Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Mostra fotografica sulla vita di Pio La Torre
La mostra, composta da una serie di foto provenienti dagli archivi di vari fotografi contemporanei e amici di Pio LA TORRE, si propone di mantenere viva la memoria del politico siciliano ucciso, con il collaboratore Rosario DI SALVO, per la sua tenace attività antimafia, il 30 aprile 1982 a Palermo
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Galleria Fotografica Luigi Ghirri di Caltagirone CT,
ciclicamente si confronta con la memoria e con le sue tracce fotografiche.
L’occasione offerta dal Centro Studi Pio La Torre di Palermo – ospitare questa mostra di immagini raccolte e presentate in un formato utile alla comprensione dell’uomo, del politico, del suo impegno e del suo tempo – ci ammalia e conquista per la forza evocativa delle istantanee catturate dai fotoreporter autori degli scatti, una forza sotterranea e silente, quasi subliminale, tale da riuscire a dare forma e voce ai flashback di anni importanti della storia italiana e siciliana, quelli nei quali si delinea la parabola umana del politico siciliano.
In fondo gli anni Sessanta, Settanta e Ottanta non sono poi così lontani come la Sicilia, che ha visto l’epilogo tragico della vita impegnata di Pio LA TORRE, resta la stessa isola continente dalla quale nasce e vibra la volontà di coltivarne la memoria: pur tanto vicine nel tempo e nello spazio queste fotografie hanno ormai guadagnato la giusta distanza – perlomeno una parte consistente – tale che il tempo e la storia, come in un processo laico di catarsi, hanno mondato parzialmente la pesantezza di fatti tanto tragici quanto attuali.
Attuale resta il presente della lotta all’illegalità diffusa, alla violenza e alla prepotenza mafiosa e attuale resta l’arcaicità, quasi antropologica, di tanto stoicismo siciliano. Attuale è il consumo dissennato e insensato della memoria, una memoria sempre più volatile, alla quale non basta la tecnologia più sofisticata a garantire un processo maturo di acquisizione e comprensione dei fatti, del loro significato e della portata che può avere la loro eredità: il nostro rapporto col passato, anche recente, assume sempre più i connotati di un ripescaggio di superficie, un surfing parossistico che non lascia il tempo alla memoria stessa di sedimentare.
Solo le immagini, una volta divenute icone, sembrano sottrarsi al processo e contro l’oblio inarrestabile del tempo, e quello inesorabile da overdose digitale, forte appare la necessità di recuperare i testi visivi, anche non datati, per comprendere questo presente tanto difficile, inquietante e complesso.
Le fotografie della vita di Pio LA TORRE, della sua crescita in una Sicilia neorealista declinata nel bianco e nero, asciutto e brutale dei fotoreporter, della lotta per le terre, dell’impegno politico con la storica iniziativa di legge per sfinire lo strapotere mafioso, delle sue battaglie e poi della morte tragica, precoce e spaventosa condivisa con un uomo, Rosario DI SALVO, la cui vita corre parallela verso il più spaventoso finale di morte – l’agguato mafioso del 30 aprile 1982 – queste istantanee meritano una trasfigurazione, ne ambiscono.
Apriamo gli archivi, liberiamo le fotografie, seminiamo icone nel vento.
Lo chiedono le immagini, lo esige la speranza, lo merita la società.
Sebastiano FAVITTA e Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Caltagirone, ottobre 2011
Tra storia e memoria, per non dimenticare
I ragazzi hanno il tempo che li tiene in ostaggio,
ma da oggi han deciso di farsi coraggio
perché non ci sia un'altra strage di maggio,
per uscire ci vuole cultura e coraggio
cultura di pace, coraggio di guerra,
il coraggio di vivere su questa terra
e di vincere qui questa nostra battaglia,
perché quando nel mondo si parli d'Italia
non si dica soltanto la mafia, i mafiosi,
perché oggi è per questo che siamo famosi,
ma l'Italia è anche un'altra,
la gente lo grida:
i ragazzi son pronti per vincere la sfida.
JOVANOTTI, Cuore, 1992
“Il patrimonio lasciato da Pio La Torre […] appartiene a tutti i lavoratori, alla gente onesta, a tutti quelli che lottano e operano contro la mafia e contro lo sfruttamento, a tutti quelli che lavorano per una Sicilia libera e produttiva e per un mondo senza missili e senza guerre”.
