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Musei Vaticani. La collezione dei marmi antichi nelle fotografie di Massimo Listri
La mostra è stata ideata e curata da Antonio Paolucci per celebrare un’area bellissima dei Vaticani, il Museo Pio Clementino, una gioia che i milioni di turisti diretti verso la Cappella Sistina sembrano aver declassato al ruolo di corridoio di transito, un luogo in cui non si sosta per guardare.
Comunicato stampa
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Ci sono luoghi colmi di grazia che a un certo punto spariscono dal nostro orizzonte visivo:
attraversandoli senza guardarli li annulliamo. “Musei Vaticani, la collezione dei marmi antichi
nelle fotografie di Massimo Listri”, una mostra bella e intelligente, ci restituisce un ambiente dei
Musei Vaticani prezioso eppure oggi negletto dalla massa dei visitatori, il Museo Pio Clementino.
La mostra vede al lavoro uno staff d’eccezione: Antonio Paolucci e Massimo Listri, acclamato
maestro della fotografia d’interni. Listri mette in posa il Pio Clementino restituendocelo in tutta
la sua grazia attraverso venti foto di grande formato (180x225) che saranno esposte all’interno
dello stesso Pio Clementino, in un delizioso gioco di specchi che ci farà esclamare:“Come ho
potuto non vedere tutto questo? Com’è stato possibile passare oltre?”. Alla mostra si abbina un
pregevole libro d’arte che si è scelto di vendere al prezzo popolare di diciannove euro.
Per lungo tempo, prima che la Cappella Sistina divenisse uno dei principali oggetti di culto
del turismo di massa, ai Vaticani si andava per ammirare il Laocoonte, l’Apollo di Prassitele,
l’Arianna addormentata, l’Hermes del Belvedere e tanti altri capolavori della statuaria greco
romana, considerati modelli sommi della civiltà artistica universale. Ora Antonio Paolucci,
direttore dei Musei Vaticani e celebrato storico dell’arte, affida a una mostra la missione di
riportare all’attenzione di un pubblico troppo spesso smemorato e frettoloso la clamorosa bellezza
della collezione di statuaria classica più importante del mondo e del prezioso scrigno architettonico
progettato – tra la fine dell’Epoca dei Lumi e l’avvento della stagione neoclassica - per ospitarla:
il Museo Pio Clementino. Avendo dunque constatato che quel luogo di grazia sublime si è negli
anni trasformato nel corridoio di transito veloce per le truppe d’assalto turistico dirette in Sistina,
Paolucci si è preso uno straordinario compagno di squadra: Massimo Listri, uno dei primi fotografi
d’interni del mondo, sicuramente il più elegante, uno che da trent’anni compie il miracolo di ridare
la vista ai ciechi della bellezza. E siccome quel tipo di cecità sta contagiando un po’ tutti, la mostra
di Paolucci e Listri è una mostra per tutti.
Quello con i Vaticani era un appuntamento che Listri non poteva mancare e troppo affascinante
la sfida lanciata da Antonio Paolucci: raccontare, insieme a un critico eccelso, la collezione di
statuaria greco-romana che non ha eguali al mondo per varietà, rarità e celebrità dei reperti e che
espone lo stupefacente numero di 4416 marmi e bronzi. Senza contare i rilievi, le lapidi, i cippi
funerari: uno stupefacente schieramento che occupa per chilometri di percorso i Musei Vaticani. Un
tesoro inestimabile per il quale due papi romagnoli, Clemente XIV Ganganelli e Pio VI Braschi,
vollero creare, negli anni Settanta del XVIII secolo, un alloggio di speciale bellezza aperto al
pubblico per influsso dello spirito illuminista del tempo. Più tardi, all’inizio del XIX secolo, in
piena epoca neoclassica, un altro papa romagnolo, Pio VII Chiaramonti, aggregherà due nuove
sezioni: la Galleria Chiaramonti e il Braccio Nuovo. Dal momento dell’inserimento delle opere
d’arte all’interno di un contesto architettonico e decorativo studiato per commentarle esaltandone
al contempo la bellezza, esse diventano tutt’uno con il loro contenitore. Questo è in fondo il fine
ultimo della mostra, raccontare una collezione d’arte che diventa un ambiente d’arte, spiegare
che il museo di ispirazione illuministica e neoclassica è esso stesso opera d’arte. L’intento
perseguito al Pio Clementino dagli architetti e dagli artisti del papa è quello di esporre l’Antico non
in forma di reperto aggredito dal tempo, ma come era. Per questo le opere in esposizione appaiono
spesso integrate delle parti mancanti, arrivando in alcuni casi alla reinvenzione geniale e fantastica.
