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Napolitano & Petricca – Materia Obscura
L’iper-produzione ed ostentazione dell’immagine ha oramai anestetizzato la civiltà contemporanea ed ha in qualche modo sedato la sua carica creativa.
Comunicato stampa
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(Testo di Micol Di Veroli)
L’iper-produzione ed ostentazione dell’immagine ha oramai anestetizzato la civiltà contemporanea ed ha in qualche modo sedato la sua carica creativa. Questo scenario era stato già anticipato da Guy Debord nel suo testo La Società dello Spettacolo e successivamente oggettivato da Andy Warhol nella sua reiterazione di scene catastrofiche le quali riuscivano a togliere drammaticità al dramma mediante una continua presenza dell’immagine reale o presunta tale. L’immagine ripresa o fotografata non è riuscita ad evitare l’asettico meccanismo di reificazione su cui si fonda il consumismo moderno e si è anzi allineata ad un processo di razionalizzazione tecnologica teso all’appiattimento di ogni forma emozionale ed alla sostituzione della realtà oggettiva con una forma di realtà mediata che in un certo qual modo rappresenta l’unica realtà visibile. L’immagine ostenta continuamente la sua presenza, divorando le immagini precedenti, all’insegna di una linea temporale ferma in un presente indefinito che fagocita il passato etichettandolo come obsoleto ed inadeguato. Le sempre più sofisticate macchine per produrre immagini sono ormai alla portata di tutti e donano l’illusione di una creatività sempre più mercificata ma il trasformarsi dell’immagine in merce equivale al trasformarsi della merce in immagine. Il proliferare dell’immagine alla stregua del prodotto di consumo funziona come un collante che tiene insieme l’arte ma si tratta di un collante privo del dovuto mordente e l’essenza livellatrice di ogni immagine ha finito ormai con il ripercuotersi sull’arte stessa, omologando il tutto in un unico grande rito autocontemplativo ed autoincesnatorio. Le manifestazioni creative dei nostri giorni sono per necessità scandite e mediate dall’immagine ma esse sono isolate dall’arte e troppo impegnate in un continuo dialogo su se stesse, quasi fosse un monologo consolatorio.
Sussiste comunque una funzione ideologica ed educativa dell’immagine ma tale aspetto rassicurante e positivo rappresenta comunque un caso isolato, una minima percentuale della produzione seriale. Quest’ultima, nella maggior parte, potrebbe essere tranquillamente eliminata, anzi tale operazione di snellimento delle immagini avrebbe quasi un intento fisiologico. Per tornare nuovamente in possesso dell’immagine l’arte deve imparare a negarla, questa forma di rifiuto dell'immagine, coperta da strati di colore acrilico è alla base del progetto Materia Obscura di Napolitano & Petricca. All'interno del ciclo di opere, la visione viene ostacolata ed una nuova forma di attenzione viene creata attorno alle figure ed agli scenari coperti dalla materia.
L’iper-produzione ed ostentazione dell’immagine ha oramai anestetizzato la civiltà contemporanea ed ha in qualche modo sedato la sua carica creativa. Questo scenario era stato già anticipato da Guy Debord nel suo testo La Società dello Spettacolo e successivamente oggettivato da Andy Warhol nella sua reiterazione di scene catastrofiche le quali riuscivano a togliere drammaticità al dramma mediante una continua presenza dell’immagine reale o presunta tale. L’immagine ripresa o fotografata non è riuscita ad evitare l’asettico meccanismo di reificazione su cui si fonda il consumismo moderno e si è anzi allineata ad un processo di razionalizzazione tecnologica teso all’appiattimento di ogni forma emozionale ed alla sostituzione della realtà oggettiva con una forma di realtà mediata che in un certo qual modo rappresenta l’unica realtà visibile. L’immagine ostenta continuamente la sua presenza, divorando le immagini precedenti, all’insegna di una linea temporale ferma in un presente indefinito che fagocita il passato etichettandolo come obsoleto ed inadeguato. Le sempre più sofisticate macchine per produrre immagini sono ormai alla portata di tutti e donano l’illusione di una creatività sempre più mercificata ma il trasformarsi dell’immagine in merce equivale al trasformarsi della merce in immagine. Il proliferare dell’immagine alla stregua del prodotto di consumo funziona come un collante che tiene insieme l’arte ma si tratta di un collante privo del dovuto mordente e l’essenza livellatrice di ogni immagine ha finito ormai con il ripercuotersi sull’arte stessa, omologando il tutto in un unico grande rito autocontemplativo ed autoincesnatorio. Le manifestazioni creative dei nostri giorni sono per necessità scandite e mediate dall’immagine ma esse sono isolate dall’arte e troppo impegnate in un continuo dialogo su se stesse, quasi fosse un monologo consolatorio.
Sussiste comunque una funzione ideologica ed educativa dell’immagine ma tale aspetto rassicurante e positivo rappresenta comunque un caso isolato, una minima percentuale della produzione seriale. Quest’ultima, nella maggior parte, potrebbe essere tranquillamente eliminata, anzi tale operazione di snellimento delle immagini avrebbe quasi un intento fisiologico. Per tornare nuovamente in possesso dell’immagine l’arte deve imparare a negarla, questa forma di rifiuto dell'immagine, coperta da strati di colore acrilico è alla base del progetto Materia Obscura di Napolitano & Petricca. All'interno del ciclo di opere, la visione viene ostacolata ed una nuova forma di attenzione viene creata attorno alle figure ed agli scenari coperti dalla materia.
15
gennaio 2011
Napolitano & Petricca – Materia Obscura
Dal 15 gennaio al 04 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
LAPORTABLU GALLERY
Roma, Arco Degli Acetari, 40, (Roma)
Roma, Arco Degli Acetari, 40, (Roma)
Orario di apertura
da martedi a sabato ore 17-20
Vernissage
15 Gennaio 2011, ore 19.00
Autore
Curatore