Così Francesco ARTALE, primo presidente del Centro Studi Pio La Torre inaugurato ad Alcamo nel 1986, quattro anni dopo la sua morte, ha sintetizzato il senso della vita e dell’opera di quest’uomo. Su una identica linea di pensiero si ravvisa il senso di questa mostra fotografica, che attraverso la raccolta di varie immagini di Autori diversi, il cui comune denominatore è la figura di Pio LA TORRE, vuole celebrare, nel ricordo di quest’uomo, la sua storia e di quanti, come lui, si sono battuti per una Sicilia liberata dallo stereotipo di terra preda della criminalità.
I pannelli di cui si compone la mostra ritraggono PIO LA TORRE lungo la sua vicenda umana e ne delineano il percorso politico, ripercorrendo un pezzo della storia d’Italia in bianco e nero. Non solo la mancanza del colore, ma le vicende stesse che vi si narrano, se raffigurate al presente, le collocano in una preistoria di civiltà di cui oggi si perdono i contorni: l’Italia rurale del latifondo, l’Italia operaia dei comizi, l’Italia degli italiani onesti che coltivavano sogni di giustizia sociale e pace.
Pio LA TORRE fu vittima di un assassinio nel 1982.
E’ uno dei tanti siciliani e italiani nobili che hanno vissuto nella cifra della coerenza e dell’onestà, e in nome di questo sono andati consapevolmente incontro al loro destino.
“La contraddizione definisce Palermo.
Pena antica e dolore nuovo, le pietre dei falansteri impastate di sangue ma anche di sudore onesto.
La Mafia che distribuisce equamente lavoro e morte, soperchieria e protezione”.
Leonardo SCIASCIA
Quindi fotografie come memorie, e memoria significa dovere di non dimenticare il passato. La vita e la morte di questi uomini hanno il valore di un testimone da consegnare alle generazioni future, nella speranza che esse possano essere parte un giorno di un mondo libero e pulito, lottando in nome del quale Pio LA TORRE e altri come lui sono morti.
“Quando si dice che i giudici sono antropologicamente matti, diversi. BERLUSCONI dice una cosa vera. Perché bisogna essere matti come FALCONE, BORSELLINO, LIVATINO, CHINNICI e tanti altri eroi civili, per sacrificare la propria vita in nome della legalità. In questo i giudici sono diversi, per combattere la mafia hanno il coraggio di rischiare la vita.”
Andrea CAMILLERI
Aggirarsi fra questi ritratti, ripercorrere la biografia di Pio LA TORRE, capire la portata della sua lotta politica è come avviare un percorso di educazione alla legalità. E’ auspicabile che le scolaresche di questa città, e con esse di altre città d’Italia, vi siano condotte in visita per vedere chi fu quest’uomo, perché sia loro raccontata la sua vicenda umana e per non dimenticare il suo sacrificio. Sono i giovani a non conoscere l’Italia che fa da sfondo a queste immagini, e alla comprensione di questa storia recente devono essere guidati. L’inconsapevolezza e l’indifferenza che dilagano in questo presente sono terreno fertile per il germoglio di vecchie e nuove forme di criminalità, e non conoscere, ignorare, comporta vanificare il senso della morte di chi come Pio LA TORRE non si è mai tirato indietro, conscio del pericolo estremo cui era esposto.
“A man does what he must – in spite of personal consequences
, in spite of obstacles and dangers and pressures
– and that is the basis of all human morality.”
“Un uomo fa ciò che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali,
quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni.
Questa è la base di tutta la moralità umana.”
John F. KENNEDY, Profiles in courage, 1955
Per restare nel campo delle immagini, una metafora visiva può fornire una chiave di lettura della morte di Pio LA TORRE e di tutte le altre vittime, famose e meno, che hanno costellato la storia della Sicilia. Il volto di ognuno di essi è idealmente la tessera di un puzzle: non quello dei vertici mafiosi sgominati, ma il negativo di esso. Un grande, smisurato puzzle grondante sangue e dolore, che potrebbe chiamarsi “coraggio e legalità”. Un puzzle, per grande esso possa essere, ha una forma geometrica che lo delimita: sono i margini, dai quali chi lo compone inizia di solito la sua opera di ricostruzione. Un giorno questo puzzle sarà completato, e non ci saranno più volti e tessere da inserire dentro di esso. E’ la nostra speranza, è il nostro obiettivo, ognuno a suo modo porti avanti la memoria di questi volti affinché il loro sacrificio non sia stato inutile.
