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Nam June Paik – The future is now
La mostra, a cura di Francesca
Pasini con Caterina Gualco, nasce
dal programma di dialogo tra la
collezione Remotti ed altre
collezioni italiane, avviato lo scorso
anno con “Omaggio Fischli e Weiss”.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Fondazione Pier Luigi e
Natalina Remotti è lieta di
presentare la mostra The future is
now, di Nam Jun Paik, che si terrà
nella propria sede di Camogli, via
Castagneto 53, dal 30 Novembre
2013 al 2 Marzo 2014.
La mostra, a cura di Francesca
Pasini con Caterina Gualco, nasce
dal programma di dialogo tra la
collezione Remotti ed altre
collezioni italiane, avviato lo scorso
anno con "Omaggio Fischli e Weiss".
Nam Jun Paik era nato a Seoul nel 1932 ed è morto a New York nel 2006.
Dalla Corea si trasferisce a Tokyo dove si laurea in Storia dell'Arte e della Musica con una
tesi su Arnold Schömberg, e poi in Germania dove prosegue gli studi lavorando dal 1958 al
1963 con Karl Heinz Stockhausen. Fondamentali saranno gli incontri John Cage nel 1960,
con George Maciunas e la partecipazione nel 1962 al Fluxus Internationale Festpiele
Neuster Musik di Wiesbaden. Nel 1963 arriva a New York dove nasce il sodalizio con la
violoncellista Charlotte Moorman, un'esperienza centrale nella galassia di Fluxus, che
durerà fino alla morte di Moorman nel 1991.
Nam Jun Paik è il travolgente innovatore del linguaggio video: musica, immagine, suono
stravolgono radicalmente l'oggetto video e la narrazione. In un'alleanza performativa i
monitor delle Tv diventano soggetti di un'opera d'arte totale e suggeriscono uno sconfinato
bacino d'interazione tra immagine, musica, performance, registrazione degli eventi, colori,
oggetti.
Paik aveva visto la forza della televisione e nello stesso tempo, rompendone gli schemi e
usandola come materia pittoricateatralesonora,
mette in primo piano il rischio
dell'omologazione, che lui, invece, vira in un grandioso zibaldone di immagini pop, di
riferimenti personali, collettivi, culturali e di invenzione. L'energia dirompente di Paik era
in sintonia con lo spirito del tempo che, tra gli anni sessanta e settanta, aveva intravisto
nella rottura delle regole la spinta a una nuova libertà.
Il flusso continuo di percezioni e invenzioni coinvolge immagini, oggetti, disegni sculture,
suoni. Così Paik inaugura la parentela con la musica contemporanea,
Come Pier Paolo Pasolini, anche lui aveva intuito che il sistema televisivo avrebbe
influenzato il comportamento individuale, politico, collettivo trasformando la società in
aggregati mediatici, e le sue opere sono anche l'annuncio critico di questra trasformazione.
Nella sua vita ci sono tappe fondamentali che sottolineano l'irruzione della novità
tecnologica, come la prima telecamera portatile Portapak,
creata dalla Sony nel 1965. Nel
'70 Paik costruisce con l'ingegnere coreano Shuya Abe, l'AbePaik
Synthetizer, un dispositivo
per il trattamento di immagini e suoni.
Clamorosa sarà la sua trasmissione in diretta con Joseph Beuys alla Documenta 6, a Kassel
nel 1977, che inaugura i suoi successivi esperimenti con i satelliti ad alta tecnologia.
Oltre alle partecipazioni a Fluxus, le sue mostre si sono avvicendate in tutti i musei del
mondo: la personale all'Whitney, New York, 1982; la trasmissione in diretta Pompidou
Parigi – Moma New York 1984, con Laurie Anderson, Peter Gabriel, John Cage, Merce
Cunningham, Salvador Dalì, Joseph Beuys; nel 1991 la doppia personale Kunsthalle
Basilea Kunsthalle
Zurigo. Nel 1993, insieme ad Hans Haacke, rappresenta la Germania
alla Biennale di Venezia e vincono il Leone d'Oro. Un padiglione indimenticabile. Monitor
ovunque. I "flussi" dell'energia del mondo si amalgamavano alle pareti mentre e
transitavano dentro e fuori il padiglione. Dall'elettronica captava la creazione di figure e
suoni. La monumentalità di questa installazione era anche una previsione di cambiamento,
in questi ultimi decenni abbiamo, infatti, assistito alla monumentale svolta del potere
mediatico televisivo e degli strumenti elettronici di comunicazione.
