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Natalie Silva – Ordinary people
Il prossimo 3 Ottobre si terrà la quinta edizione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI Per l’occasione la Galleria Studio’ di Giovanna Simonetta ha deciso di coinvolgere le attività commerciali di Via Poerio e piazza Risorgimento creando una vera e propria mostra a cielo aperto.
Comunicato stampa
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La vendetta giocosa che Natalie Silva si prende sulle cose e sul mondo è a forma di donna. Normale che sia così, la donna è rivoluzione, donna è Natalie, donna la sua gallerista d’elezione. Donne sì ma che portano la pistola con la naturalezza di chi imbraccia una borsa. Donne che hanno facce da tutti i giorni, ordinarie, sguardi da fila al supermercato, bambini da prendere, una vita da tirare avanti, tutte signore e signorine con un particolare però che le rende uniche. Non dive, non starlette, non come gli uomini che lei sapientemente mise alla berlina, sempre su tela, in una mostra: uomini d’affari assurti a nuove veline, volendo seguire il gossip di un’era geologica, pre-crisi. Poi il crollo della borsa e l’artista cambia soggetti.
D’altra parte Natalie la sua vita se l’è giocata senza sconti, facendo e disfacendo, inventando e ricominciando, con un’unica sola certezza, la pittura. L’inizio della storia ha come sfondo Milano, tirocinio alla Bocconi da commercialista. Una strada borghese già segnata. Invece no, arriva l’occasione di un ristorante, il primo in Italia ad essere assolutamente indiano, la birra importata da Calcutta, le spezie da Londra. Lei ci si trova e non può farne a meno, difficile uscire dai propri successi. Un giorno decide di passare un week-end a Bordighera. Non è andata più via. Sarà per la luce assoluta e costante che ricorda Los Angeles da lei frequentata come casa, sarà per una strana miscellanea di odori e colori, sarà perché era scritto, fatto sta che Natalie a Bordighera ha azzerato il divario inaccettabile tra l’80% della sua giornata stretta in cose che non le piacciono e il 20% occupato da quello che lei ama fare.
«I quadri hanno una loro costruzione, una base storica, una traccia che va cercata». Visita chiese e visita musei nella speranza di perfezionarla questa costruzione, resta lunghi periodi negli States dove abita suo fratello. E’ laggiù che l’artista assorbe il senso di libertà, caratteristica americana che la porta verso espressioni diverse, che trovano giusta collocazione in quadri grandi, senza restrizioni. Come artista, Natalie procede in bilico tra le sue radici latine e l’abbraccio americano; l’affascinano gli Usa che dettano legge nel settore, entra in contatto con i colleghi italiani di lì, i tedeschi, testa l’avvento del mercato dell’Est, bulgari, polacchi e, ancora, i cinesi, comprende che la vera ricerca dei giovani si fa da quelle parti. Certo, Milano le ha dato molto e lei molto ha restituito, non ultima la mostra di oggi che propone le sue donne qualsiasi ma in pistola, tanto tarantiniane, assorbite nei giri maniacali per cineteche. Wong Kar-Wai su tutti e come si può darle torto?
Non è finita ma sta per finire. Siccome non ce la fa a superare il suo karma, apre un ristorante pure a Bordighera e ci mette dentro i suoi amici. Anche questa volta non è un ristorante punto e basta. Commistioni di conversazioni e lavoro e lei si diverte. Si sveglia alle 7 del mattino e dipinge per sette ore al giorno, «è un fatto fisico, a un certo punto se ne ha bisogno, diventa necessario. Oramai separo i giorni, quelli tristi quando non dipingo abbastanza, quelli allegri che sono carichi di lavoro. La mia gallerista ha capito come sono e mi ha dato carta bianca. A volte loro pensano solo all’aspetto commerciale, lei no. Mi rispetta».
Michela Tamburrino
D’altra parte Natalie la sua vita se l’è giocata senza sconti, facendo e disfacendo, inventando e ricominciando, con un’unica sola certezza, la pittura. L’inizio della storia ha come sfondo Milano, tirocinio alla Bocconi da commercialista. Una strada borghese già segnata. Invece no, arriva l’occasione di un ristorante, il primo in Italia ad essere assolutamente indiano, la birra importata da Calcutta, le spezie da Londra. Lei ci si trova e non può farne a meno, difficile uscire dai propri successi. Un giorno decide di passare un week-end a Bordighera. Non è andata più via. Sarà per la luce assoluta e costante che ricorda Los Angeles da lei frequentata come casa, sarà per una strana miscellanea di odori e colori, sarà perché era scritto, fatto sta che Natalie a Bordighera ha azzerato il divario inaccettabile tra l’80% della sua giornata stretta in cose che non le piacciono e il 20% occupato da quello che lei ama fare.
«I quadri hanno una loro costruzione, una base storica, una traccia che va cercata». Visita chiese e visita musei nella speranza di perfezionarla questa costruzione, resta lunghi periodi negli States dove abita suo fratello. E’ laggiù che l’artista assorbe il senso di libertà, caratteristica americana che la porta verso espressioni diverse, che trovano giusta collocazione in quadri grandi, senza restrizioni. Come artista, Natalie procede in bilico tra le sue radici latine e l’abbraccio americano; l’affascinano gli Usa che dettano legge nel settore, entra in contatto con i colleghi italiani di lì, i tedeschi, testa l’avvento del mercato dell’Est, bulgari, polacchi e, ancora, i cinesi, comprende che la vera ricerca dei giovani si fa da quelle parti. Certo, Milano le ha dato molto e lei molto ha restituito, non ultima la mostra di oggi che propone le sue donne qualsiasi ma in pistola, tanto tarantiniane, assorbite nei giri maniacali per cineteche. Wong Kar-Wai su tutti e come si può darle torto?
Non è finita ma sta per finire. Siccome non ce la fa a superare il suo karma, apre un ristorante pure a Bordighera e ci mette dentro i suoi amici. Anche questa volta non è un ristorante punto e basta. Commistioni di conversazioni e lavoro e lei si diverte. Si sveglia alle 7 del mattino e dipinge per sette ore al giorno, «è un fatto fisico, a un certo punto se ne ha bisogno, diventa necessario. Oramai separo i giorni, quelli tristi quando non dipingo abbastanza, quelli allegri che sono carichi di lavoro. La mia gallerista ha capito come sono e mi ha dato carta bianca. A volte loro pensano solo all’aspetto commerciale, lei no. Mi rispetta».
Michela Tamburrino
03
ottobre 2009
Natalie Silva – Ordinary people
Dal 03 al 18 ottobre 2009
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
GALLERIA STUDIO’
Milano, Via Carlo Poerio, 2, (Milano)
Milano, Via Carlo Poerio, 2, (Milano)
Orario di apertura
Lunedì 14.30-19
Mar.- Ven. 10-19
Vernissage
3 Ottobre 2009, ore 16
Autore
Curatore