“La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio,
una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.”
Giovanni FALCONE, Cose di Cosa Nostra, a cura di Marcelle PADOVANI, 1991
Marina BENEDETTO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Limone Piemonte, ottobre 2011
“Perché il fuoco non muore”
Lo scrittore Ferdinando SCIASCIA ricordava quanto fosse stato importante, per la sua crescita intellettuale e politica, il gesto delle sue zie che avevano conservato l’immagine fotografica dell’On. Giacomo MATTEOTTI ucciso dai fascisti: conservata e tenuta esposta una semplice fotografia, contro il fascismo, contro la dittatura, e, lo ripetiamo, solo una fotografia.
Mi sono commosso, in anni più recenti, rivedendo, accanto al capezzale o tra i ritratti di famiglia, l’immagine fotografica, ritagliata da qualche giornale, di Giovanni FALCONE e Paolo BORSELLINO, sorridenti e incorniciati dal fumo delle sigarette, fiduciosi come italiani del popolo italiano.
E la storia continua.
Non ci avvaliamo più dei cantastorie, non ci trapassiamo “u cuntu”, ma facciamo memoria; scambiamo ed offriamo di nuovo l’immagine nella convinzione che in essa sia riposto il segno, il simbolo, l’indice e l’icona della comune passione civile, come dell’impegno sociale e della nostra dignità.
A quasi trent’anni di distanza dal barbaro assassinio di stampo mafioso di Pio LA TORRE (e del suo collaboratore Rosario DI SALVO), ne proponiamo i frammenti di una vita cercando di carpire, ancora, la vitalità delle sue idee e la qualità dei suoi sentimenti. Anche perché ne abbiamo estremo bisogno, soprattutto adesso, perché qualcuno parla d’irredimibilità di questa terra di Sicilia, e si accanisce con indifferenza, con distrazione e con rassegnazione sugli affamati ed assetati di pace e di giustizia.
Che cosa dicono queste immagini? Come documenti parlano di un uomo; come testimonianza narrano di un uomo; come espressione fotografica ritraggono un uomo. Sempre e soltanto un uomo, che si chiede, ieri e oggi, in cosa consista la dignità del vivere e del convivere.
Non chiederemo, quindi, alle odierne fotografie riproposte in memoria, il dove eravamo o il cosa facevamo in quell’occasione, in quella circostanza o nel momento del dramma. Interpelleremo, invece, queste fotografie rivolgendo, a noi per primi, delle domande: noi dove eravamo? e da che parte stavamo? volevamo capire o fuggivamo?
La presente rassegna, pertanto, non si propone come “finestra sul mondo” per sottolineare quanto sia importante lo strumento fotografico. La Galleria Fotografica Luigi Ghirri di Caltagirone questo lavoro l’ha fatto bene, e continua a farlo. Come già in occasione delle commemorazioni della Shoah, e nelle riflessioni sulla nuova emigrazione dai Sud del mondo, la Galleria, ed i suoi compagni di strada, mette a disposizione di chi vuol camminare, da uomo tra gli uomini, la propria sensibilità nei confronti dell’immagine fotografica affinché attraverso l’immagine si riconsideri, si ricapitoli, si faccia memoria di quanto accaduto, perché non più accada.
Qualcuno giustamente ha scritto: “Maledetta la terra che ha bisogno di eroi” (Berthold Brecht).
Noi aggiungiamo: “Non sia maledetta la terra che sa riconoscerli e sa farne memoria”.
Memoria di un insegnamento, di una perspicacia che era comune a tutti ma che a molti mancò per viltà o peggio; memoria di una semplicità d’idee espressione di una fede assolutamente democratica ed al servizio del bene comune; memoria raccolta da tanti che hanno capito la “sua” lotta politica ed il suo sacrificio; tanti, invero, che riscattano le terre e la terra, che rifondano la speranza, e “liberano” come ogni uomo, ogni donna, deve fare.
“Perché il fuoco non muore” (Pablo NERUDA, sulla tomba di Tina MODOTTI, fotografa)
Pippo PAPPALARDO
per la Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Catania, ottobre 2011
ciclicamente si confronta con la memoria e con le sue tracce fotografiche.
