nella tensione immaginativa che prende forma l’iconizzazione di un presente talmente carico di tutte le possibilità che la creatività può già passare ad altro senza didascalie e aggiunta di spiegazioni. Dalla rappresentazione di una natura capace di mitigare le distorsioni della tecnologia, alla semplicità di materiali modellati come rovine antiche per evocare tragedie attuali, al sorriso di un bambino che disarma perché non chiede e non dà nulla.
David Maljkovic (Rijeka, Croazia, 1973) è un archivista della visione e delle sue parabole. Partito dall’eredità culturale e dalla disillusione delle utopie societarie del 900 ha trasfuso una vena malinconica nell’azione continua di costruzione e decostruzione di immagini, tagli fotografici e oggetti impaginati in set reali o vagheggiati, sempre aperti e mai del tutto finiti. Un perfezionista del display, chirurgico, appassionato ma anche distaccato come si addice a un esperto di archiviazione. Proteggere la memoria collettiva è l’obiettivo e il suo presente è concentrato sui meccanismi di riproduzione e trasmissione della visione, sostanza conoscitiva delle cose. Nella composizione e scomposizione degli elementi trova infatti nutrimento il tentativo di accordarsi al fluire del tempo, arginarlo, celebrarlo e renderlo non finito. Un processo mentale oltre che di produzione dove tutte le cose sono in divenire e nella durata scongiurano la smemoratezza.
Maria Papadimitrou (Atene, 1957) è nel legame sociale che indica la chiave di tutti i processi di riconoscimento, rigenerazione e cambiamento culturale. Il mito, la tradizione, i mestieri antichi, la città e i suoi abitanti dimenticati, object o space trouvé, tutto confluisce in una pratica di esplorazione per scoprire cose nuove o celate dalla “normalità” e renderle visibili perché capaci di agire comunità. Dunque un processo creativo generoso, che confida nelle persone, nel lavoro e nella vita comune. Che all’attivismo tout-court preferisce l’interazione e il “boicottaggio” solidale per creare nuove visioni e pensieri. Il presente è nel racconto sociale, nell’ insieme, nella condivisione valoriale dove tutto è connesso e si progetta futuro per e con tutti.
Unknown Friend (Stephen G. Rhodes, Houston, USA, 1977 e Barry Johnston, Alton, USA, 1980) con attitudine tragico- giocosa varcano le soglie del presente, attraversando consciamente e inconsciamente stadi successivi della realtà per ribaltare e scomodare verità e finzioni.
Dall’incontro tra sogno anarchico e fantasia, la dimensione narrativa del processo creativo è performance continua (convergendovi immagine video, parola, musica e valenza scultorea), sforzo ora distruttivo ora conciliatorio, ora sarcasticamente individualista ora utopico, verso qualcosa che ancora non è chiaro ma certamente vagheggia un altrove presente meno compromesso, dove le parole e le direzioni di senso siano libere dalle pieghe del XIX secolo, dai suoi epigoni di propaganda e dai condizionamenti sociali.
