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Mozart
Le fotografie che compongono Mozart producono sequenze armoniche, movimenti e danze tipiche della pallacanestro, si svolgono in luoghi insoliti. Per stimolare la percezione di chi osserva, Per incoraggiare l’interpretazione personale, suscitare un coinvolgimento emotivo.
Comunicato stampa
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Un album di ricordi un po’ ingiallito, usurato dal tempo, con quell’irresistibile effetto pergamena, che in qualche modo restituisce curiosità, ripropone autorevolezza dei soggetti e dà quel senso di mistero, per le facce un po’ segnate, scolorite, cancellate. E quei profili poi, densi di segreti, stimolano tutt’ora fantasie per interpretare pensieri e vita dei protagonisti in pellicola.
Questo è quello che mi è venuto in mente quando ho pensato di rendere omaggio ad uno degli idoli più grandi della mia adolescenza, Drazen Petrovic. Nato giusto 60 anni fa, in quel di Sebenico nella terra di Croazia, da sempre meravigliosa madre anche di eccelsi giocatori di pallacanestro.
Perché un album di ricordi? La fotografia, almeno per me, è una sorta di ossessione, quando ricerco le linee, rimarco geometrie, compongo con ambiguità sottile, in una sorta di alienazione, paranoia, comunque speranza. Ho pensato migliaia di volte come poter rappresentare il mio mito, andando ovunque e comunque troppo lontano, fino ad una scelta, più vicina di quanto mai potessi immaginare. Drazen Petrovic non lo conosco, non l’ho mai conosciuto, forse non l’ho nemmeno mai capito.
Mai ho capito e capirò la sua morte. Maledetto quel temporale in Germania, maledetta quell’autostrada, maledetto quel camion costretto ad invadere la corsia dove si trovava la macchina di Petrovic con la fidanzata ed un’amica. Maledetto quello schianto…
Il mio omaggio vuole sfiorarlo, vuole interpretare il mio pensiero sul giocatore, senza alcuna presunzione, da ammiratore e da sognatore di quel che lui ha indotto attraverso l’arte della pallacanestro. Drazen è la mia compagna che si allunga per prendere la palla su un muro simile ad un pianoforte, è suo figlio, che attraverso un movimento richiama suo fratello ed è ancora la mia compagna che scala muri, offre un assist, di fronte al mare, davanti al cielo.
Drazen Petrovic è memoria labile, perché se non lo cerchi, non saprai mai chi è stato su un campo di basket.
Ho voluto rappresentarlo così, attraverso metafore, vivo nei ricordi e mai morto nella mia vita.
“Le fotografie che compongono "Mozart" producono sequenze armoniche, movimenti e danze tipiche della pallacanestro, si svolgono in luoghi insoliti. Per stimolare la percezione di chi osserva, Per incoraggiare l'interpretazione personale, suscitare un coinvolgimento emotivo. Vorrei che incuriosiscano, che sfiorassero delicatamente ed affiorassero come omaggio all'essenza di un grande campione, cui il destino tragico ha tolto la vita ma non l’eternità”.
A Drazen Petrovic, figlio d’Europa
Questo è quello che mi è venuto in mente quando ho pensato di rendere omaggio ad uno degli idoli più grandi della mia adolescenza, Drazen Petrovic. Nato giusto 60 anni fa, in quel di Sebenico nella terra di Croazia, da sempre meravigliosa madre anche di eccelsi giocatori di pallacanestro.
Perché un album di ricordi? La fotografia, almeno per me, è una sorta di ossessione, quando ricerco le linee, rimarco geometrie, compongo con ambiguità sottile, in una sorta di alienazione, paranoia, comunque speranza. Ho pensato migliaia di volte come poter rappresentare il mio mito, andando ovunque e comunque troppo lontano, fino ad una scelta, più vicina di quanto mai potessi immaginare. Drazen Petrovic non lo conosco, non l’ho mai conosciuto, forse non l’ho nemmeno mai capito.
Mai ho capito e capirò la sua morte. Maledetto quel temporale in Germania, maledetta quell’autostrada, maledetto quel camion costretto ad invadere la corsia dove si trovava la macchina di Petrovic con la fidanzata ed un’amica. Maledetto quello schianto…
Il mio omaggio vuole sfiorarlo, vuole interpretare il mio pensiero sul giocatore, senza alcuna presunzione, da ammiratore e da sognatore di quel che lui ha indotto attraverso l’arte della pallacanestro. Drazen è la mia compagna che si allunga per prendere la palla su un muro simile ad un pianoforte, è suo figlio, che attraverso un movimento richiama suo fratello ed è ancora la mia compagna che scala muri, offre un assist, di fronte al mare, davanti al cielo.
Drazen Petrovic è memoria labile, perché se non lo cerchi, non saprai mai chi è stato su un campo di basket.
Ho voluto rappresentarlo così, attraverso metafore, vivo nei ricordi e mai morto nella mia vita.
“Le fotografie che compongono "Mozart" producono sequenze armoniche, movimenti e danze tipiche della pallacanestro, si svolgono in luoghi insoliti. Per stimolare la percezione di chi osserva, Per incoraggiare l'interpretazione personale, suscitare un coinvolgimento emotivo. Vorrei che incuriosiscano, che sfiorassero delicatamente ed affiorassero come omaggio all'essenza di un grande campione, cui il destino tragico ha tolto la vita ma non l’eternità”.
A Drazen Petrovic, figlio d’Europa
18
maggio 2024
Mozart
Dal 18 maggio al 31 luglio 2024
fotografia
Location
Teatro Portaportese
Roma, Via Portuense, 102, (RM)
Roma, Via Portuense, 102, (RM)
Orario di apertura
10-22
Sito web
Autore
Autore testo critico
Progetto grafico
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