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Namsal Siedlecki / Andrea Zucchini – Soma
Soma è una mostra concepita come corpo celeste che implode ed esplode nel tempo e nella materia.
Comunicato stampa
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Soma è una mostra concepita come corpo celeste che implode ed esplode nel tempo e nella materia.
Caduta
Farsi peso. Dimenticare la postura antropocentrica, cadere.
In un tempo non lontano si raccontava dell’esistenza di diversi regni, il regno animale, vegetale e minerale. Questa divisione era stata compiuta dall’uomo per organizzare i corpi animati che differivano dal proprio. E ancora all’uomo si doveva l’azionamento di una retta lineare del tempo, che organizzava anche la relazione con gli oggetti inanimati. Curiosamente, infatti, un tempo non esisteva l’archeologia dell’uomo, esisteva solo quella degli oggetti. Ma torniamo lentamente al presente, all’archeologia dell’uomo. Essa indaga e studia la traccia impressa dai corpi umani. Tuttavia, proprio la mancanza dei corpi, conduce le ricerche nella polvere, nei sogni, in superfici astratte e ceneri sbiadite.
Ritrovamento
In una cornice in cui pesare visivamente frammenti di materia e di corpo, uno spazio- riparo di tracce- ci accoglie con una visione. Sun Makers (1) è un video in cui gli artefici del sole sono residui di una visione arcaica e iniziatori di una nuova, futura. Un rito si compie. Un’inversione di prospettive. L’eclisse è vissuta al contrario, dalla luna. I “Sun makers” hanno iniziato un fragile ciclo, che si sta allontanando dalla cosmologia antropocentrica.
Sun Makers descrive l’archeologia dell’uomo: un accumulo per spossamento. L’interiorità psicologica è scavata nei sogni, nelle temperature immateriali di città post-industriali, grigie. Maschera della catastrofe ambientale è un controtrasfert psicologico, uno degli strati temporali più vicini a noi nella scala cronologica dell’archeologia dell’uomo. Descritto come occhi e come polvere. Gli occhi contratti di un corpo umano, vivi e nitidi sul corpo di una betulla, di un albero. Tale è la scultura Untitled (2) di Andrea Zucchini. Un’altra traccia di ritrovamento umano che lo spazio accoglie è un oggetto ibrido. Squash (3) (Namsal Siedlecki, 2018) è il corpo di una zucca ricoperto d’argento secondo un’operazione di galvanizzazione. Un lieve passo verso il superamento delle divisioni in regni, e di una collaborazione tra il tempo e le specie naturali. L’involucro artificiale, così evidente in superficie, inghiotte la natura inorganica della zucca rendendo immortale le due temporalità. Senza una differenza evidente, una metamorfosi. Passaggio di stato. Ibridazione di materia, tempo. Le leggi gravitazionali si sono ristrette nel lavaggio a centrifuga dell’archeologia umana.
La materia performa una remota rivincita.
Fantasmi
Traccia fantastica e spasimo della materia è pelle bianca, una pelle viva, installata su una delle pareti, una sorta di sudario esposto. Si tratta di una tela che altro non è che pergamena, membrana ricavata dalla pelle di animale (agnello o vitello) non conciata, superficie astratta e tangibile: Vellum (4).
Una danza di cenere, ultimo respiro della materia, implode secondo leggi gravitazionali e psicotiche. Il pavimento è cosparso di polvere sottile, polvere di ossa, origine e fine: Open Container (5).
Iniziazione
I corpi che qui troviamo sono calchi, immagini impresse nello spazio, futuro di una nuova riconciliazione tra tempo e materia.
(1) Andrea Zucchini, Sun Maker, 2017 video, 05’.04’’.
(2) Andrea Zucchini, Untitled, 2017, schiuma ad espansione poliuteranica, resina poliestere, pigmento.
(3) Namsal Siedlecki, Squash, 2018, argento, rame 30 x 10 x 10 cm.
(4) Namsal Siedlecki, Vellum, 2018 pergamena 79 x 90 cm.
(5) Andrea Zucchini, Open Container, 2017, cenere d’osso animale.
