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Natale Borsetti – La mia Resistenza non armata
Appunti e Disegni di un militare italiano prigioniero nei lager della Germania dal 1943 al 1945
Comunicato stampa
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Si tratta complessivamente di più di 100 disegni (85 su fogli sciolti e una ventina impaginati su notes e quaderni) con scritti e appunti eseguiti da Natale Borsetti - laureato in architettura a Venezia - direttamente nei 7 campi di concentramento nazisti di München, Częstochowa, Chelm, Prostken, Wietzendorf, Hamburg e Buchenwald, nei quali è stato prigioniero come Capitano degli alpini, per quasi due anni dal 1943 al 1945.
I disegni, eseguiti per lo più a lapis su carte diverse - pezzi di carte geografiche, fogli di archivio, carta da pacchi - raffigurano con grande sensibilità e capacità tecnica scene di vita, oggetti, architetture, paesaggi e ritratti. La costante predilezione per il ritratto testimonia la volontà di restituire umanità a chi ne era stato privato, con l’evidente volontà di resistenza nei confronti di un abominio intollerabile.
Lo scopo della mostra e del libro è soprattutto di portare una testimonianza diretta sulla storia degli oltre 600.000 IMI “internati militari italiani”, fatti prigionieri in Italia e all’estero, che ebbe caratteristiche del tutto particolari nell’ampio panorama dei prigionieri di guerra della Germania nazista. Storia, ancora oggi, poco conosciuta. Il sacrificio che implicò il rifiuto della stragrande maggioranza degli IMI di aderire alla Repubblica di Salò, viene finalmente interpretata come una “Resistenza senz’armi”, che costò la vita a più di 60.000 uomini.
La maggior parte dei disegni e degli appunti sono pubblicati nel libro, Natale Borsetti. La mia Resistenza non armata. Appunti e Disegni di un militare italiano nei lager nazisti della Germania dal 1943 al 1945, a cura di A. Borsetti Venier, edito da Morgana Edizioni www.morganaedizioni.it. Il libro comprende anche i saggi dello storico Ivano Tognarini, Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana e di Claudio Di Scalzo, scrittore e direttore di ‘Tellus’.
Estratti dal libro
“Sofferenze e sacrifici taciuti o dimenticati; scelte coraggiose e comportamenti pagati a prezzo altissimo, non di rado perfino con la vita, tardivamente comprese e valorizzate: in questo potrebbe riassumersi la vicenda dei militari italiani internati (IMI) nei campi di concentramento allestiti dai nazisti nell’Europa occupata. Eppure la vicenda degli IMI non si può ridurre ad un puro e semplice fatto di guerra, a fenomeno connesso alle alterne vicende della alleanza-sudditanza tra Italia fascista mussoliniana e Germania nazista hitleriana: tale vicenda fu sentita e vissuta come un episodio di lotta, di resistenza, di alto valore e di forte contenuto politico sia da parte di chi subì la privazione della libertà e le innumerevoli angherie, sofferenze, umiliazioni, sia da parte di chi inflisse crudeltà e violenze…
Nel percorso del trentenne capitano degli alpini Natale Borsetti che l’11 settembre 1943 viene fatto prigioniero dai tedeschi e inizia il suo lungo calvario dell’internamento, si possono leggere le tappe di quel processo di presa di coscienza che portò centinaia di migliaia di giovani, soldati e ufficiali, a trasformarsi in uomini profondamente diversi e a cambiare totalmente i propri punti di riferimento morali e ideali nel giro di pochi anni.
Gli IMI nei campi avevano solo doveri e nessun diritto, erano fuori della protezione della Croce Rossa Internazionale e non erano protetti dalle leggi internazionali sui prigionieri di guerra. Le loro condizioni di vita erano sempre più insopportabili. Erano circondati dall’odio e dalla rabbia dei tedeschi che vedevano in loro dei traditori per il semplice fatto di aver giurato fedeltà a quel re che aveva sottoscritto l’armistizio con gli alleati, con i nemici anglo-americani…
Il viaggio di Natale Borsetti, raccontato con grande raffinatezza delle parole e delle immagini, davvero straordinarie, ci fa percorrere, quasi vedere, molti di questi passaggi. I volti, le scene, i paesaggi che escono dalla matita o dal pennino a china, sono di una efficacia impressionante e non possono non commuovere chiunque li osservi, anche se quei momenti e quelle esperienze non li ha vissuti. È un grande regalo, soprattutto per i più giovani, per chi non può avere la memoria di quei fatti e di quei tempi, ma deve averne la coscienza…
da Ivano Tognarini, “Prefazione” in Natale Borsetti, La mia Resistenza non armata, Morgana Edizioni, 2005.
