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Mrdjan Bajic – Bring me Back
La mostra Bring me Back, divisa in due luoghi, è stata pensata come un unico corpus espositivo e come una grande macchina del tempo che crea interferenze costruttive tra la consistenza del passato e il deterioramento implacabile del contemporaneo
Comunicato stampa
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La Galleria Paola Verrengia presenta domenica 14 aprile 2019 la doppia esposizione personale dell’artista serbo Mrdjan Bajic (Belgrado, 1957) “Bring me Back” a cura di Antonello Tolve. Inaugurazione alle ore 11.00 presso il Museo Archeologico Provinciale di Salerno (via San Benedetto, 28) e alle ore 12.00 presso la Galleria Paola Verrengia (via Fieravecchia, 34).
La mostra Bring me Back, divisa in due luoghi, è stata pensata come un unico corpus espositivo e come una grande macchina del tempo che crea interferenze costruttive tra la consistenza del passato e il deterioramento implacabile del contemporaneo.
Per Mrdjan Bajic si tratta di un ritorno, infatti nel 2007, dopo aver esposto alla 52ª Biennale di Venezia come rappresentante del Padiglione Serbia, ha iniziato la collaborazione con la Galleria Paola Verrengia inaugurando a Salerno la mostra Backup Stories.
Con la mostra “Bring me Back”Bajic presenta un ciclo di nuovi lavori realizzati nell’arco degli ultimi anni (tra il 2011 e il 2018) dove inclinazioni surreali e a tratti metafisiche pongono al centro dell’attenzione tutto il potenziale di una opera d’arte totale. Negli spazi della Galleria 9 sculture di piccole e medie dimensioni e una serie di disegni danno vita ad un’atmosfera che: “Converte esteticamente i documenti in monumenti, in totalizzatori di conoscenza capaci di contenere al loro interno ogni minima traccia lasciata dagli uomini. Automobili, pupazzi e bambolotti infantili, calchi, granate, lacci, globi e palloni, autobus o spiritose vanitas invadono la scena per tratteggiare un discorso plastico e polimaterico dove contesto e causalità si uniscono grazie a un – sempre abile e generoso – cortocircuito che mostra il volto di una ironia spigolosa, effervescente”. (A. Tolve)
L’utilizzo sistematico di didascalie – da intendere come parti integranti del discorso, come elementi indispensabili, come tracce indicative – rappresenta inoltre per l’artista un collante indispensabile a creare un rapporto tra coscienza e conoscenza, un risveglio fertile dove il reale diventa l’objet d’une fiction intesa come funzione utile a cogliere e decifrare la realtà. La classe operaia va in Paradiso (2012), I Like America and America Likes Me (2014), Matlin (2016), Facciamo finta di niente (2017-2018) o Germania (2017-2018) sono titoli tra cui è possibile trovare alcune citazioni che richiamano alla memoria nomi dell’arte contemporanea come Joseph Beuys e Vladimir Evgrafovič Tatlin.
Ad ispirare il titolo della mostra è l’opera “Bring me Back”, una testa di cavallo in alluminio “allacciata” a un double-decker bus inglese. Il riferimento per Bajic è la testa del Cavallo di Selene, sottratta al Partenone nel XIX sec., e che attualmente è custodita presso il British Museum di Londra. L’intento dell’artista è di immaginare “una situazione utopica postcoloniale” con la restituzione al Partenone della testa del cavallo trasportato dal tipico bus londinese.