IL PREMIO
Il Mario Merz Prize, a cadenza biennale, nasce con l’intenzione di individuare e segnalare, attraverso la competenza di una fitta rete internazionale di esperti, personalità nel campo dell’arte e che, parallelamente, consenta a giovani compositori di proporsi per un progetto innovativo di musica contemporanea. Il progetto vuol dar vita a una nuova rete di programmazione espositiva e di attività musicale in Italia e in Svizzera. La scelta di gemellare due nazioni è scaturita dalle caratteristiche dei due Paesi: entrambi centri di produzione e di cultura. La Svizzera rappresenta inoltre, l’origine e la nazionalità di Mario Merz e l’Italia la sua nazione d’adozione e il luogo di creazione. Con la ferma certezza che l’arte rappresenta la libertà di pensiero senza confini e che attraverso di essa si rafforza l’autodeterminazione e la libera circolazione della cultura e delle idee, il premio sarà dedicato a coloro che nutrono la giusta volontà di perseguire le proprie ricerche al di là delle opposizioni derivanti dall’appartenenza politica, sociale, geografica. I processi artistici degli ultimi due decenni sono stati fortemente caratterizzati dalla particolare attenzione ai mutamenti storici, sociali e politici per questo e per le tragedie che ancora vedono l’umanità protagonista, il Premio intende rintracciare nell’opera e nel percorso individuale degli artisti e dei compositori, caratteristiche di internazionalità, generosità di pensiero, attenzione sociale oltre alla ricerca dell’innovazione. Il Premio è indirizzato ad artisti e compositori di media carriera. Non sono previsti limiti di età, nazionalità o media. Artisti e compositori non possono autonominarsi ma sono indicati attraverso un sistema di candidature via web da parte di curatori, direttori di museo, critici, galleristi, membri di altre associazioni culturali, istituzioni musicali, interpreti, critici e personalità del mondo della musica e dell’arte. Superata una fase eliminatoria, le composizioni dei concorrenti finalisti sono eseguite in un concerto e le opere degli artisti allestite in una mostra collettiva. Infine ai vincitori scelti dalle giurie internazionali e dal voto del pubblico, sono commissionate all’artista una produzione da presentare nell’ambito di una mostra personale e al compositore un brano per orchestra d'archi e un intervento musicale per uno spazio museale, legando in questo modo le diverse arti fra loro. Oltre al voto del pubblico le giurie per la scelta dei vincitori sono composte: per l’arte da Manuel Borja-Villel (Direttore Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid), Lawrence Weiner (artista), Massimiliano Gioni (Capo Curatore New Museum, New York - Direttore artistico Fondazione Trussardi, Milano) e Beatrice Merz; per la musica da Thomas Demenga (violoncellista e compositore), Dieter Ammann (compositore), Alexander Lonquich (pianista) e Willy Merz.
I vincitori delle trascorse edizioni sono stati: per il settore arte Wael Shawky e Petrit Halilaj, per la sezione musica Cyrill Schürch e Geoffrey Gordon per la sezione musica.
Gli artisti protagonisti della collettiva sono Bertille Bak (Francia, 1983), Mircea Cantor (Romania, 1977), David Maljkovic (Croazia, 1973), Maria Papadimitriou (Greta, 1957) e Unknown Friend, duo composto da Stephen G. Rhodes (USA, 1977) e Barry Johnston (USA, 1980).
Il percorso espositivo allestito presso la sede della Fondazione include linguaggi e soluzioni formali molto diversi tra loro, ma accomunati da una potente tensione interrogatoria nei confronti del presente. Molteplici storie, traiettorie individuali che si mescolano alla collettività e vicende generazionali distinte convergono nel tentativo di costruire un nuovo linguaggio per catturare il tempo contingente.
Cinque processi diversi di iconizzazione del presente che trasformano il reale in altrettanti racconti: la vita della comunità di appartenenza per Bertille Bak, le rovine che evocano tragedie collettive nelle opere di Mircea Cantor, la memoria e la sua organizzazione in archivio in David Malijkovic, l’indagine sul legame sociale nella ricerca di Maria Papadimitrou, una narrazione tragicomica che ribalta il normale equilibrio tra realtà e finzione nell’attitudine ironica di Unknown Friend.
Proclamati nel corso del mese di dicembre 2018, i finalisti sono stati selezionati da una giuria composta da Samuel Gross (responsabile artistico Istituto Svizzero), Claudia Gioia (curatrice indipendente) e Beatrice Merz (presidente Fondazione Merz), curatori della collettiva presso la Fondazione Merz.
Al termine dell’esposizione, la giuria finale composta da curatori e direttori di istituzioni museali internazionali, Manuel Borja-Villel (direttore Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid), Lawrence Weiner (artista), Massimiliano Gioni (direttore Artistico New Museum, New York - direttore artistico Fondazione Trussardi, Milano) e Beatrice Merz, sceglierà il vincitore di questa terza edizione, che succede a Petrit Halilaj.
A partire dall’inaugurazione, anche il pubblico potrà partecipare attivamente alle selezioni, esprimendo la propria preferenza sul sito mariomerzprize.org.
L’annuncio dell’esito del premio avrà luogo a Madrid, in occasione dell’apertura della mostra monografica dedicata a Mario Merz presso il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia. Il vincitore avrà la possibilità di dare forma a un progetto espositivo personale a novembre 2020, commissionato e prodotto da Fondazione Merz.
