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Muse inquietanti
Una mostra di “autoritratti” allo specchio, animata da diversi artisti, fra maestri storici e giovani emergenti, messi idealmente in dialogo con un capolavoro inciso di Rembrandt, uno dei suoi celebri nudi inghiottiti dall’ombra.
Comunicato stampa
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Madri, mogli, muse, amanti. Nel panorama della storia dell'arte, molti sono i ruoli rivestiti dalle donne nelle immagini che ne hanno svelato la storia o rubato un pezzetto di anima. Ma lo sguardo puntato su di loro è stato sempre naturalmente duplice. Da un lato, la prospettiva di donne che hanno raccontato altre donne. Da Artemisia Gentileschi a Käthe Kollwitz, sino a Louise Bourgois, per fare solo qualche esempio. Dall'altro lato, ci sono stati invece uomini che hanno indagato l'universo femminile per farsene interpreti, oppure perché si sentivano protagonisti della vita delle loro donne, avendo avuto l'opportunità di conoscerle intimamente.
Basti pensare al grande Rembrandt (1606-1669) che di donne – fra la moglie, la balia e la domestica – ne ha amate tante e altrettante ne ha ritratte. Oppure a Egon Schiele che, per colpa proprio delle donne, adolescenti disinibite come la sorella Gerti, la prima compagna Wally o la moglie Edith, finì addirittura in prigione, accusato di adescamento. Povero Schiele, colpevole solo di aver descritto, con segni troppo crudi, l'angoscia della vita, appesa disperatamente a un corpo indifeso.
Tanti sono i casi di dipendenza di una donna dal suo interprete al cavalletto, a cui sembra essersi affidata senza veli; ma si tratta spesso di situazioni da leggere al contrario, come forme di dipendenza dell'artista stesso dal suo modello. Cézanne ritrasse la moglie Hortense infinite volte, infliggendole lunghe ed estenuanti sedute di posa. Lei quasi lo detestava! Lui, viceversa, vedeva rispecchiato in lei il suo amore per la natura delle cose. Non poteva fare a meno di osservarla, studiarla, ritrarla, per una questione squisitamente egoistica.
Lette in quest'ottica, la madre, la moglie, la musa, l'amante diventano specchi dell'animo dell'autore che su di loro, nelle loro pose inquiete e contorte, nei tratti di volti spigolosi come aculei, riversa una parte di sé, si mette a nudo, rivela se stesso.
Al di là dei luoghi comuni, dei cliché, degli stereotipi che vedono nelle donne “ritratte” i temi classici della fragilità, della dolcezza, della seduzione messe in mostra, ecco allora una mostra che parla stranamente di uomini, attraverso le loro donne. Una mostra di “autoritratti” allo specchio, animata da diversi artisti, fra maestri storici e giovani emergenti, messi idealmente in dialogo con un capolavoro inciso di Rembrandt, uno dei suoi celebri nudi inghiottiti dall'ombra.
Basti pensare al grande Rembrandt (1606-1669) che di donne – fra la moglie, la balia e la domestica – ne ha amate tante e altrettante ne ha ritratte. Oppure a Egon Schiele che, per colpa proprio delle donne, adolescenti disinibite come la sorella Gerti, la prima compagna Wally o la moglie Edith, finì addirittura in prigione, accusato di adescamento. Povero Schiele, colpevole solo di aver descritto, con segni troppo crudi, l'angoscia della vita, appesa disperatamente a un corpo indifeso.
Tanti sono i casi di dipendenza di una donna dal suo interprete al cavalletto, a cui sembra essersi affidata senza veli; ma si tratta spesso di situazioni da leggere al contrario, come forme di dipendenza dell'artista stesso dal suo modello. Cézanne ritrasse la moglie Hortense infinite volte, infliggendole lunghe ed estenuanti sedute di posa. Lei quasi lo detestava! Lui, viceversa, vedeva rispecchiato in lei il suo amore per la natura delle cose. Non poteva fare a meno di osservarla, studiarla, ritrarla, per una questione squisitamente egoistica.
Lette in quest'ottica, la madre, la moglie, la musa, l'amante diventano specchi dell'animo dell'autore che su di loro, nelle loro pose inquiete e contorte, nei tratti di volti spigolosi come aculei, riversa una parte di sé, si mette a nudo, rivela se stesso.
Al di là dei luoghi comuni, dei cliché, degli stereotipi che vedono nelle donne “ritratte” i temi classici della fragilità, della dolcezza, della seduzione messe in mostra, ecco allora una mostra che parla stranamente di uomini, attraverso le loro donne. Una mostra di “autoritratti” allo specchio, animata da diversi artisti, fra maestri storici e giovani emergenti, messi idealmente in dialogo con un capolavoro inciso di Rembrandt, uno dei suoi celebri nudi inghiottiti dall'ombra.
08
maggio 2014
Muse inquietanti
Dall'otto maggio al 28 giugno 2014
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA GOETHE
Bolzano, Via Della Mostra, 1, (Bolzano)
Bolzano, Via Della Mostra, 1, (Bolzano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 10-12.30 e 15.30-19.30
sabato 10-12.30
Vernissage
8 Maggio 2014, ore 10.00
Autore