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Naby – Play with me
PLAY WITH ME si configura come una complessa “macchina teatrale”, frutto di una profonda riflessione elaborata dall’artista sulle contraddizioni della cultura occidentale, sempre più asservita al “dio denaro” e dedita alla ricerca spasmodica del divertimento estremo.
Comunicato stampa
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Dopo il grande successo a Lucca della mostra “Play with me”, originale installazione dell’artista NABY, a cura di Giuseppe Virelli, l’esposizione sarà ospitata dal 26 ottobre 2017 presso gli eleganti ambienti della Galleria d’Arte 800/900 Artstudio, dove le opere dei maestri della lunga stagione artistica italiana, che va dalla seconda metà dell’Ottocento alla prima metà del Novecento, dialogheranno con l’universo contemporaneo di Naby fino al 6 novembre.
PLAY WITH ME si configura come una complessa “macchina teatrale”, frutto di una profonda riflessione elaborata dall’artista sulle contraddizioni della cultura occidentale, sempre più asservita al “dio denaro” e dedita alla ricerca spasmodica del divertimento estremo. La giostra, infatti, emblema centrale dell’esposizione, rappresenta tipicamente un non-luogo, come gli alberghi, i parchi-gioco o i centri commerciali, dove il visitatore paga per trovare distrazione e “stordirsi” attraverso un turbinio di suoni e mille luci colorate: un “paradiso artificiale”, che al pari di tanti altri prodotti commerciali, è stato progettato per offrire un rapido consumo del piacere. Detto altrimenti, la giostra, con le sue false luci, i suoi cavalli agghindati che marciano verso un’unica direzione, in un movimento sempre uguale, diventa il simbolo della vita, del lavoro, dell’uso e abuso del corpo, dell’inganno e delle tante dipendenze che affliggono le persone che abitano le nostre città.
Sulla base di queste premesse, l’installazione è concepita come una sorta di parco divertimenti in cui il visitatore è invitato a partecipare in prima persona come attore e protagonista dell’opera stessa.
Elemento centrale è, infatti, un cavallo da giostra di colore nero, debitamente agghindato e sormontato da una vistosa scritta al neon rossa che invita lo spettatore a montare su di esso e posare per una fotografia. Attorno al cavallo sono disposte delle casse in legno, al cui interno, su di un prato di erba sintetica, troviamo altri cavallini (di latta, di legno e di ceramica). Questi ultimi, osserva il curatore della mostra Giuseppe Virelli, “sembrano pascolare felici nel loro spazio angusto”, ma in realtà “ognuno di essi ha un significato e una storia da raccontare”.
Il lato oscuro e nascosto dell’opera di Naby, infatti, si rivela in chiusura con la proiezione di un video, dove una giostra collocata in una tipica piazza italiana è messa in funzione dalla mano di un anonimo giostraio. “Ecco dunque servito il severo monito”, spiega Virelli, “da bambini saliamo sulla giostra della vita cogliendone in un primo momento solo l’aspetto ludico, carico di tante gioiose aspettative. Man mano che il tempo passa però ci si rende conto che la musica assordante e le luci folgoranti dei lustrini sono solo gli orpelli fittizi di una vita segnata da altri”. L’occulto manovatrore della giostra diviene, quindi, il pilota di un mondo stereotipato, da cui deriva la nostra condizione di dipendenza e di subordinazione a un ordine superiore.
Un invito, quindi, al divertimento che nasconde allo stesso tempo una profonda riflessione e dove lo spettatore diventa il protagonista di un gioco estremo fra l’ironia e l’illusione.
Tutte le fotografie scattate saranno raccolte nel catalogo omonimo della mostra, a cura di Giuseppe Virelli ed edito da Edizioni Minerva.
NABY
Naby nasce a Vejntilmy nella regione di Pryghisc ai confini con l’Afganistan il 20 ottobre del 1989. Di famiglia di origine nobile - a tutt’oggi il padre possiede uno dei più importanti allevamenti di cavalli dell’Asia - l’artista è stata mandata sin da giovane a studiare all’estero in varie città. Nel corso di questi viaggi, Naby è entrata in contatto con diverse civiltà e culture, sia orientali che occidentali, arricchendo così il suo bagaglio culturale ed esperienziale.
Si è avvicinata al mondo dell’arte dapprima come collezionista e successivamente come artista, sperimentando diversi mezzi espressivi. La sua prima ispirazione è nata a seguito di una mostra di Lukas McMaster (organizzata da Robert Angel alla Galleria Awa nel 2008) in cui l’artista russo-statunitense esponeva una serie di collage astratti. L’anno successivo Naby entra nel gruppo “The last indipendents Minds” (LiMs), esponendo in Medio Oriente e negli USA. Dal 2010 al 2012 opera nei cantieri artistici di Camarillo, per poi ritirarsi dalla scena artistica sino al 2016, anno in cui riprende a progettare opere da esporre in svariati contesti: da spazi pubblici a gallerie, a piccole realtà espositive, come locali di ristorazione o d’incontro (biblioteche, piccoli teatri, centri culturali).
È nota sopratutto per una serie di lavori in cui gli animali giocattolo (soprattutto cavalli e gatti) sono esposti come monumenti simbolo di una ricerca di “liberazione”. Il più noto di questi è Play with me, un’installazione di quattro cavalli pensata per la prima volta nel 2007; ha poi realizzato la serie dedicata agli aerei e ai razzi, creati con materiali di recupero, e Moods of paper, un documento concettuale composto da tarsie ispirate all’arte antica dei tappeti.