L’occasione offerta dal Centro Studi Pio La Torre di Palermo – ospitare questa mostra di immagini raccolte e presentate in un formato utile alla comprensione dell’uomo, del politico, del suo impegno e del suo tempo – ci ammalia e conquista per la forza evocativa delle istantanee catturate dai fotoreporter autori degli scatti, una forza sotterranea e silente, quasi subliminale, tale da riuscire a dare forma e voce ai flashback di anni importanti della storia italiana e siciliana, quelli nei quali si delinea la parabola umana del politico siciliano.
In fondo gli anni Sessanta, Settanta e Ottanta non sono poi così lontani come la Sicilia, che ha visto l’epilogo tragico della vita impegnata di Pio LA TORRE, resta la stessa isola continente dalla quale nasce e vibra la volontà di coltivarne la memoria: pur tanto vicine nel tempo e nello spazio queste fotografie hanno ormai guadagnato la giusta distanza – perlomeno una parte consistente – tale che il tempo e la storia, come in un processo laico di catarsi, hanno mondato parzialmente la pesantezza di fatti tanto tragici quanto attuali.
Attuale resta il presente della lotta all’illegalità diffusa, alla violenza e alla prepotenza mafiosa e attuale resta l’arcaicità, quasi antropologica, di tanto stoicismo siciliano. Attuale è il consumo dissennato e insensato della memoria, una memoria sempre più volatile, alla quale non basta la tecnologia più sofisticata a garantire un processo maturo di acquisizione e comprensione dei fatti, del loro significato e della portata che può avere la loro eredità: il nostro rapporto col passato, anche recente, assume sempre più i connotati di un ripescaggio di superficie, un surfing parossistico che non lascia il tempo alla memoria stessa di sedimentare.
Solo le immagini, una volta divenute icone, sembrano sottrarsi al processo e contro l’oblio inarrestabile del tempo, e quello inesorabile da overdose digitale, forte appare la necessità di recuperare i testi visivi, anche non datati, per comprendere questo presente tanto difficile, inquietante e complesso.
Le fotografie della vita di Pio LA TORRE, della sua crescita in una Sicilia neorealista declinata nel bianco e nero, asciutto e brutale dei fotoreporter, della lotta per le terre, dell’impegno politico con la storica iniziativa di legge per sfinire lo strapotere mafioso, delle sue battaglie e poi della morte tragica, precoce e spaventosa condivisa con un uomo, Rosario DI SALVO, la cui vita corre parallela verso il più spaventoso finale di morte – l’agguato mafioso del 30 aprile 1982 – queste istantanee meritano una trasfigurazione, ne ambiscono.
Apriamo gli archivi, liberiamo le fotografie, seminiamo icone nel vento.
Lo chiedono le immagini, lo esige la speranza, lo merita la società.
Sebastiano FAVITTA e Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Caltagirone, ottobre 2011
Tra storia e memoria, per non dimenticare
I ragazzi hanno il tempo che li tiene in ostaggio,
ma da oggi han deciso di farsi coraggio
perché non ci sia un'altra strage di maggio,
per uscire ci vuole cultura e coraggio
cultura di pace, coraggio di guerra,
il coraggio di vivere su questa terra
e di vincere qui questa nostra battaglia,
perché quando nel mondo si parli d'Italia
non si dica soltanto la mafia, i mafiosi,
perché oggi è per questo che siamo famosi,
ma l'Italia è anche un'altra,
la gente lo grida:
i ragazzi son pronti per vincere la sfida.
JOVANOTTI, Cuore, 1992
“Il patrimonio lasciato da Pio La Torre […] appartiene a tutti i lavoratori, alla gente onesta, a tutti quelli che lottano e operano contro la mafia e contro lo sfruttamento, a tutti quelli che lavorano per una Sicilia libera e produttiva e per un mondo senza missili e senza guerre”.
Così Francesco ARTALE, primo presidente del Centro Studi Pio La Torre inaugurato ad Alcamo nel 1986, quattro anni dopo la sua morte, ha sintetizzato il senso della vita e dell’opera di quest’uomo. Su una identica linea di pensiero si ravvisa il senso di questa mostra fotografica, che attraverso la raccolta di varie immagini di Autori diversi, il cui comune denominatore è la figura di Pio LA TORRE, vuole celebrare, nel ricordo di quest’uomo, la sua storia e di quanti, come lui, si sono battuti per una Sicilia liberata dallo stereotipo di terra preda della criminalità.