In dialogo con le preziose collezioni del Museo Archeologico Provinciale e contemporaneamente con i suoi ambienti ridisegnati dall’architetto Ezio De Felice negli anni Sessanta, la seconda tappa della mostra è scandita dalla grande installazione Facciamo finta di niente (2018), da 10 piccole sculture e alcuni disegni: e si pone come un irrinunciabile momento in cui Bajic “mette insieme le parti di un ragionamento infinito sulla memoria con progetti dove il ricorso a tecniche quali il collage e l’assemblage si fa sempre più urgente, sempre più legato a una volontà di ricucire alcuni strappi storici e contestualmente di creare spostamenti oggettuali, disorientamenti che seducono, fino a spingere in una illusione che ammalia e distrugge l’illusione stessa”. (A. Tolve)
Mrdjan Bajic(Belgrado,1957) vive e lavora a Belgrado (Serbia). Dal 1997 è Professore Ordinario di scultura presso la Facoltà di Belle Arti di Belgrado. Tra le mostre recenti più importanti si segnalano: Mrdjan Bajić, Galerie Rx, Parigi (2018), la mostra personale “Facciamo finta di niente” alla Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, Italia (2018), Architecture as Metaphor, Griffin Gallery, Londra (2017), Artistes a la une, Palais De Tokyo, Parigi (2015), « Mine and Yours », Maison de la Culture et des Loisirs, Metz, France (2014), La Qualitè de l’ombre, Ludwig Museum Koblenz, Koblenz (2013), La mostra è aperta - artisti in dialogo con Harald Szeemann, Fondazione Filiberto Menna, Salerno (2010). Dal 2008 inizia un’importante collaborazione con lo scultore inglese Richard Deacon con il quale realizza The Kalemegdan Bridge Collaboration, progetto di ricostruzione del ponte distrutto dai bombardamenti americani. Il nuovo ponte, opera fortemente simbolica, collega Kalemegdan Fortress con il punto in cui confluiscono i fiumi Sava e Danubio, e quindi la zona est con la zona ovest di Belgrado. È del 2008 la mostra Revelation, Musée d'Art Moderne de Saint-Etienne Métropole, Saint’Etienne. Nel 2007 partecipa alla 52° Biennale di Venezia, Padiglione Serbia, con “Reset_” solo show. Successivamente (2007) espone presso la Galleria Paola Verrengia, Salerno con la mostra “Backup Stories”. Nel 2002 partecipa alla Biennale di San Paolo, Brasile, nel 2000 espone presso la Fundacio Joan Mirò, Barcellona, nel 1991 al Museo d’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato e nel 1990 partecipa ad APERTO, 44° Biennale di Venezia.
La mostra Bring me Back, divisa in due luoghi, è stata pensata come un unico corpus espositivo e come una grande macchina del tempo che crea interferenze costruttive tra la consistenza del passato e il deterioramento implacabile del contemporaneo.
Per Mrdjan Bajic si tratta di un ritorno, infatti nel 2007, dopo aver esposto alla 52ª Biennale di Venezia come rappresentante del Padiglione Serbia, ha iniziato la collaborazione con la Galleria Paola Verrengia inaugurando a Salerno la mostra Backup Stories.
Con la mostra “Bring me Back”Bajic presenta un ciclo di nuovi lavori realizzati nell’arco degli ultimi anni (tra il 2011 e il 2018) dove inclinazioni surreali e a tratti metafisiche pongono al centro dell’attenzione tutto il potenziale di una opera d’arte totale. Negli spazi della Galleria 9 sculture di piccole e medie dimensioni e una serie di disegni danno vita ad un’atmosfera che: “Converte esteticamente i documenti in monumenti, in totalizzatori di conoscenza capaci di contenere al loro interno ogni minima traccia lasciata dagli uomini. Automobili, pupazzi e bambolotti infantili, calchi, granate, lacci, globi e palloni, autobus o spiritose vanitas invadono la scena per tratteggiare un discorso plastico e polimaterico dove contesto e causalità si uniscono grazie a un – sempre abile e generoso – cortocircuito che mostra il volto di una ironia spigolosa, effervescente”. (A. Tolve)
L’utilizzo sistematico di didascalie – da intendere come parti integranti del discorso, come elementi indispensabili, come tracce indicative – rappresenta inoltre per l’artista un collante indispensabile a creare un rapporto tra coscienza e conoscenza, un risveglio fertile dove il reale diventa l’objet d’une fiction intesa come funzione utile a cogliere e decifrare la realtà. La classe operaia va in Paradiso (2012), I Like America and America Likes Me (2014), Matlin (2016), Facciamo finta di niente (2017-2018) o Germania (2017-2018) sono titoli tra cui è possibile trovare alcune citazioni che richiamano alla memoria nomi dell’arte contemporanea come Joseph Beuys e Vladimir Evgrafovič Tatlin.