- Sonia D’Alto
Namsal Siedlecki (Greenfield, USA 1986), vive a lavora a Seggiano, Toscana. Nel 2015 ha vinto la quarta edizione del Premio Moroso ed ha partecipato al Cy Twombly Italian Affiliated Fellow in Visual Arts presso l’American Academy di Roma. Ha recentemente esposto in numerose istituzioni tra cui: Galeria Boavista, Lisbona; Villa Romana, Firenze; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato; American Academy in Rome, Roma; Villa Medici, Roma; Fondazione Bevilacqua la Masa, Venezia; Moscow International Biennale for Young Art, Mosca; Antinori Art Project, Bargino; ChertLüdde, Berlino; Galleria Magazzino, Roma; Galeria Madragoa, Lisbona; Frankfurt am Main, Berlino; Very Project Space, Berlino; Museo Apparente, Napoli; Cripta747, Torino.
Andre Zucchini (Brescia, IT 1986), vive a lavora a Londra. Ha studiato scultura al Royal College of Art 2013 – 2015 MA e storia dell’arte presso Goldsmiths College 2010 – 2013 BA. Mostre Future: Dreamwalker, Obsidian Coast, Bradford on Avon, UK (solo); Future Primitive, a cura di Caterina Avataneo, SixtyEight Art Institute / Italian Embassy, Copenhagen, Denmark.
Sonia D’Alto vive e lavora tra l’Italia e la Francia. È curatrice, editrice e autrice. Si è laureata in Archeologia e Storia dell’Arte e ha studiato performance all’Akademie der Bildenden Kunste di Vienna. Dalla performance ha sviluppato un interesse per l’antropologia e la mitologia in relazione alla storia e all’immagine. Durante una residenza per curatori presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), ha esplorato i temi del display espositivo e della storia delle mostre. Parallelamente al suo ruolo di responsabile della produzione di residenze artistiche nel Mediterraneo (CODE South Way a Marsiglia e Residency 80121 a Napoli), ha anche lavorato come curatrice in Europa. Dal gennaio 2019 è parte del team scientifico della Fondazione Adolfo Pini a Milano. Si interessa di storia delle mostre, re-enactment storico, immagine in movimento, studi subalterni, scrittura femminile, multinaturalismo.
Caduta
Farsi peso. Dimenticare la postura antropocentrica, cadere.
In un tempo non lontano si raccontava dell’esistenza di diversi regni, il regno animale, vegetale e minerale. Questa divisione era stata compiuta dall’uomo per organizzare i corpi animati che differivano dal proprio. E ancora all’uomo si doveva l’azionamento di una retta lineare del tempo, che organizzava anche la relazione con gli oggetti inanimati. Curiosamente, infatti, un tempo non esisteva l’archeologia dell’uomo, esisteva solo quella degli oggetti. Ma torniamo lentamente al presente, all’archeologia dell’uomo. Essa indaga e studia la traccia impressa dai corpi umani. Tuttavia, proprio la mancanza dei corpi, conduce le ricerche nella polvere, nei sogni, in superfici astratte e ceneri sbiadite.
Ritrovamento
In una cornice in cui pesare visivamente frammenti di materia e di corpo, uno spazio- riparo di tracce- ci accoglie con una visione. Sun Makers (1) è un video in cui gli artefici del sole sono residui di una visione arcaica e iniziatori di una nuova, futura. Un rito si compie. Un’inversione di prospettive. L’eclisse è vissuta al contrario, dalla luna. I “Sun makers” hanno iniziato un fragile ciclo, che si sta allontanando dalla cosmologia antropocentrica.
Sun Makers descrive l’archeologia dell’uomo: un accumulo per spossamento. L’interiorità psicologica è scavata nei sogni, nelle temperature immateriali di città post-industriali, grigie. Maschera della catastrofe ambientale è un controtrasfert psicologico, uno degli strati temporali più vicini a noi nella scala cronologica dell’archeologia dell’uomo. Descritto come occhi e come polvere. Gli occhi contratti di un corpo umano, vivi e nitidi sul corpo di una betulla, di un albero. Tale è la scultura Untitled (2) di Andrea Zucchini. Un’altra traccia di ritrovamento umano che lo spazio accoglie è un oggetto ibrido. Squash (3) (Namsal Siedlecki, 2018) è il corpo di una zucca ricoperto d’argento secondo un’operazione di galvanizzazione. Un lieve passo verso il superamento delle divisioni in regni, e di una collaborazione tra il tempo e le specie naturali. L’involucro artificiale, così evidente in superficie, inghiotte la natura inorganica della zucca rendendo immortale le due temporalità. Senza una differenza evidente, una metamorfosi. Passaggio di stato. Ibridazione di materia, tempo. Le leggi gravitazionali si sono ristrette nel lavaggio a centrifuga dell’archeologia umana.