“Sentivo che aveva affrontato e vinto una sfida terribile, e non solo quella di sopravvivere ma anche di non perdere mai il rispetto di se stesso, nutrendosi, quando tutto era insostenibile, con l’esercizio mentale: i suoi notes e i diversi quaderni scritti a Częstochowa, Chelm e Wietzendorf sono fitti di calcoli e formule matematiche, di progetti e architetture o di planimetrie disegnate tra gli spazi bianchi delle carte geografiche; riportano con calligrafia ordinata i suoi esercizi di traduzione con la fraseologia a fronte in più lingue, ma anche testi di canzoni e di opere liriche perché la salvezza - diceva - era anche nell’arte, nella musica e nella poesia oltre che nel cibo…
Ricordava un ufficiale di Kiev con cui si bisbigliavano senza guardarsi, incontrandosi come per caso, perché se si veniva sorpresi era la cella di rigore o la fucilazione immediata. Ma la sfida era orgogliosa e i due si scambiavano anche versi di poeti francesi con il piacere così di staccarsi dal fango e dalla miseria nella quale come bestie erano stati ridotti…
In quei luoghi aveva vissuto in condizioni disumane eppure riusciva a trasmetterne perfino la bellezza: nelle notti, oltre trenta gradi sotto zero. Poi, la mattina, il sole. La brina vestiva ogni filo spinato, ogni ragnatela, ogni palo secco di bianca lanugine, di gemme lucenti. Il lager era racchiuso in uno scrigno dalla bellezza incomparabile, ma mille ufficiali italiani erano dentro quello scrigno, condannati a morire di fame e d’inedia...
Come se avesse voluto salvaguardare in sé un’area di attività culturale sul versante opposto della verità, per non morire di verità!”.
da Alessandra Borsetti Venier, “Introduzione in forma di tenero ricordo” in Natale Borsetti, La mia Resistenza non armata, Morgana Edizioni, 2005.
“Natale Borsetti ha tenuto in uno zibaldone di appunti mischiati con i disegni stesi nei lager di Czestochowa, di Chelm, Wietzendorf la memoria dei suoi internamenti, prima di darne una minima sistemazione a partire dal 1988 assieme alla figlia. Così ora abbiamo una serie di prose che in realtà sono dei racconti brevi dove il protagonista è il Biondino. L’uso della terza persona serve all’autore per ottenere un minimo di distacco da eventi che, seppur passati decenni, si possono prendere soltanto di taglio, come lame, che non abbiano manico.
... In un Novecento addolcito da tanti diari intimi ermetici e reso aspro da altrettanti diari neorealistici c’è anche chi ha custodito in silenzio quanto vissuto nei lager tedeschi raccontandolo su dei foglietti anche disegnati, per consegnarcelo nel nuovo secolo. Abbiamo così un libro illustrato che può diventare una narrazione simbolica ed emblematica sulla tragedia dei deportati IMI in Germania.
Nei fogli disegnati da Borsetti c’è l’urgenza del racconto in pochi tratti. E dico racconto rivolto agli altri suoi compagni di sventura delimitati dal perimetro del campo, dalle sagome delle baracche sia negli interni che negli esterni, dai vialetti recintati con filo spinato... Racconto che attinge alle risorse dell’estetica. E qui sta la necessità di farli conoscere, dunque non solo una preziosa testimonianza, e già questo sarebbe molto, ma anche qualcosa che va oltre il raccontare comune per farsi interpretazione. In questi disegni, infatti, nulla è irrilevante. E proprio perché lo scopo del disegnatore non è soltanto la biografia personale o la comunicazione immediata. Qui le cose da dire e il modo di dirle si mischiano in un equilibrio puntuale e drammatico insieme. Raccontano insomma un’infinità di bagliori spirituali, umani, concreti, e questo avviene con la scabra essenzialità del segno quasi come fa il respiro che evidenzia la vitalità del vissuto”.
da Claudio Di Scalzo, “Resistenza in punta di matita” in Natale Borsetti, La mia Resistenza non armata, Morgana Edizioni, 2005.