La qualità di Paik è stata di saper tenere insieme la pluralità delle culture a cui lui stesso
apparteneva, creando un'armonia che sapeva intonare rumori, suoni e colori ad oggetti.
Paik ne coglie l'anima e la mette in dialogo con la sua immaginaria orchestra dove i
televisori diventano un violoncello (con Moorman nel Concerto for TV Cello and
Videotapes, 1971) o sono i compagni di dialogo di Buddha o di un gruppo di rane, come
appare in due opere in mostra alla Fondazione Remotti: TV Frog, 1979 – 1995 e TV
Buddha, ( senza data).
Paik ha conosciuto bene l'Italia: il primo amore è stato l'Opera Lirica e Beniamino Gigli:
come lui stesso ha dichiarato, "l'opera lirica rappresenta quello che ricerco nell'arte
elettronica, nel senso di riuscire a ottenere quel grado performativo: in un'opera c'è tutto,
musica, movimento, spazio. Se un'operazione elettronica riesce, come TV Garden e TV
Buddha, deve essere considerata un Opera Elettronica."
Dalla Biennale di Venezia del '66 la sua presenza in Italia è stata costante: la mostra alla
galleria L'Attico di Fabio Sargentini, nel 1975, le videoscenografie
per il programma
Publimania di Rai 3, Robot Cicero per "La Mostra del Cinema" di Venezia nel 1978. Nel
1989 la galleria Unimedia di Genova di Caterina Gualco ospita la personale Pitture, e lo
Studio Morradue di Napoli, quella intitolata Opere.
Il 1990 è l'anno della consacrazione italiana, con le personali alla Fondazione Mudima di
Milano, ai Chiostri di S.Domenico di Reggio Emilia (curata da Rosanna Chiessi e Antonina
Zuru), la grande collettiva a Venezia Ubi Fluxus Ibi Motus, a cura di Achille Bonito Oliva e
promossa da Gino Di Maggio e dalla Fondazione Mudima, E poi la Biennale del '93.
Sciamano del video è la grande personale del 1994 a Palazzo Reale di Milano, a cura di
Gino di Maggio e Dominique Stella, con scritti in catalogo di Bonito Oliova, Di Maggio,
Fagone. E tante altre presenze in Italia e in tutto il mondo anche dopo la morte nel gennaio
del 2006, e proprio nello stesso anno il Moma gli dedica una grande anologica. Nel 2011
una retrospettiva passa dal Museum Kunst Palast di Düsseldorf alla Tate di Liverpool. E poi
lo Smithsonian Anerican Art Museum – Washington nel 2012 gli dedica una grande
antologica come fa Galleria Civica Modena, 2013 con una rassegna a Nam Jun Paik e
l'Italia, a cura di Silvia Ferrari, Serena Goldoni, Marco Pierini.
Alla Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti di Camogli emerge un emozionante profilo di
questo straordinario artista, che nella sua vita aveva sempre tenuto insieme l'energia
dell'arte e quella dei rapporti con altri artisti.
Tra le opere in mostra:
TV Buddha (s.d.): la statua antica di un Budha guarda enigmaticamente un monitor
televisivo. Vanno a confronto epoche, religioni, linguaggi e resta l'enigma dei sedimenti e
dei residui delle culture di ognuno.
TV Frog, 1979 – 1995: due rane in pietra grigia guardano il televisore su cui avvengono
storie che le riguardano e che e che rimbalzano su di noi.
Tv Clok, 1991, Tv monitor, orologio, telecamera a circuito chiuso (95x95x140). La statuina
di una fanciulla stile ottocentesco regge un orologio e si trova al centro di uno spazio
costruito con tre Monitor accesi.
Senza titolo, 1995, cm 32x 19. Una lanterna, dipinta di rosso, al posto dello stoppino ha
una mini Tv: simbolo di una nuova energia luminosa.
Cage in Cage, 1989, Bird cage, monitor, DVD player. Un omaggio all'amico e un ricordo.
Così nel gioco di parole "Cage in Gabbia", Paik commemora la morte dell'amico. In una
antica gabbia per uccelli c'è un piccolo monitor dove scorrono tanti momenti del dialogo tra
Cage e Paik.