La materia performa una remota rivincita.
Fantasmi
Traccia fantastica e spasimo della materia è pelle bianca, una pelle viva, installata su una delle pareti, una sorta di sudario esposto. Si tratta di una tela che altro non è che pergamena, membrana ricavata dalla pelle di animale (agnello o vitello) non conciata, superficie astratta e tangibile: Vellum (4).
Una danza di cenere, ultimo respiro della materia, implode secondo leggi gravitazionali e psicotiche. Il pavimento è cosparso di polvere sottile, polvere di ossa, origine e fine: Open Container (5).
Iniziazione
I corpi che qui troviamo sono calchi, immagini impresse nello spazio, futuro di una nuova riconciliazione tra tempo e materia.
(1) Andrea Zucchini, Sun Maker, 2017 video, 05’.04’’.
(2) Andrea Zucchini, Untitled, 2017, schiuma ad espansione poliuteranica, resina poliestere, pigmento.
(3) Namsal Siedlecki, Squash, 2018, argento, rame 30 x 10 x 10 cm.
(4) Namsal Siedlecki, Vellum, 2018 pergamena 79 x 90 cm.
(5) Andrea Zucchini, Open Container, 2017, cenere d’osso animale.
- Sonia D’Alto
Namsal Siedlecki (Greenfield, USA 1986), vive a lavora a Seggiano, Toscana. Nel 2015 ha vinto la quarta edizione del Premio Moroso ed ha partecipato al Cy Twombly Italian Affiliated Fellow in Visual Arts presso l’American Academy di Roma. Ha recentemente esposto in numerose istituzioni tra cui: Galeria Boavista, Lisbona; Villa Romana, Firenze; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato; American Academy in Rome, Roma; Villa Medici, Roma; Fondazione Bevilacqua la Masa, Venezia; Moscow International Biennale for Young Art, Mosca; Antinori Art Project, Bargino; ChertLüdde, Berlino; Galleria Magazzino, Roma; Galeria Madragoa, Lisbona; Frankfurt am Main, Berlino; Very Project Space, Berlino; Museo Apparente, Napoli; Cripta747, Torino.
Andre Zucchini (Brescia, IT 1986), vive a lavora a Londra. Ha studiato scultura al Royal College of Art 2013 – 2015 MA e storia dell’arte presso Goldsmiths College 2010 – 2013 BA. Mostre Future: Dreamwalker, Obsidian Coast, Bradford on Avon, UK (solo); Future Primitive, a cura di Caterina Avataneo, SixtyEight Art Institute / Italian Embassy, Copenhagen, Denmark.
Sonia D’Alto vive e lavora tra l’Italia e la Francia. È curatrice, editrice e autrice. Si è laureata in Archeologia e Storia dell’Arte e ha studiato performance all’Akademie der Bildenden Kunste di Vienna. Dalla performance ha sviluppato un interesse per l’antropologia e la mitologia in relazione alla storia e all’immagine. Durante una residenza per curatori presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), ha esplorato i temi del display espositivo e della storia delle mostre. Parallelamente al suo ruolo di responsabile della produzione di residenze artistiche nel Mediterraneo (CODE South Way a Marsiglia e Residency 80121 a Napoli), ha anche lavorato come curatrice in Europa. Dal gennaio 2019 è parte del team scientifico della Fondazione Adolfo Pini a Milano. Si interessa di storia delle mostre, re-enactment storico, immagine in movimento, studi subalterni, scrittura femminile, multinaturalismo.
25
gennaio 2019
Namsal Siedlecki / Andrea Zucchini – Soma
Dal 25 gennaio al 20 marzo 2019
arte contemporanea
Location
ACAPPELLA
Napoli, Via Cappella Vecchia, 8, (Napoli)
Napoli, Via Cappella Vecchia, 8, (Napoli)
Orario di apertura
da martedì a venerdì dalle 16:30 alle 19:30
sabato dalle 11:30 alle 14:00
Vernissage
25 Gennaio 2019, ore 19:00
Autore