Il Mario Merz Prize è l’unico premio internazionale a essere dedicato anche alla musica, i finalisti della terza edizione per questa sezione sono: Annachiara Gedda (Italia, 1986), Mauro Lanza (Francia, 1975), Filippo Perocco (Italia, 1972), Robert HP Platz (Germania, 1958) e Jay Schwartz (Germania, 1965).
Bertille Bak (Arras, Francia, 1983) è diretta. La sua scelta è politica e immersiva. Sceglie di confondersi nella vita delle comunità che ogni volta coinvolge nella realizzazione dei suoi lavori, per iconizzare il presente, fatto di opposte marginalità, privazioni ed eccessi ma anche di tradizione e senso di appartenenza, per raccontare con immagini condivise condizioni che accomunano tutti anche quando sembrano distanti. Dallo sperdimento dei minatori che suggerisce anche l’eclisse del soggetto produttivo come lo si è conosciuto nel 900, al nomadismo dei gipsy che è anche del pensiero contemporaneo. Un presente che cerca un nuovo linguaggio per i diritti, le regole della convivenza, il cambiamento sociale. Dal passato prossimo passando per il presente in cerca di un nuovo da declinare.
Mircea Cantor (Oradea, Romania, 1977). Unpredictable Futur e Les Mondes sono le parole prime del suo manifesto creativo dove alla certezza preferisce il dubbio della ricerca e il dialogo tra le culture. Un’arte responsabile perché capace di attraversare la storia, riconoscere la condizione umana, attingere all’arcaicità, alla bipolarità dei significati e a tutti i temi maggiori e poi tracciare in un tempo breve quello che si è imparato del mondo. E’ nella tensione immaginativa che prende forma l’iconizzazione di un presente talmente carico di tutte le possibilità che la creatività può già passare ad altro senza didascalie e aggiunta di spiegazioni. Dalla rappresentazione di una natura capace di mitigare le distorsioni della tecnologia, alla semplicità di materiali modellati come rovine antiche per evocare tragedie attuali, al sorriso di un bambino che disarma perché non chiede e non dà nulla.
David Maljkovic (Rijeka, Croazia, 1973) è un archivista della visione e delle sue parabole. Partito dall’eredità culturale e dalla disillusione delle utopie societarie del 900 ha trasfuso una vena malinconica nell’azione continua di costruzione e decostruzione di immagini, tagli fotografici e oggetti impaginati in set reali o vagheggiati, sempre aperti e mai del tutto finiti. Un perfezionista del display, chirurgico, appassionato ma anche distaccato come si addice a un esperto di archiviazione. Proteggere la memoria collettiva è l’obiettivo e il suo presente è concentrato sui meccanismi di riproduzione e trasmissione della visione, sostanza conoscitiva delle cose. Nella composizione e scomposizione degli elementi trova infatti nutrimento il tentativo di accordarsi al fluire del tempo, arginarlo, celebrarlo e renderlo non finito. Un processo mentale oltre che di produzione dove tutte le cose sono in divenire e nella durata scongiurano la smemoratezza.
Maria Papadimitrou (Atene, 1957) è nel legame sociale che indica la chiave di tutti i processi di riconoscimento, rigenerazione e cambiamento culturale. Il mito, la tradizione, i mestieri antichi, la città e i suoi abitanti dimenticati, object o space trouvé, tutto confluisce in una pratica di esplorazione per scoprire cose nuove o celate dalla “normalità” e renderle visibili perché capaci di agire comunità. Dunque un processo creativo generoso, che confida nelle persone, nel lavoro e nella vita comune. Che all’attivismo tout-court preferisce l’interazione e il “boicottaggio” solidale per creare nuove visioni e pensieri. Il presente è nel racconto sociale, nell’ insieme, nella condivisione valoriale dove tutto è connesso e si progetta futuro per e con tutti.
Unknown Friend (Stephen G. Rhodes, Houston, USA, 1977 e Barry Johnston, Alton, USA, 1980) con attitudine tragico- giocosa varcano le soglie del presente, attraversando consciamente e inconsciamente stadi successivi della realtà per ribaltare e scomodare verità e finzioni.