I disegni, eseguiti per lo più a lapis su carte diverse - pezzi di carte geografiche, fogli di archivio, carta da pacchi - raffigurano con grande sensibilità e capacità tecnica scene di vita, oggetti, architetture, paesaggi e ritratti. La costante predilezione per il ritratto testimonia la volontà di restituire umanità a chi ne era stato privato, con l’evidente volontà di resistenza nei confronti di un abominio intollerabile.
Lo scopo della mostra e del libro è soprattutto di portare una testimonianza diretta sulla storia degli oltre 600.000 IMI “internati militari italiani”, fatti prigionieri in Italia e all’estero, che ebbe caratteristiche del tutto particolari nell’ampio panorama dei prigionieri di guerra della Germania nazista. Storia, ancora oggi, poco conosciuta. Il sacrificio che implicò il rifiuto della stragrande maggioranza degli IMI di aderire alla Repubblica di Salò, viene finalmente interpretata come una “Resistenza senz’armi”, che costò la vita a più di 60.000 uomini.
La maggior parte dei disegni e degli appunti sono pubblicati nel libro, Natale Borsetti. La mia Resistenza non armata. Appunti e Disegni di un militare italiano nei lager nazisti della Germania dal 1943 al 1945, a cura di A. Borsetti Venier, edito da Morgana Edizioni www.morganaedizioni.it. Il libro comprende anche i saggi dello storico Ivano Tognarini, Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana e di Claudio Di Scalzo, scrittore e direttore di ‘Tellus’.
Estratti dal libro
“Sofferenze e sacrifici taciuti o dimenticati; scelte coraggiose e comportamenti pagati a prezzo altissimo, non di rado perfino con la vita, tardivamente comprese e valorizzate: in questo potrebbe riassumersi la vicenda dei militari italiani internati (IMI) nei campi di concentramento allestiti dai nazisti nell’Europa occupata. Eppure la vicenda degli IMI non si può ridurre ad un puro e semplice fatto di guerra, a fenomeno connesso alle alterne vicende della alleanza-sudditanza tra Italia fascista mussoliniana e Germania nazista hitleriana: tale vicenda fu sentita e vissuta come un episodio di lotta, di resistenza, di alto valore e di forte contenuto politico sia da parte di chi subì la privazione della libertà e le innumerevoli angherie, sofferenze, umiliazioni, sia da parte di chi inflisse crudeltà e violenze…
Nel percorso del trentenne capitano degli alpini Natale Borsetti che l’11 settembre 1943 viene fatto prigioniero dai tedeschi e inizia il suo lungo calvario dell’internamento, si possono leggere le tappe di quel processo di presa di coscienza che portò centinaia di migliaia di giovani, soldati e ufficiali, a trasformarsi in uomini profondamente diversi e a cambiare totalmente i propri punti di riferimento morali e ideali nel giro di pochi anni.
Gli IMI nei campi avevano solo doveri e nessun diritto, erano fuori della protezione della Croce Rossa Internazionale e non erano protetti dalle leggi internazionali sui prigionieri di guerra. Le loro condizioni di vita erano sempre più insopportabili. Erano circondati dall’odio e dalla rabbia dei tedeschi che vedevano in loro dei traditori per il semplice fatto di aver giurato fedeltà a quel re che aveva sottoscritto l’armistizio con gli alleati, con i nemici anglo-americani…
Il viaggio di Natale Borsetti, raccontato con grande raffinatezza delle parole e delle immagini, davvero straordinarie, ci fa percorrere, quasi vedere, molti di questi passaggi. I volti, le scene, i paesaggi che escono dalla matita o dal pennino a china, sono di una efficacia impressionante e non possono non commuovere chiunque li osservi, anche se quei momenti e quelle esperienze non li ha vissuti. È un grande regalo, soprattutto per i più giovani, per chi non può avere la memoria di quei fatti e di quei tempi, ma deve averne la coscienza…
da Ivano Tognarini, “Prefazione” in Natale Borsetti, La mia Resistenza non armata, Morgana Edizioni, 2005.