Beuys Voice, 1988, laser painting, pittura a olio, oggetti vari, cm 162 x196 x 10. Uno
straordinario racconto dove gli emblemi simbolici di Bueuys come il cappello, la lepre si
intrecciano a figure, e pitture.
Omaggio a Joseph Beuys, 1989 polimaterico su tela, cm. 202x166
Cello, 1989, violoncello, cartone sagomato e fotografie. Dalla performance di Reggio
Emilia, eseguita da Nam June Paik e Charlotte Moorman a Reggio Emilia nel 1989
Afrique mountain memory, 1991, polimaterico su tela, su tavola. Uno schermo di un
monitor diventa il supporto di questa pittura tridimesionale dove una specie di bassorilievo
che evoca la cultura africana si addossa allo schermo.
Untitled (Laurie Anderson), 1996, Computer, fotografia laser su tela, un I.C.T.V. e un lettore
di laser disc 91,5 x 119,5
Nam June Paik fluxus island – indecollage ocean, serigrafia su tela cm 154x154, 1962.
Collegando gli eventi che sono avvenuti in quell'anno Paik disegna i confini di un'isola della
mente e delle idee.
TV Paper, 1992, disegno, collage su carta, cm 25 x 44. Due fogli con disegni informali fanno
da sipario a un'immaginaria schermo televisivo, dove scorrono file di disegni colorati,
alludono ai geroglifici o alle scritture non alfabetiche, pianoforti, monitor tv, antenne,
orologi, occhi, pesci mani... Insomma la vita.
Open your window, 1995 tecnica mista su tela, cm. 96x122
Beuys , 1989 olio e tecnica mista su tela applicata su tavola, cm. 206x123
Venere (Hillary Clinton), 1997 olio su tela emulsionata, video, cm. 40x42. Da una
conchiglia nasce una Venere che ha la faccia di Hilary Clinton, sul fondo il vesuvio e il mare
che bagna Napoli, con scritte e punti di domanda.
Colosseum TV,1990, Fondazione MudimaStudio
Azzurro. Una straordinaria intervista
realizzata da Paolo Rosa e Fabio Cirifino mentre Paik stava allestendo l'opera Colosseum per
la mostra alla Fondazione Mudima.
Natalina Remotti è lieta di
presentare la mostra The future is
now, di Nam Jun Paik, che si terrà
nella propria sede di Camogli, via
Castagneto 53, dal 30 Novembre
2013 al 2 Marzo 2014.
La mostra, a cura di Francesca
Pasini con Caterina Gualco, nasce
dal programma di dialogo tra la
collezione Remotti ed altre
collezioni italiane, avviato lo scorso
anno con "Omaggio Fischli e Weiss".
Nam Jun Paik era nato a Seoul nel 1932 ed è morto a New York nel 2006.
Dalla Corea si trasferisce a Tokyo dove si laurea in Storia dell'Arte e della Musica con una
tesi su Arnold Schömberg, e poi in Germania dove prosegue gli studi lavorando dal 1958 al
1963 con Karl Heinz Stockhausen. Fondamentali saranno gli incontri John Cage nel 1960,
con George Maciunas e la partecipazione nel 1962 al Fluxus Internationale Festpiele
Neuster Musik di Wiesbaden. Nel 1963 arriva a New York dove nasce il sodalizio con la
violoncellista Charlotte Moorman, un'esperienza centrale nella galassia di Fluxus, che
durerà fino alla morte di Moorman nel 1991.
Nam Jun Paik è il travolgente innovatore del linguaggio video: musica, immagine, suono
stravolgono radicalmente l'oggetto video e la narrazione. In un'alleanza performativa i
monitor delle Tv diventano soggetti di un'opera d'arte totale e suggeriscono uno sconfinato
bacino d'interazione tra immagine, musica, performance, registrazione degli eventi, colori,
oggetti.
Paik aveva visto la forza della televisione e nello stesso tempo, rompendone gli schemi e
usandola come materia pittoricateatralesonora,
mette in primo piano il rischio
dell'omologazione, che lui, invece, vira in un grandioso zibaldone di immagini pop, di
riferimenti personali, collettivi, culturali e di invenzione. L'energia dirompente di Paik era
in sintonia con lo spirito del tempo che, tra gli anni sessanta e settanta, aveva intravisto
nella rottura delle regole la spinta a una nuova libertà.