Dall’incontro tra sogno anarchico e fantasia, la dimensione narrativa del processo creativo è performance continua (convergendovi immagine video, parola, musica e valenza scultorea), sforzo ora distruttivo ora conciliatorio, ora sarcasticamente individualista ora utopico, verso qualcosa che ancora non è chiaro ma certamente vagheggia un altrove presente meno compromesso, dove le parole e le direzioni di senso siano libere dalle pieghe del XIX secolo, dai suoi epigoni di propaganda e dai condizionamenti sociali.
IL PREMIO
Il Mario Merz Prize, a cadenza biennale, nasce con l’intenzione di individuare e segnalare, attraverso la competenza di una fitta rete internazionale di esperti, personalità nel campo dell’arte e che, parallelamente, consenta a giovani compositori di proporsi per un progetto innovativo di musica contemporanea. Il progetto vuol dar vita a una nuova rete di programmazione espositiva e di attività musicale in Italia e in Svizzera. La scelta di gemellare due nazioni è scaturita dalle caratteristiche dei due Paesi: entrambi centri di produzione e di cultura. La Svizzera rappresenta inoltre, l’origine e la nazionalità di Mario Merz e l’Italia la sua nazione d’adozione e il luogo di creazione. Con la ferma certezza che l’arte rappresenta la libertà di pensiero senza confini e che attraverso di essa si rafforza l’autodeterminazione e la libera circolazione della cultura e delle idee, il premio sarà dedicato a coloro che nutrono la giusta volontà di perseguire le proprie ricerche al di là delle opposizioni derivanti dall’appartenenza politica, sociale, geografica. I processi artistici degli ultimi due decenni sono stati fortemente caratterizzati dalla particolare attenzione ai mutamenti storici, sociali e politici per questo e per le tragedie che ancora vedono l’umanità protagonista, il Premio intende rintracciare nell’opera e nel percorso individuale degli artisti e dei compositori, caratteristiche di internazionalità, generosità di pensiero, attenzione sociale oltre alla ricerca dell’innovazione. Il Premio è indirizzato ad artisti e compositori di media carriera. Non sono previsti limiti di età, nazionalità o media. Artisti e compositori non possono autonominarsi ma sono indicati attraverso un sistema di candidature via web da parte di curatori, direttori di museo, critici, galleristi, membri di altre associazioni culturali, istituzioni musicali, interpreti, critici e personalità del mondo della musica e dell’arte. Superata una fase eliminatoria, le composizioni dei concorrenti finalisti sono eseguite in un concerto e le opere degli artisti allestite in una mostra collettiva. Infine ai vincitori scelti dalle giurie internazionali e dal voto del pubblico, sono commissionate all’artista una produzione da presentare nell’ambito di una mostra personale e al compositore un brano per orchestra d'archi e un intervento musicale per uno spazio museale, legando in questo modo le diverse arti fra loro. Oltre al voto del pubblico le giurie per la scelta dei vincitori sono composte: per l’arte da Manuel Borja-Villel (Direttore Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid), Lawrence Weiner (artista), Massimiliano Gioni (Capo Curatore New Museum, New York - Direttore artistico Fondazione Trussardi, Milano) e Beatrice Merz; per la musica da Thomas Demenga (violoncellista e compositore), Dieter Ammann (compositore), Alexander Lonquich (pianista) e Willy Merz.
I vincitori delle trascorse edizioni sono stati: per il settore arte Wael Shawky e Petrit Halilaj, per la sezione musica Cyrill Schürch e Geoffrey Gordon per la sezione musica.
03
giugno 2019
Mostra dei 5 finalisti della 3° ed. del Mario Merz Prize settore arte
Dal 03 giugno al 06 ottobre 2019
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE MERZ
Torino, Via Limone, 24, (Torino)
Torino, Via Limone, 24, (Torino)
Biglietti
€ 6,00 intero, € 3,50 ridotto
Orario di apertura
martedì – domenica | 11.00 – 19.00
Vernissage
3 Giugno 2019, ore 18
Ufficio stampa
PAOLA MANFREDI
Autore
Curatore