Ad ispirare il titolo della mostra è l’opera “Bring me Back”, una testa di cavallo in alluminio “allacciata” a un double-decker bus inglese. Il riferimento per Bajic è la testa del Cavallo di Selene, sottratta al Partenone nel XIX sec., e che attualmente è custodita presso il British Museum di Londra. L’intento dell’artista è di immaginare “una situazione utopica postcoloniale” con la restituzione al Partenone della testa del cavallo trasportato dal tipico bus londinese.
In dialogo con le preziose collezioni del Museo Archeologico Provinciale e contemporaneamente con i suoi ambienti ridisegnati dall’architetto Ezio De Felice negli anni Sessanta, la seconda tappa della mostra è scandita dalla grande installazione Facciamo finta di niente (2018), da 10 piccole sculture e alcuni disegni: e si pone come un irrinunciabile momento in cui Bajic “mette insieme le parti di un ragionamento infinito sulla memoria con progetti dove il ricorso a tecniche quali il collage e l’assemblage si fa sempre più urgente, sempre più legato a una volontà di ricucire alcuni strappi storici e contestualmente di creare spostamenti oggettuali, disorientamenti che seducono, fino a spingere in una illusione che ammalia e distrugge l’illusione stessa”. (A. Tolve)
Mrdjan Bajic(Belgrado,1957) vive e lavora a Belgrado (Serbia). Dal 1997 è Professore Ordinario di scultura presso la Facoltà di Belle Arti di Belgrado. Tra le mostre recenti più importanti si segnalano: Mrdjan Bajić, Galerie Rx, Parigi (2018), la mostra personale “Facciamo finta di niente” alla Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, Italia (2018), Architecture as Metaphor, Griffin Gallery, Londra (2017), Artistes a la une, Palais De Tokyo, Parigi (2015), « Mine and Yours », Maison de la Culture et des Loisirs, Metz, France (2014), La Qualitè de l’ombre, Ludwig Museum Koblenz, Koblenz (2013), La mostra è aperta - artisti in dialogo con Harald Szeemann, Fondazione Filiberto Menna, Salerno (2010). Dal 2008 inizia un’importante collaborazione con lo scultore inglese Richard Deacon con il quale realizza The Kalemegdan Bridge Collaboration, progetto di ricostruzione del ponte distrutto dai bombardamenti americani. Il nuovo ponte, opera fortemente simbolica, collega Kalemegdan Fortress con il punto in cui confluiscono i fiumi Sava e Danubio, e quindi la zona est con la zona ovest di Belgrado. È del 2008 la mostra Revelation, Musée d'Art Moderne de Saint-Etienne Métropole, Saint’Etienne. Nel 2007 partecipa alla 52° Biennale di Venezia, Padiglione Serbia, con “Reset_” solo show. Successivamente (2007) espone presso la Galleria Paola Verrengia, Salerno con la mostra “Backup Stories”. Nel 2002 partecipa alla Biennale di San Paolo, Brasile, nel 2000 espone presso la Fundacio Joan Mirò, Barcellona, nel 1991 al Museo d’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato e nel 1990 partecipa ad APERTO, 44° Biennale di Venezia.
14
aprile 2019
Mrdjan Bajic – Bring me Back
Dal 14 aprile al 12 maggio 2019
arte contemporanea
Location
MUSEO ARCHEOLOGICO PROVINCIALE
Salerno, Via San Benedetto, 28, (Salerno)
Salerno, Via San Benedetto, 28, (Salerno)
Vernissage
14 Aprile 2019, ore 11.00
Autore
Curatore