Il flusso continuo di percezioni e invenzioni coinvolge immagini, oggetti, disegni sculture,
suoni. Così Paik inaugura la parentela con la musica contemporanea,
Come Pier Paolo Pasolini, anche lui aveva intuito che il sistema televisivo avrebbe
influenzato il comportamento individuale, politico, collettivo trasformando la società in
aggregati mediatici, e le sue opere sono anche l'annuncio critico di questra trasformazione.
Nella sua vita ci sono tappe fondamentali che sottolineano l'irruzione della novità
tecnologica, come la prima telecamera portatile Portapak,
creata dalla Sony nel 1965. Nel
'70 Paik costruisce con l'ingegnere coreano Shuya Abe, l'AbePaik
Synthetizer, un dispositivo
per il trattamento di immagini e suoni.
Clamorosa sarà la sua trasmissione in diretta con Joseph Beuys alla Documenta 6, a Kassel
nel 1977, che inaugura i suoi successivi esperimenti con i satelliti ad alta tecnologia.
Oltre alle partecipazioni a Fluxus, le sue mostre si sono avvicendate in tutti i musei del
mondo: la personale all'Whitney, New York, 1982; la trasmissione in diretta Pompidou
Parigi – Moma New York 1984, con Laurie Anderson, Peter Gabriel, John Cage, Merce
Cunningham, Salvador Dalì, Joseph Beuys; nel 1991 la doppia personale Kunsthalle
Basilea Kunsthalle
Zurigo. Nel 1993, insieme ad Hans Haacke, rappresenta la Germania
alla Biennale di Venezia e vincono il Leone d'Oro. Un padiglione indimenticabile. Monitor
ovunque. I "flussi" dell'energia del mondo si amalgamavano alle pareti mentre e
transitavano dentro e fuori il padiglione. Dall'elettronica captava la creazione di figure e
suoni. La monumentalità di questa installazione era anche una previsione di cambiamento,
in questi ultimi decenni abbiamo, infatti, assistito alla monumentale svolta del potere
mediatico televisivo e degli strumenti elettronici di comunicazione.
La qualità di Paik è stata di saper tenere insieme la pluralità delle culture a cui lui stesso
apparteneva, creando un'armonia che sapeva intonare rumori, suoni e colori ad oggetti.
Paik ne coglie l'anima e la mette in dialogo con la sua immaginaria orchestra dove i
televisori diventano un violoncello (con Moorman nel Concerto for TV Cello and
Videotapes, 1971) o sono i compagni di dialogo di Buddha o di un gruppo di rane, come
appare in due opere in mostra alla Fondazione Remotti: TV Frog, 1979 – 1995 e TV
Buddha, ( senza data).
Paik ha conosciuto bene l'Italia: il primo amore è stato l'Opera Lirica e Beniamino Gigli:
come lui stesso ha dichiarato, "l'opera lirica rappresenta quello che ricerco nell'arte
elettronica, nel senso di riuscire a ottenere quel grado performativo: in un'opera c'è tutto,
musica, movimento, spazio. Se un'operazione elettronica riesce, come TV Garden e TV
Buddha, deve essere considerata un Opera Elettronica."
Dalla Biennale di Venezia del '66 la sua presenza in Italia è stata costante: la mostra alla
galleria L'Attico di Fabio Sargentini, nel 1975, le videoscenografie
per il programma
Publimania di Rai 3, Robot Cicero per "La Mostra del Cinema" di Venezia nel 1978. Nel
1989 la galleria Unimedia di Genova di Caterina Gualco ospita la personale Pitture, e lo
Studio Morradue di Napoli, quella intitolata Opere.
Il 1990 è l'anno della consacrazione italiana, con le personali alla Fondazione Mudima di
Milano, ai Chiostri di S.Domenico di Reggio Emilia (curata da Rosanna Chiessi e Antonina
Zuru), la grande collettiva a Venezia Ubi Fluxus Ibi Motus, a cura di Achille Bonito Oliva e
promossa da Gino Di Maggio e dalla Fondazione Mudima, E poi la Biennale del '93.
Sciamano del video è la grande personale del 1994 a Palazzo Reale di Milano, a cura di
Gino di Maggio e Dominique Stella, con scritti in catalogo di Bonito Oliova, Di Maggio,
Fagone. E tante altre presenze in Italia e in tutto il mondo anche dopo la morte nel gennaio
del 2006, e proprio nello stesso anno il Moma gli dedica una grande anologica. Nel 2011
una retrospettiva passa dal Museum Kunst Palast di Düsseldorf alla Tate di Liverpool. E poi
lo Smithsonian Anerican Art Museum – Washington nel 2012 gli dedica una grande
antologica come fa Galleria Civica Modena, 2013 con una rassegna a Nam Jun Paik e
l'Italia, a cura di Silvia Ferrari, Serena Goldoni, Marco Pierini.
