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Nadia Perrotta – Dignity
fotografie
Comunicato stampa
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Nel momento in cui veniamo a conoscenza di altre culture, non solo miglioriamo l'intendimento verso gli altri, ma comprendiamo meglio noi stessi.
L'ultima cosa che un abitante dell'oceano più profondo scoprirebbe è l'esistenza dell'acqua. Si renderebbe conto di essa solo se accidentalmente, si ritrovasse in superficie e conoscesse l'aria.
L'abilità di comprendere in modo globale la propria cultura richiede un grado di oggettività che raramente (se non mai) si riesce a raggiungere. Esponendoci verso altre culture, siamo come l'abitante del mare che conosce l'aria, ci rendiamo conto delle acque culturali in cui noi stessi viviamo.
Per quanto riguarda l'attuale fenomeno di flussi di migliaia di immigrati che continuano ad approdare nella nostra nazione, è importante riflettere su alcune problematiche essenziali.
Sia per la nazione ospitante che per gli immigrati il rischio di perdere le proprie radici è alto. Integrarsi in un paese ospitante vuol dire accettare la cultura di quest'ultimo e rispettarne le leggi, per chi ospita vuol dire consentire allo straniero una vita dignitosa all'interno dei suoi stessi canoni culturali . Il fenomeno di deculturalizzazione a cui si assiste, ad esempio in una metropoli come Londra è da ritenere più che altro un monito per una nazione come la nostra che si trova davanti solo alla seconda generazione di immigrati. Londra oggi è come se avesse perso la sua anima culturale. La metropoli è diventata un grande contenitore di popoli che non hanno più radici, i cui unici ideali sono il consumo e l'acquisizione di
status simbols.
Il progetto DIGNITY a cui sto lavorando, si propone di illustrare la realtà vista con gli occhi di chi è costretto ad abbandonare il proprio paese d'origine in cerca di un nuovo eldorado. E che si trova di fronte ad un mondo fatto di solitudine, pregiudizio e alienazione, i cui unici punti fermi sono, il ricordo di ciò che si è lasciato, la propria fede religiosa, e il rapporto con i figli e altri familiari (qualora presenti) e gli altri membri della comunità africana.
IL PERCORSO FOTOGRAFICO MEDITATIVO DI NADIA PERROTTA
di Simone Fappanni
Una condizione assoluta, imprescindibile, capace di andare oltre qualsiasi condizione esistenziale, è quella della dignità, oggetto di una serie di suggestive fotografie di Nadia Perrotta.
Un principium vitale che svela, in una vera e propria traduzione riflessiva, uno status, fisico e mentale, dove l’identità personale, l’essere dell’uomo in quanto tale, diventano unità indissolubile.
Un cammino, questo che accosta, con precisa apertura immaginativa, una materia complessa, nella quale si riversa tutto l’amore di Nadia per ciò che “l’altro” da se stessi diventa “parte” importantissima di se stessi.
In questo modo, l’incontro fra la Perrotta e l’affascinante universo africano, carico di energia e fonte di stimoli pressoché infiniti, risulta particolarmente intrigante.
Questo amore viene rivelato non riprendendo, attraverso il medium fotografico, paesaggi e scorci di un Continente che da sempre incanta e seduce, ma attraverso una intimità che verrebbe da definire “colloquiale”, quella della stessa autrice, che rivela agli altri questa sua propensione mediante una quotidianità intensa e partecipata.
I toni prescelti sono dunque quelli che esulano dalla mera descrittività oggettuale, lambendo invece quelli, altrettanto densi e profondi, delle figure che nel loro essere profondamente se stesse svelano e rivelano quella dignità di cui sono portatori.
La dignità, infatti, non è vista in questi scatti come una specie di “diritto preteso”, quanto di “diritto irrinunciabile”, parte fondante della persona, anche in un’ottica collettiva.
Non stupisce, pertanto, la scelta di Nadia di inserire le sue figure in una dimensione “sospensiva”, isolate o in piccoli gruppi, protagoniste di un sommovimento spesso appena percettibile ma che, forse proprio per questo, risulta ancora più coinvolgente.
Questa naturalezza si traduce in un linguaggio narrativo compiuto, dove le pose non sono cercate ad oltranza, ma derivano frequentemente, a nostro avviso, da una singolare “intesa” fra la Perrotta e i soggetti fotografati, tanto da raggiungere effetti emozionali davvero ragguardevoli.
In questo modo Nadia riesce a offrire un perfetto equilibrio, visivo e interiore, fra ciò che il suo discorso intende veicolare e il suo sentire, grazie anche a riprese attente e oculate, dove palesa una tecnica invidiabile, che dal bianco e nero passa a cambi “focali” di colore veramente intensi.
Il tradurre, attraverso la pellicola fotografica, quel sentire che sta dentro se stessi, per sottolineare quanto la dignità dell’uomo sia un Bene che deve stare alla base della pacifica convivenza umana, significa valorizzare le “specificità” di ciascun uomo.
Ciò significa, in altre parole, che le caratteristiche di pelle, di razza e di cultura non devono mai essere una sorta di barriera fra gli uomini, ma una grandissima ricchezza. Accettare l’altro per com’è e valorizzarne le “specificità” significa, come hanno evidenziato anche autorevoli riflessioni, praticare un’autentica cultura del vivere veramente con gli altri in serenità. Quella stessa serenità - viene da aggiungere – che si ha scorrendo gli scatti di Nadia, in cui la prossimità all’altro, non è semplicemente vicinanza, ma autentica e sincera condivisione e reciprocità.
Cremona, 28 Gennaio 2007
Dott. Simone Fappanni
L'ultima cosa che un abitante dell'oceano più profondo scoprirebbe è l'esistenza dell'acqua. Si renderebbe conto di essa solo se accidentalmente, si ritrovasse in superficie e conoscesse l'aria.