“Sentivo che aveva affrontato e vinto una sfida terribile, e non solo quella di sopravvivere ma anche di non perdere mai il rispetto di se stesso, nutrendosi, quando tutto era insostenibile, con l’esercizio mentale: i suoi notes e i diversi quaderni scritti a Częstochowa, Chelm e Wietzendorf sono fitti di calcoli e formule matematiche, di progetti e architetture o di planimetrie disegnate tra gli spazi bianchi delle carte geografiche; riportano con calligrafia ordinata i suoi esercizi di traduzione con la fraseologia a fronte in più lingue, ma anche testi di canzoni e di opere liriche perché la salvezza - diceva - era anche nell’arte, nella musica e nella poesia oltre che nel cibo…
Ricordava un ufficiale di Kiev con cui si bisbigliavano senza guardarsi, incontrandosi come per caso, perché se si veniva sorpresi era la cella di rigore o la fucilazione immediata. Ma la sfida era orgogliosa e i due si scambiavano anche versi di poeti francesi con il piacere così di staccarsi dal fango e dalla miseria nella quale come bestie erano stati ridotti…
In quei luoghi aveva vissuto in condizioni disumane eppure riusciva a trasmetterne perfino la bellezza: nelle notti, oltre trenta gradi sotto zero. Poi, la mattina, il sole. La brina vestiva ogni filo spinato, ogni ragnatela, ogni palo secco di bianca lanugine, di gemme lucenti. Il lager era racchiuso in uno scrigno dalla bellezza incomparabile, ma mille ufficiali italiani erano dentro quello scrigno, condannati a morire di fame e d’inedia...
Come se avesse voluto salvaguardare in sé un’area di attività culturale sul versante opposto della verità, per non morire di verità!”.
da Alessandra Borsetti Venier, “Introduzione in forma di tenero ricordo” in Natale Borsetti, La mia Resistenza non armata, Morgana Edizioni, 2005.
“Natale Borsetti ha tenuto in uno zibaldone di appunti mischiati con i disegni stesi nei lager di Czestochowa, di Chelm, Wietzendorf la memoria dei suoi internamenti, prima di darne una minima sistemazione a partire dal 1988 assieme alla figlia. Così ora abbiamo una serie di prose che in realtà sono dei racconti brevi dove il protagonista è il Biondino. L’uso della terza persona serve all’autore per ottenere un minimo di distacco da eventi che, seppur passati decenni, si possono prendere soltanto di taglio, come lame, che non abbiano manico.
... In un Novecento addolcito da tanti diari intimi ermetici e reso aspro da altrettanti diari neorealistici c’è anche chi ha custodito in silenzio quanto vissuto nei lager tedeschi raccontandolo su dei foglietti anche disegnati, per consegnarcelo nel nuovo secolo. Abbiamo così un libro illustrato che può diventare una narrazione simbolica ed emblematica sulla tragedia dei deportati IMI in Germania.
Nei fogli disegnati da Borsetti c’è l’urgenza del racconto in pochi tratti. E dico racconto rivolto agli altri suoi compagni di sventura delimitati dal perimetro del campo, dalle sagome delle baracche sia negli interni che negli esterni, dai vialetti recintati con filo spinato... Racconto che attinge alle risorse dell’estetica. E qui sta la necessità di farli conoscere, dunque non solo una preziosa testimonianza, e già questo sarebbe molto, ma anche qualcosa che va oltre il raccontare comune per farsi interpretazione. In questi disegni, infatti, nulla è irrilevante. E proprio perché lo scopo del disegnatore non è soltanto la biografia personale o la comunicazione immediata. Qui le cose da dire e il modo di dirle si mischiano in un equilibrio puntuale e drammatico insieme. Raccontano insomma un’infinità di bagliori spirituali, umani, concreti, e questo avviene con la scabra essenzialità del segno quasi come fa il respiro che evidenzia la vitalità del vissuto”.
da Claudio Di Scalzo, “Resistenza in punta di matita” in Natale Borsetti, La mia Resistenza non armata, Morgana Edizioni, 2005.
13
gennaio 2007
Natale Borsetti – La mia Resistenza non armata
Dal 13 gennaio al 04 febbraio 2007
disegno e grafica
Location
CENTRO PER L’ARTE OTELLO CIRRI
Pontedera, Via Della Stazione Vecchia, 6, (Pisa)
Pontedera, Via Della Stazione Vecchia, 6, (Pisa)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 9.00-12.30 e 16.00-19.00
Vernissage
13 Gennaio 2007, ore 17
Editore
MORGANA
Autore
Curatore