Alla Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti di Camogli emerge un emozionante profilo di
questo straordinario artista, che nella sua vita aveva sempre tenuto insieme l'energia
dell'arte e quella dei rapporti con altri artisti.
Tra le opere in mostra:
TV Buddha (s.d.): la statua antica di un Budha guarda enigmaticamente un monitor
televisivo. Vanno a confronto epoche, religioni, linguaggi e resta l'enigma dei sedimenti e
dei residui delle culture di ognuno.
TV Frog, 1979 – 1995: due rane in pietra grigia guardano il televisore su cui avvengono
storie che le riguardano e che e che rimbalzano su di noi.
Tv Clok, 1991, Tv monitor, orologio, telecamera a circuito chiuso (95x95x140). La statuina
di una fanciulla stile ottocentesco regge un orologio e si trova al centro di uno spazio
costruito con tre Monitor accesi.
Senza titolo, 1995, cm 32x 19. Una lanterna, dipinta di rosso, al posto dello stoppino ha
una mini Tv: simbolo di una nuova energia luminosa.
Cage in Cage, 1989, Bird cage, monitor, DVD player. Un omaggio all'amico e un ricordo.
Così nel gioco di parole "Cage in Gabbia", Paik commemora la morte dell'amico. In una
antica gabbia per uccelli c'è un piccolo monitor dove scorrono tanti momenti del dialogo tra
Cage e Paik.
Beuys Voice, 1988, laser painting, pittura a olio, oggetti vari, cm 162 x196 x 10. Uno
straordinario racconto dove gli emblemi simbolici di Bueuys come il cappello, la lepre si
intrecciano a figure, e pitture.
Omaggio a Joseph Beuys, 1989 polimaterico su tela, cm. 202x166
Cello, 1989, violoncello, cartone sagomato e fotografie. Dalla performance di Reggio
Emilia, eseguita da Nam June Paik e Charlotte Moorman a Reggio Emilia nel 1989
Afrique mountain memory, 1991, polimaterico su tela, su tavola. Uno schermo di un
monitor diventa il supporto di questa pittura tridimesionale dove una specie di bassorilievo
che evoca la cultura africana si addossa allo schermo.
Untitled (Laurie Anderson), 1996, Computer, fotografia laser su tela, un I.C.T.V. e un lettore
di laser disc 91,5 x 119,5
Nam June Paik fluxus island – indecollage ocean, serigrafia su tela cm 154x154, 1962.
Collegando gli eventi che sono avvenuti in quell'anno Paik disegna i confini di un'isola della
mente e delle idee.
TV Paper, 1992, disegno, collage su carta, cm 25 x 44. Due fogli con disegni informali fanno
da sipario a un'immaginaria schermo televisivo, dove scorrono file di disegni colorati,
alludono ai geroglifici o alle scritture non alfabetiche, pianoforti, monitor tv, antenne,
orologi, occhi, pesci mani... Insomma la vita.
Open your window, 1995 tecnica mista su tela, cm. 96x122
Beuys , 1989 olio e tecnica mista su tela applicata su tavola, cm. 206x123
Venere (Hillary Clinton), 1997 olio su tela emulsionata, video, cm. 40x42. Da una
conchiglia nasce una Venere che ha la faccia di Hilary Clinton, sul fondo il vesuvio e il mare
che bagna Napoli, con scritte e punti di domanda.
Colosseum TV,1990, Fondazione MudimaStudio
Azzurro. Una straordinaria intervista
realizzata da Paolo Rosa e Fabio Cirifino mentre Paik stava allestendo l'opera Colosseum per
la mostra alla Fondazione Mudima.
30
novembre 2013
Nam June Paik – The future is now
Dal 30 novembre 2013 al 02 marzo 2014
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE PIERLUIGI E NATALINA REMOTTI
Camogli, Via Castagneto, 52, (Genova)
Camogli, Via Castagneto, 52, (Genova)
Orario di apertura
Sabato e domenica dalle 11.00 alle 18.00 e su appuntamento
Vernissage
30 Novembre 2013, Ore 17.45
Ufficio stampa
CRISTINA PARISET
Autore
Curatore