I pannelli di cui si compone la mostra ritraggono PIO LA TORRE lungo la sua vicenda umana e ne delineano il percorso politico, ripercorrendo un pezzo della storia d’Italia in bianco e nero. Non solo la mancanza del colore, ma le vicende stesse che vi si narrano, se raffigurate al presente, le collocano in una preistoria di civiltà di cui oggi si perdono i contorni: l’Italia rurale del latifondo, l’Italia operaia dei comizi, l’Italia degli italiani onesti che coltivavano sogni di giustizia sociale e pace.
Pio LA TORRE fu vittima di un assassinio nel 1982.
E’ uno dei tanti siciliani e italiani nobili che hanno vissuto nella cifra della coerenza e dell’onestà, e in nome di questo sono andati consapevolmente incontro al loro destino.
“La contraddizione definisce Palermo.
Pena antica e dolore nuovo, le pietre dei falansteri impastate di sangue ma anche di sudore onesto.
La Mafia che distribuisce equamente lavoro e morte, soperchieria e protezione”.
Leonardo SCIASCIA
Quindi fotografie come memorie, e memoria significa dovere di non dimenticare il passato. La vita e la morte di questi uomini hanno il valore di un testimone da consegnare alle generazioni future, nella speranza che esse possano essere parte un giorno di un mondo libero e pulito, lottando in nome del quale Pio LA TORRE e altri come lui sono morti.
“Quando si dice che i giudici sono antropologicamente matti, diversi. BERLUSCONI dice una cosa vera. Perché bisogna essere matti come FALCONE, BORSELLINO, LIVATINO, CHINNICI e tanti altri eroi civili, per sacrificare la propria vita in nome della legalità. In questo i giudici sono diversi, per combattere la mafia hanno il coraggio di rischiare la vita.”
Andrea CAMILLERI
Aggirarsi fra questi ritratti, ripercorrere la biografia di Pio LA TORRE, capire la portata della sua lotta politica è come avviare un percorso di educazione alla legalità. E’ auspicabile che le scolaresche di questa città, e con esse di altre città d’Italia, vi siano condotte in visita per vedere chi fu quest’uomo, perché sia loro raccontata la sua vicenda umana e per non dimenticare il suo sacrificio. Sono i giovani a non conoscere l’Italia che fa da sfondo a queste immagini, e alla comprensione di questa storia recente devono essere guidati. L’inconsapevolezza e l’indifferenza che dilagano in questo presente sono terreno fertile per il germoglio di vecchie e nuove forme di criminalità, e non conoscere, ignorare, comporta vanificare il senso della morte di chi come Pio LA TORRE non si è mai tirato indietro, conscio del pericolo estremo cui era esposto.
“A man does what he must – in spite of personal consequences
, in spite of obstacles and dangers and pressures
– and that is the basis of all human morality.”
“Un uomo fa ciò che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali,
quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni.
Questa è la base di tutta la moralità umana.”
John F. KENNEDY, Profiles in courage, 1955
Per restare nel campo delle immagini, una metafora visiva può fornire una chiave di lettura della morte di Pio LA TORRE e di tutte le altre vittime, famose e meno, che hanno costellato la storia della Sicilia. Il volto di ognuno di essi è idealmente la tessera di un puzzle: non quello dei vertici mafiosi sgominati, ma il negativo di esso. Un grande, smisurato puzzle grondante sangue e dolore, che potrebbe chiamarsi “coraggio e legalità”. Un puzzle, per grande esso possa essere, ha una forma geometrica che lo delimita: sono i margini, dai quali chi lo compone inizia di solito la sua opera di ricostruzione. Un giorno questo puzzle sarà completato, e non ci saranno più volti e tessere da inserire dentro di esso. E’ la nostra speranza, è il nostro obiettivo, ognuno a suo modo porti avanti la memoria di questi volti affinché il loro sacrificio non sia stato inutile.
“La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio,
una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.”