PLAY WITH ME si configura come una complessa “macchina teatrale”, frutto di una profonda riflessione elaborata dall’artista sulle contraddizioni della cultura occidentale, sempre più asservita al “dio denaro” e dedita alla ricerca spasmodica del divertimento estremo. La giostra, infatti, emblema centrale dell’esposizione, rappresenta tipicamente un non-luogo, come gli alberghi, i parchi-gioco o i centri commerciali, dove il visitatore paga per trovare distrazione e “stordirsi” attraverso un turbinio di suoni e mille luci colorate: un “paradiso artificiale”, che al pari di tanti altri prodotti commerciali, è stato progettato per offrire un rapido consumo del piacere. Detto altrimenti, la giostra, con le sue false luci, i suoi cavalli agghindati che marciano verso un’unica direzione, in un movimento sempre uguale, diventa il simbolo della vita, del lavoro, dell’uso e abuso del corpo, dell’inganno e delle tante dipendenze che affliggono le persone che abitano le nostre città.
Sulla base di queste premesse, l’installazione è concepita come una sorta di parco divertimenti in cui il visitatore è invitato a partecipare in prima persona come attore e protagonista dell’opera stessa.
Elemento centrale è, infatti, un cavallo da giostra di colore nero, debitamente agghindato e sormontato da una vistosa scritta al neon rossa che invita lo spettatore a montare su di esso e posare per una fotografia. Attorno al cavallo sono disposte delle casse in legno, al cui interno, su di un prato di erba sintetica, troviamo altri cavallini (di latta, di legno e di ceramica). Questi ultimi, osserva il curatore della mostra Giuseppe Virelli, “sembrano pascolare felici nel loro spazio angusto”, ma in realtà “ognuno di essi ha un significato e una storia da raccontare”.
Il lato oscuro e nascosto dell’opera di Naby, infatti, si rivela in chiusura con la proiezione di un video, dove una giostra collocata in una tipica piazza italiana è messa in funzione dalla mano di un anonimo giostraio. “Ecco dunque servito il severo monito”, spiega Virelli, “da bambini saliamo sulla giostra della vita cogliendone in un primo momento solo l’aspetto ludico, carico di tante gioiose aspettative. Man mano che il tempo passa però ci si rende conto che la musica assordante e le luci folgoranti dei lustrini sono solo gli orpelli fittizi di una vita segnata da altri”. L’occulto manovatrore della giostra diviene, quindi, il pilota di un mondo stereotipato, da cui deriva la nostra condizione di dipendenza e di subordinazione a un ordine superiore.
Un invito, quindi, al divertimento che nasconde allo stesso tempo una profonda riflessione e dove lo spettatore diventa il protagonista di un gioco estremo fra l’ironia e l’illusione.
Tutte le fotografie scattate saranno raccolte nel catalogo omonimo della mostra, a cura di Giuseppe Virelli ed edito da Edizioni Minerva.
NABY
Naby nasce a Vejntilmy nella regione di Pryghisc ai confini con l’Afganistan il 20 ottobre del 1989. Di famiglia di origine nobile - a tutt’oggi il padre possiede uno dei più importanti allevamenti di cavalli dell’Asia - l’artista è stata mandata sin da giovane a studiare all’estero in varie città. Nel corso di questi viaggi, Naby è entrata in contatto con diverse civiltà e culture, sia orientali che occidentali, arricchendo così il suo bagaglio culturale ed esperienziale.
Si è avvicinata al mondo dell’arte dapprima come collezionista e successivamente come artista, sperimentando diversi mezzi espressivi. La sua prima ispirazione è nata a seguito di una mostra di Lukas McMaster (organizzata da Robert Angel alla Galleria Awa nel 2008) in cui l’artista russo-statunitense esponeva una serie di collage astratti. L’anno successivo Naby entra nel gruppo “The last indipendents Minds” (LiMs), esponendo in Medio Oriente e negli USA. Dal 2010 al 2012 opera nei cantieri artistici di Camarillo, per poi ritirarsi dalla scena artistica sino al 2016, anno in cui riprende a progettare opere da esporre in svariati contesti: da spazi pubblici a gallerie, a piccole realtà espositive, come locali di ristorazione o d’incontro (biblioteche, piccoli teatri, centri culturali).
È nota sopratutto per una serie di lavori in cui gli animali giocattolo (soprattutto cavalli e gatti) sono esposti come monumenti simbolo di una ricerca di “liberazione”. Il più noto di questi è Play with me, un’installazione di quattro cavalli pensata per la prima volta nel 2007; ha poi realizzato la serie dedicata agli aerei e ai razzi, creati con materiali di recupero, e Moods of paper, un documento concettuale composto da tarsie ispirate all’arte antica dei tappeti.
26
ottobre 2017
Naby – Play with me
Dal 26 ottobre al 06 novembre 2017
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE 800/900 ARTSTUDIO
Lucca, Via Del Battistero, 24/25, (Lucca)
Lucca, Via Del Battistero, 24/25, (Lucca)
Orario di apertura
lunedì - sabato 10,00-12,30 / 16,00 - 19,30
Vernissage
6 Ottobre 2017, ore 18
Ufficio stampa
CULTURALIA
Autore
Curatore