Il Cortile Ottagono e i suoi capolavori, la Sala degli Animali, la Galleria delle Statue e la Sala
dei Busti, il Gabinetto delle Maschere, la Sala a Croce Greca e quella della Biga, il più geniale
postiche di tutti i tempi: le stanze del Pio Clementino in posa per Massimo Listri.
Massimo Listri è considerato uno dei maggiori fotografi d’interni e di architettura del mondo. Ha
pubblicato dai primi anni Ottanta circa 60 libri.
Tra le sue tematiche predilette i luoghi che, in ogni epoca, si sono distinti come centri propulsori di
conoscenza, arte e civiltà. Ci ha regalato meravigliosi ritratti di biblioteche, archivi e palazzi patrizi.
Ama però in particolare le strutture architettoniche di ogni tipo inventate per ospitare e celebrare le
grandi collezioni d’arte. E scorrendo il lunghissimo elenco degli importanti musei e delle gallerie
che in Europa, America e Asia hanno messo in mostra le sue opere capiamo che quei luoghi da lui
tanto amati lo ricambiano di pari affetto.
attraversandoli senza guardarli li annulliamo. “Musei Vaticani, la collezione dei marmi antichi
nelle fotografie di Massimo Listri”, una mostra bella e intelligente, ci restituisce un ambiente dei
Musei Vaticani prezioso eppure oggi negletto dalla massa dei visitatori, il Museo Pio Clementino.
La mostra vede al lavoro uno staff d’eccezione: Antonio Paolucci e Massimo Listri, acclamato
maestro della fotografia d’interni. Listri mette in posa il Pio Clementino restituendocelo in tutta
la sua grazia attraverso venti foto di grande formato (180x225) che saranno esposte all’interno
dello stesso Pio Clementino, in un delizioso gioco di specchi che ci farà esclamare:“Come ho
potuto non vedere tutto questo? Com’è stato possibile passare oltre?”. Alla mostra si abbina un
pregevole libro d’arte che si è scelto di vendere al prezzo popolare di diciannove euro.
Per lungo tempo, prima che la Cappella Sistina divenisse uno dei principali oggetti di culto
del turismo di massa, ai Vaticani si andava per ammirare il Laocoonte, l’Apollo di Prassitele,
l’Arianna addormentata, l’Hermes del Belvedere e tanti altri capolavori della statuaria greco
romana, considerati modelli sommi della civiltà artistica universale. Ora Antonio Paolucci,
direttore dei Musei Vaticani e celebrato storico dell’arte, affida a una mostra la missione di
riportare all’attenzione di un pubblico troppo spesso smemorato e frettoloso la clamorosa bellezza
della collezione di statuaria classica più importante del mondo e del prezioso scrigno architettonico
progettato – tra la fine dell’Epoca dei Lumi e l’avvento della stagione neoclassica - per ospitarla:
il Museo Pio Clementino. Avendo dunque constatato che quel luogo di grazia sublime si è negli
anni trasformato nel corridoio di transito veloce per le truppe d’assalto turistico dirette in Sistina,
Paolucci si è preso uno straordinario compagno di squadra: Massimo Listri, uno dei primi fotografi
d’interni del mondo, sicuramente il più elegante, uno che da trent’anni compie il miracolo di ridare
la vista ai ciechi della bellezza. E siccome quel tipo di cecità sta contagiando un po’ tutti, la mostra
di Paolucci e Listri è una mostra per tutti.