L'abilità di comprendere in modo globale la propria cultura richiede un grado di oggettività che raramente (se non mai) si riesce a raggiungere. Esponendoci verso altre culture, siamo come l'abitante del mare che conosce l'aria, ci rendiamo conto delle acque culturali in cui noi stessi viviamo.
Per quanto riguarda l'attuale fenomeno di flussi di migliaia di immigrati che continuano ad approdare nella nostra nazione, è importante riflettere su alcune problematiche essenziali.
Sia per la nazione ospitante che per gli immigrati il rischio di perdere le proprie radici è alto. Integrarsi in un paese ospitante vuol dire accettare la cultura di quest'ultimo e rispettarne le leggi, per chi ospita vuol dire consentire allo straniero una vita dignitosa all'interno dei suoi stessi canoni culturali . Il fenomeno di deculturalizzazione a cui si assiste, ad esempio in una metropoli come Londra è da ritenere più che altro un monito per una nazione come la nostra che si trova davanti solo alla seconda generazione di immigrati. Londra oggi è come se avesse perso la sua anima culturale. La metropoli è diventata un grande contenitore di popoli che non hanno più radici, i cui unici ideali sono il consumo e l'acquisizione di
status simbols.
Il progetto DIGNITY a cui sto lavorando, si propone di illustrare la realtà vista con gli occhi di chi è costretto ad abbandonare il proprio paese d'origine in cerca di un nuovo eldorado. E che si trova di fronte ad un mondo fatto di solitudine, pregiudizio e alienazione, i cui unici punti fermi sono, il ricordo di ciò che si è lasciato, la propria fede religiosa, e il rapporto con i figli e altri familiari (qualora presenti) e gli altri membri della comunità africana.
IL PERCORSO FOTOGRAFICO MEDITATIVO DI NADIA PERROTTA
di Simone Fappanni
Una condizione assoluta, imprescindibile, capace di andare oltre qualsiasi condizione esistenziale, è quella della dignità, oggetto di una serie di suggestive fotografie di Nadia Perrotta.
Un principium vitale che svela, in una vera e propria traduzione riflessiva, uno status, fisico e mentale, dove l’identità personale, l’essere dell’uomo in quanto tale, diventano unità indissolubile.
Un cammino, questo che accosta, con precisa apertura immaginativa, una materia complessa, nella quale si riversa tutto l’amore di Nadia per ciò che “l’altro” da se stessi diventa “parte” importantissima di se stessi.
In questo modo, l’incontro fra la Perrotta e l’affascinante universo africano, carico di energia e fonte di stimoli pressoché infiniti, risulta particolarmente intrigante.
Questo amore viene rivelato non riprendendo, attraverso il medium fotografico, paesaggi e scorci di un Continente che da sempre incanta e seduce, ma attraverso una intimità che verrebbe da definire “colloquiale”, quella della stessa autrice, che rivela agli altri questa sua propensione mediante una quotidianità intensa e partecipata.
I toni prescelti sono dunque quelli che esulano dalla mera descrittività oggettuale, lambendo invece quelli, altrettanto densi e profondi, delle figure che nel loro essere profondamente se stesse svelano e rivelano quella dignità di cui sono portatori.
La dignità, infatti, non è vista in questi scatti come una specie di “diritto preteso”, quanto di “diritto irrinunciabile”, parte fondante della persona, anche in un’ottica collettiva.
Non stupisce, pertanto, la scelta di Nadia di inserire le sue figure in una dimensione “sospensiva”, isolate o in piccoli gruppi, protagoniste di un sommovimento spesso appena percettibile ma che, forse proprio per questo, risulta ancora più coinvolgente.
Questa naturalezza si traduce in un linguaggio narrativo compiuto, dove le pose non sono cercate ad oltranza, ma derivano frequentemente, a nostro avviso, da una singolare “intesa” fra la Perrotta e i soggetti fotografati, tanto da raggiungere effetti emozionali davvero ragguardevoli.
In questo modo Nadia riesce a offrire un perfetto equilibrio, visivo e interiore, fra ciò che il suo discorso intende veicolare e il suo sentire, grazie anche a riprese attente e oculate, dove palesa una tecnica invidiabile, che dal bianco e nero passa a cambi “focali” di colore veramente intensi.
Il tradurre, attraverso la pellicola fotografica, quel sentire che sta dentro se stessi, per sottolineare quanto la dignità dell’uomo sia un Bene che deve stare alla base della pacifica convivenza umana, significa valorizzare le “specificità” di ciascun uomo.
Ciò significa, in altre parole, che le caratteristiche di pelle, di razza e di cultura non devono mai essere una sorta di barriera fra gli uomini, ma una grandissima ricchezza. Accettare l’altro per com’è e valorizzarne le “specificità” significa, come hanno evidenziato anche autorevoli riflessioni, praticare un’autentica cultura del vivere veramente con gli altri in serenità. Quella stessa serenità - viene da aggiungere – che si ha scorrendo gli scatti di Nadia, in cui la prossimità all’altro, non è semplicemente vicinanza, ma autentica e sincera condivisione e reciprocità.
Cremona, 28 Gennaio 2007
Dott. Simone Fappanni
16
marzo 2007
Nadia Perrotta – Dignity
Dal 16 al 26 marzo 2007
fotografia
Location
EVALUNA LIBRERIA ARTGALLERY
Napoli, Piazza Vincenzo Bellini, 72, (Napoli)
Napoli, Piazza Vincenzo Bellini, 72, (Napoli)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle ore 10,30 alle 14,30 e dalle ore 19 alle ore 23
Vernissage
16 Marzo 2007, ore 19
Autore