Giovanni FALCONE, Cose di Cosa Nostra, a cura di Marcelle PADOVANI, 1991
Marina BENEDETTO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Limone Piemonte, ottobre 2011
“Perché il fuoco non muore”
Lo scrittore Ferdinando SCIASCIA ricordava quanto fosse stato importante, per la sua crescita intellettuale e politica, il gesto delle sue zie che avevano conservato l’immagine fotografica dell’On. Giacomo MATTEOTTI ucciso dai fascisti: conservata e tenuta esposta una semplice fotografia, contro il fascismo, contro la dittatura, e, lo ripetiamo, solo una fotografia.
Mi sono commosso, in anni più recenti, rivedendo, accanto al capezzale o tra i ritratti di famiglia, l’immagine fotografica, ritagliata da qualche giornale, di Giovanni FALCONE e Paolo BORSELLINO, sorridenti e incorniciati dal fumo delle sigarette, fiduciosi come italiani del popolo italiano.
E la storia continua.
Non ci avvaliamo più dei cantastorie, non ci trapassiamo “u cuntu”, ma facciamo memoria; scambiamo ed offriamo di nuovo l’immagine nella convinzione che in essa sia riposto il segno, il simbolo, l’indice e l’icona della comune passione civile, come dell’impegno sociale e della nostra dignità.
A quasi trent’anni di distanza dal barbaro assassinio di stampo mafioso di Pio LA TORRE (e del suo collaboratore Rosario DI SALVO), ne proponiamo i frammenti di una vita cercando di carpire, ancora, la vitalità delle sue idee e la qualità dei suoi sentimenti. Anche perché ne abbiamo estremo bisogno, soprattutto adesso, perché qualcuno parla d’irredimibilità di questa terra di Sicilia, e si accanisce con indifferenza, con distrazione e con rassegnazione sugli affamati ed assetati di pace e di giustizia.
Che cosa dicono queste immagini? Come documenti parlano di un uomo; come testimonianza narrano di un uomo; come espressione fotografica ritraggono un uomo. Sempre e soltanto un uomo, che si chiede, ieri e oggi, in cosa consista la dignità del vivere e del convivere.
Non chiederemo, quindi, alle odierne fotografie riproposte in memoria, il dove eravamo o il cosa facevamo in quell’occasione, in quella circostanza o nel momento del dramma. Interpelleremo, invece, queste fotografie rivolgendo, a noi per primi, delle domande: noi dove eravamo? e da che parte stavamo? volevamo capire o fuggivamo?
La presente rassegna, pertanto, non si propone come “finestra sul mondo” per sottolineare quanto sia importante lo strumento fotografico. La Galleria Fotografica Luigi Ghirri di Caltagirone questo lavoro l’ha fatto bene, e continua a farlo. Come già in occasione delle commemorazioni della Shoah, e nelle riflessioni sulla nuova emigrazione dai Sud del mondo, la Galleria, ed i suoi compagni di strada, mette a disposizione di chi vuol camminare, da uomo tra gli uomini, la propria sensibilità nei confronti dell’immagine fotografica affinché attraverso l’immagine si riconsideri, si ricapitoli, si faccia memoria di quanto accaduto, perché non più accada.
Qualcuno giustamente ha scritto: “Maledetta la terra che ha bisogno di eroi” (Berthold Brecht).
Noi aggiungiamo: “Non sia maledetta la terra che sa riconoscerli e sa farne memoria”.
Memoria di un insegnamento, di una perspicacia che era comune a tutti ma che a molti mancò per viltà o peggio; memoria di una semplicità d’idee espressione di una fede assolutamente democratica ed al servizio del bene comune; memoria raccolta da tanti che hanno capito la “sua” lotta politica ed il suo sacrificio; tanti, invero, che riscattano le terre e la terra, che rifondano la speranza, e “liberano” come ogni uomo, ogni donna, deve fare.
“Perché il fuoco non muore” (Pablo NERUDA, sulla tomba di Tina MODOTTI, fotografa)
Pippo PAPPALARDO
per la Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Catania, ottobre 2011
29
ottobre 2011
Mostra fotografica sulla vita di Pio La Torre
Dal 29 ottobre al 27 novembre 2011
fotografia
Location
GALLERIA FOTOGRAFICA LUIGI GHIRRI
Caltagirone, Via Duomo, 11, (Catania)
Caltagirone, Via Duomo, 11, (Catania)
Orario di apertura
lun./dom. 9.30 -12.30, 16.00 -19.00
Vernissage
29 Ottobre 2011, ore 17.30
Autore
Curatore