Quello con i Vaticani era un appuntamento che Listri non poteva mancare e troppo affascinante
la sfida lanciata da Antonio Paolucci: raccontare, insieme a un critico eccelso, la collezione di
statuaria greco-romana che non ha eguali al mondo per varietà, rarità e celebrità dei reperti e che
espone lo stupefacente numero di 4416 marmi e bronzi. Senza contare i rilievi, le lapidi, i cippi
funerari: uno stupefacente schieramento che occupa per chilometri di percorso i Musei Vaticani. Un
tesoro inestimabile per il quale due papi romagnoli, Clemente XIV Ganganelli e Pio VI Braschi,
vollero creare, negli anni Settanta del XVIII secolo, un alloggio di speciale bellezza aperto al
pubblico per influsso dello spirito illuminista del tempo. Più tardi, all’inizio del XIX secolo, in
piena epoca neoclassica, un altro papa romagnolo, Pio VII Chiaramonti, aggregherà due nuove
sezioni: la Galleria Chiaramonti e il Braccio Nuovo. Dal momento dell’inserimento delle opere
d’arte all’interno di un contesto architettonico e decorativo studiato per commentarle esaltandone
al contempo la bellezza, esse diventano tutt’uno con il loro contenitore. Questo è in fondo il fine
ultimo della mostra, raccontare una collezione d’arte che diventa un ambiente d’arte, spiegare
che il museo di ispirazione illuministica e neoclassica è esso stesso opera d’arte. L’intento
perseguito al Pio Clementino dagli architetti e dagli artisti del papa è quello di esporre l’Antico non
in forma di reperto aggredito dal tempo, ma come era. Per questo le opere in esposizione appaiono
spesso integrate delle parti mancanti, arrivando in alcuni casi alla reinvenzione geniale e fantastica.
Il Cortile Ottagono e i suoi capolavori, la Sala degli Animali, la Galleria delle Statue e la Sala
dei Busti, il Gabinetto delle Maschere, la Sala a Croce Greca e quella della Biga, il più geniale
postiche di tutti i tempi: le stanze del Pio Clementino in posa per Massimo Listri.
Massimo Listri è considerato uno dei maggiori fotografi d’interni e di architettura del mondo. Ha
pubblicato dai primi anni Ottanta circa 60 libri.
Tra le sue tematiche predilette i luoghi che, in ogni epoca, si sono distinti come centri propulsori di
conoscenza, arte e civiltà. Ci ha regalato meravigliosi ritratti di biblioteche, archivi e palazzi patrizi.
Ama però in particolare le strutture architettoniche di ogni tipo inventate per ospitare e celebrare le
grandi collezioni d’arte. E scorrendo il lunghissimo elenco degli importanti musei e delle gallerie
che in Europa, America e Asia hanno messo in mostra le sue opere capiamo che quei luoghi da lui
tanto amati lo ricambiano di pari affetto.
15
ottobre 2014
Musei Vaticani. La collezione dei marmi antichi nelle fotografie di Massimo Listri
Dal 15 ottobre al 02 dicembre 2014
fotografia
Location
MUSEI VATICANI
Roma, Viale Vaticano, (Roma)
Roma, Viale Vaticano, (Roma)
Biglietti
l’accesso alla mostra è incluso nel biglietto di ingresso ai Musei
Biglietto intero euro 16,00 - Biglietto ridotto euro 8,00 – Gratuito ultima dom. del mese
Orario di apertura
: dal lunedì al sabato 9,00-16,00 (chiusura del museo alle 18,00)
Domenica chiuso ad eccezione dell’ultima domenica del mese (ingresso 9,00-12,30)
Vernissage
15 Ottobre 2014, ore 18,30
Ufficio stampa
SCARLETT MATASSI
Autore
Curatore